“Scontro di civiltà”: un castello di menzogne

Questa lettera di Karl Marx sembra essere stata scritta oggi, per quanto è attuale. E’ sufficiente sostituire “proletari inglesi” con lavoratori italiani (o europei), e “proletari irlandesi” con immigrati ed extracomunitari e tutto ci appare estremamente chiaro.
“Ogni centro industriale e commerciale possiede ora in Inghilterra una classe operaia divisa in due campi ostili, i proletari inglesi e i proletari irlandesi.
L’operaio inglese medio odia l’operaio irlandese come un concorrente che abbassa il suo livello di vita. Rispetto al lavoratore irlandese egli si sente un membro della nazione dominante, e così si costituisce in uno strumento degli aristocratici e dei capitalisti del suo paese contro l’Irlanda, rafforzando in questo modo il loro dominio su lui stesso. Si nutre di pregiudizi religiosi, sociali e nazionali contro il lavoratore irlandese. La sua attitudine verso di lui è molto simile a quella dei poveri “bianchi” verso i “negri” degli antichi stati schiavisti degli Stati Uniti d’America.
L’irlandese gli rende la pariglia, e con gli interessi. Egli vede nell’operaio inglese nello stesso tempo il complice e lo strumento stupido del dominio inglese sull’Irlanda.
Questo antagonismo è artificialmente mantenuto e intensificato dalla stampa, dagli oratori, dalle caricature, in beve da tutti i mezzi di cui dispongono le classi dominanti.
Questo antagonismo è il segreto dell’impotenza della classe operaia inglese, a dispetto della sua organizzazione.
E’ il segreto grazie al quale la classe capitalista mantiene il suo potere.
E questa classe ne è perfettamente cosciente”
(Lettera di Karl Marx a S. Meyer e A. Vogt 9/4/1870)
C’è ben poco da aggiungere, per quanto mi riguarda se non che ci sono forze politiche, penso alla Lega Nord in particolare ma anche ad altre forze di destra o neo fasciste (seppur camuffate), presenti ormai in tutta l’Europa, la cui funzione è proprio quella di depistare ideologicamente i ceti popolari, di convincerli che la causa della loro condizione di precarietà, di malessere sociale e di impoverimento crescente sia dovuta alla “concorrenza” dei lavoratori immigrati e non alle contraddizioni strutturali del sistema capitalista. E’ una filastrocca vecchia come i nostri trisavoli che però riesce sempre a fare presa su molte persone, soprattutto in fasi storiche come queste, dove il livello di coscienza politica delle masse è sottozero e l’offensiva ideologica (oltre che economica e politica) del capitale e dei gruppi sociali dominanti è alle stelle.
Come giustamente sottolineava Marx in quella lettera, è proprio questo “il segreto grazie al quale la classe capitalista mantiene il suo potere”. Classe capitalista che, come sempre lo stesso Marx sottolinea, “è perfettamente cosciente”, a differenza delle classi subalterne, che non lo sono affatto (altrimenti non sarebbero tali…) e cadono come merli nella trappola.
Sia chiaro, pur condividendo in toto l’interpretazione marxiana, penso che la realtà non sia mai del tutto bianca o nera, e che ci sia sempre una zona grigia. Personalmente, infatti, credo che ci sia anche tanta gente che ha capito come stanno in realtà le cose ma che finge di non capire, per opportunismo, meschinità, egoismo, difesa del proprio micro orticello e in alcuni casi per semplice piccineria esistenziale. E’ questo il caso di settori piccolo e anche medio borghesi ma non di rado anche popolari. Del resto ormai da molto tempo in moltissimi casi il confine fra ceti popolari, proletari o ex proletari e ceti piccolo borghesi è assai labile, dal momento che la trasformazione del tessuto sociale avvenuta negli ultimi quarant’anni è stata profonda ed è diventato molto difficile se non impossibile operare una distinzione netta fra diverse figure e soggetti sociali.
Poi c’è la schiera altrettanto numerosa dei paurosi, di coloro che, sprovvisti di coscienza politica, incapaci di sviluppare un’analisi lucida delle cose, vivono con angoscia il fenomeno crescente dell’immigrazione che avvertono come destabilizzante per la loro stessa esistenza. Un’angoscia che ovviamente viene alimentata ad arte da quelle forze politiche di cui sopra (che hanno tutto l’interesse a farlo, per ovvie ragioni elettorali e politiche), che pigiano sul tasto dell’esasperazione delle differenze etniche e culturali, sull’incompatibilità e sull’impossibilità della convivenza fra popoli e culture diverse e portano avanti tutto ciò facendo leva su una fuorviante, malintesa e deformata idea del concetto di identità, concepita in chiave esclusivista e sostanzialmente razzista, anche se l’appartenenza di sangue, principio cardine del vecchio razzismo “biologico” ormai impresentabile, viene sostituita con una sorta di neo razzismo etno-culturale.
E’ bene rilevare come questa concezione non torni utile solo alle forze politiche neofasciste e/o “neodestriste” (come appunto la Lega Nord in Italia, il FN in Francia, e tutte le altre formazioni “neodestriste” e neofasciste europee) ma anche al sistema capitalista dominante, che se ne serve per nascondere la realtà vera, e cioè che è esso stesso causa e fonte delle contraddizioni di cui sopra. La logica dello “scontro di civiltà” infatti, seppur formalmente esecrata dall’apparato ideologico e mediatico dominante all’insegna del “politicamente corretto” (altra forma di falsa coscienza esattamente speculare a quella “neodestrista” e/o neocon), serve a coprire la responsabilità delle grandi potenze occidentali nell’aver determinato l’attuale situazione di “caos geopolitico”, con particolare riferimento all’area mediorientale (ma non solo…).
Il risultato di tutta questa intelligente (va riconosciuto) operazione di scientifica disinformazione e depistaggio ideologico, è che la vera ragione di tutto ciò, cioè la natura strutturalmente imperialista del sistema capitalista (che si traduce nella guerra imperialista permanente), con tutto ciò che ne consegue (fra cui anche il fenomeno massiccio dell’immigrazione, dovuto ovviamente non solo alla guerra ma allo sfruttamento a cui sono sottoposti i paesi e i popoli del cosiddetto terzo mondo) viene occultata.
Il “dibattito” viene quindi scientemente dirottato su un altro piano. Per cui da una parte abbiamo la destra “cattiva” che vuole chiudere le frontiere, alzare fili spinati, muri, sparare sui barconi che trasportano gli immigrati e impedire la penetrazione dell’ “Islam che ha dichiarato guerra all’Occidente” (i danni fatti dalla Fallaci sono enormi, che Dio o chi per lui la perdoni, io non posso…), e dall’altra la “sinistra” “buona” che invece è fautrice del dialogo, della tolleranza, della convivenza e dell’accoglienza. Tutti concetti validi, questi ultimi, sia chiaro, se fossero coerentemente accompagnati da una visione di classe della realtà e da una conseguente e netta posizione critica nei confronti del sistema capitalista. Nel momento in cui invece, la parte politica che li sostiene, cioè appunto la “sinistra”, è essa stessa garante di quel sistema, è ovvio che tutto quel papocchio suona per quello che è: depistaggio ideologico e produzione di falsa coscienza, speculare a quella “neodestrista” e del tutto funzionale (come l’altra) al sistema dominante.
Infatti, se tutto questo gigantesco teatrino, questo castello mediatico-ideologico di menzogne non fosse stato architettato e posto in essere, i nostri media dovrebbero spiegare ciò che sta accadendo realmente nel mondo. Dovrebbero quindi spiegare che il cosiddetto “scontro di civiltà” fra Occidente e Islam è una balla, e che è in corso una guerra mondiale a bassa intensità dove le potenze imperialiste mondiali (USA in testa, ovviamente) e regionali (Arabia Saudita, Israele, Turchia, Qatar) stanno facendo a gara per spartirsi il Medio Oriente in competizione con l’Iran e con la Russia ma soprattutto fra loro. E che proprio questa competizione è ciò che genera il terrorismo jihadista che è figlio del wahabismo che a sua volta null’altro è se non un’altra forma di falsa coscienza e di depistaggio ideologico (religioso, in questo caso, ma la sostanza non cambia) che serve anch’esso a colorare ideologicamente la guerra imperialista che alcune potenze regionali (Arabia Saudita in testa), paradossalmente ma neanche tanto alleate del’occidente, stanno portando nel cuore dell’Europa, cioè di un altro polo imperialista, sia pure in posizione subordinata rispetto a quello principale, cioè quello americano.
Di conseguenza, un po’ in virtù della potenza del condizionamento mediatico e ideologico e un po’ perché la madre dei gonzi è purtroppo sempre incinta, come si suol dire, le fila dei diversi (falsi, artificiosi e costruiti ad arte) schieramenti in campo si ingrossano sempre più, da una parte e dall’altra.
Ecco a cosa servono realmente determinate forze politiche che si fingono “antisistema” ma che ad esso sono invece del tutto funzionali, ed ecco soprattutto a quale livello di confusione, di mancanza di coscienza e di capacità di analizzare lucidamente la realtà, porta l’assenza di una autentica Sinistra critica e di classe in grado di svelare la realtà vera delle cose nascosta dietro a un macroscopico castello di menzogne.

7 commenti per ““Scontro di civiltà”: un castello di menzogne

  1. armando
    24 marzo 2016 at 13:25

    L’articolo, insieme a molte considerazioni condivisibili, mi sembra manchi di una riflessione che credo sia importante. Si parla del falso scontro di civiltà Occidente/Islam, messo su, indotto, incoraggiato dall’occidente stesso, e in linea di massima va bene. D’altronde a dimostrare che c’è molto di vero, sta tutta la riluttanza dell’Occidente a combattere davvero contro lo Stato Islamico quasi facesse comodo la sua esistenza, e prima ancora di tale riluttanza la pervicacia con cui si siono voluti abbattere tutti quei regimi che contro il fondamentalismo religioso islamista erano baluardo. Però della questione dello “scontro di civiltà” in atto fa parte anche quello fra Usa (coi suoi masochisti alleati europei) e il blocco che per comodità chiamerò eurasiatico, con alla testa per ora la Russia ma in prospettiva strategica anche e forse soprattutto la Cina. E’ uno scontro che si manifesta diversamente da quello col fondamentalismo, ma non meno (anzi io credo di più), determinante. E’ la questione della Geopolitica, che però, sempre secondo me, sarebbe sbagliato giudicare con occhio neutro, dall’esterno, e vederne gli attori come assimilabili e interscambiabili. Qualunque cosa si pensi della sua struttura politica ed economica, ad esempio, sulla questione del rispetto del diritto internazionale, unico strumento per regolare le questioni fra stati in modo che non deflagrino e di cui gli Usa si fanno beffe, la Russia è schierata dalla parte giusta. E stessa cosa sulla lotta al terrore. Sullo sfondo del diritto internazionale, però, c’è soprattutto la questione, non nuova, dello scontro fra “potenze di mare” e “potenze di terra”, che non è solo geopolitico ma in primo luogo culturale e quindi, potremmo dire, di civiltà. A me pare che oggi sia questa contraddizione ad emergere nei fatti in primo piano, lasciando un po’ in secondo piano la questione della lotta di classe. Il segretario del nuovo partito comunista russo, Zjiuganov, pur riconfermando la sua adesione al marxismo ed anche al leninismo, lo dice apertamente.
    Ora, fu lo stesso Lenin a bollare l’estremismo (non mi riferisco a Fabrizio, sia chiaro), come una malattia infantile. Lenin, che si sia comunisti o meno occorre riconoscere come geniale stratega, aveva ben chiare le coordinate nelle quali operava. Non fu certo per caso o perché era arretrato su posizioni non marxiste, che si inventò la Nep, che Mario Tronti assimila all'”Uso operaio dello sviluppo capitalistico”. Questo è solo un esempio metodologico per spiegarmi meglio. E’ ovvio che la situazione è molto diversa da allora, ma l’attenzione a dove e come si dislochi quella che una volta chiamavamo la contraddizione principale, è sempre doverosa, e in questo ambito saper distinguere con nettezza anche oltre le questioni ideologiche, e non solo per furbizia tattica ma anche con acume strategico.

  2. 25 marzo 2016 at 0:29

    Se per caso o per volonta’, c’e’ una specie di mantello metaforico che sembra avvolgere e incorporare tutte le (peraltro inoppugnabili) spiegazioni parziali sopra-esposte in un disegno che a mio avviso, e’ diabolico. All’uomo della strada (tra cui il sottoscritto), puo’ sembrare incredibile, ma il piano e’ stampato nero-su-bianco dal fondatore dell’Unione Europea, Barone Coudeneuve-Kalergi che scrisse, “L’uomo del futuro sarà di razza mista. Le etnie e le classi di oggi scompariranno gradualmente a causa della scomparsa di spazio, tempo, e pregiudizio. La razza Europea-negroide del futuro, sara’ simile nel suo aspetto agli antichi Egizi, e sostituirà la diversità dei popoli con una diversità di individui.” (“Praktischer Idealismus”).
    Fa parte del piano anche una divisione tra plebei ed eletti, a seconda di criteri che bisogna leggere per non credere che siano inventati. La EU dove le elezioni ormai contano niente, si innesta perfettamente come obiettivo parziale.
    Non è necessario essere dei ‘congiurazionisti’ per accorgersi che anche il terrorismo eclatante contribuisce direttamente al piano di cui sopra, avvitando il controllo su individui e persone, abituandole a ridurne le libertà.
    Purtroppo anche l’evidenza dei fatti non puo’ far breccia nel dogmatismo ideologico. E’ un po’ lo stesso di chi si ostina a credere che il responsabile dell’Undici Settembre fosse un arabo emaciato, con turbante e mal di reni. Che da una grotta nel deserto dell’Afghanistan, organizzò e diresse un’operazione da fantascienza, con scenari, risorse e circostanze da fantascienza, ed eseguita con precisione fantascientifica.
    Per chi volesse sapere qualcosa di piu’ sul piano Kalergi, http://wp.me/p2e0kb-1Qs (A Tale of Two Pictures)

  3. Animus
    25 marzo 2016 at 14:41

    Fabrizio, mi sorge una curiosità….
    Secondo te, “questo antagonismo tra opposti gruppi, su cui la “classe capitalista” specula e trae vantaggio” ha in qualche modo a che fare con la “morale del gegge” (il fatto che gli uomini identificano il valore in sé stessi più come “appartenenti ad una stessa mandria” che come individui che valgono in quanto tali) oppure… no?

    • Fabrizio Marchi
      26 marzo 2016 at 15:13

      Ha a che fare con aspetti sia socio-culturali che antropologici, come al solito strettamente legati assieme. Come sai bene, non separo natura e cultura, che sono sempre interconnesse.
      Per restare nell’oggetto e rispondere alla tua domanda, un conto è il legittimo e naturale desiderio di vivere in comunità, e un altro quello del sentirsi parte del “branco”. Sono entrambi due aspetti naturali (e culturali). Certo, l’essere parte del branco, o meglio dei vari branchi, è rassicurante per molti, forse e senza il forse, la maggior parte. Credo che al fondo ci sia questo bisogno di sicurezza, il terrore di essere additati, esclusi, non riconosciuti, come sappiamo, è molto spesso un deterrente molto più potente del terrore.

  4. Aliquis
    26 marzo 2016 at 17:06

    Perchè in Italia non ci sono state ancora stragi come nel resto d’ Europa?
    Mi sorge il dubbio che sia perchè qui da noi le classi dominanti non ne hanno bisogno.
    L’ Italia è docile sotto Renzi?

    • Alessandro
      30 marzo 2016 at 17:33

      La verità talvolta è molto più banale di quanto si pensi. L’Italia non è stata fino a ora colpita per la semplice ragione che non è schierata in prima linea nella lotta contro l’Isis. Aggiungiamoci anche che nel recente passato non si è esposta più di tanto nella destabilizzazione, occupazione militare del medio oriente, per quanto le “missioni di pace” non l’abbiano collocata in una condizione di neutralità, a cui difficilmente può aspirare in maniera assoluta anche per la sua adesione alla Nato, ossia ai diktat statunitensi, e c’è forse già abbastanza materiale per rispondere alla tua domanda. L’Italia è ancora transito di terroristi, ma non obiettivo. Renzi, che certamente fesso non è, ha capito che qui non siamo in Francia, e che l’italiano non si fa abbindolare dall’inno nazionale come il francese, e di conseguenza, nonostante soprattutto le pressioni statunitensi, cerca di limitare l’intervento militare italiano, soprattutto in Libia, altra polveriera, perchè sa perfettamente che le conseguenze sarebbero pesanti, in termini di vite umane, e quindi anche per le sue aspirazioni di potere.
      Questa ricostruzione viene criticata da chi evidenzia come i terroristi islamici colpiscono anche Paesi, soprattutto di fede musulmana, che non sono stati impegnati in azioni militari in medio oriente. In verità questa non è una confutazione, perchè anche all’interno del mondo islamico ci sono forti contraddizioni interne, che potrebbero essere la causa degli attentati terroristici e che non necessaiamente riportano all’Isis. D’altronde l’Europa si è scannata per secoli e non c’è da stupirsi che questo avvenga anche nel Medio Oriente.
      L’Isis non si combatte tanto con le armi, soprattutto se a prenderle in mano sono i “crociati”. All’Isis bisogna togliere il sostegno, che cresce tanto più l’Occidente s’interstardisce nel volersi ingerire in questioni che non lo riguardano, se non per interessi puramente economici e geostrategici delle èlite. Il nemico è in casa e si alimenta di fanatismo tanto più lo si combatte in “Siraq”.
      Se guerra dev’essere sia almeno condotta tra musulmani. Basta con il colonialismo travestito da missioni di pace o esportazioni di democrazia che lasciano solo macerie. Aggiungiamoci anche che nel territorio controllato dall’Isis c’è una popolazione che non ha scelto in buona parte di farne parte, ma che subisce la situazione in atto, e che per di più si ritrova a subire bombardamenti indiscriminati da parte dei loro “salvatori”.
      Insomma, la storia degli ultimi quindici anni avrebbe dovuto insegnare qualcosa, ma sono troppo forti gli interessi in gioco, e via quindi con lo scontro di civiltà o dell’Isis pronta a conquistare l’Europa intera, quando in verità vuol semplicemente consolidare un proprio pessimo e retrivo Stato, e balle varie.

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