Lagarde (FMI):”Non tassate i ricchi”

“Non sono d’accordo sul fatto che tassare i ricchi sarebbe il modo più efficiente di ridurre le disuguaglianze. Penso che il modo più efficiente sarebbe quello eliminare il differenziale di genere tra uomini e donne”.

A pronunciare queste testuali parole è Christine Lagarde, presidente del FMI (Fondo Monetario Internazionale), cioè il più alto (almeno formalmente) organismo del neoliberismo internazionale.

http://www.askanews.it/economia-estera/2017/10/12/fmi-lagarde-meno-disuguaglianze-donne-meglio-che-tassare-ricchi-pn_20171012_00228/

Un bel regalo ai ricchi e ai “padroni del vapore” (da cui prende ordini) da questa “liberal” e politicamente corretta signora collocata sulla poltrona che era fino ad alcuni anni fa occupata da Dominique Strauss Khan, l’economista ed esponente “socialista” francese fatto fuori perché accusato di violenza sessuale nei confronti di una cameriera dell’hotel dove era ospitato. Una falsa accusa per la quale è stato successivamente assolto, ma tanto il vero obiettivo, che era quello di farlo fuori per sostituirlo con qualcuno/a più malleabile e asservito/a, era stato raggiunto. DSK, da allora, dipinto come un maschilista e un “puttaniere”, è sparito definitivamente dalle scene, dopo che la sua immagine pubblica era stata completamente distrutta. Al suo posto la grigia e incolore Lagarde (DSK faceva parte del salotto che conta ma non era certo uno sprovveduto né soprattutto uno “yes man” e alcune sue ricette non erano gradite all’establishment, in particolare quello americano) che recita con dovizia il ruolo che è chiamata a recitare.

Fedele all’incarico conferitole, ecco che se ne esce con una dichiarazione che ha la finalità di apparire tanto “progressista e di sinistra” ma che in realtà serve a camuffare uno dei dogmi del pensiero liberista. E cioè che non si promuove sviluppo economico e la capacità di produrre ricchezza se si tassano i ricchi che invece devono essere liberi di fare profitti senza limiti. Perché più i ricchi si arricchiscono – questo recita il mantra liberista di sempre – e più cresce l’economia, l’occupazione e il lavoro per tutti. Perché a quel punto i ricchi reinvestono (anche) in attività produttive il denaro accumulato, creando altra occupazione, altro lavoro e quindi aumentando il benessere complessivo della società. Una concezione che cozza clamorosamente con la realtà, specie quella di oggi, dominata da un capitalismo finanziario sempre più “anarchico” e privo di vincoli che sta invece producendo un impoverimento generalizzato delle masse popolari.

E’ ovvio che anche questa visione delle cose deve essere aggiornata, attualizzata, edulcorata e resa più appetibile, e questo è proprio lo scopo dell’ideologia politically correct.  Oggi, infatti, troppa gente non crederebbe più a quella bella favola di cui sopra se non fosse riproposta e aggiornata nel modo in cui la Lagarde l’ha posta. Una mossa astuta con cui vuole spiegarci in ultima istanza che le diseguaglianze sociali ed economiche non sarebbero dovute alle contraddizioni strutturali del capitalismo ma al gap in termini occupazionali fra uomini e donne. Naturalmente si guarda bene dallo spiegare che la ragione principale di quel gap occupazionale ancora (in misura estremamente ridotta) esistente è dovuto non ad una discriminazione sessista ma ad una divisione sessuale, oltre che sociale, del lavoro (che tuttora, in parte, persiste), che ha fatto sì che per millenni, per ragioni oggettive, cioè fisiche e biologiche (solo da un secolo a questa parte, in seguito alla rivoluzione tecnologica, la gran parte dei mestieri può essere svolta indifferentemente da uomini e da donne) fossero gli uomini ad essere necessariamente più occupati (in special modo nei lavori più pesanti, che fino ad un secolo fa costituivano la grande maggioranza dei mestieri) rispetto alle donne, per lo più adibite a lavori di cura e domestici.

Ma questi sono discorsi da beceri maschilisti come il sottoscritto (così me lo dico da solo e risparmio la fatica ai soliti noti e alle solite note…)…

Il lupo, dunque, perde il pelo ma non il vizio, come recita un famosissimo proverbio. E’ un lupo sempre più famelico e per questo sempre più astuto. Per lo meno finchè avrà a che fare con un popolo di pecorelle che si lasciano tosare, bevendosi le chiacchiere che gli racconta, nell’attesa di essere eventualmente sbranate (qualora non producano più lana da tosare…).

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Foto: Politico Europe (da Google)

 

 

4 commenti per “Lagarde (FMI):”Non tassate i ricchi”

  1. Michele Serra
    14 ottobre 2017 at 20:46

    Ho un’impressione, che forse chi è meglio informato di me in politica internazionale può confermare o smentire: solitamente, in epoca moderna, nel mondo occidentale, fra le donne che raggiungono i massimi vertici del potere internazionale, quelle di formazione di sinistra femminista sono relativamente poche e spesso compagne, figlie o sorelle di qualcuno. (Royale, Hillary…) Le altre ricoprono ruoli intermedi, di facciata, subalterni. Sono insomma veline di potere, messe lì per far vedere che si dà spazio alle donne.
    La maggioranza fra quelle che riescono ad arrivare ai vertici inequivocabilmente con le proprie forze vengono da tutt’altra scuola (Thatcher, Rice, Merkel, Le Pen, Lagarde, May…). Dunque, a valorizzare fino in fondo le donne talentuose non è la cultura femminista, più propensa all’esaltazione della mediocrità. Però, evidentemente, anche qualcuna di loro, una volta raggiunto il potere, per conservarlo trova conveniente abbracciare i dettami del politically correct.

    • Alessandro
      15 ottobre 2017 at 11:45

      E’ un dato di fatto. La ragione è, secondo me, molto semplice ed è dovuta al fatto che la destra ha espresso delle donne in politica mediamente più capaci.
      Possiamo essere lontani anni luce dalle loro proposte e attuazioni, e io lo sono, ma se io ascolto, solo rimanendo in Italia, una Meloni ascolto un politico, se ascolto una Boldrini, solo per indicarne una tra tante, ascolto una donna che si lagna facendo politica. E non c’è niente di più fastidioso e di “antipolitico”di un politico lagnoso per questioni meramente personali o di genere.

    • Fabrizio Marchi
      15 ottobre 2017 at 12:43

      Sono completamente d’accordo con te, Michele, non c’è dubbio che le donne più autorevoli giunte al potere non provenivano e non provengono dalle file del femminismo e della “sinistra”…aggiungerei alla lista che hai fatto anche Golda Meir, che pur venendo dalle file laburiste non può certo essere considerata una femminista, quanto meno non nell’accezione tradizionale…

  2. ndr60
    16 ottobre 2017 at 11:02

    Mi pare che la parità salariale sia già stata raggiunta: 500 euro al mese per tutti, con contratto precario.Ma se proprio vogliamo essere pignoli, la parità assoluta si raggiungerà SOLO quando le cosiddette morti bianche saranno 50% e 50%, non come oggi (96% e 4%).

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