Il burattinaio e le sue marionette

In un articolo che ho letto di recente l’autore si chiedeva perchè capitalismo e democrazia stiano divorziando.

La risposta è, in fondo, semplice.

Perchè non esiste più il comunismo, perchè in seguito al suo crollo si è squagliata anche la socialdemocrazia, perchè la classe lavoratrice è stata sconfitta e frammentata in mille rivoli diversi, privi di coscienza di classe.

Stando così le cose il sistema capitalista non sa che farsene della democrazia e forse anche del liberalismo. Anzi, in tante parti del pianeta il capitalismo non è mai stato nè democratico nè tanto meno liberale.

Il capitalismo può infatti essere, in base alle diverse opportunità e ai diversi contesti storici, razzista o antirazzista, liberale o fascista, (fintamente) democratico o dispotico, keynesiano o liberista, patriarcale o femminista, tradizionalista o modernista, può convivere con e nei più disparati contesti culturali, laici o confessionali. E questo perché la sua intrinseca natura è quella di essere estremamente flessibile, duttile, e proprio questa è una delle sue principali caratteristiche. La sua finalità è la sua illimitata e infinita riproduzione, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo, e l’ideologia che sposa o produce di volta in volta e che usa come scudo, come falsa coscienza necessaria, deve corrispondere a questa sua intrinseca (ed estrinseca) natura e finalità.

Purtroppo molti critici del capitalismo, fra cui anche molti intellettuali marxisti, non lo hanno ancora inspiegabilmente compreso (e questo resta per me un mistero…) e si ostinano a combattere contro i fantasmi.

In particolare, nel mondo occidentale, questi intellettuali e/o militanti di varie formazioni di estrema sinistra continuano a sovrapporre l’attuale sistema capitalista con la vecchia sovrastruttura ideologica vetero borghese (il famoso “Dio, Patria e Famiglia”), non capendo che quest’ultima è ormai una ideologia residuale anche se in grado di rappresentare una parte minoritaria e sia pur robusta della cosiddetta società civile, essendo stata da tempo sostituita con quella che potremmo definire come “neoliberale e politicamente corretta”, molto più funzionale, in questa fase storica, a rappresentare e a coprire, appunto, ideologicamente, il dominio capitalistico.

L’ideologia residuale di cui sopra, che si incarna oggi nelle forze populiste e reazionarie di destra, anch’esse del tutto organiche al sistema capitalista (e imperialista) di cui non si sognano neanche minimamente di mettere in discussione la struttura (al contrario, sono ancora più espressamente liberiste), serve proprio ad alimentare quella largamente egemone nel mondo occidentale, cioè quella neoliberale e politicamente corretta. Diciamo che le due si alimentano a vicenda.

Lo “scontro” tra le due fazioni avviene, appunto, su alcune questioni ideologiche che non intaccano minimamente la struttura del sistema capitalista (vedi ad es. il DDL Zan). Il fronte neoliberale e politicamente corretto (di cui, in casa nostra, fa parte ormai anche il riveduto e corretto M5S) ha buon gioco nel presentarsi come quello “progressista” e interprete della modernità contro quello di destra, oscurantista, vetero conservatore e tradizionalista.

Anche se può apparire paradossale a molti, proprio l’acutizzarsi di questo scontro ideologico è direttamente proporzionale alla capacità del sistema di disinnescare il conflitto sociale e rafforzare la pace sociale.  Più questa “(parziale e falsa) dialettica si accentua, più il sistema capitalista rafforza se stesso. E questa è una delle ragioni della funzionalità sia della destra che dell’attuale “sinistra” all’attuale forma di dominio sociale e politico. Proprio la loro vacua e politicamente irrilevante e innocua conflittualità, esaltata da tutto l’apparato mediatico – è il termometro della potenza di un sistema in grado di controllare – come il burattinaio con le marionette – tutto ciò che si muove al suo interno.

Oggi, fra i compiti principali dei marxisti, dei socialisti e degli autentici critici della società capitalista c’è quello di svelare la realtà vera che si cela dietro queste maschere e questo palcoscenico.

National Marionette Theater Review: Title Character Flashes His Wood in  Mozart's 'Don Giovanni' - Opera Wire

Fonte foto: Opera Wire (da Google)

3 commenti per “Il burattinaio e le sue marionette

  1. Gustavo Fortunato Cecchini
    10 luglio 2021 at 19:04

    Cat1554WebSocialFbAsiterProfGFCecchiniMondoOccidenteOrientePoliticaEconomiaSocietaSistemiNeoliberismoCapitalismoSocialComunismoAmbienteCrisiClimaEcologiaUmanaSistemaDualeComunitaLocaliIndipendentiR10.7.2021
    In evidenza una rappresentazione plastica della duttilità che ha acquisito il sistema neoliberista che ha preso possesso di una posizione politica di centro, un tempo acquisita dalla Democrazia Cristiana.
    E’ il motivo per cui Berlusconi e il suo esegeta Renzi spingono per formare un governo di centrodestra. Purtroppo anche il PD di Letta e l’attuale Mov 5 Stelle, in crisi d’identità, non vanno oltre un possibile centrosinistra.
    Mentre l’attuale Governo Draghi ne rappresenta in pieno l’equilibrio necessario per la sopravvivenza del sistema neoliberal-capitalista globalizzato.
    Se guardiamo alla geopolitica mondiale ci accorgiamo che lo scontro delle ideologie politiche non riguarda più la dicotomia fra sistemi social-comunisti e quelli liberisti, ma fra sistemi politici dittatoriali, ex Comunisti, che hanno la forza di poter controllare al loro interno il neoliberismo globalizzato e sistemi politici neoliberali che invece, in apparente forma democratica, ne sono soggiacenti.
    In questo modo il serpente del neoliberismo riesce a introdursi a livello globale e riuscire a sopravvivere, divenendo quasi una nuova religione.
    Vuol dire che anche nei sistemi neoliberali occorrerà iniziare una stagione di dittature striscianti in apparenti sistemi democratici? Questo potrebbe essere l’obiettivo del nuovo centro destra e l’Europa ben si presta a questa esperienza se non riesce a trovare una terza via politica diversa fra quella occidentale degli Stati Uniti e quella dei Paesi comunisti dell’Est.
    Purtroppo questo determina sempre più una frammentazione e separazione del tessuto sociale fra occupati precari, disoccupati, inoccupati e la quota di lavoratori nei settori pubblici.
    Al di fuori di questi i sostenuti dal Reddito di cittadinanza e quelli senza alcuna garanzia, compresi molti immigrati. Ecco perchè Renzi e Salvini si accaniscono su di loro.
    Perchè sono anomali nell’ideologia neoliberista, che vuole una società divisa fra ricchi, lavoratori sfruttati al loro seguito e popolo marginale.
    Una nuova via per la ricerca di un nuovo modello di vita che le crisi globali ambientali, climatiche, pandemiche, economiche e sociali dovrebbero imporre è quella di riuscire a rendere i sistemi politici in forma duale al loro interno.
    Fra una dimensione libera di comunità locali, dove prevalga uno stretto rapporto fra Uomo e Natura con un’economia di produzione e di scambio legata a dimensioni spaziali intercomunali e quella attuale neoliberista, capitalista o comunista, globalizzata.
    Una sana concorrenza che possa vedere crescere e diffondersi nei sistemi locali le forme di produzione, solidarietà e partecipazione, in aperta concorrenza con quelle attuali.
    Una nuova ecologia umana locale che possa convivere democraticamente all’interno di sistemi neoliberisti globalizzati.

  2. Enza
    10 luglio 2021 at 19:16

    Concordo con la tua analisi. Ineccepibile.
    Temo che in ragione di essa, sarà difficile stanare i falsi marxisti, i finti socialisti e sedicenti critici della società capitalistica.
    Pullulano anche tra i politologi, forse inconsapevoli di essere funzionali a questa enorme pupazzata. La vita lo è di per sé, come asseriva Pirandello. Bisognerebbe tirare giù parecchi sipari e poi strappare molte insospettabili maschere.

  3. Giulio Maria Bonali
    11 luglio 2021 at 13:04

    Scritto per me assolutamente ineccepibile.

    Se per “democrazia” letteralmente si intende il “potere del popolo”, allora, mentre negli anni ’70 Enrico Berlinguer proclamava che senza democrazia non c’ é socialismo”, dobbiamo invece renderci conto che senza socialsimo non c’ é democrazia”.

    Infatti perché il potre politico fosse realmente nelle mani del popolo occorrerebbe che l’ economia non fosse diretta da (pochissimi) proprietari privati dei mezzi di produzione in grado di:

    -Ricattare gli elettori con la minaccia della fuga dei capitali in caso di esito da loro indesiderato delle “libere” elezioni (libere esattamnte quanto la “liberissima” scelta della vittima del bandito gra “la borsa o la vita”).

    -Ingannare gli elettori grazie al monopolio dei mezzi di comunicazione effettivamente efficienti (una scelta estorta con l’ inganno é altrettanto “libera” della scelta di andare verso Milano di un vandante diretto a Roma da Firenze cui fosse stato falsamente detto che Roma si trova a nord della sua attuale posizione).

    -Corrompere le forze armate nel caso i due precedenti mezzi per imporre al popolo le loro proprie minoritarissime preferenze non fossero stati sufficienti, e ristabilire la loro propria antidemocraticssima, minoritarissima volontà con un colpo di stato militare più o meno sanguinoso a seconda della bisogna (e già la minaccia più o meno espilicita o velata di questa possibilità costituisce un’ ulteriore arma di ricatto e di coartazione antidemocratica della volontà popolare).

    Questo é facilissimamente deducibile logicamete (provato analiticamente a priori). Inoltre é anche chiaramente rilevabile empiricamente (provato sinteticamete a posteriori) che anche quella comunaue insuperabilmente limitata, mai integralmente reale “modesta dose” di democrazia che mai si sia ottenuta di fatto al mondo (per esempio nella Spagna repubblicana del Fronte Popolare del 1936 -38, nel Cile di Unidad popular del 1970 -73, ancor più limitatamente nella stessa “prima” repubblica italiana nata dalla Resistenza del 1948 -89) é sempre stata condizionata dai rapporti di forza nella lotta di classe: é sempre stata, per così dire, “direttamente proporzionale” alla forza politica dei Comunisti.

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