L’irresistibile fascino dei luoghi comuni

Contropiano (giornale della Rete dei Comunisti) insiste ancora con questa lettura a dir poco stereotipata e obsoleta della relazione fra i sessi all’interno dell’attuale società capitalista:  https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/9342-giovanna-vertova-la-questione-di-classe-e-una-questione-di-genere.html

Luoghi comuni triti e ritriti, che abbiamo confutato centinaia di volte con centinaia di articoli (non saprei neanche da che parte cominciare per segnalarli, tanti ne abbiamo scritti…).

E’ francamente desolante constatare l’incapacità (non volontà?) di produrre un’analisi adeguata ai tempi e al contesto su un tema come questo. E questa incapacità/non volontà non riguarda certo solo i compagni di Contropiano ma l’universo mondo, ed è proprio questo che ci lascia basiti: come è possibile che chi dovrebbe essere provvisto di una determinata strumentazione critica scelga di restare nel più assoluto conformismo ideologico?

Dispiace ancor di più proprio perché si tratta di un giornale amico. Ed è ancor più deprimente constatare come si rimanga prigionieri di uno schema ideologico fuori tempo massimo, che fa ormai acqua da tutte le parti e che cozza clamorosamente con la realtà vera delle cose, se soltanto si avesse la volontà di non chiudersi a riccio, di indagare in modo un pochino più approfondito, di aprirsi al confronto con un punto di vista diverso e critico nei confronti dell’unica narrazione ufficialmente ammessa in tema di relazione fra i sessi: il femminismo, in tutte le sue varianti e correnti.

Si sceglie dunque di aderire acriticamente, senza neanche rendersi conto che quella narrazione è ormai da tempo oggettivamente ideologia dominante, strombazzata a più non posso in ogni dove e in ogni momento e da tutti, sottolineo tutti, i media. Infatti, i concetti e gli argomenti espressi nell’articolo di cui sopra, sia pure ovviamente con un linguaggio diverso, sono più o meno gli stessi che ritroviamo su qualsiasi grande quotidiano o network nazionale o internazionale: i lavoratori sono privilegiati (infatti è per questo, aggiungiamo noi, che crepano in esclusiva sul lavoro anche se nessuno sembra accorgersene…) rispetto alle lavoratrici, o comunque meno colpiti dalle politiche liberiste che penalizzano maggiormente le donne che lavorano di più degli uomini ma guadagnano di meno ecc. ecc.

Dopo di che in chiusura dell’articolo ci si mette una bella frasetta di Marx (che torna sempre utile a coprire ideologicamente il tutto…) et voilà, il gioco è fatto.

Sia chiaro, onde evitare equivoci o fraintendimenti. Nessun accanimento terapeutico da parte nostra nei confronti di Contropiano e della Rete dei Comunisti. Al contrario, dispiace che anche e proprio loro si aggreghino al coro salmodiante invece di avviare una riflessione. Al termine della quale, sia chiaro, si può anche rimanere delle proprie opinioni, però almeno ci si è confrontati e ci si è aperti alla remota possibilità che possa esistere anche un altro punto di vista.

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Fonte foto: https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&ved=0ahUKEwjZ_IP__NbSAhVEkiwKHWiZCFwQjhwIBQ&url=http%3A%2F%2Fwww.centriantiviolenza.eu%2Filfemminismo%2Fpage%2F3%2F&psig=AFQjCNHDlwmw2NxvgQs1f2_fbn0ywDHQzA&ust=1489614366188427&cad=rjt

9 commenti per “L’irresistibile fascino dei luoghi comuni

  1. dante
    15 marzo 2017 at 2:13

    l’articolo in questione è copiato pari pari da una bozza di Renzi da leggere in campagna elettorale per accalappiare qualche ingenua ragazzotta e come solo lui sa fare affascinare con termini inglesi ,che nemmeno lui capisce, le casalinghe e le pensionate

    “Il movimento femminile comunista – secondo il Comitato comunista di lavoro fra le donne di Torino – non è un movimento ‘femminista’. Il ‘femminismo’”, quale oggi appare nei suoi sostenitori, col suo programma limitato alla affermazione della parificazione dei due sessi, non può offrire alle donne, e tantomeno alle proletarie, il rimedio alla loro presente doppia servitù e la promessa di un avvenire migliore.
L’uomo e la donna hanno nella vita una funzione loro propria, hanno nella loro natura dei propri valori fisici, intellettuali e sentimentali: si tratta di porre l’uno e l’altro in condizioni tali che ognuno possa liberamente svolgere, manifestare e utilizzare tali valori a beneficio proprio e della collettività.
Liberato l’uomo e la donna da ogni servitù economica, posti nella possibilità di scegliere quella specie di produzione verso cui si sentono più attratti, e della quale si riconoscono più capaci, restituita ad entrambi la vera libertà di fronte alla propria natura, l’uno e l’altra potranno cooperare insieme ed intensificare, arricchire, abbellire la vita dell’umanità: seguendo ognuno la via che gli è segnata dalla natura, valendosi delle potenzialità di cui dispone, creando in sé delle possibilità nuove, nel continuo processo di evoluzione e di differenziazione che accompagna e determina la storia umana.
La società umana deve utilizzare gli uni e le altre quanto più e quanto meglio è possibile, liberandoli da tutte le servitù.”
    10 marzo 1921 su L’ordine nuovo – primo quotidiano del Partito comunista italiano, fondato e diretto da Antonio Gramsci

  2. armando
    15 marzo 2017 at 12:06

    E’ la solita aria fritta. La rete dei comunisti è, diciamo, caduta nella rete, e sembra starci bene. Non si accorgono che tutti, ma proprio tutti, i loro argomenti, ancorché contestabili in linea fattuale (ma non strombazzavano, ad esempio, che le donne nella crisi soffrivano meno degli uomini per la “maggior capacità di adattamento”, flessibilità mentale etc.? Ma non ci dicevano che i lavori più colpiti erano quelli maschili classici? Ma non ci dicevano, trionfalmente, che le donne stavano sostituendo gli uomini quasi dappertutto, dove quel “quasi” nasconde al solito che i lavori peggiori sono sempre appannaggio del privilegio maschile?), sono esattamente gli stessi avanzati dai media mainstream? Che essi siano improvvisamente diventati rivoluzionari e anticapitalisti? Si prospettano inedite alleanze fra le elites capitalistiche e certi sedicenti “comunisti”, una cui anticipazione è stata l’alleanza commerciale fra George Soros e le Coop. Entrambi politicamente correttissimi, entrambi femministi fino al midollo. Non sono in buona compagnia i compagni diventati mosche cocchiere e punta di lancia della penetrazione culturale del capitale entro gli strati popolari, maschili e femminili. La verità è che tutti presupposti su cui si fondano quei ragionamenti sono falsi. Non è vero che il capitale è antifemminile, non è vero che i maschi sono privilegiati, non è vero che il capitalismo è patriarcale. basterebbe osservare ciò che accade nel suo paese guida, gli USA, per accorgersene. basterebbe prendere atto dei “valori” e delle politiche della grandi multinazionali (Google, etc. etc. etc.), per capire che qualcosa non quadra. ma la rete irretita dei comunisti non afferra o non vuole afferrare il concetto. E questa è una colpa davvero irredimibile.

    • Matteo Luca Andriola
      15 marzo 2017 at 16:00

      Concordo Armando. Pur non essendo previano do totalmente ragione a Costanzo Preve, visto che secondo lui il neocapitalismo «ha liberalizzato la sua etica e il suo riferimento alla religione, e lo ha fatto spinto dalla sua intrinseca logica ad allargare la mercificazione universale dei beni e dei servizi, per cui oggi sono mercificati beni e servizi che la borghesia classica intendeva invece preservare dalla sua stessa attività mercificante. I marxisti sciocchi e superficiali naturalmente non capiscono questa distinzione elementare, e continuano a definire “forze conservatrici” le forze economiche e politiche capitalistiche, laddove ovviamente è il contrario. Esse non ‘conservano’ proprio nulla» (C. Preve, Marx inattuale. Eredità e prospettiva, Torino, Bollati Boringhieri, 2004, p. 184.

      • dante
        16 marzo 2017 at 1:08

        pure io apprezzo molto il commento di Armando ma non capisco la citazione di Preve che ha sempre attaccato il Marxismo giocando con le parole perchè è vero che le forze capitaliste si evolvono,si adattano e si trasformano ma sempre per salvarguardare il proprio culo non lesinando sui conservanti e sui preservativi

        • Armando
          25 marzo 2017 at 0:23

          Preve non attaccava Marx, anche se riteneva che su alcune cosa sbagliasse. Attaccava invece il marxismo di maniera, zeppo di luoghi comuni mutuati non tanto da Marx quanto dal progressismo radicaleggiante.

          • dante
            27 marzo 2017 at 15:11

            hai ragione Armando e su molte cose aveva pure ragione ma è l’ambiguità del suo approccio che mi indispone e quella che poteva essere una critica costruttiva è diventata un’arma in mano alla reazione.per dirla alla Preve avrei scritto :
            “il Prevismo ha sempre attaccato Marx giocando sulle parole”

  3. giulio larosa
    15 marzo 2017 at 12:42

    Ho un mio modo di interpretare certe posizioni non so cosa ne pensate.
    Non e’ che non capiscono o non vedono come stanno realmente le cose e’ che i movimenti sono fatti da persone e le persone che attualmente sono ai vertici di certe organizzazioni o movimenti hanno piu’ o meno 50 e piu’ anni, per cui hanno imbevuto la loro vita non solo pubblica ma anche privata soprattutto di quegli stereotipi.
    Su certe pseudo ideologie hanno stabilito anche i rapporti con la donna con cui vanno a letto, con i figli, perfino con la madre e il padre (se ancora vivi).
    Non possono cambiare perche’ richiederebbe un cambiamento non tanto politico quanto proprio privato e personale.
    Cosi’ continuano a cinguettare le stesse scemenze l’ otto marzo, come i finti fidanzati fanno con san Valentino. Cambiano le scemenze che si dicono ma la ritualita’ e’ la stessa.
    Il caso nostro e’ diverso. Noi siamo tra i pochi che su quei falsi valori non abbiamo cotruito niente, non ci samo fidanzati con una donna ostentando il ns femminismo, non ci siamo rivenduti il nostro femminismo per fare presa sui figli (diciamo educazione, per cosi’ dire), il nostro lavoro e’ magari un lavoro tecnico, per cui i rapporti di lavoro e di vita che abbiamo non si basano su condivisione di ideologie o narrative varie. Siamo delle rarita’ a sinistra al punto che ormai non siamo piu’ neanche “di sinistra” nel senso attuale politico del termine.
    Io ho smesso di discuterne con i militanti vari da lungo tempo, evito l’argomento e invece vedo che tra quelli che non hanno alcuna esperienza politica le cose sono chiare immediatamente, uomini e perfino donne, spesso stufe di tanta ruffianeria
    demenziale.

  4. Alessandro
    15 marzo 2017 at 14:54

    La Sinistra, intesa come insieme di partiti appartenenti a quell’area politica, funziona così da almeno trent’anni: gli uomini collocati ai vertici, le donne nelle retrovie a dettare il programma, soprattutto su determinati temi che stanno loro a cuore. Ancor oggi nei partiti che consideriamo in senso lato di sinistra, le donne non sono ai vertici, non partecipano alla corsa ai ruoli dirigenziali, semplicemente perchè sanno che sulle questioni che a loro interessano, il maschio di sinistra si metterà sull’attenti. E’ mia convinzione che se questo non accadesse potremmo assistere a una clamorosa scissione di genere all’interno di questi partiti. Sarebbe interessante, perchè finalmente l’ipocrisia verrebbe meno, la maschera gettata via.
    Generalmente l’uomo di sinistra si è sempre disinteressato alle questioni di genere, ritenendo questo compito proprio delle donne del partito, limitandosi a farne da cassa di risonanza. Lo vediamo anche qui nell’Interferenza: a prendere la parola su queste questioni sono sempre i soliti. Certamente sono anche coloro che hanno approfondito maggiormente questi temi, che hanno più da scrivere su questi argomenti, ma c’è anche l’idea in chi non partecipa che queste siano tematiche di secondo piano, di scarso rilievo.
    A me pare che siano molto più sensibili a queste tematiche i giovani uomini, perchè meno “ideologizzati”, più in grado di sentire “lo spirito dei tempi”, e, soprattutto, sono coloro che osservano senza filtri il vero volto del femminismo attuale, con le corsie preferenziali, con i concorsi ad hoc, con le quote di genere, che sia chiaro riguardano anche un semplice accesso a un corso regionale,ecc., insomma ne percepiscono il volto sessista, senza che si lascino infinocchiare dalla citazione marxiana a fin di pagina o da altre generiche dichiarazioni di “sinistra”.
    Sono questi giovani uomini che dovranno ricostruire anche la relazione tra i sessi, visto che la generazione dei loro padri, ossia dei nati negli anni Sessanta-Settanta, lascerà loro, oltre a una società più ingiusta, anche quest’altra gatta da pelare.

  5. Rutilius Namatianus
    15 marzo 2017 at 16:27

    Premetto che l`articolo di Contropiano in questione non lo leggo, per questioni di principio e perche` certa roba si riconosce fin dalle prime righe del titolo (sono cose talmente false nella loro banalita` da poter dire che son fatte con lo stampino. Io ormai non le leggo proprio piu` ovunque mi si presentino). Mi pnevo una riflessione: tempo fa, parlando col Marchi, si commentava come Contropiano e la Rete dei Comunisti sembrassero in qualche modo fuori da certi cliche` femministoidi e femministi puramente mainstream. E falsamente rivoluzionari. Questo sembrava porre su quel giornale e su quel gruppo politico una aura di differenza, di distinzione. Ora, in poche righe sembrerebbe che tutto sia andato. La domanda che mi pongo e`: cosa accade? Cosa e` accaduto? Urgenza di accodarsi allo Spirito del Tempo? O illusione da parte nostra che certi ambienti fossero immuni -scusate – da certe immonde cazzate? Questa e` una domanda che mi lacera.

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