Il M5S deve separarsi dalla Lega

Le contraddizioni strutturali finiscono prima o poi inevitabilmente per prevalere sui tatticismi e sulla realpolitik. Sono proprio queste che stanno mettendo in crisi il patto di governo fra Lega e M5S, due forze completamente diverse, che solo la vulgata mediatica ha accomunato sotto la voce “populismo”.

Lega e M5S sono infatti divisi pressochè su tutto: politica estera, politica economica, grandi opere, nazionalizzazioni, NO/SI TAV ecc.

Si tratta di due forze che rappresentano, anche al di là della loro volontà, interessi e bisogni sociali diversi e in conflitto fra loro. Fino ad ora sono riusciti a mantenere un equilibrio, sia pur precario, perché si sono ritagliati il proprio spazio attorno a due questioni che hanno gestito autonomamente: l’immigrazione (di competenza della Lega) e il reddito di cittadinanza (cavallo di battaglia del M5S).

Ma è evidente come questa alleanza di governo stia premiando clamorosamente solo la Lega che, secondo i sondaggi, ha praticamente quasi raddoppiato i suoi consensi (dal 17% al 32%) al contrario del M5S che è dato in netto calo (intorno al 25% rispetto al 32% delle ultime elezioni).

Qualsiasi partito dotato di lucidità politica non potrebbe che trarne le necessarie conseguenze. L’accordo di governo ha premiato l’una e bocciato l’altro. Da qui la ricomparsa sulla scena politica di Di Battista che ha assunto una posizione netta (e con lui l’intero movimento) e condivisibile contro l’ingerenza dell’UE negli affari interni del Venezuela, ponendosi in una posizione di conflittualità se non di aperta rottura nei confronti di Salvini e della Lega.

Del resto – questo va detto – l’impresa di governo era molto più facile per Salvini che non per Di Maio. Al di là della debolezza e della contraddittorietà del provvedimento sul reddito di cittadinanza (che abbiamo spiegato in questo articolo https://www.linterferenza.info/attpol/reddito-cittadinanza-dalle-mirabolanti-promesse-al-varo-un-sussidio-bifronte/ ) era ed è evidente che le politiche (reazionarie e criminali) di Salvini sull’immigrazione avrebbero ottenuto dei risultati immediati, mentre quelle economiche e soprattutto sociali del M5S hanno bisogno di tempo, molto più tempo.

Un tempo che però non c’è perché Salvini sta facendo da asso pigliatutto mentre il M5S sta pericolosamente arrancando (e forse la stella di Di Maio sta iniziando a tramontare…).

Come ho avuto occasione di spiegare più volte e come ho ribadito anche poc’anzi, il M5S non è una forza socialista né tanto meno rivoluzionaria, però in questa fase si trova a rappresentare interessi sociali di ampi ceti popolari che entrano di fatto in conflitto con il sistema neoliberista attualmente dominante. Al contrario della Lega che oltre a non essere una forza anticapitalista (non lo è neanche il M5S) non è neanche una forza anti neoliberista, per la semplice ragione che gli interessi sociali che rappresenta sono in totale sintonia con quelli della borghesia industriale dell’Europa centrale (Austria, Germania) legata mani e piedi all’UE. Non è affatto un caso, ovviamente, che la Lega stia sostenendo la cosiddetta “autonomia potenziata” o “differenziata” – di fatto una sorta di secessione – che porterà le regioni più ricche (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna) a separarsi dal resto del Paese e ad agganciarsi alla Germania e ai paesi e alle regioni ricche dell’Europa centrale (così forse apriranno gli occhi anche quei gonzi che hanno creduto e credono ancora nel “sovranismo” della Lega).  Anche su questa questione il M5S che rappresenta una gran parte dell’elettorato centromeridionale non potrà far finta di nulla.

Ma la Lega non è legata solamente all’UE ma anche e soprattutto agli USA, alla NATO e ad Israele. L’appoggio esplicito a Netanyahu e alla estrema destra israeliana, al fantoccio neonazista di Washington, Bolsonaro, e al processo di destabilizzazione violenta del Venezuela con relativo sostegno al golpista Guaidò, confermano la collocazione internazionale e geopolitica della Lega e la sua reale natura di partito reazionario di destra, filo atlantico e filosionista. La politica estera del M5S va oggettivamente (e fortunatamente) in tutt’altra direzione.

Dobbiamo quindi lavorare per acutizzare le contraddizioni e per rompere il patto di governo fra queste due forze che non possono convivere.

La priorità, oggi, per dei neosocialisti e dei neomarxisti, non è e non dovrebbe essere il governo, ma la ricostruzione di un grande blocco sociale popolare, del lavoro e dei lavoratori, dotato di una sua autonomia politica (e ideologica) e capace di rappresentare una alternativa al neoliberismo e all’UE. E questo blocco sociale, da tempo frammentato in tanti rivoli, è oggi in larga parte confluito nel M5S oppure si è “rifugiato” nell’astensione. E’ a questo grande bacino che bisogna guardare e all’interno del quale è necessario lavorare al fine della costruzione di quel soggetto politico che tutt’oggi non esiste e che, a mio parere, non può essere neanche il M5S che presenta dei limiti e delle contraddizioni strutturali.

Il percorso è lungo, complesso, difficile, ma non impossibile. L’incidere e l’esplodere delle contraddizioni potrebbe favorire questo processo.

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Fonte foto: La Voce d’Italia (da Google)

 

 

15 commenti per “Il M5S deve separarsi dalla Lega

  1. Enrico
    4 febbraio 2019 at 12:30

    Mah, secondo me, il.movimento 5 stelle rappresenta piu che altro le piccole e medie imprese, infatti anche i suoi parlamentari hanno votato contro la reintroduzione del vecchio art 18 dello statuto dei lavoratori. Gli stessi 2 leaders piu in vista vengono da famiiglie di piccoli imprenditori ( con annessi.lavoratori in nero, a quanto pare) e il loro vero.capo e’ Casaleggio. Inoltre, i.soldi in piu che ricevettero come parlamentari , che loro chiamavano giustamente privilegi, li diedero al fondo per le piccole e medie imprese, una scelta di campo molto chiara. E Lo stesso reddito di cittadinanza, il modo in cui è configurato, dimostra cio’ che asserisco.

  2. Enrico
    4 febbraio 2019 at 12:34

    Poi che sul venezuela e sulla tav abbiano posizioni condivisibili, non ci piove, cone si suol dire

  3. carmine
    4 febbraio 2019 at 14:27

    Ci si interroga spesso sul M5S. La forza politica fondata da Grillo & Casaleggio presenta solo dei limiti e delle contraddizioni strutturali? Risponde ai bisogni sociali dei ceti subalterni finendo per rappresentarli? O è, a tutti gli effetti, un Movimento reazionario di massa (oltre la destra e la sinistra, interclassismo, verticismo/deficit democratico, Stato etico, antisindacalismo, antiimmigrazione, ecc. Bisogna tifare rivolta nel M5 stelle o il M5 stelle è una rivolta nella post/democrazia? E’ una domanda a cui va data una risposta chiara e precisa anche perche’ molti ex elettori di sinistra hanno votato e sostengono il M5 stelle, scambiando (a mio parere) lucciole per lanterne.

    • Fabrizio Marchi
      4 febbraio 2019 at 15:21

      La risposta è molto semplice: il M5S è tutte quelle cose che hai elencato messe insieme. Ma è dentro quel “corpaccione” che bisogna lavorare (oltre che nell’astensionismo) per cercare di ricostruire quel blocco sociale e quel soggetto politico che auspico nel mio articolo.
      Ovviamente questa mia risposta vale anche per le questioni poste da Enrico.

  4. 4 febbraio 2019 at 19:54

    Tenderei a non confondere politica sociale interna con politica estera. Io per esempio sono per rimettere al centro del dibattito politico il lavoro e le barriere sociali. Ma in politica estera non vedo perchè dovrei sostenere politiche anti-israeliane se non necessarie nell’interesse nazionali italiano. Mille volte meglio Israele che un qualsiasi stato arabo senza democrazia, fermo al patriarcato e inaffidabile sulle alleanze.

    In quanto al M5S, in molti lo strattonano ma il punto secondo me è un altro: si sorvola sulle brutture della Lega. Molti si stanno pentendo di aver votato 5 stelle invece, pur facendo parte dello stesso governo e quindi approvando gli stessi provvedimenti, molti stanno sposando le proprie simpatie verso la Lega.
    Sarà perchè l’elettorato italiano è femmina (si dice) ed è affascinato dal delinquentuccio piuttosto che dal fesso

  5. Gian Marco Martignoni
    4 febbraio 2019 at 21:23

    Enrico, a mio modesto avviso, mette a fuoco molto bene la vera natura dei 5Stelle, che come la Lega rappresenta la base sociale di massa reazionaria,costituita da quel capitalismo ” molecolare ” di cui ha parlato a suo tempo il sociologo Aldo Bonomi.Il fondo per le piccole imprese ,agitato propagandisticamente dai 5stelle è stato propedeutico a contendersi questo mondo rispetto agli appetiti della Lega, che ne è l’espressione più pura e famelica.Guarda caso un sociologo come Luciano Gallino, nel pampleth ” La scomparda dell’Italia industriale ” , ha detto pressochè tutto sulla debolezza del nostro sistema produttivo, tanto che il nord- est è popolato di una marea di conto – terzisti per la Germania.I nostri problemi strutturali dipendono dall’assenza di una politica industriale – privatizzate le aziende a partecipazione statale – e il sottofinanziameto dei capitoli dell’istruzione e della ricerca. Altro che caduta tendenziale del Pil ! Ma cosa ti combinano questi furbastri, lo svela l’inserto dell’economia del Corriere della sera di Luned’ 28 gennaio con un articolo a firma Francesco Daveri, che segnala come invece di prendere misure per rafforzare le aggregazioni industriali, tramite la flat-tax, ovvero l ‘aliquota del 15% sino a 65000 euro di reddito, questa misura permetterà ” la gemmazione di altre micro-imprese in ambito intra-familiare “, tanto che – testuale – commercialisti e consulenti del lavoro sono all’opera per studiare, fatta la legge, come applicarla alle spalle dello Stato e di tutti i contribuenti onesti.D’altronde, a costoro cosa può inteerssare che in Europa abbiamo il più basso di attività, stante che esaltano la mistiaca dell’imprenditore di se stesso, ma con le pezze al culo.Dato che le loro misure economiche sono di corto respiro, e tutte mirate a costro zero ad incassare voti sulla pelle dei migranti, che poi il paese affondi sarà un problema nostro e non loro. E’ sempre opportuno ricordare che la Lega è stata culo e camicia con Berlusconi, quello che vedeva i ristoranti sempre pieni, ed è una forza tutt’alto che ” immacolata “.Su L’Epresso del 27 gennaio il commento di Bruno Manfrellotto è al vetriolo : con le politiche dei condoni Lega e 5Stelle mirano a ” dieci milioni di voto che fanno gola a tutti “, alla faccia della lotta all’evasione e alla criminalità organizzata.Che poi il disorientamento trentennale, dovuto al suicidio delle sinistre, abbia regalato a Lega e 5Stelle una marea di voti operai, lo verifico sul campo parlando con i migliori delegati della Cgil e della Fiom.Loris Campetti ci ha scritto pure un libro ” Ma come fanno gli operai “, che vale la pena di essere letto per comprendere le ragioni del tracollo delle sinistre nelle ex- cittadelle operaie.Il discorso di Fabrizio sulla necessità di ricostruire una formazione neo-marxista ed anticapitalista lo condivido.Ma senza dimenticare la terra bruciata dovuta a Rifondazione Comunista e al peggior ceto politico d ‘Europa, che ha sempre mirato solo alla sua bieca auto-riproduzione.

  6. carmine
    4 febbraio 2019 at 22:04

    “E’ a questo grande bacino che bisogna guardare e all’interno del quale è necessario lavorare al fine della costruzione di quel soggetto politico che tutt’oggi non esiste e che, a mio parere, non può essere neanche il M5 stelle”…….”E’ dentro quel corpaccione che bisogna lavorare per cercare di ricostruire quel blocco sociale e quel soggetto politico che auspico. E’ proprio questo il punto, se si vuole costruire il soggetto politico che vogliamo la tattica “entrista” è quella perdente. Ne’ potrebbe essere altrimenti considerata la dimensione ultraminoritaria della sinistra all’interno del Movimento la cui voce riecheggia nelle posizioni dei “pochi” esponenti dissenzienti, sempre a rischio di espulsione. Ma anche se questa tattica fosse praticabile in che modo si potrebbe condurre considerato il tipo di struttura e organizzazione pentastellata? Tramite la “pseudodemocratica” piattaforma Rousseau? No, meglio un lavoro all’esterno che non puo’ non passare “anche” attraverso una critica dura ed intransigente del Grillismo. Un lavoro che è in corso da tempo e che ha il merito, al di la’ del risultato elettorale conseguito, di preservare quell’identita’ che “nell’entrismo” andrebbe inevitabilmente perduta.

    • Fabrizio Marchi
      4 febbraio 2019 at 22:30

      Ma nessuno ha mai parlato di “entrismo”, quanto meno non il sottoscritto…Io ho parlato di relazione dialettica con quei ceti popolari e questa non si potrà avere se si assumono posizioni di chiusura ideologica aprioristica con quel movimento. Il che non significa fare sconti o ammorbidire la critica ma appunto porsi in una relazione dialettica, proprio per far emergere le contraddizioni. Insomma la politica è anche questa ragazzi, altrimenti si rischia di isolarsi e di diventare autoreferenziali nello sforzo di preservare la propria identità…

      • carmine
        5 febbraio 2019 at 8:09

        Scusa Fabrizio se mi permetto di insistere, io sono un tuo estimatore e non mi permetterei mai di “polemizzare”, quello che desidero è solo capire. Un conto è dire che occorre entrare in relazione dialettica con i ceti popolari rappresentati dal M5 stelle altro è sostenere che bisogna lavorare all’interno del corpaccione pentastellato. In che modo? Con quali strumenti? Solo per farti un esempio il “confronto” che avviene quotidianamente sui Social con i 5 stelle è del tutto sterile. Intrisi come sono di “fideismo” e totalmente sprovvisti di “senso critico” (strano soprattutto per chi proviene da sinistra) non spostano di una virgola le loro convinzioni. Si omologano alle decisioni prese dalla “triade” che guida il Movimento qualunque esse siano.

        • Fabrizio Marchi
          5 febbraio 2019 at 17:18

          Ma io, infatti, non ho pensato minimamente che tu volessi polemizzare, siamo qui per confrontarci, figuriamoci…
          E’ vero che i militanti grillini sono integralisti ed è pressoché impossibile parlarci, però c’è anche tantissima gente che ha votato per loro con la quale invece è doveroso relazionarsi. Ovvio che se noi approcciassimo questa gente dicendogli “Il M5S è una schifezza. Punto” otterremo solo una chiusura, un irrigidimento. Invece, pur con la premessa (ma ho scritto molti articoli in tal senso) che il M5S non è una forza socialista, non è una forza realmente antisistema in senso strutturale, che ha mille contraddizioni al suo interno perché è una forza interclassista (anche ideologicamente, voglio dire, non solo come composizione sociale), che mescola destra e sinistra allegramente ecc. ecc. penso però che proprio questa sua contraddittorietà possa rappresentare il veicolo con il quale relazionarsi ala sua gente, quella che lo vota, per capirci, perché poi alla fine a votare sulla piattaforma sono pochissime persone; il M5S è in realtà un partito di opinione di massa. Si tratta di un partito relativamente facile da scalare, da un certo punto di vista, sempre, ovviamente, ammesso di non deragliare dalla linea e di non pestare i piedi ai manovratori. E allora, prendiamo ad esempio la vicenda del Venezuela. Il M5S è l’unico partito che non si è accodato al coro belante anti Maduro, filo UE e filo USA, che vede la Lega, Forza Italia e il PD andare a braccetto. Non mi pare una cosa da poco. Stessa cosa sulla questione israelo-palestinese. Ti ricordo che il M5S è stato l’unico a votare in Parlamento per uno stato palestinese con Gerusalemme capitale. Prendiamo la TAV: idem come sopra, il M5S è l’unico partito che sostiene i NO TAV. Prendiamo la questione delle nazionalizzazioni (tema da sempre caro a sinistra); il M5S è l’unico partito che da decenni sostiene una politica che va nella direzione opposta delle privatizzazioni sostenuta da tutte le altre forze politiche…Insomma, mi pare che ci siano degli elementi per aprire una dialettica, per allacciare un dialogo con tutta quella gente che lo vota ecc. Non si tratta di fare dell’entrismo che è sempre stato perdente. Si tratta solo di sapersi muovere, relazionare, incidere, incunearsi, creare e sollecitare contraddizioni, acutizzarle, portarle alla luce del sole. Insomma si tratta di fare politica, in parole povere. Altrimenti si fa solo dell’autoreferenzialismo, passatemi il termine grammaticalmente inesatto, e nulla più. Mi permetto di dire che propria questa è sta la grande capacità dei comunisti di una volta, in tutti i contesti mondiali e storici, esattamente quella che non ha la micro area residuale della sinistra radicale e “antagonista” che si crogiola nel suo orticello ideologico con modi anche supponenti (che nulla hanno a che vedere, peraltro, con la tradizione comunista…).
          Dopo di che, è doveroso sottolineare che con tutti i militanti di tutti i partiti è impossibile comunicare, perché sono tutti prigionieri delle loro gabbie e delle loro convinzioni. Prova a parlare con un militante della Lega o con uno del PD, e te ne accorgerai…

  7. carmine
    5 febbraio 2019 at 21:46

    E’ vero bisogna relazionarsi con la gente che ha votato il M5 stelle, è piu’ difficile farlo (come tu stesso hai riconosciuto con i militanti). Che sia un partito relativamente facile da scalare puo’ essere, ma ammesso che sia possibile cosa serve farlo se poi’ non è lecito deragliare dalla linea stabilita dai manovratori? Sembra che abbiano un’attitudine spiccata all’espulsione e del resto basta leggere il loro statuto da caserma per rendersi conto di quanto il potere decisionale sia accentrato nelle mani del capo Politico e del Garante E questo dimostra quanto la nota coppia (appoggiata da Casaleggio) sia insofferente alla volonta’ della base, nonche’ a quella, come gia’ ricordato, di alcuni fastidiosi “portavoce” .Sul Venezuela io ho una posizione che si potrebbe definire “problematica”. In questo è molto simile a quella espressa da Antonio Moscato nella sua lettera a Giorgio Cremaschi (che io apprezzo come uno dei Leader, forse il piu’ autorevole, di Potere al Popolo) Per quanto riguarda il conflitto israelo/palestinese mi sembra che il sodalizio con la causa degli oppressi di Palestina si sia alquanto raffreddato. Si è passati dalle dichiarazioni infuocate di Manlio Di Stefano, quando il M5 stelle era all’opposizione, all’attuale indifferenza e questo dipende probabilmente dagli effetti nefasti del mercimonio pentaleghista. Il rapporto con gli USA, non è stato lo stesso Di Maio in visita negli States prima del 4 marzo a stabilire che l’alleanza con il gigante Americano doveva continuare ad essere prioritaria? E non sara’ che il SI al Muos sia il frutto di questa scelta? E la comprovata scelta di acquistare nuovi F.35 non ci dice nulla? E il non intervenire sulla vendita delle armi italiane all’Arabia Saudita per il macello Yemenita non ci illumina? Il M5 stelle è contro le privatizzazioni? Ne siamo certi? O è una forza neoliberista come le altre? Non mancano esempi che lo dimostrano. Anche il loro cavallo di battaglia, ovvero quel RDC che veicola il lavoro coatto e sottopagato, prova che il M5 stelle non è la forza politica antisistema che “a volte” dice di essere. Ho detto ” a volte perche’ su questo versante i teorici del Movimento sono parecchio altalenanti”. Ma pensiamoci un attimo, puo’ essere antisistema un partito che è nato per decisione di un comico (che di sinistra non ha mai avuto nulla) e di un imprenditore che vagheggia di una societa’ senza corpi intermedi (Sindacati, Associazioni, ecc) o che addirittura promuove convegni nella citta’ che è stata di Adriano Olivetti senza avere nemmeno la bonta’ di ricordarlo? Forse che il riformismo di Olivetti era troppo di sinistra? E che dire della lotta ai privilegi della casta, non ha il sapore del depistaggio ideologico? Facciamo un po’ di propaganda (populista) su questi privilegiati ma del conflitto sociale freghiamocene altamente. Alla lotta tra sfruttati e sfruttatori ci pensino quegli illusi di comunisti, socialisti, anarchici.. Ha ragione Grillo quando afferma che il M5 stelle è stato messo in cantiere per arginare un’alba dorata all’italiana o è piu’ verosimile che “l’oltre la destra e la sinistra” (formula neppure originale) sia stata immaginata per prosciugare la sinistra residuale e rendere soprattutto vano il tentativo di ricostituire una sinistra degna di questo nome?Fatta salva la necessita’ di relazionarsi, incidere, incunearsi, creare e sollecitare contraddizioni (gia’ queste non mancano e segnalano tutta l’incoerenza del Movimento), portarle alla luce del sole, resta da capire per quale obbiettivo. Se è quello di avvicinare molte persone al progetto di ricreare quel soggetto politico che entrambi abbiamo in mente va bene, ma se il fine (che non ti attribuisco) è quello di ipotizzare, una possibile alleanza con un M5 stelle (rigenerato da sinistra) allora io penso che questa sia una scelta radicalmente sbagliata. Anche’ perche’, ripeto, non esiste “oggettivamente” la capacita’ e la possibilita’ di determinare questo tipo di rigenerazione.

  8. Alessandro
    6 febbraio 2019 at 12:40

    Dal 4 marzo in poi su codesto sito, ma direi in tutto il mondo della sinistra liberal e radical, è tutto un continuo atto d’accusa ai 5S: incompetenti, eterodiretti, fascisti, antidemocratici, nel migliore dei casi di destra. Per non parlare di coloro che li hanno votati: idioti o nel migliore dei casi degli ingenui. Fabrizio Marchi sull’Interferenza si sforza di riportare la discussione su binari più oggettivi, ma alla fine credo che anche lui stia per alzare bandiera bianca, fermo restando che sull’articolo in questione sono invece di diverso avviso, limitatamente alle conclusioni a cui giunge e non sull’analisi complessiva che condivido, ossia la necessità di separarsi dalla Lega per non precipitare nei consensi; ritengo invece che sia vero il contrario, dal momento che l’elettorato pentastellato, al contrario dell’elettorato tradizionale di sinistra, lo zoccolo duro, fortemente ideologizzato, vota in base ai risultati conseguiti e puoi ottenerli solo se governi.
    A mio parere la sinistra tout court sta commettendo lo stesso errore fatto in epoca berlusconiana: la sua opposizione sta passando per la denigrazione dell’avversario e del suo elettorato, e non per una proposta politica realmente alternativa e in grado di calamitare su di essa le attenzioni dell’elettorato. ciò si spiega sia per una certa cecità politica, sia per la tendenza a sinistra di considerarsi i migliori a prescindere; di conseguenza l’errore non sta nella loro debole proposta politica in senso lato, ma in un elettorato troglodita incapace di apprezzarne la ricchezza programmatica.
    Ovviamente non mancano anche le eccezioni a riguardo, chi si sta facendo una sana e vera autocritica per cercare di rilanciare quest’area politica.
    Concludo evidenziando come trovi divertenti le accuse di chiusura ideologica e di mancanza di dialogo rivolta all’elettorato 5S: ora chiunque cerca di ragionare in maniera obiettiva sa perfettamente che è a sinistra che si trovano i muri più ostinati. Fabrizio Marchi è una decina di anni che cerca in tutte le salse di spiegare ai compagni la reale natura del neofemminismo e non solo non trova possibilità di dialogo, ma le sue argomentazioni, suffragate da dati alla mano, vengono rigettate e lui accusato del peggio del peggio.

  9. Gian Marco Martignoni
    6 febbraio 2019 at 14:24

    Sul ” depistaggio ideologico ” che ha dato origine al M5S è utile leggere ” L’Esperimento ” di Jacopo Jacoboni, giornalista de La Stampa, a cui, guarda caso, è stato negato l’accesso all’ultimo raduno di Ivrea, stante che la carta stampata – Casalino docet – o è serva, o altrimenti non è gradita. Ma anche Alessandro Dal Lago si è misurato sui 5Stelle in maniera approfondita, sicchè ha ragione Carmine sul fatto che questo presunto movimento non è assolutamente anti-sistema ed è per sua natura antitetico alla logica del conflitto sociale.I tentativi patetici di agganciare i gilet gialli, giacchè scomparso l’amico inglese di Grillo ( e di Donald Trump ) in Europa i 5Stelle non se li caga nessuno, sono indicativi di che pasta sono fatti questi mestieranti .Purtroppo, stante il suicidio trentennale della sinistra, quel che manca è una analisi antropologica sulla deriva che ci ha condotto in braccio a personaggi da cartoni animati come Di Battista, Di Maio e da incubo come Vito Crimi e Danilo Toninelli.

  10. fab
    6 febbraio 2019 at 14:57

    Era chiaro dall’inizio che la lega non poteva essere il nuovo .Non basta togliere nord per cambiare soggetto politico anche se passi avanti ne sono stati fatti . Il vero nuovo soggetto politico chiamiamolo movimento o partito che dir si voglia è il m 5 s,che piaccia o no. Detto ciò, senza nenarla sulla ideologia politica, era chiaro, che facendo un alleanza di governo,l’unica cosa che poteva tenere e terrà insieme i due soggetti politici è e sarà la vicinanza della politica sociale messa in atto, vicina alla popolazione del ceto più basso di questo paese con la riforma pensionistica, anche se solo per tre anni ,in vista di quota 41 e il reddito che chiamerei di sopravvivenza per molte famiglie. Ecco,questo è il fulcro di questo governo .Ora mi chiedo, se dopo la batosta delle politiche da parte del PD F I e company schierati tutti contro questi incapaci , si ha ancora voglia di stare a criticare, chi, in 7 mesi da incompetenti …..ha varato decreti /leggi ,di( anticorruzione, stop alla prescrizione, accordo su’ilva, decreto dignità , quota 100,riduzione vitalizi e reddito ,non tralasciando la forte diminuzione di morti nel mediterraneo, forse, la più importante, umanamente parlando. Sicuramente si poteva fare di più e forse meglio,ma continuare a ciurlare nel manico, da parte del PD FI senza neache voler fare una opposizione fatta di concretezza e priva di una forte autocritica, sarà deleterio. Inizialmente era quella la strada intrapresa nella speranza, di fare, una opposizione salendo sul carro dell’Europa, per arrivare al tribunale dei Ministri Passando per la piazza dei no Tav ,il nuovo Sindacato di Landini,finendo alle OMG . il Venezuela è un capitolo a parte di politica estera che probabilmente dopo l’intervento del Capo dello Stato sfocierà in un unanime verdetto contro Maduro. Ma essere neutrali non è una vergogna . Strano che in Europa ci si sia accorti ora che , le elezioni ultime in Venezuela non sono in linea con la democrazia di quel paese, che definirei democrazia sorda, definizione, non totalmente sconosciuta anche tra noi.

  11. fab
    6 febbraio 2019 at 15:54

    Per quanto riguarda poi il problema Israele/ Palestina , sarei molto daccordo con Carmine ,fossi Conte,il ministro degli esteri e Dimaio non lascerei scivolare via così la cosa.Ll’italia e il predidente del consiglio Conte come avvocato del popolo italiano potrebbe farlo bene perchè bisogna riconoscergli un forte carisma anche nel Medio Oriente perchè no?

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