La Resistenza comunista in Germania dal ’33 al ’45

La lotta antifascista in Germania è un argomento censurato dai grandi media e dai boiardi delle università di regime perché, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’imperialismo USA ha voluto criminalizzare il popolo tedesco per il genocidio pianificato dall’oligarchia nazista. Il libro di T. Derbent, Resistenza comunista in Germania, 1933-1945, Zambon editore, è un’opera importante perché squarcia il velo di menzogne delle potenze anglosassoni fatte proprie da una certa ‘’sinistra’’ nostrana. Una parte importante del popolo tedesco contrappose al nazismo una eroica resistenza, rimossa – volutamente – dagli apparati accademici e mass mediatici. L’imperialismo USA detta legge alle oligarchie europee, per questo la borghesia tedesca – potente, ma non potentissima – sputa veleno su di un popolo che vive anch’esso sulla propria pelle le contraddizioni prodotte dal neoliberismo.

La prima bufala che dobbiamo sbugiardare è questa: ‘’Hitler andò al potere con elezioni democratiche?’’. I liberali, ma anche tanti commentatori di ‘’sinistra’’ della rete, hanno un rapporto molto problematico con la storia.

Vediamo i risultati elettorali, dal settembre 1930, del Partito nazionalsocialista (nazista) tedesco:

 

Elezioni presidenziali del marzo-aprile 1932:

Primo turno: Hitler 30,1%

Secondo turno: Hitler 36,8%.

Elezioni del Parlamento Federale:

Settembre 1930: NSDAP 18,3%

Luglio 1932: NSDAP 37,8%

Novembre 1932: NSDAP 33,1%

 

Nonostante il clima di intimidazione ed i numerosi pogrom anti-operai commessi dalle Squadre d’Assalto – assassini senza scrupoli – il popolo tedesco si rifiutò di accettare una deriva a destra voltando le spalle ai partiti progressisti. Il bravo Maurizio Pistone, studioso di storia della letteratura, ha scritto un articolo meritevole concludendo: ‘’Dopo due mesi, Hitler ottiene ugualmente il cancellierato per una serie di motivi che prescindono dal risultato elettorale: il favore del vecchio Hindenburg, l’appoggio dei “poteri forti”, una politica abile e spregiudicata di alleanze con le forze della destra “moderata”, le divisioni e le incertezze dell’opposizione, e soprattutto le continue violenze che destabilizzano i partiti democratici e creano un senso di fatale necessità’’ 1. Il risultato delle elezioni tenutesi nel marzo 1933 è deludente: NSDAP 43,9%. Pistone continua: ‘’Queste ultime elezioni sono celebrate quando Hitler è già Cancelliere da due mesi, il Reichstag un mucchio di rovine fumanti, gli avversari politici aggrediti, perseguitati e uccisi, le città e i seggi presidiati da milioni di Camicie Brune in armi. Eppure anche in queste circostanze terribili oltre il 56% dei tedeschi ha avuto il coraggio di dire NO al nazismo’’. Semmai, bisognerebbe menzionare con spirito critico la rottura fra il KPD e la socialdemocrazia colpevole, a sua volta, di aver coperto l’assassinio dei maggiori esponenti della Lega di Spartaco, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, quindi fortemente screditata. Il futuro dittatore e genocida capì la lezione operando un autentico colpo di Stato; venne così promulgata l’anti-democratica “Legge dei pieni poteri”. Negli anni a seguire in Germania non soltanto non ci fu democrazia, ma le multinazionali nord-americane fecero grandi profitti gemellandosi con una dittatura feroce che spremette fino all’ultima goccia di sangue la classe operaia ormai priva di diritti.

Lo storico Jacques R. Pauwels ha dimostrato, facendo scuola e doposcuola ai poco attendibili ambienti accademici anglosassoni, come: ‘’Le imprese Americane con succursali in Germania non erano le uniche a guadagnare fortune inaspettate dalle spinte di Hitler al riarmo. La Germania, in preparazione della guerra, stava immagazzinando petrolio e molto di questo petrolio veniva fornito da imprese Americane. La Texaco realizzava grandi profitti dalle vendite alla Germania Nazista, e non fa sorpresa che il suo Presidente Torkild Rieber, fosse diventato un altro dei potenti imprenditori Americani che ammiravano Hitler. Un membro dei servizi segreti Tedeschi riportava che costui era “assolutamente filo Tedesco” e “un sincero ammiratore del Führer”. Sta di fatto che Rieber era divenuto amico personale di Göring, lo czar economico di Hitler’’ 2. La famiglia Ford avrebbe meritato di finire sul banco degli imputati del Processo di Norimberga: ‘’Questo valeva anche per Ford, la cui impresa non solo produceva per i Nazisti nella stessa Germania, ma anche esportava autocarri parzialmente assemblati direttamente dagli USA in Germania. Questi veicoli venivano poi completamente assemblati nella Ford-Werke a Colonia ed erano pronti ad essere usati al momento giusto nella primavera del 1939, quando Hitler occupava la parte della Cecoslovacchia che non gli era stata ceduta nell’infame Patto di Monaco dell’anno precedente. Per giunta, negli ultimi anni Trenta, Ford aveva inviato in Germania materie prime strategiche, a volte tramite sue società consociate in paesi terzi; solo all’inizio del 1937, queste spedizioni comprendevano quasi 2 milioni di libbre di gomma e 130.000 libbre di rame. (Research Findings, 24, e 28)’’. Arrivati a questo punto Hitler svolse un ruolo molto simile a quello di Bin Laden; all’imperialismo anglo-statunitense serviva un anti-comunista di ferro che, idedologicamente accecato, si scagliasse contro l’Unione Sovietica. Per questo motivo le multinazionali statunitensi finanziarono lo sforzo bellico dell’imperialismo tedesco. Le responsabilità per la Shoah e per il tentato sterminio anti-russo, debbono essere condivise; le multinazionali atlantiche sono corresponsabili e avrebbero meritato un processo a parte.

Il Partito comunista tedesco intraprese una coraggiosissima lotta contro la dittatura hitleriana: ‘’Nel biennio 1935-36 la Gestapo presumeva l’esistenza di 5.708 centri clandestini di diffusione di volantini e stampa anti nazista, mentre nel corso del solo 1941, la polizia politica arrestò 11.405 oppositori di sinistra, nella stragrande maggioranza comunisti’’ 3. Tutto questo è stato dimenticato. Ciononostante lo storico T. Derbent ha raccolto una documentazione notevole riguardante la formazione, per merito del KPD, di battaglioni antifascisti nei paesi occupati fin dal 1934. Da una articolata recensione del libro, Resistenza comunista in Germania, 1933-1945, apprendiamo: ‘’Anche in Germania, tuttavia, con l’ingresso delle truppe alleate sul fronte occidentale, le organizzazioni di Germania libera passarono al combattimento aperto. Il 4 febbraio del ’44 Walter Ulbricht lanciava dalla radio clandestina la parola d’ordine dell’insurrezione: episodi insurrezionali si ebbero ovunque, il più importante a Lipsia, dove, all’arrivo delle forze americane, Germania Libera, che raggruppava 4.500 combattenti, in maggioranza comunisti, aveva già liberato la città e avviato la ricostruzione. Il comando americano non riconobbe il comitato di liberazione e impose un politico conservatore al municipio’’. Una ennesima bufala, costruita dalla borghesia ‘’yankee’’, è stata in pochissime righe decostruita; i conservatori convissero col nazismo, mobilitandosi soltanto a guerra conclusa. Gli USA si sono premurati di falsificare la storia cancellando, a suon di minacce ed incarcerazioni, lo sforzo comunista e socialista nella lotta anti-nazista. I militanti del KPD, innanzi a tanta ipocrisia, vennero uccisi due volte.

Un libro di grande successo, ma di infimo livello che è stato elevato dagli accademici ‘’yankee’’ e dai sionisti a ‘’Bibbia’’ del nuovo razzismo contro il popolo tedesco è ‘’I volenterosi carnefici di Hitler, I Tedeschi comuni e l’Olocausto’’ di Daniel Goldhagen, un testo che a detta di grandi storici come Raoul Hilberg e Norman G. Finkelstein ‘’non vale niente’’. Il sito marxista World Socialist Web Site ha preso di petto la questione decostruendo, con una recensione del ricercatore David North, le tesi del ‘’nostro’’ conservatore:

‘’Avendo scelto il concetto di “Tedesco comune” come base di tutta la sua analisi, Goldhagen è costretto ad escludere dal suo libro qualsiasi cosa o qualsiasi persona che possa mettere in discussione la validità del suo stereotipo. La sua risposta allo spettro nazista del der ewige Jude, l’Ebreo eterno che funge da nemico giurato del popolo tedesco, è lo spettro del der ewige Deutsche, il Tedesco eterno, nemico giurato ed immutabile del popolo ebreo.

Avendo presupposto una nazione priva di alcuna differenziazione interna, oltre a quella divisione fissa tra Tedeschi ed Ebrei, Goldhagen è costretto a presupporre una nazione senza una vera storia. Infatti non c’è quasi nessun riferimento agli eventi e alle personalità che guidarono il corso dello sviluppo tedesco nei cento anni precedenti alla scalata al potere di Hitler.

Nel libro di Goldhagen il movimento socialista è praticamente invisibile. Non si riesce a trovare un solo riferimento a Karl Marx, Frederick Engels, Ferdinand Lassalle, August Bebel o Wilhelm Liebknecht in questo testo di 622 pagine. Non c’è nemmeno una parola sulle leggi anti-socialiste implementate dal regime di Bismarck nel 1878-90. Il Partito Social Democratico, il primo partito di massa nella storia, che nel 1912 occupava il maggior numero di seggi nel parlamento tedesco, è menzionato solo di passaggio. Non c’è alcun riferimento alla rivoluzione del 1918 o all’insurrezione della Lega di Spartaco’’ 4

Il marxista North ridicolizza (giustamente) il suo interlocutore: ‘’Queste omissioni non sono una semplice svista. Goldhagen non può trattare il movimento socialista tedesco perché la sua esistenza storica rappresenta una totale confutazione della sua teoria. Eppure senza un esame del sorgere del movimento socialista dei lavoratori tedeschi, è impossibile capire la natura e il significato dell’antisemitismo moderno’’. Nella stessa misura la sinistra ‘’radical chic’’ si guarda bene dal citare le lotte operaie nella Germania Ovest, l’esperienza, sia pure drammatica e contraddittoria, della lotta armata della Rote Armee Fraktion (RAF) guidata da Ulrike Meinhof ed il ruolo della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) nel sostegno ai movimenti anti-coloniali di tuto il mondo. Il razzismo anti-tedesco ha un impianto ideologico antico ed anch’esso è funzionale nell’occultare il nemico principale: l’imperialismo USA. La borghesia tedesca non può competere con quella statunitense, né con quella britannica o con le lobby sioniste; per questa ragione i media la presentano come unica responsabile della catastrofe imminente. La legittima e necessaria lotta contro la UE rischia di non essere efficace se non si accompagna ad una reale contrapposizione verso i piani di guerra del complesso militar-industriale USA. Non capire questo significa, per dirla con Sartre, non avere senso della storia.

 

https://mauriziopistone.it/blog/2017/01/30/hitler-al-potere-con-elezioni-democratiche/

http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_dossier/2007_01_jacques-r-pauwels_le-corporations-americane-ed-hitler.htm

http://www.overleft.it/index.php?option=com_content&view=article&id=135:la-resistenza-comunista-in-germania&catid=42:segnalazioni&Itemid=96

https://www.wsws.org/it/2002/apr2002/ital-a01.shtml

 

 

 

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