La poltrona è mia e la gestisco io

Niente da fare, sono passati ormai diversi giorni e la Spinelli non dà nessun cenno di ripensamento. Il seggio al Parlamento europeo è suo. Lo dicono le 78.000 preferenze ricevute, glielo chiedono i “suoi” elettori, glielo chiede Tsipras, glielo chiedono i cosiddetti garanti della lista, trasformati in una sorta di ufficio politico con poteri straordinari. Manca solo che glielo chieda lo Spirito Santo, ma quello non è contemplato nella sua “Weltanshaung” (però arrivati a questo punto non si sa mai …).

L’unico che non glielo ha chiesto è il suo Ego. Lei infatti ha fatto questa scelta perché (cito testualmente): “Come garante della Lista, ho il dovere di proteggerla: le logiche di parte non possono comprometterne la natura originaria. Proprio le divisioni identitarie che si sono create sul mio nome mi inducono a pensare che la mia presenza a Bruxelles garantirebbe al meglio la vocazione, che va assolutamente salvaguardata, del progetto inclusivo, sopra le parti che si sta costruendo”.

Capito? Si tiene stretta il seggio a Bruxelles per mantenere l’unità del partito (che lei stessa ha spaccato), per proteggere la Lista dalle logiche correntizie (quant’è brutta e sporca ‘sta politica) e per salvaguardarne la vocazione unitaria.

E gli impegni presi in campagna elettorale (e ripetuti in ogni dove) in base ai quali in caso di una sua elezione avrebbe rinunciato per far posto ad altri perché la candidatura che le era stata proposta era stata da lei stessa accettata solo per portare voti alla lista e consentirle di raggiungere il quorum?

Acqua passata. Del resto la realtà è in divenire e non esiste nulla di immutabile ed eterno, figurarsi gli accordi del giorno precedente. D’altronde 78.000 preferenze potrebbero far vacillare chiunque; forse anche 30 o 40.000 euro al mese per quattro o cinque giorni di “lavoro” al mese. E’ vero che lei non ne ha bisogno e che a Repubblica pagano bene però, sai mai …

Della serie:”La poltrona è mia e me la gestisco io”. Da un certo punto di vista, come darle torto? Nulla di più coerente con la sua storia di intellettuale femminista militante, se non fosse che in tante (oltre che in tanti) abbiano vibratamente contestato questo suo voltafaccia dell’ultimo minuto.

Verrebbe da pensare che la Spinelli, sulla cui dirittura e purezza ideologica tutte/i avrebbero scommesso, ha fatto suo il peggio del peggio della cultura maschile e maschilista (ammesso che esista un meglio). E chi se lo sarebbe mai aspettato?

E’ evidente che siamo di fronte ad una mutazione avvenuta in tempi record. Oppure, viceversa, la Spinelli non era consapevole (e noi con lei) di aver interiorizzato la cultura e le dinamiche maschili, maschiliste e patriarcali. E’ la sola spiegazione possibile, altrimenti mai e poi mai una donna come lei avrebbe ceduto a logiche che possono appartenere solo alla (becera) concezione maschile della politica.

Ancora una volta a vacillare è la famosa “specificità di genere”, concetto con il quale ci hanno spiegato e continuano a spiegarci che le donne, una volta liberate dai legacci e dai condizionamenti del dominio patriarcale sarebbero appunto portatrici di una “specificità” che gli impedirebbe di commettere tutte quelle brutture che sono invece di esclusiva pertinenza degli uomini.

In parecchi/e ci hanno pure creduto. C’è da dire che l’ideologia, in quanto tale, è una brutta bestia, dalla quale è molto difficile liberarsi, specie quando riesce ad occupare la sfera psichica delle persone; del resto è la ragione per cui è stata inventata, come ci hanno insegnato autorevolissimi pensatori con la barba e anche senza.

Il problema è che ancora in tanti/e continuano a crederci, anche quando i fatti contraddicono clamorosamente le loro convinzioni ideologiche. E anche questo è uno degli effetti della potenza dell’ideologia e della sua capacità di occupare la “psicosfera” fino a sovrapporsi completamente ad essa, la quale non può più essere considerata come una mera sovrastruttura, alla luce delle epocali trasformazioni avvenute negli ultimi quarant’anni. Ma questo è un tema che necessita di ben altro spazio e lo rinvio ad altro momento e circostanza.

In conclusione, ho trascorso troppo tempo in quell’area politica per non sapere quanti bravi, intelligenti e capaci compagni sono stati “trombati” per ragioni di “quote” (rosa) e gli è toccato pure fare buon viso… Non faccio l’elenco per l’affetto che nutro nei confronti di tanti cari e vecchi amici. E spero che non me ne vogliano per queste mie parole.

Però, cari compagni, sarebbe il momento di provare a tirar fuori la testa dal guscio e smettere di cospargersi il capo di cenere. Vi siete puniti abbastanza per colpe (presunte) non vostre. Basta così, perdonatevi.

“E poi è tanto liberatorio!” Vuoi mettere …


5 commenti per “La poltrona è mia e la gestisco io

  1. fabriziaccio
    16 giugno 2014 at 16:28

    “Come garante della Lista, ho il dovere di proteggerla: le logiche di parte non possono comprometterne la natura originaria. Proprio le divisioni identitarie che si sono create sul mio nome mi inducono a pensare che la mia presenza a Bruxelles garantirebbe al meglio la vocazione, che va assolutamente salvaguardata, del progetto inclusivo, sopra le parti che si sta costruendo”

    …scelte eterodosse, di Veltroniana memoria

    Lei ci mette la faccia per far prendere i voti, qualcun’altra il lato b. Il dialetto romano sintetizza le due cose in un’unica brillante metafora che lascio alla vostra intuizione.

    Partire o non partire, questo è il problema. Opposizione o giustapposizione. Un’altra Europa o la stessa minestra?

    “Passata la festa gabbato lu santo”

  2. Matteo Luca Andriola
    17 giugno 2014 at 11:12

    Lo chiede l’Europa… 🙂

  3. cesare
    18 giugno 2014 at 18:16

    Lectio Barbara.
    Il superamento dello stereotipo maschile della parola data libera donne e maschi da vecchie strutture normative che avevano come unico fondamento l’emotività maschile imposta come legge assoluta dalla società patriarcale, al solo scopo di opprimere le donne. Quante vittime in suo nome! Con grande coraggio (e a che prezzo! e in quanto donna!), la Spinelli disarticola uno dei pilastri della legge non scritta che per millenni ha visto le donne costrette al sacrificio della loro straordinaria ricchezza etica fondata sulla libertà di sganciare ogni impegno di sè nella relazione con altri dalla costrizione del fattore tempo: la libertà etica Barbarica, quella vera, si gioca fuori del fattore tempo per cui l’adesso è l’unico libertario istante in cui gioco me stesso.
    Il prossimo passo ( e senz’altro nascerà l’eroina che lo farà) sarà l’inveramento immediato dell’ideale comunitario per cui quello che è tuo è mio (e non viceversa come il banale pensiero lineare maschile ha fin ora concepito); “mio” nel senso di attribuzione esclusiva del bene altrui alla femmina in quanto l’ideale comunitario di prendersi cura dell’altro come fosse se stesso chi se non la donna con il suo isintinto materno può garantire? e dunque chi se non la femmina gestirà davvero in nome e per conto di tutti ogni risorsa che pertanto, nella attribuzione esclusiva a lei, sarà finalmente proprietà di tutti in quanto fruita liberamente da tutti?

    • Roberto
      19 giugno 2014 at 2:50

      Questa è una teoria vecchia, confutata dalle donne attualmente al potere nel mondo.
      Allora facciamo un esempio: un giocatore della Roma si vende una partita, ma i romanisti, di fronte allo scandalo, sostengono che sì, c’è stato illecito, dovuto però al fatto che quel giocatore è vittima di una cultura “laziale” che lo spinge a comportarsi in maniera diversa da come avrebbe fatto se, finalmente libero, avesse potuto esprimere la sua naturale “attitudine romanista”, che è per definizione moralmente pura, giungendo così ad affermare che la partita se l’è comunque venduta la Lazio e che la lazialità, dev’essere quindi estirpata.
      Questo è quello che fa questa “sinistra” con uomini e donne. Teorie sociali infantili e pericolose perché ormai totalmente strumentali all’agenda globalista dell’elite capitalistico-finanziaria, che voleva distrarci dalla lotta contro la “cinesizzazione” dei salari e il precariato.
      Grazie a “intellettuali” come voi, ci stanno riuscendo.
      Elsa Fornero è un “uomo” e Gino Strada è una “donna”. Tutto a posto. L’ideologia può sopravvivere all’evidenza.

  4. GIOVANNA MORELLI
    4 luglio 2014 at 10:56

    Io non l’ho votata,la mia fiducia il lei era tale e tanta che pensavo veramente che il suo mettersi in lista fosse altruistica,politicamente corretta e volesse veramente dare una mano per la democrazia in Europa.Subito pensai fosse una richiesta di Tsipras,oggi vedo che non è cosi,spero solo che non pensi che, il Marco Furfaro,sostenuto da SEL,non andasse premiato o non fosse all’altezza,be si sbaglierebbe:Noi di SEL abbiamo lavorato molto sia per la. raccolta di firme per presentare la lista,sia per la campagna elettorale e siamo mortificati e delusi.Mi auguro e spero che Barbara Spinelli, avvii il lavoro utile e necessario per dare luce alle posizioni di giustizia per l’Italia ed anche per l’Europa,e lasci il posto al Marco Furfaro che quale giovane avrà le energie e la voglia di lottare.

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