La “nuova guerra fredda” secondo Thierry Meyssan

‘’La stampa non ragiona con metodo scientifico: non mette mai in discussione le proprie ipotesi’’ (Thierry Meyssan)

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Il giornalista Thierry Meyssan ha analizzato, con documenti inoppugnabili, la politica estera USA partendo dai fatti (oscuri) dell’11 settembre del 2001 fino al tentativo di utilizzare l’Islam politico per far sprofondare il Medio Oriente nella guerra di civiltà (prima arabi contro ebrei ed ora arabo-israeliani contro persiani). La ricerca storico-giornalistica Sotto i nostri occhi. La grande menzogna della ‘’Primavera araba’’. Dall’11 settembre a Donald Trump, Editore La Vela, non è stata recensita e messa in discussione da nessun giornalista investigativo italiano, lasciando un vuoto negli studi degli esperti di geopolitica. Lo studio di Meyssan ruota attorno al concetto di Teopolitica; la distruzione degli Stati nazionali esterni al mondo globalizzato poggia sulla manipolazione delle religioni monoteistiche, quindi la prima parte del libro è una dettagliata e ragionata storia della Confraternita dei Fratelli Musulmani. Seguirò, passo dopo passo, l’approccio metodologico del giornalista francese traendone le dovute conclusioni.

 

Islam politico ed imperialismo

La dottrina dei Fratelli Musulmani corrisponde all’Islam politico il quale si definisce islamismo. Secondo il fondatore della Confraternita, Hasan al-Banna, il movimento avrebbe perseguito questi obiettivi: (a) ‘’una riforma della legislazione e l’unione di tutti i tribunali sotto la Sharia’’; (b) il reclutamento militare per istruire un servizio volontario sotto la bandiera del jihad; (c) il collegamento dei paesi musulmani e la preparazione per la restaurazione del Califfato, applicando l’unità richiesta dall’Islam (pag. 131- pag. 132). Il movimento islamista, dalla metà degli anni ’40, diede inizio ad una escalation di assassinii politico-religiosi attirando l’attenzione di CIA e MI6 britannico; l’intelligence angloamericana non poteva lasciarsi sfuggire una organizzazione settaria capace di trasformare, nel giro di pochissimo tempo, i propri aderenti in spietati assassini.

Poco più avanti Meyssan ci svela la natura (fascista) della Confraternita:

“Quando la CIA organizza un convegno presso l’Università di Princeton sulla ‘’situazione dei musulmani in Unione Sovietica’’, si presenta l’occasione per ricevere negli USA la delegazione guidata dal capo dell’ala militare dei Fratelli musulmani, Said Ramadan. Nel suo rapporto, l’agente della CIA incaricato di monitorarli rileva che Ramadan non è un estremista religioso, ma piuttosto un fascista; un modo per sottolineare il carattere esclusivamente politico dei Fratelli musulmani. Il convegno si conclude con un ricevimento alla Casa Bianca organizzato dalla presidenza Eisenhower, il 23 settembre 1953: l’alleanza tra Washington e il jihadismo viene così siglata” (pag. 135)

La tesi (esatta) del ‘’jihadismo made in USA’’ è la linea interpretativa della ricerca storica.

Esiliati dall’Egitto panarabo, il Fratelli trovarono rifugio in Arabia Saudita dove, giurando fedeltà al re, si divisero in due sette: i Fratelli sauditi ed i ‘’sururisti’’. Questi ultimi cercarono una inedita fusione fra l’ideologia wahabita ed il jihadismo predicato da Sayyid Qutb. In realtà l’Islam saudita e quello dei Fratelli hanno poco in comune; la sete di sangue della Confraternita impedisce alla monarchia di garantirgli agibilità politica, per cui la famiglia reale si impegna nel sostenere, su scala planetaria, i seguaci di Qutb a condizione che si astengano dal cercare di fare politica in Arabia Saudita. L’imperialismo USA ha tratto vantaggio dall’alleanza strategica degli islamismi, garantendogli copertura politica e mediatica. Una scuola di ‘’politicamente corretto’’, sapientemente allestita dalla CIA, istruì i predicatori sul linguaggio da adottare davanti al grande pubblico.

La strategia Carter-Brzezinski rappresenta un cambiamento sostanziale: ‘’L’Arabia Saudita, che in precedenza ha finanziato gruppi islamisti, diviene responsabile della gestione dei fondi contro i sovietici. Il direttore generale dell’intelligence saudita, il principe Turki – figlio del re dell’epoca, Faysal -, si trasforma in una figura chiave presso tutti i vertici occidentali’’ (pag. 144). La geopolitica anti-sovietica di Washington, s’incontra con la dottrina sulla scontro di civiltà di Sayyid Qutb: il nemico principale, secondo l’Islam politico, veniva dalla cultura asiatica basata sulla divisione fra filosofia ed etica. Una cosa inaccettabile per dei fanatici (anti)religiosi.

Nelle pagine successive, Meyssan ricostruisce i rapporti fra l’Internazionale jihadista e la sinistra radicale anti-sovietica:

“Nel 1983 il presidente Ronald Reagan affida a Carlo Gershman – ex leader del Social Democrats USA – la direzione della nuovissima National Endowment for Democracy, un’agenzia che dipende dall’accordo dei ‘’Cinque Occhi’’ e che opera sotto le mentite spoglie di organizzazione non governativa. E’ la ‘’facciata’’ legale dei servizi segreti australiani, inglesi, canadesi, statunitensi e neozelandesi. Gershman, che ha già collaborato con i suoi compagni trotskisti e amici Fratelli musulmani in Libano, Siria e Afghanistan, realizza una vasta rete di associazioni e fondazioni che CIA e MI6 utilizzano per sostenere la Fratellanza, ove possibile. Si rifà alla ‘’Dottrina Kirkpatrick’’, secondo la quale tutte le alleanze sono giuste se utili agli interessi degli Stati Uniti” (pag.146).

Gli USA, dopo la Gladio neofascista occidentale, costituirono una Gladio islamica. La strategia della tensione prevede tre fasi.

  • Demoralizzare ed esaurire lo Stato attaccandolo nei punti meno protetti.
  • Quando lo Stato si sarà ritirato dalle periferie e campagne, conquistare alcune zone, controllarle imponendo la Sharia per segnare il passaggio ad un regime teocratico. In questo periodo si avvierà una guerra di posizione contro le istituzioni democratiche.
  • Proclamare lo Stato islamico.

I wahabiti hanno rielaborato la dottrina neoconservatrice sullo scontro di civiltà, conducendo una guerra permanente contro gli sciiti ed i governi laici. La costruzione di ‘’infrastrutture islamiche’’ presuppone materiali, ingegneri ed architetti, per questo l’ISIS gode del sostegno di Arabia Saudita, Qatar ed Israele. La guerra contro Libia, Siria ed Iran rappresenta un conflitto fra formazioni economico-sociali: il mondo globalizzato contro le economie non neoliberiste. Una guerra che Gheddafi purtroppo ha perso, ma il presidente Bashar al-Assad sta vincendo cooperando alla pari con altre nazioni non sottomesse alla Dottrina Bush.

L’idillio fra la CIA e l’Islam politico venne (momentaneamente) interrotto dalla rivolta antimperialista sciita del 1979. Si trattò di una rivoluzione nazionale e democratica organizzata dal musulmano marxista Ali Shariati, non priva di contraddizioni come ho spiegato pochi giorni fa: ‘’L’Islam sciita iraniano è prigioniero di una enorme contraddizione: osteggia tanto l’imperialismo quanto il socialismo, per questo il clero islamico ha portato avanti selvagge repressioni anticomuniste. La distruzione delle forze socialiste unita alla marginalizzazione dei patrioti antimperialisti, subito dopo la guerra imposta contro l’Iraq (1980-’88), facilitò il compito (su mandato degli USA) del clan Rafsanjani: imbalsamare il processo rivoluzionario, schierando la Repubblica iraniana dalla parte dell’imperialismo USA davanti alla distruzione pianificata della Jugoslavia. L’Iran venne messo alle corde’’ 1. Da qui l’elezione del nazionalista radicale Ahmadinejad (2005), la ‘’rivoluzione colorata’’ del 2009 e la reazione del Grande Ayatollah Khamenei: ‘’Le pressioni della fazione ‘’persiana’’ del capitalismo nazionale, obbligarono il Grande Ayatollah” Khameini ad appoggiare il progetto dello sceicco Hassan Rohani: una negoziazione (conclusa nel 2015) sul programma nucleare in cambio del riconoscimento statunitense. L’Iran, in contrapposizione al mondo sunnita e all’estrema destra israeliana, avrebbe svolto un ruolo da autentica potenza regionale, in conformità alle ‘’regole’’ dettate dai padroni del mondo ’’ (Ibidem). Nel 2018, delle proteste popolari (operaie e contadine) hanno attraversato la nazione persiana, ma questa volta (spiega Meyssan) sono le campagne che fischiano i ricchi borghesi di Teheran; l’ala più populista ed antimperialista della Shia è entrata apertamente in contrapposizione con la ricchissima borghesia del bazar, una sorta di lotta di classe nella variante islamica.

 

Che cos’è la teopolitica?

Dal 12 al 14 ottobre 2003 si svolse uno strano incontro all’hotel King David di Gerusalemme, intitolato: ‘’Israele è un’alternativa etica al totalitarismo orientale e al relativismo morale occidentale. Israele è il ‘Ground Zero’ della battaglia centrale per la sopravvivenza della civiltà. Israele può essere salvato, insieme al resto dell’Occidente. E’ tempo di unirsi a Gerusalemme’’ (pag. 210). Quella poc’anzi riportata è – in estrema sintesi – la matrice ideologica del neoconservatorismo. L’evento è finanziato dalla mafia russo-israeliana, mentre i partecipanti hanno tutti la medesima convinzione: la Teopolitica. Thierry Meyssan aggiunge ulteriori dettagli:

L’incontro turba i progressisti israeliani, soprattutto perché alcuni oratori alludono a Baghdad, occupata sei mesi prima, come all’antica ‘’Babilonia’’. E’ evidente che, per loro, la teopolitica a cui si rifà il Congresso è una riproposizione del talmudismo. Questa scuola di pensiero – di cui Leo Strauss era un esperto – interpreta l’ebraismo come un’antica preghiera del popolo ebraico per vendicare i crimini egiziani contro i loro antenati, la deportazione a Babilonia per mano degli Assiri e persino la distruzione degli ebrei europei da parte dei nazisti. Ritiene che la ‘’dottrina Wolfowitz’’ stia preparando l’Armageddon – la battaglia finale – che imporrà il caos prima nel Grande Medio Oriente e poi in Europa. Una distruzione generale che rappresenterà la punizione divina per chi ha fatto soffrire il popolo ebraico’’ (pag. 211)

In questa prospettiva, l’imperialismo israeliano andrebbe inquadrato come il braccio armato dei neoconservatori. Una concezione della conflittualità geopolitica considerata crudele anche da diversi pezzi d’establishment. L’uomo che ha portato avanti questa ‘’dottrina’’, Elliot Abrams, promosse l’idea di dividere preventivamente il mondo: da un lato una zona stabile governata dagli Stati Uniti, dall’altro un’ampia zona senza Stati da cui l’impero attingerebbe materie prime. Si tratta di una teoria proposta al Pentagono dall’ammiraglio Arthur Cerebrowski e diffusa dal suo assistente Thomas Barnett. Gli USA vorrebbero assicurarsi che nessuno Stato del mondo non globalizzato possa ergersi a rivale degli antichi colonizzatori; Washington per stabilizzare il suo dominio ha cinicamente deciso di distruggere una porzione del pianeta. Gli Stati vassalli si troverebbero costretti ad elemosinare l’aiuto della CIA, mangiucchiando le briciole delle proprie risorse naturali.

 

L’insurrezione Trump?

Durante la campagna elettorale del 2016, l’imprenditore edile Donald Trump denunciò l’usurpazione del potere da parte di un gruppetto di cui Hillary Clinton era la candidata. Scrive Meyssan: ‘’Esortò a servire il popolo, cioè a restaurare la Repubblica e mise in guardia contro il terribile conflitto interno che stava sobbollendo. All’inizio fu visto come un pazzoide, ma eliminò uno a uno i suoi 16 concorrenti nel partito repubblicano, vinse le primarie e fu eletto’’ (pag. 332). L’establishment reagì:

“Per mantenere la realtà del potere e rimuovere il presidente Trump, il ‘’governo di continuità’’ ha deciso di applicare la ‘’dottrina Wolfowitz’’ nel proprio paese. Dopo aver sperimentato il caso creato dall’impiccagione di Saddam Hussein e dal linciaggio di Muammar Gheddafi, sembra voler distruggere Stati Uniti, Francia e Germania attaccando apertamente il presidente Trump e gli eventuali presidenti francesi e cancellieri tedeschi” (pag. 338)

Si tratta di una novità storica: come ha sottolineato James Petras, gli USA hanno sperimentato sulla propria pelle il loro stesso golpismo neofascista. Questa volta è la sinistra ‘’politicamente corretta’’ a fare da apripista allo Stato Profondo. L’America Latina è l’ago della bilancia: ‘’C’è però da dire che i progressi nel Grande Medio Oriente non impediscono agli ex responsabili strategici per la democrazia mondiale di portare avanti i propri piani in America Latina. Nella cerchia di Elliot Abrams si immagina una primavera latina nel nord-ovest del continente sudamericano e nei Caraibi. Il progetto viene avviato in Venezuela, accompagnato da alcune vittime durante le manifestazioni: un appello all’insurrezione della polizia e dell’esercito e persino la creazione di un tribunale parallelo’’ (pag. 346). Secondo l’analista francese tutto rientra in una ‘’nuova guerra fredda’’ che vede l’attuale amministrazione Trump e il governo russo alleati contro contro lo Stato Profondo (cioè i servizi segreti, le intelligence, la CIA ecc.) e il capitalismo transnazionale, giudizio frettoloso oggigiorno parzialmente ritrattato:

In questo lasso di tempo si sono moltiplicati i segnali di abbandono da parte dell’amministrazione Trump della propria politica estera e di difesa, nonché di convergenza con l’imperialismo statunitense. Considerati i metodi di governo del promotore immobiliare, il capovolgimento potrebbe essere solo apparente e destinato a essere rimesso in discussione il 15 febbraio, data di scadenza dell’accordo sul bilancio. Comunque sia, per il momento numerosi elementi inducono a ritenere che Trump abbia rinunciato a realizzare i cambiamenti promessi” 2

‘’Il neoconservatorismo è una forma di trotskismo, dunque ideologicamente di estrema sinistra, legatosi all’apparato statale durante l’amministrazione Reagan. A ogni alternanza politica i suoi partigiani hanno continuamente oscillato da destra a sinistra e viceversa. Si sono opposti all’elezione di Trump, cui però ora si sono aggregati’’ (Ibidem)

La strada per la pace è ancora lunga, l’imperialismo non può essere abolito tramite decreto ed il riformismo sociale non basta a trasformare un Impero in una Repubblica.

1.

https://www.linterferenza.info/esteri/iran-1979-rivoluzione-popolare-antimperialista/

2.

https://www.voltairenet.org/article204931.html

 

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