Transumanesimo e omosessualità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Il transumanesimo industriale è la nuova fase del capitalismo assoluto. La determinazione storica del capitalismo vive la sua nuova fase espansiva: la manipolazione della natura umana è sincretica e cronologica  al saccheggio della natura. La ricerca di risorse energetiche per l’espansione dei consumi e il profitto implicano la costituzione di blocchi geopolitici diversamente ideologici, ma eguali nel risultato finale: la potenza e il dominio. In tale contesto la tipizzazione dell’essere umano e la sua ibridazione con la tecnica è parte costitutiva di tale dinamica storica. Si è sull’orlo dell’abisso e dell’annientamento totale, ciò malgrado si inneggia al progresso  slogan  sempiterno della democrazia messa ai ceppi dal capitale e dagli oligarchi globali. In questo ambito le persone omosessuali sono l’esperimento finale e massimo della tipizzazione dell’umano scientemente organizzato dal capitale. Le persone omosessuali aderiscono alla tipizzazione, in quanto, dopo decenni e secoli di discriminazione e razzismo abboccano, spesso in modo acritico, alla libertà “offerta” dal liberismo. Sono lo strumento ideologico con cui si autolegittima un sistema iniquo. Il  sistema neoliberista usa le persone omosessuali quale trofeo da mostrare nella lotta ideologica contro il dissenso verso il sistema e quale modello di illimitatezza per i consumi. Politicamente i diritti LGBT sono parte della propaganda politica  per affermare la libertà occidentale contro l’Oriente.

Le persone omosessuali sono racchiuse, così, nel modello  che prescrive l’affettività precaria e la sessualità del solo consumo per educare la totalità alla affettiva liquida e nello stesso tempo al consumo erotico da tradursi in consumo onnivoro di prodotti e merci. La percezione che hanno di sé le persone omosessuali è organica al tipo  che circola nelle TV e nei films, per cui non più persone con le loro differenze minime o abissali, ma devono essere “gay e lesbiche” che  esaltano  la sola identità erotica costruita artificialmente, la quale diviene nel circo mediatico la totalità dell’individuo. Si assiste ad un nuovo razzismo includente che classifica e gerarchizza gli esseri umani in rigide classificazioni a cui “devono corrispondere” comportamenti e modi di esserci stabiliti dal sistema. Non più persone, ma tipi con gusti, parole, vestiario  e comportamenti che rientrano nella tipizzazione e che costruiscono uno standard che li rende socialmente riconoscibili. La riconoscibilità permette il controllo e la sperimentazione. Se la persona nella sua identità insondabile e misteriosa scompare nella produzione in serie di individui da usare politicamente, si è dinanzi ad un fenomeno non riconosciuto: il transumanesimo è tra di noi, si prepara l’ibridazione macchina – umano mediante la produzione di tipi umani secondo modalità industriali e mediatiche. La fabbrica dei tipi modella esseri umani secondo  i bisogni del capitale, mentre i media sono la sovrastruttura che consentono la circolazione della tipizzazione. Il transumanesimo è pronto per il  salto qualitativo, si sperimentano attraverso le persone omosessuali nuove forme di riproduzione  e nuove tipologie famigliari che vorrebbero cancellare la famiglia tradizionale. La tipizzazione deve cancellare le differenze, per cui il legittimo desidero di vivere la normalità delle coppie omosessuali è curvato dal sistema sulla possibilità per censo di talune coppie di avere figli, in tal modo si nega la differenza: le coppie omosessuali hanno eguale dignità nell’amore, ma ne va riconosciuta la differenza, ovvero possono vivere l’intenzionalità paterna o materna, sempre positiva, in altra maniera, nel modo consono alla loro condizione. La paternità e la maternità possono essere vissute nella cura dell’altro senza omologazione ad un modello famigliare da “interpretare” in modo assolutamente nuovo. La tipizzazione con il suo ordito complesso e manipolativo, invece, non permette alle persone omosessuali di capire e vivere nel rispetto della loro personalità, la quale partecipa della natura umana nella differenza che ciascuna persona reca con sé. Leggendo e rileggendo Eraclito è possibile intuire e capire la violenza del modo di produzione capitalistico, il quale produce tipi e nega l’infinita grandezza dell’anima umana che si incarna e materializza in ogni essere umano:

“I confini dell’anima non li puoi trovare andando, pur se percorri ogni strada: così profondo essa ha il logos.” (Eraclito, 45 DK)”.

 

Tipizzazione e razzismo inclusivo

Il capitalismo nell’attuale fase ha terrore delle differenze e del pensiero, in quanto non vi è pensiero se non nella pratica della differenza. L’angoscia per le differenze è motivata dall’abitudine al controllo, le differenze non sono controllabili e non necessariamente si lasciano monetizzare, per cui il capitale procede secondo un’unica direttiva: controllo e saccheggio dell’umano e della natura. La resistenza al capitale può essere silenziosa o organizzata, entrambe sono imprescindibili, ma deve passare dallo smantellamento dell’artificiale e dell’inautentico per poter emancipare i singoli. Solo nella differenza il soggetto scopre la sua identità nel polemos tra individuo e universale, e dunque, ritrova l’universale concreto nel quale la vita fiorisce nella sua concretezza intenzionale. La tipizzazione va riconosciuta come il nuovo razzismo inclusivo, nel quale i soggetti sono liberi di essere consumatori, e all’interno del “consumatore come modello unico” sono individuati tipi umani che rispondono massimamente al consumo. Il nuovo razzismo è inclusivo, perché astrae dati dai soggetti da investire in formule per la neuroeconomia e nello stesso tempo sperimenta su tutti, ma in particolare sui soggetti più deboli, nuove forme dell’umano finalizzate a cancellare con la storia la natura umana.  Il nichilismo del transumanesimo è la verità storica del capitalismo, ciò che non ha fondamento è destinato a fallire. Al caos sociale ed economico verso cui ci avviamo, si deve rispondere con la prassi e con l’agire politico-filosofico, in modo da estendere la resistenza alla degenerazione capitalistica mediante una nuova politica emancipativa antitetica all’inclusione nella gabbia d’acciaio. Siamo dinanzi alla diversità offesa in modo capzioso, la vita è nell’universale concreto, il capitale lo nega e nel contempo si autorappresenta quale difensore delle differenze, è questo uno dei drammi in cui siamo implicati. Differenza non è nichilismo o tipizzazione, ma è la pluralità che riconosce l’universale. La notte oscura del capitale, invece, omologa le differenze per ridurle a tratti e segni che confermano la sua illimitata espansione inclusiva. L’esodo dal capitale è affermazione della irrepetibilità della persona concreta nella vita comunitaria e non certo la tipizzazione organica al plusvalore e al profitto del capitale. La tipizzazione produce individui astratti che rispondono ad un modello imposto in modo indiretto ed avvolgente. Nega la dignità della persona, la quale è riconoscimento nella relazione duale della differenza nella comune essenza umana.

Identità di genere, porta d'ingresso al transumanesimo » FeministPost

Fopnte foto: Feminist Post (da Google)

7 commenti per “Transumanesimo e omosessualità

  1. 12 Aprile 2022 at 23:00

    Esiste una omologazione di massa funzionale al capitalismo contemporaneo ma con questa esagerazione dell’importanza del “transumanesimo” si va completamente fuori bersaglio. Diventa una sorta di giaculatoria reazionaria nei confronti di tutto ciò che è “moderno” che in quanto tale può essere buono o cattivo e va analizzato caso per caso. Il transumanesimo in quanto tale è un movimento di certo aberrante ma che è costituito fondamentalmente da una ristretta setta di svitati. Esagerandone l’importanza si finisce di concepire qualsiasi ideologia reazionaria (per esempio il fondamentalismo islamico o il panslavismo di Dugin) come una forma di resistenza alla mercificazione dell’umano che certamente è tipica di questa fase del capitalismo.

    • Giulio Bonali
      13 Aprile 2022 at 10:04

      Concordo in pieno con Flippo B: prendere lucciole per lanterne non giova alla necessaria, durissima, quasi disperata lotta contro i veri potenti che davvero massacrano i lavoratori di ogni parte del mondo.
      Porta anzi, sia pure involontariamente, in buona fede, abbondante acqua al loro infame, disumano mulino.
      Ciò vale circa tutte le “questioni al’ ordine del giorno”, compresa quella della pandemia-endemia reale (tutt’ altro che in via di superamento!), dei sacrifici oggettivamente necessari per affrontarla scientificamente e del del discernimento fra questi e le ingiustificate misure repressive che i governi dei nemici dei popoli OVVIAMENTE spacciano per necessarie approfittando della pandemia reale stessa.

      • 13 Aprile 2022 at 22:56

        Naturalmente la mia critica voleva essere costruttiva. L’integrazione dell’uomo con la macchina è antica quanto l’uomo perché l’uomo è l’unica specie animale tecnologica. Questo fatto ha dei pro e dei contro perché da un lato ci ha resi potentissimi ma dall’altro anche autodistruttivi: possiamo dominare il mondo e la natura ma anche tranquillamente estinguerci nel giro di pochi decenni con la natura che ci rende la pariglia e ci cancella. Pensiamo a chi ha bisogno di un microchip per sentire, per vedere, per camminare o per monitorare il funzionamento del cuore… dall’altro lato l’uso puramente edonistico delle bio-tecnologie e funzionale al mercato è sicuramente da censurare. Come l’uso dei razzi spaziali per turisti annoiati. Altro aspetto l’abuso dell’algoritmo-crazia. Un algoritmo non è altro che una lista di istruzioni e può essere usata per il bene o per il male, compilato con coscienza o per manipolare il consenso e aumentare lo sfruttamenteo dei lavoratori e gli extraprofitti delle multinazionali tech. Ce n’è abbastanza per essere preoccupati senza essere ossessionati dai bizzarri cultori del transumanesimo.

        • Giulio Bonali
          14 Aprile 2022 at 10:08

          Sempre più completamente d’ accordo!

          “Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria umana sulla natura.
          La natura si vedica di ogni nostra vittoria. Ogni vittoria ha infatti in prima istanza le conseguenze sulle quali avevamo fatto assegnamento, ma in seconda e terza istanza ha effetti del tutto imprevisti che troppo spesso annullano a loro volta le prima conseguenze.
          Le popolazioni che sradicavano i boschi in Mesopotamia, in Grecia, nell’ Asia Minore e in altre regioni per procurarsi terreno coltivabile non pensavano che così facendo creavano le condizioni per l’ attuale desolazione di quelle terre, in quanto sottraevano ad esse, con l’ estirpare i boschi, i centri di raccolta e i depositi dell’ umidità.
          Gli Italiani della regione alpina, nell’ utilizzare sul versante meridionale gli abeti così gelosamente protetti sul versante settentrionale, non presagivano affatto che, così facendo, scavavano la fossa all’ attività pastorizia sul loro territorio; e ancor meno immaginavano di sottrarre in questo modo alle loro sorgenti alpine per la maggior parte dell’ anno quell’ acqua che tanto più impetuosamente sarebbe precipitata a valle in torrenti durante i periodi delle piogge. Coloro che diffusero in Europa la coltivazione della patata non sapevano di diffondere la scrofola insieme al bulbo farinoso.
          Ad ogni passo ci vien ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi é estraneo ad essa ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle nel modo più appropriato.
          (Friederich Engels, Sul ruolo svolto dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia; seconda metà del XIX secolo, in piena egemonia culturale del positivismo)

    • armando
      14 Aprile 2022 at 17:57

      ogni aberrazione è stata descritta , al suo inizio, come proveniente da “una ristretta setta di svitati”. Salvo ritrovarci a discutere normalmente di quei temi come una possibilità fra le altre prima, e poi a vederli sdoganati come progresso e accettati da tutti. Mai sentito parlare della “finestra di Overton”? è una tecnica precisa e “scientifica” per far digerire ciò che provoca ripulsa nell’opinione pubblica, normalizzarlo e infine imporlo come progresso. Domando: esiste un limite all”artificializzazione dell’umano? o, si potrebbe anche dire, del “progresso” ? e se esiste dove si situa quel limite invalicabile? ritengo sbagliatissimo la sottovalutazione di certe tendenze.Infine, se siamo d’accordo sul fatto che il progresso non è in sé positivo, combattere quello distorto non è in quanto tale “reazionario” ma teso a difendere ciò che non può e non deve essere stravolto. E poi che significa reazionario? se mi si da un pugno, è logico reagire. Se si vuole stravolgere lo statuto antropologico dell’umano, è giusto reagire x ristabilire lo “status quo ante”. Non si cada nella trappola “progresso ” versus “reazione”. a suo tempo ne parlarono anche insospettabili quali Barcellona e Tronti.

      • Panda
        16 Aprile 2022 at 21:32

        Senza eccedere in allarmismi, ma condivido la tua cautela, Armando. Pensavo fosse un’irrilevante assurdità anche il gender (perché lo è), poi siamo arrivati a un passo dall’approvazione del self id in parlamento, all’autorizzazione alla somministrazione della triptorelina ai bambini e alla sempre più diffusa abitudine di specificare i propri pronomi (ci divertiremo poi a leggere i nuovi programmi di “filosofia” adottati in Spagna). Fino a neanche tanti anni fa sarebbero tutte sembrate mattane.

  2. DAVIDE
    14 Aprile 2022 at 20:26

    Concordo in pieno con commenti su scritti .
    Aggiungo inoltre che i diritti LGBT non li strumentalizza più nessuno:il capitalismo occidentale(meglio :le élite che lo guidano) attuale è neoconservatore,ovvero mira scientemente(per se) a distruggere valore d’uso per impoverire materialmente la popolazione per meglio sottometterla ai “nuovi signori” ,la cui identità non solo è “stabile” e non “fluida”,ma è il perno stesso della distruzione del dibattito concettuale(impersonale e quindi potenzialmente democratico e colettivo,universalistal)col dibattito sui singoli leader.L’esito e che più sono psicopatici ,cinici e bugiardi più ottengono consenso o comunque rispetto “trasversale” e diffuso(il caso di assassini come Marco Panellao Karol Wojtyla,punte di lancia del neoconservatorismo in Europa).
    La paura per il transumanesimo o l'”edonismo LGBT” lo reputo un retaggio delle critiche( in parte fallaci) al consumismo da parte di certa sinistra “post-materialista”intellettualoide ed “esistenzialista”che invece di lamentarsi per questa surrettizia riduzione dei salari e del potere popolare (che”rovesciava verso il basso” i metodi usati dalla borghesia per erodere il potere della nobiltà,ben descritti già da Adam Smith)e secondariamente per idanni al sistema economico(produzione non più sulla base della qualità del prodotto ma sulla capacità di infinocchiare qualcuno con la pubblicitàe il marchio,che ha permesso il taglio dei salari e dell’istruzione e della qualità lavoro e le delocalizzazioni/precarizzazioni)ma perché “massificava” l ‘individuo,lo privava d’identità etc.
    Tale paura e la base “imprenditoriale” di fenomeni come il cosidetto rossobrunismo alla Preve/Fusaro /Rizzo(questi ultimi due “stranamente ,ben accolti nelle TV dello stragista di Arcore).

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