Individualismo e uguaglianza

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Foto: Arianna editrice (da Google)

 

Le cose del mondo sono sempre ambivalenti e, nonostante il fatto che pensare l’ambivalenza sia l’arte più difficile ed “esistenzialmente” costosa di tutte, noi dovremmo avere la forza di sostenerla sempre.

 

E, a proposito di ambivalenze problematiche, nessuno di noi si sognerebbe di mettere in dubbio la valenza dell’uguaglianza astratta nata con i “tempi moderni”. Solo in pochi, però, si mostrano consapevoli che, come tutte le cose del mondo, anche l’uguaglianza possiede un volto ambivalente. Se essa, infatti, è stata portatrice di emancipazione e di liberazione di forze innumerevoli, ha significato anche la nascita di un soggetto socio-politico (e lato sensu esistenziale), privo di appartenenze comunitarie, autoreferenziale, tendenzialmente slegato dagli altri soggetti, del tutto irrelato e atomizzato. Sono ancora in minor numero coloro (e parlo degli studiosi di professione non certo della gente comune) i  quali si mostrino avvertiti fino in fondo del fatto che  la fine delle appartenenze comunitarie pre-moderne, e cioè l’emersione dell’individuo “autonomo”, rapidamente diventato individualismo, abbia aperto un enorme spazio vuoto nella coscienza umana e uno spazio vuoto ancora più grande nella condizione politica.

 

Nei nostri giorni, per esempio, sono in tanti a inveire contro la sciagura neo-liberista. Non c’è alcun dubbio che costoro – nel cui numero mi inserisco anch’io – abbiano perfettamente ragione: il neoliberismo ha rappresentato un imbarbarimento (e forse perfino una obliterazione selvaggia) dell’idea che l’uomo sia anzitutto un essere nato nell’”altro”, e dunque sociale fino in fondo (Margaret Hilda Thatcher, nella sua delirante miopia politica e ignoranza intellettuale, affermava che non esiste la società ma soltanto gli individui), ed è pertanto assolutamente urgente oggi mutare scenario.

 

Per farlo, tuttavia, occorre ricordarsi che non è stato il neo-liberismo ad inventare l’individuo, e meno ancora l’individualismo. Se vogliamo avere qualche speranza di successo nella lotta contro questa barbarie indegna dell’umano, dobbiamo tener fortemente conto del fatto che il cuore pulsante dell’individualismo batte nelle contraddizioni che si annidano nei dilemmi irrisolti (e forse irrisolvibili) dell’uguaglianza moderna.

 

3 commenti per “Individualismo e uguaglianza

  1. Maria giovanna aino
    16 ottobre 2017 at 14:47

    Il “gran dilemma” dell’uguaglianza oggi, fore piu’ che in altri periodi, “soffoca” la mente di. Coloro i quali, costanti nelle opinioni, “devono per forza” attualizzare le loro sintesi. Di coloro che desiderano “deviare” dall’imposto e di coloro che, invece, rilassati nel loro credere affrontano il “dilemma” poco scevri da morbidezza. L’individualismo, mi chiedo, e’ nella scelta individuale oppure e’ raro?

  2. Rimoli
    16 ottobre 2017 at 22:36

    ” … non esiste la societa’ ma soltanto gli individui ”
    … profetizzava M. Thatcher circa un ventennio fa .

    Ebbene la produzione in serie di individui “autonomi” , atomizzati , slegati da vincoli di appartenenza di comunita’ , e’ ormai un dato assodato . La trasformazione antropologica di coscienze umane prive di coscienza e di consapevolezza sociale e’ in aumento esponenziale . Si sta diffondendo l’ individualita’ docile e inconsapevole , quasi sognante , come contraltare alla grave pressione dei problemi etico sociali non risolti dalla politica e ad una perniciosa reattivita’ individuale , aggressiva e violenta . E’ necessario prendere consapevolezza del fenomeno , dei suoi effetti destabilizzanti e cercare di invertirne le linee di tendenza .

  3. emanuela zitti
    17 ottobre 2017 at 12:32

    L’individuo staccato dalla collettività è un’invenzione cristiana, agostiniana per la precisione; l’affermazione per cui “In interiore homine habitat veritas” è il germe a prima vista nobile, che ha generato da un lato la figura del filosofo solitario volto alla ricerca della verità e dell’intellettuale sprezzante del volgo ignorante; ma dall’altra ha anche isolato il singolo dal gruppo sociale e lo ha esaltato in una sorta di delirio di autosufficienza esistenziale, rivolta unicamente alla salvezza dell’anima; la sua. Da qui all’individualismo egoistico il passo è breve; così breve da far dire a Rousseau che i cristiani non possono essere buoni cittadini. Secoli di predicazione di salvezza individuale, combinata al concetto ambiguo – cristiano anch’esso e poi secolarizzato – di uguaglianza e a quello della biologia darwiniana di lotta per la sopravvivenza- estremamente pericoloso se applicato alla società e per niente ambiguo – hanno costituito la miscela ideologica del capitalismo sregolato imperante, da cui è scaturita la società post-moderna, globalizzata e selvaggia, in cui l’individuo apparentemente trionfa, ma al tempo stesso è destinato a soccombere nel reticolo delle contraddizioni economiche, sociali e politiche, che quel sistema infernale ha generato…

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