Occidente senza Daimon e Genius loci

Aspettando i barbari

Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?

Stanno per arrivare i Barbari oggi.

Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?

E’ che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno, i Barbari faranno la legge.

Perché il nostro Imperatore,
levatosi sin dall’aurora, siede su un baldacchino
alle porte della città,
solenne e con la corona in testa?

E’ che i Barbari arrivano oggi.
L’Imperatore si appresta a ricevere il loro capo.
Egli ha perfino fatto preparare una pergamena
che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.

Perché i nostri due consoli e i nostri
pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata?
Perché si adornano di braccialetti d’ametista
e di anelli scintillanti di brillanti?
Perché portano i loro bastoni preziosi
e finemente cesellati?

E’ che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti
costosi abbagliano i Barbari.

Perché i nostri abili retori non perorano
con la loro consueta eloquenza?

E’ che i Barbari arrivano oggi.
Loro non apprezzano le belle frasi
né i lunghi discorsi.

E perché, all’improvviso,
questa inquietudine e questo sconvolgimento?
Come sono divenuti gravi i volti!
Perché le strade e le piazze si svuotano
così in fretta e perché rientrano tutti a casa
con un’aria così triste?

E’ che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere dicendo
che non ci sono affatto Barbari…

E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano comunque una soluzione.

Konstantinos Petrou Kavafis

 

La catastrofe globale a cui l’Occidente va incontro è spesso pensata nei soli termini di  rovina ambientale irreversibile. Gli studiosi di filosofia al pari degli scienziati sciorinano dati sul clima, sullo scioglimento dei ghiacciai e sull’economicismo. L’esattezza di tali dati è indubitabile, ma dietro il declino, ormai prossimo alla catastrofe, vi è una verità che è necessario riportare alla luce. I dati scientifici con cui si profetizza la catastrofe sempre più vicina rischiano di occultare il senso di tali dati. Dietro la cortina di ferro della loro scientificità, vi è il declino vitale dell’Occidente incapace di progettare se stesso. L’Occidente affetto da ipertrofia della razionalità strumentale  aspetta i nuovi barbari, affinché come nella poesia di Konstantinos Petrou Kavafis possano portare nuova linfa per evitare il suo tramonto. L’economicismo ha divorato il pensiero di ogni possibilità, per cui incapaci di politica e di praticare la ricerca della verità, li si attende cercando di affascinarli con i preziosi, ostentandoli,  essi sono l’elemosina che l’Occidente usa per irretirli:

“Perché i nostri due consoli e i nostri
pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata?
Perché si adornano di braccialetti d’ametista
e di anelli scintillanti di brillanti?
Perché portano i loro bastoni preziosi
e finemente cesellati?

E’ che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti
costosi abbagliano i Barbari”.

 

Abbagli

L’abbaglio con cui si cerca di ingannare i barbari  è l’incanto illusorio, in cui si è sempre vissuto e che ci si rifiuta di riconoscere. L’immigrato  è il barbaro che deve salvare dal declino demografico e culturale, lo si invoca, e lo si sfrutta, si cade nel caos ideologico sintomo della decadenza razionale. Si frodano  i barbari con lo stesso registro valoriale che ha esaurito le forze vitali e creativa: l’economicismo. Senza pensiero divergente che si arrischia nella ricerca autonoma della verità non vi è soluzione alla catastrofe. Si attende la soluzione dall’esterno, ma non verranno i barbari a liberarci. Non vi sono soluzioni che vengano dall’esterno:

 

“E’ che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere dicendo
che non ci sono affatto Barbari…
E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano comunque una soluzione.”

 

Si attendono i barbari, si abdica ad ogni responsabilità politica e sociale. Non si ha la forza per deviare il cammino dall’abbaglio collettivo della crematistica e del narcisismo disperato. Non si “osa” invocare l’impegno alla lotta alle ingiustizie e dichiarare la verità del modello di sviluppo dell’attuale sistema. L’Occidente si nasconde tra le pieghe dei “barbari” che divengono il mezzo per sfuggire alla sua verità autorappresentandosi come il migliore dei mondi possibili.

 

Occidente senza Daimon e Genius loci

La decadenza è iniziata con un processo di estraniazione dal proprio “demone”, ovvero con la messa a tacere di ogni vocazione individuale e collettiva. L’economicismo ha sepolto la capacità di ascoltare la propria vocazione profonda in nome del facile successo e della regressione ad un infantilismo di massa osannato con ogni mezzo. Il ciclo produttivo non saccheggia solo il pianeta, ma nella sua spirale svuota gli individui, che in nome del diritto a tutto hanno rinunciato ai loro doveri, alla solidarietà umana, all’ascolto del Genius loci[1] che abita i paesaggi. Senza l’ascolto dell’invisibile racchiuso nella storia dei territori del pianeta ogni luogo è solo merce per un ultimo e letale scambio mercantile. L’architettura costola dell’economia insegue l’onnipotenza dell’economicismo, progetta  il territorio secondo una pianificazione astratta che ne sfregia l’identità e la bellezza.:

“Dunque, perfetta identità di vedute tra studiosi di così diversa estrazione culturale ed appartenenti a discipline così distanti: l’architettura moderna ha dimenticato o del tutto frainteso il concetto di Genius loci, scambiandolo, frequentemente, con la pura e semplice <<genialità>> del progressista o dell’artista che, di volta in volta, programma l’intervento trasformatore del territorio, o più prosaicamente, ignorandolo in supina adorazione dei più biechi interessi speculativi[1]”.

Senza l’ascolto del Daimon[2] personale e del Genius loci  che costruiscono un’unità di senso sotterranea da tradurre in concetto, non resta che la pianificazione della vita, la violenza che si estende sulla vita in un delirio creativo che in realtà è solo onnipotenza nichilistica. Il risultato di tale prassi è la vita minacciata in ogni sua forma.

 

L’ametista dei soli diritti individuali

Gli ultimi sussulti del  sistema sono dinanzi a noi: ci si appella all’uguaglianza di genere, al voto ai sedicenni per ottenere una manciata di voti per sopravvivere senza darsi una vera prospettiva. Le parità di genere è un espediente per evitare la critica alle istituzioni ed alle pratiche economiche dell’illimitato. Il voto ai sedicenni è un modo per affascinare gli adolescenti e manipolarli abilmente, ben sapendo che età e cultura non consentono loro un voto consapevole. Si cerca di consolidarne le fondamenta di istituzioni senza fondamento ideale con tattiche elettorali. Si erode  il dissenso trasportando in esse donne e sedicenni, in modo da tacitare ogni carica critica. Il progresso illuministico è divenuto “rivoluzione passiva”, si teme la critica, perché la vista della verità, in cui siamo implicati potrebbe far implodere il sistema, e in assenza di prospettive consegnarci alla nostra verità senza filtri: la violenza sregolata.  I barbari sono all’interno delle nazioni, erodono in nome dell’ultimo letale boccone a cui non vogliono rinunciare quel che resta dello spirito critico e vitale di un popolo. L’ametista dei diritti individuali senza i diritti sociali e i doveri trasforma i diritti sociali nella barbarie del consumo senza prospettiva, dell’egoismo divenuto modello per le plebi. I processi di autodistruzione sono in atto e palesi, ma i barbari che abitano nel ventre delle nazioni sono sfiniti dalle loro pratiche ed attendono liberatori che non verranno, mentre la catastrofe è sempre più vicina. Dinanzi a tale verità solo l’ascolto del Daimon e del Genius loci può essere l’inizio di un riorientamento gestaltico. Per ritrovare la via è necessaria una cesura, uno strappo senza compromesso. E’ tale la nostra condizione che necessitiamo di giovani eroi che riportino l’Umanesimo al centro del cammino della storia.

 

[1] Genius loci è nella definizione di Norbert-Schultz il significato profondo del luogo che è iscritto nella sua essenza.

[2] Francesco Bevilacqua, Genius Loci il dio dei luoghi perduti, Rubbettino, 2010 pag. 36

[2] l termine daimon (Δαίμων) indica il demone che distribuisce il destino

Lo spirito dei luoghi - Ipersensibol

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