La Festa del Papà

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Fonte foto: Adiantum

 

Non so quanti ne siano a conoscenza ma oggi è la Festa del Papà.

Perché una cosa è certa: tutti sanno che l’8 marzo è la festa della donna ma pochi o molti di meno sanno che il 19 marzo è la festa del papà.

Del resto c’è ben poco da festeggiare, dati i tempi.

Il paterno è stato ridotto a patriarcato. Il padre è un oppressore per definizione, quando non è un violento, un molestatore, un pedofilo. Insomma un orco.

A questo è stata ridotta la figura paterna. E’ questa narrazione ideologica che è responsabile della tragedia di classe e di genere dei padri separati, espropriati dei figli, della casa, del reddito, gettati sul lastrico, il più delle volte falsamente denunciati dalle ex mogli per ottenere vantaggi in sede giudiziale e in molti casi costretti a ricorrere ai servizi della Caritas oppure a dormire in una roulotte prestata da un amico (se gli va bene).

Sono gli stessi oppressori dai quali ci si vorrebbe “liberare” e dai quali però si pretende al contempo di essere tutelati, anche se questo significa gettarli in mezzo ad una strada.

Una bella contraddizione in termini, oserei dire, anche se una delle tante che si finge di non vedere.

Tanto per essere chiari, stiamo parlando di qualcosa come quattro milioni di uomini di cui circa un milione ridotti a vivere sotto la soglia di povertà.

Questa è la condizione degli “oppressori”.

Adesso, per favore, che nessuno venga a dirci che staremmo alimentando una guerra fra i sessi a parti invertite. La realtà va osservata lucidamente, per quella che è, e non per quella che ci piacerebbe che fosse al fine assecondare i nostri desiderata ideologici e farci “quadrare i conti”.

La condizione dei padri separati (o quanto meno della maggior parte di essi…) non è una manifestazione dello spirito ma una questione reale, molto reale. E’ una contraddizione prodotta dall’attuale ordine sociale (e ideologico) dominante.

E’ a dir poco stupefacente che coloro che più di altri (i marxisti), dovrebbero avere gli strumenti per osservare lucidamente la realtà, siano i più ciechi fra i ciechi.

Siamo (mi riferisco a questo giornale e a chi ci lavora e collabora), un caso più unico che raro. E’ il caso di dirlo con fierezza.

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Fonte foto: Francesco Facchini

4 commenti per “La Festa del Papà

  1. Rino DV
    19 marzo 2017 at 21:24

    F.M. “E’ a dir poco stupefacente che coloro che più di altri (i marxisti), dovrebbero avere gli strumenti per osservare lucidamente la realtà, siano i più ciechi fra i ciechi.”
    .
    Il fatto lascia increduli e sgomenti ma è pur sempre un fatto.
    .
    Ergo: fierezza più che giustificata da parte dei Vedenti.

  2. Pasquale Scarano
    20 marzo 2017 at 8:22

    I frutti si riconoscono dagli alberi!
    Il nostro governo da chi è formato?
    Chi è la Boldrini e di chi si sta occupando …degli italiani o degli stranieri?
    Tutti vorrebbero una giustizia sociale, ma non tutti sanno che il ministro della giustizia e della pubblica istruzione non sono neanche laureati.
    Per cui chi conosce gli alberi non perde tempo sotto un albero che non potrà dargli frutti.
    Farebbe prima ad abbatterlo x ricavarne della legna e farne buon uso.

  3. Marco
    21 marzo 2017 at 13:01

    Tutti giustamente ad indignarsi ( anche la redazione di contropiano ha ritenuto importante scrivere un articolo sul tema) per il contenuto sessista della trasmissione di Paola Perego di sabato scorso, subito chiusa (guarda caso!), ma sono sicuro che a parti invertite non sarebbe accaduto nulla, cioè confronti tra uomini italiani e latino americani, per fare in esempio. Tutti i giorni mi senti offeso per i contenuti sessisti lesivi della mia dignità di uomo vomitati continuamente dal circo mediatico, senza nessun contraltare, sono i dogmi della società attuale. Colgo l’occasione per esprimere apprezzamento e stima a Fabrizio Marchi per il suo grande coraggio nell’affrontare tematiche scottanti come il femminismo imperante, del tutto funzionale alla fase attuale del capitalismo.

    • Alessandro
      22 marzo 2017 at 16:46

      Quanto successo in RAI pochi giorni fa è gravissimo. Una trasmissione d’intrattenimento spicciolo sviluppa la sua solita programmazione basata su chiacchiere da bar, tra il serio e il faceto, scatenando una reazione totalmente sproporzionata a quanto messo in onda.
      La RAI è da almeno due decenni che propone trasmissioni dello stesso tenore: sono meglio gli uomini europei o sud-americani? Sono meglio i tacchi dodici o quelli quindici? in vacanza tradiscono più le donne o gli uomini? E così via. Senza dimenticare le isole dei famosi e tutte le altre trasmissioni di alto spessore culturale.
      Sono trasmissioni dozzinali, eppure vengono proposte in continuazione senza che nessuno se ne lamenti. “La mission del servizio pubblico” ci raccontano questi giorni. Ci sarebbe da ridere, se non fosse grave.
      Niente di strano quindi che si arrivasse al tema: sono meglio le italiane o le estiche? Anche perchè sono sempre più le coppie formate da uomo italiano e donna dell’est e di conseguenza il tema poteva anche avere un suo interesse.
      L’argomento è stato trattato come sempre accade in quelle trasmissioni, ossia in maniera leggera e frivola. Ma nel clima plumbeo, oppressivo del femminismo occidentale, tutto ciò che ha a che fare con il mondo femminile e non risponde ai canoni da esso imposti si trasforma inevitabilmente in sessismo: affermare che le donne dell’est, vero o falso che sia non importa, siano diverse dalle italiane, siano più sensuali o dedite alla famiglia, insomma il solito cazzeggio diventa per la nuova santa inquisizione sessismo, razzismo e chi più ne ha più ne metta. E’ il reato di opinione contro il femminismo che va punito senza attenuanti, infischiandosene della libertà d’espressione. Colpirne uno per educarne milioni. Gli stessi dipendenti RAI inizialmente non ci avevano ravvisato alcun contenuto sessista, altrimenti non lo avrebbero mandato in onda, ma hanno dovuto fare mea culpa, fustigandosi pubblicamente, quando la lobby femminista, attivissima in internet, e con le sue propaggini a livello politico e mediatico, ha scatenato la sua imbufalita reazione. Il sacro verbo era stato profanato. Su certi temi non si discute. Ed è tutto un coro d’indignazione, uno strapparsi le vesti, un lamentarsi continuo della tv trash, della televisione sessista, maschilista, misogina… E come possono in tanti errare? E’ certamente così come sostengono, non c’è altro da aggiungere. C’è chi scrive che sia tutta una montatura, un “complotto” organizzato per sollevare il solito “caso mediatico”, che distrae dai problemi seri del Paese e che dà nuova linfa alle vittimiste di professione, ma mi pare una tesi inverosimile.
      P.s.: se io adesso, o chiunque fosse, posso scrivere quanto sopra senza ripercussioni è semplicemente dovuto al fatto che L’Interferenza è una realtà di nicchia nel panorama dell’informazione nazionale. Ma state certi che se invece fosse qualcosa di diverso, ossia raggiungesse il grande pubblico, di sicuro farebbero in modo che queste parole venissero subito censurate, o non pubblicate direttamente, e l’autore punito per la colpa commessa.
      Libertà, libertà, libertà, libertà…obbligatoria (Gaber)

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