Come scatole di tonno

“Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno. Scopriremo tutti gli inciuci, gli inciucetti e gli inciucioni: quando illumini un ladro il ladro non ruba più!”

“Affermazione di Grillo del 10 febbraio 2013”.  L’ambizione è notevole, rendere l’Italia una normale democrazia e non più il regno degli intrighi di corte, delle congiure, dei segreti tipici delle corti rinascimentali. L’elettorato ci ha creduto, e sono stati premiati. Il disincanto è stato celere, il movimento cinque stelle ha disatteso le speranze, si è normalizzato. L’Italia si conferma preda di un’impossibile normalità, cambiano i colori, i simboli, i programmi, ma l’eterno ritorno delle oligarchie è inesorabile. La pornocrazia del potere è intramontabile, con il suo sole freddo non tramonta mai sui cieli italiani. Negli ultimi anni si assiste ad una metamorfosi, lo squallore diviene lapalissiano in tempi sempre più veloci, i mutanti della politica non nascondono i loro intenti, anzi, talvolta ostentano la loro capacità di adattarsi alle nuove condizioni politiche negando principi, programmi, tradendo l’elettorato.  Il trasformismo è ora giustificato con il termine flessibilità, o peggio si proclama la fine delle ideologie, per cui ogni alleanza è praticabile. E’ il segno più palese di una comunità nazionale che ha perso il senso del bene e del male. Se la verità è solo un grafema, se il potere è l’unico fine, è inevitabile che ci si adatti alle contingenze con velocità sorprendenti. In assenza di principi etici e politici la democrazia è solo spettacolo, un immenso palcoscenico sul quale la recita cela gli interessi parziali rappresentandoli come nazionali. La tragedia di una tale condizione è l’indifferenza della popolazione, ormai plebe, che assiste al cambio dei politicanti con la consapevolezza che nulla muterà davvero e  che la democrazia è solo un esercizio retorico. La loro forza è la disperazione della plebe che ha disimparato dalle oligarchie non solo la speranza, ma conosce la logica antifrastica della politica italiana, ovvero ogni affermazione significa il contrario: il tono di voce, il gesto, l’espressione negano ciò che la parola dice. Il virus del sospetto inoculato nel popolo consolida la logica pornocratica, la quale è ferrea nella sua finalità: tutto per il potere, niente per il popolo. Si avvelena la fonte della democrazia, la quale è libertà positiva, cioè partecipazione, passione dell’universale e per l’universale. La politica democratica deve elevare dall’immediato all’universale, l’intera comunità, essa è educante. L’oligarchia, invece, verità nascosta della nostra democrazia, è causa della  rivoluzione passiva secondo la felice definizione di Vincenzo Cuoco nel Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799. Si fa appello alla rivoluzione, al radicale cambiamento durante le campagne elettorali e si chiede sostegno al popolo, per lasciarlo, subito dopo, al suo destino, lo si usa per ottenere il potere.  L’attività politica, trascorsa l’euforia elettorale  è semplice pratica di interessi lobbistici, di trasformismi impudichi, che hanno inciso profondamente nel popolo, rendendolo scoraggiato e cinico che arriva a giustificare “la sua sopravvivenza” sempre al limite della legalità con l’esempio fornito dai governanti. E’ un circolo vizioso, in cui le parti ed i ruoli si confondono.

 

Democrazia e verità

La democrazia non è semplicemente il potere al popolo, è pratica di verità. Quest’ultima dev’essere pubblica, poiché una comunità esiste solo se fondata sulla verità. La menzogna è diabolica, ovvero divide,  come suggerisce la sua etimologia, poiché chi detiene la verità la utilizza come un’arma, come un mezzo contro i sottomessi. Democrazia è  messa in comune della verità, solo in tal modo si trascende la paura dell’altro e si crea la fiducia senza la quale la comunità non è che giustapposizione di individui che si scrutano, perché si temono. La democrazia realizza l’aspirazione di tutti gli esseri umani alla conoscenza, perché la verità è conoscenza. Nel primo libro della Metafisica Aristotele già afferma che tutti gli uomini desiderano conoscere e sono naturalmente predisposti alla conoscenza.  Gli oligarchi ben conoscono l’aspirazione alla verità ed alla trasparenza dell’umanità, per cui le propagande utilizzano tale bisogno durante le campagne elettorali, ma per conservare il potere devono nella prassi, ottenuto il potere, smentirlo. I sottoposti devono imparare che “sognare” è bello, ma la realtà è menzogna, è sempre sulla soglia tra verità e menzogna.

Dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno per liberarci dal peso greve della menzogna, ed iniziare una nuova vita, o semplicemente la democrazia reale. Nulla di tutto questo, il lockdown (confinamento), si è concretizzato esautorando il Parlamento dalle sue funzioni e sospendendo le libertà costituzionali. Ad oggi non sappiamo le argomentazioni che hanno portato a tali provvedimenti. L’associazione Luigi Einaudi dinanzi all’impossibilità di accedere ai documenti secretati nei quali sono riportate le motivazioni dei provvedimenti si è rivolta al Tar. Il Tar il 22 luglio scorso ha ordinato di rendere pubblici entro 30 giorni  i documenti secretati. Il  Governo, in questo caso la Protezione civile dipartimento del Governo si è rivolto all’’avvocatura dello Stato per ricorrere contro la decisione.  Scrive l’avvocatura dello Stato:

I dpcm, oggetto dell’odierno contenzioso, sono atti amministrativi generali, frutto di attività ampiamente discrezionale ed espressione di scelte politiche da parte del Governo che trovano la propria fonte giuridica nella delega espressamente conferita dal legislatore all’esecutivo in un atto avente forza di legge, ovvero, in particolare dapprima nell’articolo 3 del decreto legge 6/2020, convertito con Legge numero 13/2020 e, poi, nell’articolo 2 del decreto legge 19/2020, convertito con legge  35/2020, e rinvengono la propria ragione nell’esigenza temporanea ed urgente di contenere e superare l’emergenza epidemiologica causata dal Covid-19″.

Vi è da chiedersi un governo che “fugge” dal popolo sovrano che lo ha eletto, al punto da impedirgli di conoscere le motivazioni che lo hanno condotto a privarlo delle sue libertà come può difendere gli interessi nazionali e prendere provvedimenti contro le minacce alla libertà nella forma del 5G e del quantum dot (vaccino sperimentale che consente il controllo da remoto)?

 

Sudditi

I sudditi devono “affidarsi alla saggezza ed alla coerenza dei governanti”, come bambini non devono sapere le motivazioni dei provvedimenti che hanno inciso nelle loro vite. Le famiglie sono state separate, gli anziani ed i più deboli hanno vissuto una lunga esperienza di solitudine, le attività economiche sono state chiuse e tante sono fallite,  gli alunni sono stati resi orfani della scuola. Non conosciamo le conseguenze psicologiche che tali provvedimenti recheranno in futuro. Adolescenti e bimbi sono stati inondati di messaggi che hanno destrutturato la loro fiducia nella vita. I sentimenti e le condizioni materiali dei sudditi non contano nulla, sono carne da cannone, per cui non dobbiamo sapere i motivi che hanno guidato gli illuminati a toglierci le libertà costituzionali. Ancora una volta paternalismo e disprezzo si intrecciano mostrando che la democrazia reale è un orizzonte utopico, nel frattempo viviamo la quotidiana distopia. Nel frattempo, sulle TV di Stato e non, corrono immagini che devono indurre verso il divertissement volgare e perenne, in modo che i sudditi si stordiscano con il nuovo oppio dei popoli: sesso e denaro. I contenuti sono sostituiti da linguaggio elementare e osceno e da immagini che inneggiano alla sola trasgressione dei corpi, la mente può aspettare…

Smantellare la scuola pubblica, ciò che ne resta, in nome del progresso digitale, grazie al covid-19, è, ora, una ghiotta occasione. Senza contenuti, ma abili nello smanettare  piattaforme e mezzi tecnologici, i nuovi sudditi della tecnocrazia risultano più facilmente dominabili. La società diseducante usa ogni arma, affinché ci si dimentichi dell’essenziale, della democrazia che non c’è con la menzogna propagandata per verità, col progresso che nasconde la regressione civile e culturale. Si incoraggia a vivere nella cecità, mentre gli oligarchi plaudono alla passività della plebe che attende provvedimenti di tipo economico senza comprenderne le implicazioni e la complessità. La nostra è un’epoca che ha bisogno di eroi per riportare la democrazia-verità al centro. Se abbiamo necessità di eroi ciò significa che siamo ben lontani  dalla verità e dall’essere  comunità patria. Senza verità tutto è possibile, la violenza è l’epifenomeno di una società, in cui la verità è stata sostituita con la retorica  che gli oligarchi usano per addomesticare la plebe.

 

Società chiusa

La società è aperta solo per le merci, anzi per esse è così aperta da assomigliare alla chora platonica  (Χώρα), è uno spazio-materia informe e senza confini, in cui le merci possono scivolare liberamente senza ostacoli. Ogni norma che possa regolare  la chora desta scandalo, tutto deve circolare, ogni ente deve essere in vendita. La verità è un limite al mercato degli oligarchi, per cui nessun limite alla circolazione delle mercificazioni, ma la verità dev’essere secretata. La società aperta è in realtà società chiusa, perché la verità non deve apparire, deve restare chiusa nelle segrete dei palazzi del potere. La verità libera, trasforma i sudditi in cittadini, per cui deve scomparire dalla discussione pubblica. La verità può diventare fonte di libertà, se ci si mette in cammino con un processo di emancipazione, nel quale si impara a discernere il vero dal falso e si riacquista la dignità di persona, di soggetto autonomo, la cui dignità è nell’essere soggetto e non oggetto. Senza tale precondizione vi è il rischio che anche la verità si disperda nella quotidiana mortificazione. Bisogna mettersi in cammino consapevoli che con la verità deve circolare anche la passione per la stessa, la lotta politica deve agire, dunque, su due fronti contemporaneamente. Non resta che ricordare che la Costituzione nel suo primo articolo dichiara che la sovranità appartiene al popolo:

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

 

Filosofia e verità

I governanti sono servitori del popolo che li ha eletti, rescisso tale legame etico e politico non vi è democrazia, ma solo finzione. Il tradimento verso il popolo è duplice non solo si rincorrono gli interessi lobbistici rappresentandoli come nazionali, ma si diseduca alla verità ed alla cultura del servizio e del dono, l’effetto è uno Stato senza comunità, in cui regna la legge del più scaltro. Dinanzi alla dissoluzione della comunità a causa del potere corrosivo del denaro, del laicismo ateo che inneggia ai soli diritti individuali, alla dismisura unica legge a cui si obbedisce supinamente, la filosofia deve assumersi la responsabilità della sua storia dinanzi al presente, contribuendo a riportare la verità e la razionalità del reale dove impera la violenza della dismisura:

“La nascita della filosofia greca è stata direttamente politica, fino a Socrate compreso (in questo senso, paradossalmente, Socrate è stato un vero presocratico). Il filosofo prende la parola per salvare la polis dalla dissoluzione dovuta al crescente potere corrosivo del denaro e della schiavitù per debiti, ed esercita così una funzione direttamente politica (Parmenide, Eraclito, Anassimandro, Pitagora, lo stesso Socrate). In questa prima fase storica non esistono ancora scuole filosofiche. Esistono singole individualità, in rapporto diretto con la comunità politica. La filosofia greca ha una genesi direttamente comunitaria. La funzione della manualistica dossografica è appunto quella di occultare questa genesi sociale attraverso lo schermo del sorgere delle differenti “opinioni”. Tutto questo si adatta molto bene all’attuale mitologia della “opinione pubblica” come spazio formale astratto in cui si confrontano diverse “opinioni[1]”.

Il relativismo e l’espulsione della ricerca della verità  dallo spazio pubblico favoriscono i processi antidemocratici e la normalità dell’assenza della stessa, per cui la Filosofia deve riportare la dialettica della verità; solo riportando il fondamento veritativo nella comunità è possibile lo scandalo dinanzi alla  verità negata. La Filosofia ha il dovere della katabasiV (Discesa) per riportare la prassi senza la quale non vi è democrazia, quest’ultima è partecipazione e non certo congelamento delle possibilità in atto.

[1] Costanzo Preve Elementi di Politicamente Corretto Studio preliminare su di un fenomeno ideologico destinato a diventare in futuro sempre più invasivo e importante Petite Plaisance Pistoia 2010 pag. 3

I Greci e la vita pubblica

4 commenti per “Come scatole di tonno

  1. Alessandro
    3 agosto 2020 at 12:28

    Il problema della sinistra antagonista è che si è pian piano scollata dalla realtà. Essa vive in una sorta d’iperuranio, dove tutto è possibile, basta volerlo. Il fatto che esistano persone che la pensino diversamente, e che sono la maggioranza, e con le quali bisogna confrontarsi quotidianamente non conta ; il fatto che in un sistema democratico ci siano mille sollecitazioni spesso in contrasto tra loro da mediare non conta, il fatto che ci si debba alleare con chi la pensa in maniera diversa ( e qui dobbiamo interrogarci su quale sia lo scopo della politica in un sistema democratico, se l’eterna purezza o il portare a giovamento del tuo elettorato di riferimento risultati concreti con mezzi rispettosi delle leggi) non conta.
    Ovviamente non faccio riferimento in senso stretto all’articolo, che contiene anche delle verità, così come delle esagerazioni. Faccio riferimento a un modo di approcciare le questioni. Volere è potere in politica esiste solo nella pratica rivoluzionaria, il resto è mediazione, anche al ribasso. Altrimenti si tratta di un esercizio retorico, forbito fin che si vuole ma che tale rimane.
    Si può comunque provare a trasformare i propri sogni in realtà, però bisogna avere le palle per farlo, come le ha avute il signor Lenin( grande teorico e uomo d’azione) e seguaci a suo tempo.

    • Fabrizio Marchi
      3 agosto 2020 at 17:17

      Sono d’accordo, l’articolo parte benissimo e fa delle considerazioni assolutamente condivisibili (anche perché S. Bravo è molto bravo, lucido e preparato) ma poi si perde secondo me in considerazioni un po’ troppo complottarde sul 5g ecc. Peccato perché l’analisi nel suo complesso è lucida e condivisibile.

      • Alessandro
        3 agosto 2020 at 19:07

        Senza dubbio, apprezzo tantissimo l’articolista, dal quale ho moltissimo da imparare, come d’altronde da tutti gli altri che pubblicano su L’Interferenza, e di cui ho letto con estremo piacere tanti articoli. Oltretutto Bravo ha il coraggio, cosa assolutamente inconsueta a sinistra, di criticare il femminismo, che sappiamo essere argomento tabù in quell’area politica, e questo denota non solo acutezza,ma anche spina dorsale dritta. La mia critica vuole solamente evidenziare un difetto, a parer mio, che talvolta compare negli articoli della “sinistra in rete”, quindi di tanti autori. Vuole essere costruttiva, anche se può apparire forse un po’ troppo tranchant.

  2. Angelo Magliocco
    3 agosto 2020 at 19:50

    Ottimo articolo. Leggo i commenti sottostanti, ma a mio parere Bravo si riferiva al decreto sul 5G del Governo (D.L.Semplificazioni): con un comma di un rigo, vieta le ordinanze cautelative contro il 5G di oltre 200 sindaci italiani.
    Difatti in Europa, diversamente che ad es. in America, vige un principio di precauzione forte sulla salute: prima di introdurre una nuova tecnologia, occorre una certificazione che i danni potenziali correlati alla sua introduzione siano mitigabili o trascurabili.
    Le ordinanze dei sindaci potevano intanto arrestare una rincorsa cieca verso una tecnologia dagli effetti non noti, e poi innescare processi davanti a tribunali amministrativi, in cui il Governo, o chi per esso, avrebbe dovuto portare documentazioni atte a dimostrare l’innocuità di tali tecnologie.
    Invece, si è preferito mettere a tacere. Se tali ordinanze sono nulle sin dall’inizio, si va verso un principio di precauzione debole all’americana, in cui il pubblico non può sapere quali sono gli effetti nocivi di una tecnologia, se non a danno avvenuto.
    Anche questo costituisce disprezzo de facto della popolazione, che va in direzione direttamente contraria a quella inclusiva e paritetica affermata dalla propaganda elettorale 5 stelle.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.