Guerra vera e guerra al nulla (e ai poveri). L’ipocrisia al potere

Guerra aperta ai rave party e a coloro che li frequentano, tanto in una guerra vera ci siamo già con tutte le scarpe, quindi in casa nostra possiamo pure permetterci di giocare. D’altronde, Parigi val bene una messa, come si suol dire, e un po’ di nero seppia gettato in faccia al proprio elettorato serve a coccolarlo e a rassicurarlo. Evadere le tasse e non emettere scontrini fiscali è peccato veniale, anzi, non lo è affatto, mentre a sballarsi nei rave party si commette peccato (quasi) mortale.

Per la verità oggi a inciuccarsi di sostanze sono in tanti/e e in tutti i ceti sociali, però i rave hanno la colpa di essere troppo palesi e per un governo che rappresenta una vetero borghesia ipocrita e falsamente bacchettona, non è tollerabile.

In realtà del consumo di sostanze non gliene frega niente a nessuno, né tanto meno dell’occupazione per qualche giorno di qualche stabile più o meno abbandonato. E’ evidente che l’atteggiamento del governo e dei media che hanno contribuito ad ingigantire una vicenda politicamente e mediaticamente insignificante, malcela una volontà di pura propaganda.

Ma proprio a giudicare dall’eco mediatica questa sembra essere una delle priorità del nuovo governo, se consideriamo che si è insediato da pochi giorni e che già è stata avanzata la proposta da parte del neoministro degli interni di condannare dai tre ai sei anni organizzatori e partecipanti di tali eventi. Avete capito bene? Non una proposta di legge per aggravare le pene per mafiosi e trafficanti di droga, armi ed esseri umani che avremmo potuto salutare anche con un certo favore. No, il neoministro degli interni presenta il suo biglietto da visita dichiarando guerra ai rave party.

Per averne conferma, è sufficiente leggere il titolone del quotidiano “Il Giornale” che riporto testualmente:”Sistemati gli sballati, ora tocca ai fannulloni”. Il riferimento ai fannulloni riguarda ovviamente l’attacco che si sta preparando contro i percettori del reddito di cittadinanza, cioè ai più poveri di questo paese. Un governo ferocemente classista – come i precedenti – camuffato da popolare, e questo si deve all’abilità della sua leader e neopremier e alla inettitudine dei suoi avversari.

Dunque, sballati e fannulloni (tra i primi ci sono anche tanti figlie e figlie di quella stessa borghesia finto bigotta di cui sopra) sono individuati come priorità. Poi ovviamente i migranti, ma quelli li dò per scontati. E’ la logica del “fare pulizia” tanto cara alla solita vecchia destra. E’ la stessa logica della proibizione della prostituzione di strada per ragioni di decoro, ben sapendo che tanto continuerà ad essere praticata nei luoghi chiusi che quella stessa borghesia fintamente bacchettona continuerà a frequentare. Non mi stupirebbe – e non vuole essere una boutade – se prossimamente qualcuno di questi signori o signore se ne uscisse con una proposta di legge per ripulire le strade dai barboni e dai senza tetto. Nell’Inghilterra vittoriana del XIX secolo più o meno si ragionava nello stesso modo.

E’ lo storico e tradizionale atteggiamento fariseo della destra che fa da contraltare a quello della “sinistra”. E’ la stessa identica e stucchevole ipocrisia, soltanto declinata in forme, contenuti e modalità diverse. Dopo anni e anni di bombardamento politicamente corretto – che comunque continuerà, sia chiaro, perché neanche la destra ne è immune – aspettiamoci un’onda lunga di luoghi comuni relativi alla sicurezza, al decoro, all’ordine, naturalmente in una logica di tipo securitario.

Nel frattempo la guerra vera prosegue, e bisogna pur distogliere l’attenzione, in qualche modo.

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Fonte foto: Il Resto del Carlino (da Google)

 

 

 

 

1 commento per “Guerra vera e guerra al nulla (e ai poveri). L’ipocrisia al potere

  1. 1 Novembre 2022 at 23:12

    Il problema è che questi sono talmente inetti, presuntuosi e aggressivi chierichetti della parrocchietta missina arrivati per caso al governo (cioè per gli errori degli altri) che metteranno d’accordo contro di loro tutti quanti, anche gente che normalmente si guarda storto, da Calenda fino a Marco Rizzo.

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