Perchè l’Occidente odia e ha paura della Russia

Stavo riflettendo, giorni fa, sul fatto che la Russia è forse l’unico paese che non sia mai stato colonizzato e occupato militarmente – se non per brevi periodi ai quali  hanno fatto seguito ritirate disastrose – dall’Occidente. Quest’ultimo ci ha provato a più riprese con aggressioni  dirette (guerre napoleoniche, guerra di Crimea, guerra civile post rivoluzione del ’17, attacco nazista nella seconda guerra mondiale) e indirette (il tentativo degli USA di colonizzazione economica e politica subito dopo il crollo dell’URSS), ma tutti questi tentativi sono sempre clamorosamente e fragorosamente falliti (e negli ultimi vent’anni, naturalmente, l’espansione ad est della NATO e il colpo di stato in Ucraina nel 2014).

E’ questa forse una delle principali ragioni della atavica ostilità occidentale nei confronti di quel paese. Insieme probabilmente all’ incapacità di comprendere lo spirito di quel popolo che non c’è stato verso di addomesticare. Probabilmente è un’ostilità che ha radici ancora più antiche, essendo la Russia l’erede del grande scisma che ha dato vita alla chiesa ortodossa. E poi naturalmente la prima grande rivoluzione socialista della storia con tutto quello che ne è conseguito. E ancora la sua estensione e la sua cultura, intrinsecamente irriducibile a quella anglosassone, dominante in Occidente.

Ed è forse proprio quella incapacità di comprensione che ha generato e continua a generare nel mondo occidentale quella sorta di mistero frammista a inquietudine che a sua volta genera inevitabilmente la paura. La Russia non ha mai attaccato l’Occidente – dal quale è stata invece ripetutamente aggredita, anche ferocemente, come nel caso dell’invasione nazifascista – eppure viene percepita da una gran parte della cosiddetta opinione pubblica occidentale come un pericolo costante, come una minaccia perennemente incombente, come una forza bruta pronta in qualsiasi momento a scatenarsi.

Al di là delle considerazioni di ordine politico e geopolitico che si sono verificate di volta in volta e che naturalmente hanno le loro cause e ragioni concrete, credo che sia questo sentimento – in larga parte alimentato ad arte ma comunque profondamente radicato – a generare quell’ostilità.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona

Fonte foto: da Google

40 commenti per “Perchè l’Occidente odia e ha paura della Russia

  1. 23 gennaio 2023 at 1:27

    Se guardiamo il cinema sovietico e quello americano della grande Hollywood sono molto simili (e di una bellezza grandiosa)… è una reciproca ostilità fra anglosassoni e russi che deriva da una notevole somiglianza nella tendenza al dominio. L’Europa dell’est e i baltici hanno ragione a temere la Russia perché con un vicino così assertivo è ovvio che non ti puoi fidare, ma è anche ovvio che vanno frenati perché se potessero cancellerebbero la Russia dalle carte geografiche anche con una guerra atomica. Infatti Biden chiama al telefono Duda e lui ubbidisce: “no, i missili arrivati in Polonia non sono russi, erano ucraini”. Nel resto dell’occidente, Francia Italia e Germania, questa paura della Russia non esiste infatti fra diversi è più facile instaurare amicizia pur essendoci state le tentate invasioni. La cosiddetta “russofobia” in sostanza non esiste, è un’invenzione della sofisticata disinformazia russa per fare la parte della vittima, e funziona sempre molto bene! La Russia è imperialista come gli USA ma riesce a presentarsi in modo molto efficace come un imprescindibile baluardo dell’antimperialismo. Molti ci cascano pensando che “il nemico del mio nemico è mio amico”. In ogni caso speriamo che questa orrenda guerra sia fermata al più presto e sostituita da un negoziato politico (complesso e delicato) come sostengono quei grandi satanisti del Pentagono!

    • gino
      23 gennaio 2023 at 12:11

      l´eroina fa male, pensaci

    • Fabrizio Marchi
      23 gennaio 2023 at 14:22

      E’ abbastanza desolante, devo dire, rispondere per l’ennesima volta ai soliti commenti dei soliti aderenti alla sinistra più o meno radicale che ripetono pedissequamente le stesse scontate litanie. Questo mio commento lo stampo e lo metto da parte così le prossime volte sarà sufficiente copia-incollarlo.
      Caro Filippo B, il fatto di spiegare le ragioni per cui esiste nel mondo occidentale una diffidenza atavica, una ostilità nei confronti della Russia, non significa automaticamente simpatizzare per Putin. E fare un’analisi lucida del contesto geopolitico che porta a dire che è in atto da decenni una politica espansionistica e imperialista della NATO (la NATO ha sempre fatto politiche imperialiste) che punta ad accerchiare la Russia non significa automaticamente simpatizzare per Putin. E dire che la guerra non è iniziata con l’attacco russo all’Ucraina ma dieci anni fa quando gli USA, la NATO e l’UE al seguito hanno organizzato il colpo di stato nel 2014, non significa simpatizzare per Putin. Significa soltanto fare un’analisi lucida della realtà, a meno che non vogliamo berci le pappine raccontate dai media ufficiali.
      Per quanto riguarda la questione dell’imperialismo, mi verrebbe da ripetere la battuta che il mitico Mario Brega rivolge al prete suo amico nel film “Un sacco bello”:”E che cazzo, Alfio, manco le basi del mestiere!”… La Russia è una potenza con vocazione imperiale ma non è imperialista. C’è una bella differenza, direi sostanziale, fra le due cose, do you know? Sembrerebbe di no. E allora, come diceva un tale “studiare, studiare e ancora studiare”, ma non venite a ripeterci balle sui due imperialismi perchè non regge. E anche in questo caso, ciò non significa simpatizzare per Putin ma, sempre per citare quel tale, fare “l’analisi concreta della situazione concreta”. E se la facessimo capiremmo che parlare di equidistanza in questo caso non ha senso, o meglio ha senso se si pensa che il mondo unipolare a trazione USA sia migliore di un mondo multipolare ancora da venire (ma forse è in corso d’opera, fermo restando, fra le altre cose, anche gli esiti del conflitto in corso…).
      Per quanto riguarda la russofobia che alligna nel mondo occidentale pensare che questa sia soltanto una invenzione dei russi, come sostieni tu, è pura propaganda, speculare a quella dei russi che certamente hanno tutto l’interesse ad esaltare, in casa loro, questo aspetto. Non c’è altrettanto dubbio che questa ostilità atavica nei confronti della Russia sia stata in larghissima parte alimentata dalle elite occidentali dominanti e, per fortuna, in alcuni paesi europei, soprattutto dell’Europa meridionale, è assai attenuata rispetto a quelli nord europei e maggiormente condizionati dalla cultura anglosassone.
      Per ciò che riguarda il “satanismo” invece sei proprio fuori strada. Capisco però che per il vostro limitato setaccio (il vostro è riferito alla brodaglia sinistrorsa piò o meno radicale o più o meno pseudo anarco trotzschista o “antagonista”) chiunque si discosti dalla narrazione neoliberale dominante (alla quale anche voi aderite, il più delle volte senza rendervene conto…) diventa automaticamente un “satanista”, quando va bene, o un “rossobruno (cioè un fascista…) quando va male. Ma contro la stupidità e il dogmatismo ideologico non c’è rimedio e bisogna rassegnarsi.

      • Carmine
        24 gennaio 2023 at 15:48

        Perché quella sulla sinistra radicale (ormai ridotta ai minimi termini per cui non varrebbe nemmeno la pena di parlarne ) non é una litania? E non é una litania parlare del “colpo di stato del 2014 (i “compagni” si superano quando parlano degli ucronazisti di Kiev però se ne fregano altamente del gruppo neonazista Wagner che sta dando ma forte all’esercito russo – per non parlare di quello stinco di santo di Kadirov) quando é risaputo che la Russia ha soffiato sul fuoco del separatismo (e non soltanto nel Donbass come i diversi interventi militari effettuati in Asia Centrale – Cecenia, Georgia, Abkhazia. Ossezia del Sud – e l’annessione della Crimea tramite gli “omini verdi” e il noto referendum farlocco dimostrano)? Eppure basterebbe seguire Putin (e il Russky Mir come ideologia alla base del Putinismo) per capire le vere cause di questo conflitto. Nei suoi interventi Putin ha sempre dato priorità non alla minaccia della Nato, e la Nato, o più in generale l’Occidente, svolge in essi un ruolo non preminente (i riferimenti alla Nato e all’Occidente si stanno moltiplicando “adesso” per via dell’intensificarsi dello scontro bellico e dell’invio – neppure sostanzioso – delle armi). Per inciso mi pare giusta l’osservazione di Filippo: Putin è stato tragicamente maldestro ottenendo l’esatto opposto di quello che si prefiggeva ovvero il rafforzamento e l’allargamento della Nato (Finlandia e Svezia insegnano). Nel suo lungo articolo del luglio 2021 Putin si é basato sui diritti ancestrali che la Russia ha sull’Ucraina e la Bielorussia, si é dilungato sul “popolo triuno” costituito da Grandi Russi (i russi), Piccoli Russi (gli ucraini) e i Bielorussi, propugnando il ritorno a un ‘impero a metà tra quello zarista (si é addirittura paragonato a Pietro il Grande) e quello stalinista. Stessi concetti (corroborati dall’accusa rivolta a Lenin e ai Bolscevichi di avere creato le premesse alla dichiarazione di indipendenza del 1991 e basterebbe questo per fare cadere certe simpatie, volontarie o meno, per Putin) che ha ripetuto nel discorso fatto alla vigilia dell’aggressione. Basterebbe appunto seguire Putin ma si preferisce non farlo proprio a causa del “dogmatismo ideologico” imperante tra i “compagni”. PS la sinistra radicale è ridotta ai minimi termini ma non si può dire che i gruppi concorrenti stiano meglio. Basta vedere il risultato elettorale conseguito da Italia Popolare e Sovrana per averne conferma.

        • Fabrizio Marchi
          24 gennaio 2023 at 18:32

          Guarda che non stiamo a un derby e non me importa nulla del risultato di Italia Sovrana e Popolare con la quale mi ero candidato (con molto perplessità) come indipendente, scegliendo di proseguire il percorso avviato con il PC di Rizzo quando mi sono candidato sempre come indipendente alle amministrative di Roma con l’intento di dare visibilità (la stessa ragione della mia candidatura alle scorse politiche) ad alcune tematiche (la critica all’ideologia politicamente corretta e in particolare al femminismo) che in qualsiasi altra formazione politica (escludendo la destra a priori e naturalmente anche il PD) sono considerate un dogma, un tabù intoccabile e incriticabile.
          Fatta questa premessa, sei tu che hai fatto riferimento allo stato di salute della “sinistra” radicale o pseudo antagonista, non io. Se anche quest’ultima avesse il 30% dei voti direi esattamente le stesse cose.
          Ciò detto, la tua è una litania, anche abbastanza scontata, perchè ho già risposto nel merito a Filippo B. dicendo appunto che la Russia è un paese a vocazione imperiale, non certo uno stato socialista (a parte che anche l’URSS, allora, se la vediamo da questo punto di vista, aveva una visione, diciamo così, egemonica…) ma neanche uno stato imperialista. C’è bisogno di spiegare la differenza? Non credo, per lo meno me lo auguro. E allora di cosa stiamo parlando? Che necessità c’è di fare la lista della Cecenia, della Georgia, dell’Abkhazia, dell’Ossezia del sud ecc. ? Nessuna, la tua è una polemica fine a se stessa perchè il sottoscritto ha tirato in ballo la tua sinistra pseudo radicale e questo ti ha dato fastidio. Punto, non c’è altro. E anche tu ribadisci pedissequamente la mia presunta simpatia per Putin dopo che mi ero già espresso chiaramente in tal senso nel precedente commento. Anche in questo caso c’è malafede e volontà di polemica. Dopo di che, ribadisco, l’eventuale sconfitta sul campo (che non credo sarà possibile) della Russia rallenterebbe e probabilmente minerebbe o potrebbe minare il processo verso un mondo multipolare. E questo sono in grado di capirlo anche i bambini delle elementari. E’ questo che vuoi? Oppure credi che la “equidistanza fra i due imperialisti” possa favorire quel processo? Essere equidistanti (ma non è che in fondo Biden ti è più simpatico di Putin, visto che hai tirato in ballo la categoria della simpatia…) significa pensare che comunque sia l’esito del conflitto, questo sarà del tutto indifferente ai fini di quella transizione verso il multipolarismo. Il che è una ovvia sciocchezza, per ragioni che non bisognerebbe neanche perdere tempo a spiegare. Questo non è un conflitto locale ma uno scontro tra USA e NATO e Russia e i suoi esisti saranno decisivi in un senso o nell’altro. Per gli USA cge si trovano in una crisi economica profonda l’esito positivo dello scontro in Ucraina diventa un fatto strategico che metterebbbe una “toppa” alla crisi economica e li riconferemerebbe come unica grande superpotenza mondiale. Anche la Cina ne uscirebbe politicamente malconcia, anche se la sua economia è tuttora più forte di quella americana. Queste, in estrema sintesi, sono le cose sui si dovrebbe riflettere, per lo meno da un punto di vista socialista e marxista. Ma per voi “de sinistra” o “di sinistra” con la erre moscia, queste sono diventate questioncelle secondarie, perchè quelle importanti sono il maschilismo e il patriarcalismo del kattivo Putin che difende la famiglia tradizionale…

        • Fabrizio Marchi
          24 gennaio 2023 at 18:39

          P.S. Solo dopo averti risposto mi sono reso conto di chi fossi…Va bè, mi hai fatto sprecare dieci minuti. Mi chiedo. Perchè uno come te, mezzo trozschista, mezzo gruppettaro, mezzo, anzi tutto “de sinistra”, post sessantottino fuori tempo massimo, che considera Cuba una dittatura tout court e politicamente indifendibile, al quale siamo visceralmente antipatici (e lo capisco, la cosa è reciproca, non con te personalmente ma con la tua tipologia politico-umana), continua sistematicamente a seguire questo giornale e a commentare? Questo non riesco a capirlo se non ricorrendo alla psicologia. Guarda dentro te stesso, diceva un tale…

          • Carmine
            24 gennaio 2023 at 21:22

            Guarda, della sinistra radicale me ne frega poco o niente anche se vengo da quella esperienza ( e non me ne vergogno). A tirarla in ballo sei stato tu e non io. Ho citato gli interventi militari della Russia come antesignani dell’intervento in Donbass a conferma della sua vocazione imperiale. Su questo ci troviamo d’accordo o almeno pare. Ma se ci troviamo d’accordo bisognarebbe smetterla con il solito refrain: il colpo di stato a Kiev, gli ucronazisti ed altre fandonie che ormai non convincono più nessuno. È proprio questa vocazione imperiale (Putin la esplicita chiaramente e incontrovertibilmente nei suoi interventi) che spiega l’aggressione all’Ucraina e non altro. Ne consegue che il conflitto in corso è, in primis, un conflitto tra Russia e Ucraina. Gli interessi geopolitici ed economici degli USA sussistono (chi potrebbe negarlo) ma vengono dopo. Negarlo significa dare fiato (come fai tu) alla teoria della guerra per procura, il che significa negare la lunga storia tra Russia ed Ucraina che è una storia conflittuale (ti consiglio la lettura di un libro piuttosto corposo: storia e geopolitica della crisi Ucraina di Giorgio Cella). l’Ucraina potrebbe uscire vittoriosa dallo scontro attuale? Io ne dubito, considerati i rapporti di forza, ma se dovesse succedere non vedo perché dovrei dolermene visto che si tratta della libertà e della democrazia (con tutti i limiti) del suo popolo. Aggiungo che Il mondo multipolare mi sta bene ma non provo alcun entusiasmo per le autocrazie e le dittature (Russia e Cina “comunista”, quello di Cuba è un caso a parte). Sul tuo ultimo commento che dire: grazie per avermi dedicato dieci minuti del tuo tempo prezioso. Il tuo giornale lo leggo come ne leggo tanti altri. E questo dipende dal fatto che ho una mente “aperta”.

          • Fabrizio Marchi
            24 gennaio 2023 at 23:50

            Quindi le centinaia di miliardi di dollari ed euro e le migliaia di tonnellate di armi che vengono date dagli USA e dai vari paesi NATO agli ucraini sono una faccenduola secondaria perchè le ragioni fondamentali del conflitto sono i vecchi rancori e le dispute fra russi e ucraini. Il colpo di stato del 2014 a Kiev è una storiella inventata dai russi e dai filorussi e il governo ucraino è un governo liberal demococratico che sta combattendo per la libertà del suo popolo contro l’autocrazia russa.
            Intanto parlare di autocrazia è privo di fondamento, Putin può non piacerci e a me non piace ma ciò non toglie che in Russia c’è un governo eletto e un parlamento eletto, con tutti i limiti e le contraddizioni di quel sistema ma sono nè più e nè meno le stesse di un paese occidentale, a partire da quello americano. Per il resto non provo particolare entusiasmo neanche io per la Russia e se è per questo neanche per la Cina ma questo già lo sai ma insisti, per puro spirito polemico nei miei confronti. Ti conosco, quindi è inutile che lo neghi millantando fesserie. Dopo di che, non so se tu te ne renda conto o meno, ma stai sposando di fatto e in larga parte anche formalmente la narrazione occidentale. Il conflitto è fra russi e ucraini, il colpo di stato di Kiev è una balla o un alibi dei russi, gli ucraini stanno combattendo per la libertà del loro popolo, e gli USA e la NATO non hanno nulla a che vedere con il conflito in corso se non per questioni secondarie. E’ più o meno la posizione di qualsiasi partito di sistema, dal PD a Calenda, da Forza Italia alla Meloni. Sia chiaro, sei un “sinistro” post sessantottino post gruppettaro “de sinistra” pseudo anarcoide imbevuto di ideologia neoliberal e neoradical quindi le tue posizioni non mi stupiscono affatto. Mi disturba la tua presunzione e la tua protervia. Ti ho già invitato più volte a salutarci ma tu insisti, e insisti ancora. Perchè? Se in base al tuo misro setaccio siamo così ottusamente filorussi, vetero stalinisti e in fondo in fondo (sempre per il tuo misero setaccio) dei rossobruni. Perchè insisti? C’è qualcosa di patologico in questo tuo comportamento tanto più che ti ho mandato a quel paese più volte, perchè ti trovo polemico fine a se stesso e in malafede. E poi, soprattutto, io non vedo a commentare e a perdere il mio tempo su siti, blog e giornali gestiti da persone nei confronti dei quali nutro una sostanziale disistima e di cui non condivido alcuna posizione. Perchè tu lo fai? E ancora una volta ti rispondo. O perchè nella tua vita non hai un cazzo da fare o perchè in realtà c’è un nervo scoperto che batte. In ogni caso per me è del tutto irrilevante e indifferente. Devo ancora una volta ribadire, per l’ennesima volta, quello che già ti dissi. Ci siamo chiariti, abbiamo posizioni diverse più o meno su tutto, non ha senso continuare a confrontarci, perdiamo solo tempo, e anche questo te l’ho detto più e più volte. Ma tu insisti. Mi costringi da ora in poi a bannarti, se non altro perchè non sono obbligato ad avere a che fare con te. Se però continui a venire qui e a raccontarci le tue pappine liberal/radical è evidente che mi obblighi di fatto a risponderti. Carmine, vai per la tua strada e lascia che gli altri vadano per la loro. Trovati altri interessi oppure sfoga le tue nevrosi altrove o in altro modo. Ti risparmio la fatica di replicare perchè non ho nessuna intenzione di proseguire questo inutile battibecco che in linea teorica potrebbe andare avanti all’infinito (e infatti va avanti da anni…). Del resto se sono un vetero stalinista questa mia posizione non ti sorprenderà di certo.

  2. Giulio Bonali
    23 gennaio 2023 at 9:29

    Ricordo che in un recente discorso accuratamente censurato da noi onde evitare pericolosi confronti con la penosa mediocrità e maldestraggine dei politicanti nostrani e dei loro “compilatori di discorsi” Putin aveva argutamente rilevato che “poiché difendiamo i valori morali e la famiglia, i governanti occidentali ci accusano di omofobia. Bene, mi spieghino allora come mai da noi -in Russia- i balletti dell’ omosessuale (russo) Chaikowsky vengono continuamente rappresentati nei teatri e godono di larghissimo successo di pubblico e di critica, mentre in diversi paesi occidentali, essendo opera di un russo (omosessuale), sono censurati”.

    Un altro lettore, commentando un altro articolo, ricorda che in un TG (l’ ho visto e sentito anch’ io) una giornalista si é sentita in dovere di inventarsi (maldestrissimamente) che M. M. Denaro, come risulterebbero i libri che sarebbero stati trovati nel suo covo, sarebbe stato intelligentissimo e coltissimo (ma questo é semplicemente pessimo -senza virgolette- “buonismo” politicamente corretto” in ossequio al quale si esaltano e magnificano “doverosamente” le pretese, spesso improbabilissime, doti intellettive e culturali di chiunque sia recentemente defunto, da Moana Pozzi a Pietro Taricone a Gianluca Vialli, ecc., ecc., ecc.); ma in particolare che leggeva soprattutto di storia e di filosofia (per la cronaca i miei personali maggiori interessi culturali) e delle vite di “dittatori come Hitler e PUtin”. Ora, a parte il fatto che non credo sia mai stata pubblicata in Italia (ma nemmeno in Russia) alcuna biografia di Putin, noto che “dittatore” sarebbe Putin, eletto in regolari elezioni in un paese con libertà di stampa e di organizzazione e attività politica, e non certo Zelensky, eletto in una consultazione rispetto alla quale perfino le “nostre” elezioni del 1924 (la denuncia delle violenze squadristiche e dei brogli che vi avevano determinato la “vittoria” (truffaldina) dei Fascisti da parte di Giacomo Matteotti gli costarono la vita) potrebbero essere considerate “libere” e “regolari”, che ha proibito per legge i partiti di opposizione e la libertà di pensiero e di stampa e che dirige un regime che elimina brutalmente a libitum qualsiasi vero o anche solo presunto oppositore.

    Ovvio che chi vive di menzogna e di sopruso tema ed odi e cerchi in tutti i modi di demonizzare falsissimamente chi, malgrado difetti e colpe anche gravi, col suo esempio potrebbe sputtanarne la falsità, l’ ipocrisia, la disumanità e barbarie.

  3. 23 gennaio 2023 at 18:25

    Non sono d’accordo con voi sull’interpretazione della Russia e non faccio parte della sinistra radicale. L’ironia serve semplicemente a mettere in discussione alcuni punti che sembrano fermi e invece non lo sono: come il falso antimperialismo della Russia a cui non si può credere minimimamente. Premesso dunque che non credo tendenzialmente alle bugie e alla propaganda del Cremlino, come ho già detto spesso queste bugie della disinformazia russa funzionano benissimo. Putin però questa volta è stato tragicamente maldestro e ha ottenuto l’esatto opposto di quello che si prefiggeva, con l’allargamento e la rivitalizzazione della NATO: non certo uno scenario auspicabile nemmeno per me. Adesso si tratta dunque di ridurre i danni per cui naturalmente bisogna appoggiare la cautela del cancelliere Scholz e deplorare la linea dei Verdi tedeschi che oltre a essere dei biechi guerrafondai spingono pure per la riapertura delle miniere di carbone. Per essere “verdi” niente male, chissà se non lo erano!

  4. Paolo
    23 gennaio 2023 at 19:22

    Sul piano geopolitico tra la Russia e i principali paesi occidentali vi è stata una storia altalenante di alleanze e scontri con l’uno o con l’altro dei paesi, sulla base degli interessi del momento.

    Quindi per investigare l’ostilità, a mio parere “esistenziale” tra Occidente (e Vicino Oriente di tradizione bizantina) e Russia, bisogna lasciare il piano geopolitico e scendere in profondità negli abissi degli scontri culturali di civiltà.

    Scontri culturali di civiltà che si sono sviluppati a livello mainstream per l’eredità di Roma – intesa come civiltà cristiana europea – e a livello sub-culturale per l’eredità pagana esoterica del mondo vikingo.

    Russia viene da Rus’, parola che identificava le tribù pagane vikinghe di una regione della Svezia che nell’800 invasero la pianura sarmatica sottomettendo le tribù pagane slave, e fondando un regno vikingo dei Rus’ con capitale Kiev.

    L’èlite vikinga si mescolò con la popolazione slava fino ad essere culturalmente slavizzata, tanto che nel 962 il vikingo nuovo Grande Principe di Kiev si dà un nome slavo, Svjatoslav, poi seguito dai suoi successori con la compiuta slavizzazione della Rus’.

    Da questa origine vikinga della Rus’ di Kiev sorge la narrazione simbolica nordica, pagana ed esoterica che alimenta le sub-culture apertamente naziste o “arianeggianti” sia di parte ucraina che russa, tra loro nemiche giurate per la rivendicazione di questa origine e tradizione, e la conseguente divisione tra estreme destre europee “occidentalizzanti” o “filorusse”.

    Invece la narrazione mainstream russa si fonda sulla Rus’ di Kiev iniziata con la conversione al cristianesimo ortodosso nel 988 del principe Vladimir, che la impone anche ai sudditi, e di cui poi il principato di Mosca si considera l’erede dopo l’occupazione mongola.

    Dopo la fine dell’impero bizantino nel 1453, il principe di Mosca Ivan III si assume la continuità dell’impero cristiano ortodosso con l’idea di Mosca come “Terza Roma”, nuovo baluardo della cristianità dopo la caduta della prima e di Costantinopoli, ruolo di leadership che i successori dell’ortossia bizantina non sono disposti a riconoscere ai russi, considerati usurpatori.

    Ruolo di Terza Roma non ricosciuto a Mosca neanche dal prima franco e poi germanico Sacro Romano Impero, nel tempo sempre più indebolito e che cade nel 1805. Ma nel frattempo alle simbologie dell’impero cristano romano d’occidente si sono ispirati anche i fondatori e le istituzioni degli Stati Uniti d’America, oggi diventati i nuovi imperatori d’Occidente.

    L’Occidente collettivo a trazione americana come tradimento dei valori tradizionali della cristianità europea difesa da Mosca, la Terza Roma? La Russia barbara nei comportamenti, e con la pretesa usurpatrice di un ruolo imperiale della cristianità che minaccia la civiltà occidentale di origine romana e anche quella di matrice bizantina? La profonda ostilità “esistenziale” storica tra Occidente e Russia riemerge potenziata dall’attuale contesto di conflitto geopolitico.

    • Mario Galati
      24 gennaio 2023 at 5:37

      Si parla dello scontro di civiltà e dello scontro tra culture, laddove civiltà e culture sono dati, più che relativamente stabili, fissi; ossia cristallizzazioni ed essenze immutabili: la variante culturalista del razzismo.
      Si dovrebbe quantomeno essere sfiorati dal dubbio che il razzismo nazista ucraino ricorra ai motivi mitologici e culturali dell’origine nordica per giustificare (ideologia= visione deformata apologetica…ecc. Vero?) derivi dalla volontà di essere cooptati nel mondo bianco occidentale ricco e dal rifiuto di fare parte del mondo orientale barbaro asiatico povero. Altro che con Rus, Norvegia o Mongolia, il tutto ha a che fare con altre categorie come capitalismo, colonialismo e razzismo annesso.

      • Fabrizio Marchi
        24 gennaio 2023 at 18:43

        Sono sostanzialmente d’accordo. Infati io mi riferivo nel mio articolo al mondo occidentale, non alla pulsione che anima gli ucraini che è quella che hai descritto.

      • Paolo
        24 gennaio 2023 at 23:55

        Sono intervenuto nel merito del tema del topic che mi pareva fosse l’ostilità culturale storica dell’Occidente verso la Russia, al di là dei motivi di attualità geopolitica.

        Il concetto di civiltà ha molte interpretazioni. Per me non è statico, ma un processo culturale. Che poi ovviamente è funzionale a interessi materiali, di classe e di potenza.

        Come per esempio nei casi delle conversioni al cristianesimo dell’imperatore Costantino e del principe Vladimir di Kiev. E anche delle sub-culture naziste o arianeggianti che si ispirano alle origini vikinghe della Rus’ di Kiev, in campo ucraino in funzione anti-russa, e in campo russo in funzione anti-occidentale.

    • Giuseppe Casamassima
      28 gennaio 2023 at 13:38

      Vorrei integrare l’intervento di Paolo, che è grosso modo esatto, sottolineando che la Rus’ non era il nome di una tribù. Ma era il nome di una piccola canoa portatile (sulle spalle) che i vikinghi (provenienti principalmente dalla Norvegia meridionale) usavano per navigare i fiumi dell’intera regione.
      Perciò il nome di Rus’ non apparteneva ad un’unica località, tanto meno era esclusivo di Kiev. Era invece la denominazione di tutte le terre attraversate in canoa per le vie fluviali.
      Ed è per questo che il principato moscovita, quando si costituì in Stato, si definiva ancora “Madre di tutte le Russie’…. perché le Rus’ erano, per estensione, le zone fluviali. Non una tribù.

      Pertanto, nell’esatta definizione di Kiev come principato vikingo va messo in chiaro quanto è implicito nella giusta definizione: Kiev NON era e NON fu mai un’entità politica autonoma del popolo ucraino.
      Gli Ucraini, i loro Antenati del IX secolo, erano gli Schiavi indigeni che i dominatori vikinghi usavano per prestazioni d’opera schiavistiche e soprattutto come merce-denaro di scambio per i pagamenti internazionali, giacché non avevano una loro moneta, bensì praticavano il baratto.

      Quando la Russia moscovita inglobò anche Kiev e quella “marca di frontiera”, cioè l’Ukrayna, Kiev non esisteva neanche più come città. Era ridotta a essere un villaggio di pascolo per pecore, mucche e capre.

      Non c’è nessuna civiltà ucraina nella storia, insomma. Gli ucraini furono sempre una nazione senza Stato, sfruttata in vario modo da tutti, come oggi sono sfruttati dagli angloamericani come carne da cannone.

      Per la nobiltà tedesca furono sempre, insieme ai lettoni e agli estoni, gli untermenschen per definizione.

      Nella Russia zarista, furono sempre i servi della terra più sfruttati, anche dopo l’abolizione formale del servaggio.

      Una reale dignità umana, in quanto uomini liberi e alfabetizzati, gli ucraini la ricevettero solo grazie all’URSS di Stalin, che li emancipò.

  5. Giulio Bonali
    24 gennaio 2023 at 8:29

    Penso che la Russia odierna sia imperialista in quanto retta da rapporti di produzione capitalistici in fase monopolistica finanziaria transnazionale.
    E non perché l’ ha detto Lenin, bensì perché quanto affermato da Lenin é pienamente confermato empiricamente dall’ osservazione della realtà dei fatti: dominio dei monopoli finanziari, esportazione e importazione di capitali, basi militari all’ estero a tutela degli interessi geoeconomici e geopolitici dei monopoli privari russi.

    Però non bisogna fare di tutte le erbe un fascio (men che meno littorio o peggio “nazistico”), e ritengo importantissimo per chi lotta contro l’ imperialismo e per il socialismo discernere fra imperialismi “all’ offensiva” e imperialismi costretti obtorto collo “sulla difensiva” e non astenersi dall’ intervenire nelle contraddizioni interimperialistiche; così convintamente facevano Marx ed Engels, che non se ne fregavano affatto dei conflitti fra Inghilterra e Irlanda o fra Inghilterra, Francia e Savoia (in qualità di cavouriani furbetti del quartierino) e Russia, o fra Francia e Germania (che ha potentemente contribuito oggettivamente al sorgere della Comune di Parigi!), ecc., ecc., ecc. per il fatto che in tutti questi casi i contendenti erano nazioni e stati capitalistici.
    La Russia é oggi sulla difensiva e il perseguimento degli interessi indubbiamente imperialistici delle sue classi dirigenti oggettivamente ha l’ “effetto collaterale” di contrastare l’ imperialismo amerikano dominante e aprire spazi di agibilità e di lotta per spostare in avanti i rapporti di forza nella lotta di classe internazionale e interna a molti importanti paesi (evitando terribili ulteriori arretramenti in caso di sua sconfitta), ragion per cui sarebbe criminalmente reazionario non appoggiarlo criticamente e in piena autonomia, “tatticamente” e non “strategicamente” come si diceva una volta, ma non per questo meno decisamente.

    Sulla Cina odierna razionalisticamente sospendo il giudizio se sia imperialista o meno ritenendo che sia certamente capitalista ma non essendo in grado di valutare se sotto il potere politico del capitale monopolistico finanziario o del proletariato guidato dal Partito (autenticamente) Comunista nel gestire una sorta di “enorme e prolungata NEP”.

    • Fabrizio Marchi
      24 gennaio 2023 at 18:53

      Sono sostanzialmente d’accordo anche in questo caso anche se penso che la Russia sia, come ripeto, una potenza imperiale e non imperialista, per ragioni di ordine economico. E’ vero che è un paese capitalista ma non è in grado per una serie di limiti, sia di ordine militare (è in grado di reggere anche per l’eternità un conflitto sul suo territorio o un territorio limitrofo ma non è in grado di reggere un conflitto o più conflitti fuori del suo “giardino di casa”) che soprattutto economico (è ricca di energia e materie prime ma il suo mercato non potrà mai realmente competere con quello occidentale e con quelli asiatici) di essere una potenza imperialista. I russi conoscono i loro punti di forza ma anche i loro limiti. La Russia, per ragioni culturali e anche “antropologiche”, diciamo così, non sarà mai una potenza economica e commerciale come la Cina o come gli USA. Non ci sono le condizioni. Lo stesso Lenin, visto che lo abbiamo tirato in ballo, conosceva la tradizionale “indolenza” del popolo russo. Sia chiaro, lo dico senza alcun intento dispregiativo, la “lentezza” russa è proverbiale, non è nelle corde dei russi l’efficientismo (e il fanatismo) produttivista. E’ un altro paese, sotto questo profilo, nel bene e nel male.

      • giulio bonali
        25 gennaio 2023 at 8:40

        Al di là dei consensi, ci tengo a sottolineare che non concordo sulle considerazioni circa l’ “antropologia” del popolo russo (quale, dato che come parziale eredità dell’ Unione Sovietica non completamente dissipata dalla vandalica restaurazione gorbyano-eltsiniana, in Russia convive almeno una decina di popolazioni con lingue, religioni, tradizioni diverse? (Al contrario che in quasi tutte -per lo meno- le altre entità nazionali postsovietiche, a cominciare dall’ Ucraina, nelle quali sono state perpetrate e sono in atto nazistiche “pulizie etniche”).
        E non sono d’ accordo perché, da marxista, e credo come Lenin, ritengo la “indolenza” dei Russi in ultima analisi condizionata non già dalla genetica (per dirlo con linguaggio odierno; “il sangue” col linguaggio dei tempi di Vladimir Ulianov) bensì dai rapporti di produzione; che da allora sono ripetutamente assai cambiati, talora in meglio, talaltra in peggio

        Per favore, banna senza esitazione gli indecorosi interventi provovocatori dei veterosessantottini!
        Sono solo insopportabili esibizioni di saccenti, presuntuosissime falsità, stupidaggini, balle filoimperialitiche rezionarissime, offensive dell’ intelligenza, prima ancora che dell’ onestà intellettuale, dei lettori de L’ interferenza!

        • Fabrizio Marchi
          25 gennaio 2023 at 9:31

          La mia era una considerazione di tipo culturale, non antropologica. Figuriamoci se esiste una sorta di pigrizia congenita di natura ontologica in questo o in quel popolo. Peraltro la mia non era affatto una considerazione dispregiativa nei confronti dell'”indolenza” dei russi (citavo Lenin, per la verità… 🙂 ) dal momento che non sono affatto un fanatista produttivista. Nondimeno è indubbio che condizioni culturali ma anche e soprattutto climatiche e/o ambientali (come ha ben spiegato Montesquieu nel suo celebre “Lo spirito delle leggi, nel capitolo sulla famosa “teoria dei climi”) possono condizionare lo sviluppo di un paese e il carattere di un popolo e la sua cultura. Difficile pensare, ad esempio, che religioni come il calvisnimo o il puritanesimo potessero nascere e svilupparsi ai Caraibi o nel centro Africa.
          Tutto qui.
          Per quanto riguarda i commenti dei provocatori post sessantottini e pseduo “libertari” (a senso unico), io che non sono un liberal (ma un libertario, senza virgolette e non nell’accezione negativa che noi stessi atribuiamo a questo termine, di fatto sovrapponendolo a quello di liberale filo occidentale, diritto civilista, femminista ecc…) credo fermamente nella libera espressione, anche perchè sono per primo vittima del dogmatismo e dell’intolleranza, e quindi non farò mai agli altri quello che non vorrei mai che gli altri facessero a me (e che invece fanno…). Sono stato duro nei confronti di Carmine perchè sono anni che viene a stuzzicarmi (anche e soprattutto su facebook) e allora quella non è più libera espressione ma solo provocazione. Il confronto è sacrosanto ma ad un certo momento è inutile proseguire quando si è capito che ci si trova su posizioni diverse e inconciliabili. Se a quel punto si insiste pervicacemente e ripetutamente negli anni è ovvio che l’obiettivo non è più il confronto ma, appunto la polemica fine a se stessa per il puro gusto di polemizzare (e quindi di far perdere tempo) o, peggio, la provocazione.

          • giulio bonali
            25 gennaio 2023 at 20:05

            Poiché é tipico della smisurata presunzione dei sessantottini e postsessentottini millantare una pretesa confutazione degli argomenti di quegli avversari che, stufi di perdere inutilmente tempo, smettono di replicare alle infinite ripetizioni delle loro tesi senza alcuna nuova argomentazione (d’ altra parte chi tace acconsente…), evitando di bannarli (che non é una prassi antilibertaria: lo sarebbe e lo é spesso di fatto censurare le opinioni altrui impedendo che vengano esposte IN QUALSIASI CONTESTO e non certo in un contesto i frequentatori del quale non hanno tempo da perdere per confutarle infinite volte, bastandone una) o ti condanni (io personalmente mi rifiuto di farlo) a perdere continuamente tempo per ripetere gli stessi argomenti contro le stesse cazzate, o dai loro l’ immeritata soddisfazione di millantare falsamente inesistenti confutazioni.
            Naturalmente, se sei disposto ad affrontare questo dilemma puoi tranquillamente evitare di bannarli (sei tu il titolare della rivista telematica): per quel che mi riguarda mi limiterò qui una volta per tutte a dichiarare solennemente che nel mio caso, non avendo un’ infinità di tempo da perdere per ripetere indefinitamente sempre le stessi argomentazioni contro le stesse falsità, chi tace NON acconsente.

            Devo purtroppo confessare che non ho letto Montesquieu (oltre a tantissimi altri autori che mi sarebbe piaciuto conoscere), ma che ritengo comunque il clima irrilevante per la diffusione delle idee e dei costumi più o meno socialmente diffusi ma mai da nessuna parte unanimi e in tantissimi casi caratterizzati ovunque da grandi diversità, contrarietà, “feroci” lotte culturali n barba all’ UNICITA’ del clima in cui vivono i sostenitori delle MOLTEPLICI, DIVERSISSIME convinzioni ovunque coesistenti (salvo ovviamente, fra i costumi, quelli più immediatamente legati al benessere fisico e alla salute in relazione a temperatura, umidità, ventilazione, ecc.; per esempio i modi di vestirsi, di costruire abitazioni, la distribuzione stagionale e giornaliera delle occupazioni, gli sport più frequentemente praticati, l’ alimentazione e le bevande, ecc.).

  6. Giulio Bonali
    24 gennaio 2023 at 15:52

    Aggiungo che mentre la Russia ha un governo imperialista ma formalmente democratico (nel senso della limitatissima democrazia borghese capitalistica), invece l’ Ucraina ha un governo biecamente, criminalmente, genocidariamente nazista, molto più reazionario: e a questo chi veramente lotti per il progresso (e a maggior ragione chi lotti per il socialismo) non può restare indifferente.
    Stalin di fronte agli imperialismi tedesco (nazista), francese, britannico e amerikano (formalmente democratici) non se ne lavò pilatescamente le mani per il fatto che comunque di imperialismi si trattava, ma cercò ostinatamente l’ alleanza dei secondi contro il primo; e solo dopo che quelli, accecati dall’ antisovietismo, rifiutarono qualunque ragionevole offerta di collaborazione antinazista venne obtorto collo a patti con quest’ ultimo per guadagnar tempo e salvare l’ URSS dalla distruzione, alleandosi poi ben volentieri appena fu possibile con Roosevelt, De Gaulle e perfino con l’ infamissimo reazionario biechissimamemnte imperialista Churchill contro Hitler.

    Sulla Cina aggiungo che anche nell’ ipotesi peggiore, che si tratti di capitalismo nelle mani della classe capitalistica monopolistica finanziaria e dunque imperialistico, esattamente come per la Russia si tratterebbe comunque di un imperialismo molto meno reazionario e antidemocratico di quello occidentale, oltre che meno potente, e dunque da appoggiarsi nel quadro di una realistica e lungimirante lotta per il progresso civile e sociale e a a maggior ragione per il socialismo.

    • Filippo B.
      25 gennaio 2023 at 0:38

      Ti sorprenderò ma sulla Cina io non faccio nessuna ipotesi peggiore. Chiaramente non ha nulla a che vedere con il socialismo, almeno dal mio punto di vista. La dottrina marxista leninista è stata una chiave per la modernizzazione e non va presa alla lettera. Poteva andare meglio ma poteva andare anche peggio. Ma non c’è di per sé nulla di scandaloso nel fatto che un popolo e una civiltà lontana e diversa dalla nostra abbia il suo modello sociale e di governo diverso dal nostro. Il problema come ho detto sotto è che il potere di Xi non diventi personale e che non degeneri come è accaduto nella Russia putiniana. Perché se è difficile definire la democrazia, e io chiaramente trovo limitata quella liberaldemocratica americana, il dispotismo si riconosce subito e il popolo, pure quello cinese, lo riconosce da solo, senza bisogno di essere imbeccato da Mr. Biden. Infatti vanno in piazza a protestare e non è che glielo ha detto Biden. Il potere risiede sempre nel popolo a qualunque latitudine e sotto qualsiasi regime. Per me questo è il nucleo democratico fondamentale e non ha nulla a che vedere coi presunti dogmi liberaldemocratici americani. Ma attenzione che i liberali “New Deal” di derivazione rooseveltiana sono molto diversi da quelli clintoniani e sono molto affini alla socialdemocrazia, quindi anche loro queste cose le possono capire più che bene, non vanno sottovalutati né è accettabile una caricatura macchiettistica che vuole mettere tutti i “liberali” nel mucchio dei cattivi. Come i comunisti sono molto diversi e variegati, e quindi da socialista non mi metto a fare la caricatura dei comunisti, tali sono anche i liberali, ce ne sono tanti tipi. Stiglitz e Clinton certamente stanno agli antipodi.

  7. 24 gennaio 2023 at 23:23

    E’ la Russia stessa che si concepisce storicamente come un impero. Anche se certamente con caratteristiche sue proprie, molto diverse dall’imperialismo americano. Ma io non è su questo punto che dissento dall’Autore dell’articolo. Dissento dall’idea che la Russia possa essere considerata un baluardo antimperialista. Ci sono due propagande da respingere allo stesso modo. Quella della NATO secondo cui la Russia è una minaccia per l’occidente. Questo è chiaramente un falso. La Russia non andrà mai fino a Lisbona e nemmeno a piazza San Pietro. Però la Russia è una minaccia per i suoi vicini, che sono storicamente bullizzati da questo vicino ingombrante e ovviamente la temono e vedono in questa guerra un’occasione per sbarazzarsi del problema. Come ho già detto, vanno frenati perché è una posizione comprensibile ma irrazionale. Bisogna trovare soluzioni di altro tipo che non sto qui a elencare. Inoltre la Russia attuale (non quella di Lenin che è durata poco) se non è una minaccia per l’occidente è una minaccia per il buon nome e la dignità della sinistra e per il socialismo democratico perché il multipolarismo non può consistere in un pugno di “global villains” che si fanno equilibrio con il terrore atomico. O è discorso democratico molto ampio e plurale o non è. Per tanto così mi tengo l’Impero perché questo ordine mondiale “putiniano” sarebbe peggio dell’Impero. Per quanto riguarda la Cina è ben altra cosa dall’attuale Russia in disarmo. Anche se l’idea di un terzo mandato a Xi è pericolosa per ovvie ragioni: nessun uomo dovrebbe restare al potere per più di dieci anni in nessun regime al mondo di nessun tipo. Esiste un nucleo “democratico” in qualsiasi regime politico al mondo e uno dei suoi precetti di base è che troppo potere personale fa male e distrugge la coesione sociale. Del resto Putin è al potere da 23 anni e questo è obiettivamente un problema che non sento mai denunciare da tanti sedicenti “antimperialisti” e che si traduce in scarsa lucidità personale, corruzione, antidemocrazia, fascistizzazione del regime. Fatti innegabili anche questi. Per quanto riguarda l’Ucraina anche qui non esageriamo. E’ un paese povero e corrotto. I gruppi nazisti hanno un ruolo per la debolezza dei governi precedenti ma non è un paese nazista. E’ un paese che si rivolge all’Europa e all’Occidente (anche se confusamente e in modo discutibile) perché la Russia putiniana non ha più nessun tipo di soft power, non ha niente da offrire. L’Europa offre ben poco obiettivamente ma almeno un’illusione di libertà e di benessere che la Russia attuale ha gettato alle ortiche in nome di una becera deriva nazionalista e eurasiatista. Poi l’Europa reale ha combinato solo dei guai e non è riuscita a integrare l’Ucraina per tempo prima che scoppiasse la crisi bellica.

    • Fabrizio Marchi
      25 gennaio 2023 at 0:06

      Questo tuo passaggio che riporto testualmente è eloquente e chiarisce la tua posizione:”Per tanto così mi tengo l’Impero perché questo ordine mondiale “putiniano” sarebbe peggio dell’Impero”.
      Non ci sarebbe null’altro da aggiugere. Sei un liberaldemocratico, aderisci alla narrazione neoliberale occidentale e hai fatto una scelta di campo pro USA e pro NATO. Nella sostanza è così. Non c’è nulla di male, sia chiaro, ciascuno ha diritto alle sue opinioni, a patto però di essere coerenti e di avere onestà intellettuale e non spacciarsi per quello che non si è.
      La tua scelta di campo è ideologica prima ancora che politica. Da una parte c’è la libertà e la democrazia e dall’altra autoritarismo, dittatura e barbarie, che sia russa o cinese. E’ la nuova (si fa per dire…) frontiera ideologica del mondo occidentale. Prima quando l’URSS era ancora in piedi c’era il “Dio, Patria e Famiglia” (non molto dissimile a quello della Russia di oggi), oggi che l’URSS non c’è più si va avanti a botte di diritti civili. Manca solo che ci fai la solita filippica sui diritti dei gay, sul femminismo, sul gender fluid e stiamo bene così.
      A questo punto è inutile e anche un pò stucchevole (e noioso per chi legge) che ripeta ciò che ho già ripetuto più volte (anche a te) rispetto a ciò che penso di Putin e del regime russo. Siete fatti con l’accetta, siete dei superdogmatici anche se vi fregiate di essere dei “libertari”. Vale per te e anche per quel buontempone perdigiorno di Carmine.

      • Filippo B.
        25 gennaio 2023 at 0:26

        Eh no, non sei corretto abbi pazienza. Io ho trattato il tuo scritto con rispetto pur nel dissenso, tu non sai più rispondere alla mia ferrea argomentazione e mi dai del liberaldemocratico, che peraltro non è un insulto ma non corrisponde alla mia impostazione socialista sicuramente rosselliana ma non liberaldemocratica. Ma io non dico questo, infatti individuo un nucleo democratico in ogni tipo di regime che risiede nel popolo. Quindi non divido il mondo come fa Biden in democrazie vs. autocrazie. La situazione è molto più complessa. Il problema non è che la Cina abbia un modello diverso dal nostro, ma il fatto che tutti i popoli del mondo sono spontaneamente concordi con il fatto che quando uno sta troppo tempo al potere diventa un problema. Quindi mi auguro sinceramente che anche la Cina non abbia fatto un passo falso e se lo ha fatto che lo possa correggere, che le sue istituzioni non escano troppo malandate dal proseguimento di un potere personale.

        • Fabrizio Marchi
          25 gennaio 2023 at 9:15

          Ma quale sarebbe la tua “ferrea” argomentazione” alla quale non sarei in grado di rispondere, di grazia? 🙂 Ma su, dai, ti stai anche autoincensando…Il punto è un altro. Il vizio congenito che hanno tutti i liberal, che siano di destra o di “sinistra”, che si approcciano a quelli come il sottoscritto (parlo sempre per me, ovviamente, e non per gli altri che scrivono e intervengono qui…) è quello di pensare che tutti coloro che sviluppano una criticità strutturale nei confronti del sistema capitalista occidentale siano dei vetero stalinisti (quando va bene, se non benissimo…) oppure dei “rossobruni” strenui sostenitori di Putin o di qualsiasi altro regime nel mondo (comunque capitalista) che per qualche ragione è in conflitto con il suddetto sistema. Ma le cose non stanno ovviamente così, e sono molto più complesse. E’ il liberal invece, per definizione, sia esso di destra o di “sinistra” che tende, diciamo pure che deve comunque e necessariamente semplificare. Per cui la Russia diventa automaticamente una autocrazia e la Cina una dittatura, oggi addirittura quella personale di Xi. Come ripeto ancora per l’ennesima volta, sperando a questo punto nella buona volontà di chi legge, il sottoscritto non ha nessuna simpatia per Putin e l’attuale sistema di dominio politico e sociale russo, però non aderisce certo alla narrazione liberal occidentale per la quale la Russia sarebbe un regime autocratico (e quindi dittatoriale) nè tanto meno il Male Assoluto. Il partito di Putin, alle ultime elezioni parlamentari ha preso circa il 49% dei voti e in base alla legge elettorale maggioritaria russa ha ottenuto i due terzi dei seggi in parlamento. Il restante 51% dei russi (oltre ai tantissimi che non hanno votato) ha votato per partiti di opposizione (il PC è il primo partito di opposizione) che successivamente hanno anche accusato Putin di brogli (come succede sistematicamente anche in America). E non mi si venga a parlare del nazista Navalny condannato mi pare a sei o otto anni di carcere perchè allora bisognerebbe parlare di Assange praticamente sepolto vivo. Ma intendiamoci bene, non sto facendo la difesa d’ufficio della Russia, anche perchè non me ne frega nulla di farla, sto soltanto analizzando le cose, e questa analisi mi dice che è sbagliato considerare la Russia attuale come una autocrazia o peggio una dittatura alla stessa stregua di quella cilena di Pinochet o di Videla. Putin non è lì in virtù di un colpo di stato violento nè per trasmissione ereditaria del potere come ai tempi degli zar. E’ lì perchè la maggioranza dei russi ce l’ha mandato nè più e nè meno di ciò che accade per i premier e i capi di stato occidentali. Poi naturalmente possiamo discutere sulla capacità di condizionamento sui cittadini dei vari sistemi di dominio sociale, ma questo non vale certo solo per la Russia… La narrazione occidentale, invece, alla quale tu stesso aderisci di fatto, deve ridurre questa complessità alla guerra dei buoni contro i cattivi, del Bene contro il Male, della libertà e della democrazia contro il totalitarismo e la dittatura, dei diritti civili (leggi femminismo e “genderismo”) contro l’oscurantismo patriarcalista e vetero tradizionalista russo. E arriva addirittura a trasformare un razzista neonazista come Navalny in un paladino del liberalismo e della democrazia…
          Stesso identico discorso per la Cina. Io non sono affatto un filocinese e non dò affatto per scontato, come invece ritengono alcuni compagni, che la Cina stia marciando verso il socialismo. Penso che le cose siano infinitamente più complesse (non posso infilarmi ora in un’analsi della Cina perchè ciò richiederebbe ben più di un commento o di cento commenti…), nondimeno non sono neanche un odiatore seriale della Cina e penso che per diverse ragioni oggi stia svolgendo un ruolo positivo nel mondo e che, pur fra le inevitabili (enormi) contraddizioni (di classe) di quello sviluppo comunque capitalista tumultuoso (ma nello stesso tempo pilotato, controllato e guidato politicamente), quel grande paese, con una cultura e con delle categorie completamente diverse dalle nostre ( e quindi è impossibile e maldestro applicare le nostre a quel contesto), abbia conseguito dei risultati molto importanti. Aggiungo che fino ad una decina e più di anni fa, ero molto più critico nei confronti di quel paese, per ragioni ideologiche. Successivamente ho rivisto la mia posizione affrancadomi da una posizione ideologica in favore di una analisi lucida e concreta delle cose.
          Quindi, lasciamo perdere le “ferree argomentazioni” e ragioniamo in modo lucido e dialettico e non ideologico. Anche perchè da parecchio tempo ormai ha capito che il dogmatismo ideologico è assolutamente trasversale (i primi dogmatici oggi sono proprio i liberal occidentali…) e non riguarda certo solo quelli che per definizione vengono considerati dogmatici, siano essi i cosiddetti vetero stalinisti o gli appartenenti alle varie confessioni religiose.

    • Mario Galati
      25 gennaio 2023 at 7:46

      Fabrizio Marchi ha detto tutto l’essenziale. Io mi fermo su alcuni particolari del commento di Filippo B.
      1- storicamente la Russia è una minaccia per i suoi vicini come i suoi vicini sono una minaccia per la Russia. V. Svezia e Polonia nel passato e poi, nella storia sovietica, Polonia, Finlandia, Ungheria, Romania ecc., aggressori o complici dei nazisti (e oggi la storia si ripete, con l’aggiunta dei paesi baltici fascistoidi). La storiella degli agnellini innocenti sempre minacciati dal lupo russo è ingannevole;
      2-il ricambio delle persone ai posti di potere (ai posti di governo, sarebbe meglio dire) indica solo che cambia il personale ma non il dominio di classe. È noto che la borghesia, egemone nella società, proprietaria dei mezzi di produzione materiale e ideologica, in situazioni di normalità, può fare ruotare tranquillamente il personale di servizio. Ma in situazioni di crisi o di pericolo ricorre al fascismo e alla stabilità del suo personale politico. Oppure una dittatura stabile si può instaurare in situazioni di stallo fra le classi (v. Luigi Bonaparte). Invece, le classi subalterne, per fare valere il loro potere e i loro interessi, essendo meno forti nella società civile, devono accentuare il lato politico del potere e spesso ricorrere a figure personali che ne esprimano stabilmente gli interessi (quel fesso di Aristotele l’aveva capito un po’ di anni fa quando diceva che ad Atene con la tirannia i poveri facevano valere i loro interessi contro l’oligarchia della ricchezza, che aveva nella democrazia la sua forma di dominio).
      Comunque, quanto a stabilità del personale noi non ci facciamo mancare niente: decenni di soliti personaggi DC, la Merkel, la dubbia rielezione del presidente della repubblica (altro che regole di ricambio, quando è necessario si istituiscono i posti fissi), decenni di mandato parlamentare, funzionari burocrati sempre al loro posto, ecc.
      3-il fatto che l’Ucraina si rivolga all’Europa e all’Occidente non è una prova di democrazia, ma di fascismo. So che cascherai dal pero, ma ti informo che il fascismo non è l’invasione degli Hyksos, ma un prodotto del capitalismo. E, propriamente dell’Europa e dell’Occidente. È una delle forme di dominio della borghesia, la forma dello stato d’eccezione della democrazia, con fini di reazione, riorganizzazione interna e aggressione imperialista esterna. Il fascismo è figlio ed erede del liberalismo. Erede della tradizione liberale coloniale e razzista; e strumento della classe borghese che sospende il suo liberalismo e passa al fascismo. Credi alla favoletta che in Italia il fascismo ha fatto un colpo di stato “contro” la democrazia liberale? Credi che il fascismo sia sorto contro o malgrado lo stato democratico liberale?
      Democrazia borghese e fascismo sono due forme di dominio della borghesia. Tra regimi democratici e fascisti vi possono essere contrasti, ma non incompatibilità. Questi fanno fronte comune contro il comunismo, ossia contro il fronte dei lavoratori.
      Il modo formalistico di ragionare, borghese liberale, che non conosce il fondamento di classe dello stato e delle sue forme, non fa capire nulla. Così si arriva anche all’assurdità dell’Ucraina che non sarebbe fascistizzata perché appoggiata proprio dai genitori del fascismo (tra l’altro anche l’Europa e l’Occidente si stanno sempre più fascistizzando, se non te ne stai accorgendo. Un indice ideologico di ciò è anche l’anticomunismo virulento e fanatico che esprime. L’anticomunismo è ideologia tipica del fascismo. E la sinofobia e la russofobia, come l’islamofobia, sono ideologie razziste con cui esprimiamo il nostro colonialismo e imperialismo).

      • Filippo B.
        25 gennaio 2023 at 11:50

        La Russia non ha vicini perché non ha confini, il suo problema storico e anche il suo dramma esistenziale è che si concepisce come un impero e non come una nazione. La Russia ha bisogno di un grande spazio intorno per non sentirsi circondata e minacciata, quanto poi sia realmente minacciata è da valutare. In parte sarà certamente vero in parte sarà una pura ossessione. Così mentre la Russia non ha i vicini ma spazi vitali da garantirsi, i vicini purtroppo hanno la Russia e la loro diffidenza è comprensibile.

        • Fabrizio Marchi
          25 gennaio 2023 at 16:42

          Dimentichi (si fa per dire, perchè il tuo è uno strabismo ideologico…) che mentre la Russia non ha mai veramente attaccato l’occidente, quest’ultimo l’ha invece più volte attaccata, e fra queste volte anche una con una guerra di sterminio. E questo ammetterai che fa la differenza. Per questo ci si interroga sulle ragioni della ostilità occidentale nei confronti della Russia. Se i fatti e non le chiacchiere contano qualcosa, dovrebbe casomai essere il contrario, dovrebbero cioè essere i russi a nutrire quanto meno diffidenza se non ostilità nei confronti del mondo occidehtale. E’ questa la contraddizione (che per te che sei un liberal è impossibile da cogliere) che volevo segnalare con il mio, peraltro molto breve, articolo. La Russia ha bisogno dei suo spazio vitale? E’ sempre stato così nella storia per tutti i grandi paesi e spesso anche per i più piccoli. Qual è lo spazio vitale per l’America? Il mondo intero? Sembrerebbe di sì, a giudicare dalla sua storia…Cosa accadrebbe se ai suoi confini, in Messico o in Canada, accadesse, a parti invertite, quello che è successo in Ucraina?… Ma, ripeto, parlare con te/voi è sostanzialmetne inutile perchè quello che non volete/potete ammettere è che partite da un assunto ideologico che si fonda sulla superiorità del mondo occidentale su tutto il resto del mondo e quindi, di fatto (e nel vostro foro interiore lo sapete benissimo), appoggiate, estrema ratio, l’Occidente, sempre e comunque. C’è anche una sottile vena razzista in questo modo di porsi, diciamo la verità. Il razzismo che il mondo occidentale ha sempre nutrito nei confronti del resto del mondo, soltanto che lo ha colorato ideologicamente in modo diverso, in base ai differenti periodi storici…

          • Filippo B.
            26 gennaio 2023 at 0:09

            Io non dimentico niente, infatti ho affermato che la Russia non è una minaccia per l’occidente, come vuole invece la propaganda NATO. Ma è una minaccia per i suoi vicini e last but not least la sua attuale ideologia nazionalista e regressiva deve essere fortemente contestata da una sinistra degna di questo nome. Perché non è un buon viatico per un ordine mondiale alternativo. Quindi di fronte a una situazione complessa, ci vuole una risposta complessa e non il tipico “campismo”, per cui uno si schiera con la Russia solo perché “il nemico del mio nemico è mio amico”. Multipolarismo è una condizione necessaria ma non sufficiente. E comunque “pluralismo e democrazia globale secondo i popoli” e non secondo governi e oligarchie è meglio di multipolarismo che in realtà è un ambiguo faro, da prendere con le dovute cautele per i motivi che ho elencato dal mio punto di vista.

          • Fabrizio Marchi
            26 gennaio 2023 at 8:37

            Io non sono un “campista”, vedi che devi/dovete sempre etichettare in base alle solite categorie vigenti, soprattutto a “sinistra”. Intanto stabiliamo un punto. La Russia è nazionalista ma non autocratica e non rappresenta una minaccia per l’Occidente. Dopo di che è tutto da vedere se rappresenti una minaccia per i suoi vicini. Per chi? Per la Polonia? Non scherziamo. Per gli altri paesi del’ex blocco sovietico ormai membri dell’UE e soprattutto dela NATO? Non scherziamo. Per la Svezia e la Finlandia? Non vaneggiamo. Non rappresentava un pericolo prima per questi paesi (neanche ai tempi dell’URSS), figuriamoci oggi che hanno interrotto la loro tradizionale neutralità per entrare a far parte della NATO. Le repubbliche baltiche? Sono ormai da decenni delle basi militari della NATO, casomai sono queste che rappresentano una minaccia per la Russia con i loro missili puntati su Mosca. Quindi di cosa stiamo parlando?..L’Ucraina rapresenta un fatto a sè, peculiare, intanto perchè è fortemente intrecciata con la Russia dal momento che in quei territori sono presenti tanti russi, come è ampiamente noto, e poi l’Ucraina è in una posizione strategica e la Russia non poteva lasciare che cadesse nelle mani della NATO, cosa che stava accadendo ed era di fatto già accaduto, ma non ancora formalmente, ed è per questo che ha anticipato i tempi, diciamo così, intervenendo militarmente prima che fosse troppo tardi, prima cioè che entrasse ufficialmente nella NATO. Quindi anche questa storia della minaccia per i paesi limitrofi è in larga parte una leggenda metropolitana, come si suol dire. La Polonia è il solo paese fra tutti quelli limitrofi che, per ragioni storiche, potrebbe aver ragione di nutrire un’ostilità verso la Russia, ma è del tutto impensabile e irrealistico, direi da film di fantascienza, che la Russia possa anche lontanamente pensare di invadere la Polonia. Al limite, era realistico pensarlo durante l’epoca sovietica quando la Polonia era parte del blocco, anche se neanche in quel caso si è verificato perchè i russi sapevano che la cosa non sarebbe stata gestibile, come invece lo è stata per l’Ungheria e per l’allora Cecoslovacchia. Ma, appunto, stiamo parlando di un’ALTRA epoca, irripetibile. Quindi, come ripeto, questa storia dei paesi limitrofi che si sentirebbero minacciati è un’altra delle balle della propaganda occidentale.
            Dopo di che, tornando al nazionalismo, non si può essere autoferenziali e non possiamo essere noi a decidere come devono o non devono essere i i paesi e gli stati. E’ ovvio che io preferirei di gran lunga una Russia socialista a quella attuale, ma è un discorso che non sta in piedi sotto ogni punto di vista. Peraltro, a latere, va ricordato che anche il PCFR, che è il secondo partito attualmente in Russia, sta appoggiando il governo per quanto rigauarda la guerra in corso.

  8. Filippo B.
    25 gennaio 2023 at 11:32

    Ma sì per voi chiunque non è d’accordo con la vulgata “multipolarista-antimperialista” è un liberaldemocratico. Su questo è chiaro che non andremo mai d’accordo ma la vostra è una visione ultra ideologica coi paraocchi. Dire che è meglio l’ordine imperiale che non un ordine multipolare fasullo costituito da canaglie globali (però multipolari hai voglia! che goduria!) è una ovvietà della logica. L’ordine mondiale che piace a Putin sarebbe un puro incubo orwelliano. Per superare l’Impero serve la democrazia globale, espressa non secondo il Washington consensus ma secondo le genuine espressioni dei popoli.

    • Fabrizio Marchi
      25 gennaio 2023 at 16:29

      Guarda che multipolarismo non significa affatto che il mondo debba essere egemonizzato da Putin (e non lo vorrei neanche io), significa l’esatto contrario, e cioè un equilibrio di forze nel mondo proprio al fine di favorire il superamento del colonialismo e dell’imperialismo. Dopo di che nessuno ha la bacchetta magica e la storia è un processo complesso che non può essere determinato a priori. Ciò detto, ribadisco che qui se c’è qualcuno ultra ideologizzato e col paraocchi sei tu che parti dal postulato occidentalista per cui tutto ciò che è al di fuori del mondo occidentale è sostanzialmente barbarie. Nei fatti sei simbiotico alla narrazione ideologica occidentale. Non è una colpa, sia chiaro, lo diventa nel momento in cui tenti di arrampicarti sugli specchi e spacciarti per essere altro. La tua/vostra è una visione fondamentalmente “suprematista” e sciovinista che serve da coperta ideologica al mondo occidentale per poter giustificare le sue politiche neocolonialiste e imperialiste. Ripeto ancora, le stesse politiche imperialiste che ha sempre portato avanti con la differenza che prima la coperta ideologica era di altro genere (“Dio, Patria e Famiglia, oppure la superiore civiltà bianca ecc.). Oggi la falsa coscienza necessaria è data invece dalla tematica “dirittocivilista”, per cui si fanno le guerre cosiddette “etiche” per portare democrazia e diritti civili e naturalmente per liberare le donne dal burqa o dal chador e in generale dall’oppressione patriarcale e maschilista.
      Non si tratta quindi, come hai scritto tu maldestramente, di optare per un ordine imperiale “buono” piuttosto che per un “ordine multipolare fatto di canaglie”. La politica e soprattutto la geopolitica non funziona con queste sciocche categorie pseudo manichee anche perchè se così fosse nessuno si salverebbe, non certo solo la Cina e la Russia…

  9. Giuseppe Casamassima
    28 gennaio 2023 at 13:00

    È condivisibile in linea di massima la tesi di Fabrizio Marchi, anche se andrebbe articolata meglio storicamente (ma questo richiederebbe un saggio, non un breve articolo).

    Aggiungerei che non solo la Russia non è stata mai ostile verso l’Europa, anzi sotto la guida di Stalin ci ha liberato dal nazifascismo e ci ha indicato il modello del salario sociale da rivendicare (che è stato ottenuto nella “più progredita e democratica” Europa solo con 30-40 anni di ritardo rispetto all’URSS). Ma, soprattutto, a partire dal 1386 la Russia è stata condizione di possibilità della ripresa dell’Europa dopo la catastrofe della Peste Nera, perché è stata una barriera che ha bloccato le incursioni predatorie dei popoli delle steppe verso l’Europa, donandole la necessaria tranquillità.

    Noto che troskisti e sinistrati parlano di imperialismo senza sapere bene cosa sia. Attaccando Putin, questo soggetti finiscono con l’appoggiare Zelensky e soprattutto l’ordine imperialistico unipolare di Washington, ovvero ipso facto finiscono per essere REAZIONARI che difendono l’ordine mondiale esistente.

    Le radici di questo atteggiamento becero, tipico dei controrivoluzionari che si nascondono dietro slogan ultrasinistri, risalgono proprio al (mai) rinnegato Menscevico e ai suoi pochi seguaci, intellettuali elitari e anticomunisti, che non per caso finirono per collaborare prima coi Nazisti e poi con la CIA.

  10. Patrizio C.
    30 gennaio 2023 at 0:51

    Ritengo che sia assai dubbia l’assimilabilità di eventi quali l’invasione napoleonica dell’impero russo, la guerra di Crimea, la guerra post rivoluzione del 1917 e l’invasione dell’esercita nazista germanico dell’Urss staliniana, fino all’asserito “accerchiamento da parte della NATO, con l’espansione ad est”e al presunto “colpo di Stato” occidentale del 2014 in Ucraina. Eventi storici assai diversi, sia negli attori, come nelle motivazioni e nelle dinamiche e invece ricondotti ad un comune denominatore cospirativo di aggressione e colonizzazione da parte dell’Occidente, come se “l’Occidente” fosse e sia un “moloch” unitario e tentacolare, invece che una realtà assai composita e attraversata da competizioni e conflitti di interessi economici e geo-strategici.
    Lo scioglimento dell’Urss e del suo corollario, il “Patto di Varsavia”, nel 1991 da parte di Gorbatchov, che ne era il curatore fallimentare, ha consentito ai Paesi Est Europei, sulla base del Principio basico di autodeterminazione, di cui al vigente Diritto Internazionale, di scegliere liberamente l’eventuale adesione all’Unione Europea, distaccandosi dalla subordinazione all’Impero russo, zarista prima e “sovietico-Stalinista” poi, memori di decenni di dominio politico, economico e militare, di abusi e di scambio ineguale perpetrati dallo “Stato guida” verso i “paesi satelliti del Blocco Socialista”.
    Essendo venuta meno la base materiale degli accordi di Yalta, con il crollo e lo scioglimento dell’Urss, automaticamente è venuta meno la legittimità stessa della perpetuazione degli accordi di Yalta., cioè della divisione dell’Europa in “blocchi” contrapposti e delle “aree di influenza”, morti e sepolti con il crollo stesso dell’Unione Sovietica. Il riferimento ad eventuali “accordi verbali” di Gorbatchov con Usa e NATO, inerenti alla “promessa di non estensione della Nato” è privo quindi di qualunque base di legittimità e di fondamento giuridico, ‘sic et simpliciter’.
    In quanto all’asserita “espansione della Nato ad est” non trattasi di annessione “manu militari” (che invece è nello stile e nei metodi dell’Imperialismo russo), ma anche in tal caso di richiesta (ripetuta ed accorata) degli stessi Paesi Est Europei e di libera adesione, per proteggersi dalla incombente minaccia ed aggressività invasiva dell’Imperialismo Russo. Pertanto l’estensione della Nato ad est è conseguenza ovvia, difensiva, dell’aggressività invasiva ed espansionistica dell’Imperialismo panrusso del regime di Putin.
    Tra l’altro si ricorda che la stessa “Federazione Russa” di Putin era candidata all’ingresso nella Nato per intercessione dell’amico e sodale S. Berlusconi (all’epoca assai influente), in quanto la permanenza della Nato, come alleanza e struttura difensiva, (venuto meno il “pericolo della minaccia sovietica”) veniva motivata e giustificata in nome del contrasto al Terrorismo Islamico internazionale (erano i tempi della guerra in Cecenia). Finché la reiterata aggressività espansionistica del regime neoimperialista di Putin induceva ad un riposizionamento difensivo internazionale dei Paesi della Nato avverso le mire predatorie e la strategia neoimperiale russa.
    La storia del cosiddetto “colpo di Stato”, fantomatico, del 2014 verso il presidente fantoccio filorusso Yanukovich, è con tutta evidenza una invenzione della macchina di propaganda del regime russo. Al contrario proprio il presidente Yanukovich, notoriamente al soldo del Kremlino, operava illegittimamente, rinnegando il mandato popolare, scritto perfino nella Costituzione ucraina, di adesione all’Unione Europea e, per ragioni difensive, alla stessa Nato. Le rivolte spontanee popolari che culminarono nella sanguinaria repressione poliziesca di Yanukovich e nella “Rivoluzione di Piazza Maidan” a Kiev, indussero poi Yanukovich a fuggire prudentemente e rifugiarsi sotto la protezione dei suoi padroni del Kremlino. Questa è la verità storica obiettiva, aldilà della strumentale ricostruzione complottista, falsa e mistificante, di cui alla propaganda del regime di Putin.
    In quanto alla tesi che la Russia non avrebbe “mai aggredito l’Occidente” è contraddetta da eventi storici obiettivi ed indiscutibili: non si può occultare la spartizione “manu militari” dei paesi Est Europei dell’Urss Staliniana panrussa con la Germania nazista Hileriana, durante il biennio 1939-41 sulla base del famigerato Patto Ribbentrop – Molotov (asseritamente di semplice non aggressione reciproca), fra le due potenze neoimperialiste, mediante aggressioni invasive e spartitorie, di cui ai protocolli segreti, giustificate (allora come oggi) “in nome della tutela delle minoranze russe e germaniche” ivi presenti.
    Ci sono delle motivazioni storiche tutt’altro che “irrazionali”, taciute sistematicamente ed occultate dalla storiografia ufficiale, sia “sovietica” che post-“sovietica”, dietro al “tradimento” del patto Ribbentrop – Molotov, da parte di Hitler con “l’Operazione Barbarossa” di invasione dell’Urss nel giugno del ’41. Hitler aveva proposto a Stalin l’ingresso nell'”Alleanza dell’Asse Italo-Germanico-Nipponico”, come quarto partner, in una prospettiva spartitoria planetaria, a coronamento della già collaudata e “feconda” alleanza spartitoria dei paesi est europei di cui ai protocolli segreti del Patto. In questo documento di Roberto Massari, pubblicato da ‘Utopia rossa’ si chiarisce come furono le eccessive e smodate pretese di Stalin, con riferimento particolare a tutta l’area balcanica, poste come condizione di adesione all’Asse, il motivo vero della rottura unilaterale da parte di Hitler. Mentre la storiografia ufficiale russa continua ad accreditare la narrazione, falsa e mistificante, della sottoscrizione del patto Ribbentrop – Molotov come “geniale espediente tattico a fini difensivi” da parte di Stalin, …….. per non parlare della mitica”guerra patriottica contro il nazismo”, in realtà resa possibile soprattutto grazie al sostegno logistico e all’invio massiccio di armamenti ed altro, da parte degli USA. https://utopiarossa.blogspot.com/2022/03/ucraina-7-lalleanza-nazisovietica-e.html

    Di conseguenza la tesi che la Russia sia una potenza “con vocazione imperiale, ma non imperialista” appare come un acrobatico artificio verbale, un sofisma, proprio a fronte della pretesa “analisi concreta della situazione concreta”, analisi empirica e/o marxista, che dimostra che non viviamo in “un mondo unipolare dominato da Usa + Nato”, ma da una compresenza di più centrali imperialistiche e sub-imperialiste, da una compresenza spartitoria di predoni internazionali fra loro convergenti ed in competizione secondo, secondo l’analisi di Lenin, tuttora valida, di cui a “Imperialismo, stadio supremo del Capitalismo”.

    Pertanto il regime di Putin, che taluni vedono come “polo alternativo geopolitico, culturale e valoriale”, quale surrogato “progressista” del defunto “campo socialista” (vagheggiato dai nostalgici inconsolabili del’esperienza del cosiddetto “socialismo reale” stalinista), avverso “il modello occidentale e il pensiero unico orwelliano della civiltà del Dollaro, dell’Hamburger e delle Coca-Cola”, in linea con l’ideologia revanscista e neoimperiale Putinista del “Russky Mir”, con la crociata antioccidentale del patriarca russo Kirill e con la “quarta teoria” di Dugin e dei suoi interpreti italici, a cominciare da Diego Fusaro, cantori del salvifico “Polo Euroasiatico”, costituito da regimi capitalisti autocratici, dispotici e cleptocrati, con tratti spiccatamente reazionari, neofeudali, mafiosi e teocratici.

    • Fabrizio Marchi
      30 gennaio 2023 at 17:59

      Il trotzschismo” è una brutta bestia. Naturalmente con questo termine non mi riferisco al rivoluzionario nonchè fondatore dell’Armata Rossa ma ai suoi nipotini. Poi può darsi che tu non sia un “post trotzschista” e appartenga a qualche altra conventicola della “sinistra radical o pseudo antagonista” ma tanto è la stessa cosa e il tuo modo di analizzare è sicuramente lo stesso. Che poi è appunto sostanzialmente quello di tutti i liberal e i radical “di sinistra” o “de sinistra” occidentali.
      Partiamo dalla coda. Nella tua foga “anti rossobruna” (una vera e propria crociata per i “sinistri radical”) hai completamente sbagliato bersaglio perchè qui nessuno di noi, sicuramente NON il sottoscritto che è il fondatore e il direttore di questa rivista, pensa che il regime di Putin sia, cito le tue parole testualmente, “il polo alternativo geopolitico, culturale e valoriale”, quale surrogato “progressista” del defunto “campo socialista” (vagheggiato dai nostalgici inconsolabili del’esperienza del cosiddetto “socialismo reale” stalinista)”.
      Forse, essendo tu un dogmatico (nè più e nè meno e forse più dei vetero stalinisti), sei abituato a ragionare e a trattare tutti gli altri che non siano la tua persona con le stesse scontate categorie che utilizza, appunto, la categoria alla quale anche tu stesso appartieni. Mi dispiace deluderti ma qui nessuno, quanto meno non il sottoscritto, si è innamorato di Putin e pensa che sia il surrogato di quello che fu “il sol dell’avvenir”. Personalmente già pensavo che non lo fossero Stalin, Krusciov, Breznev (pur nelle loro differenze) e gli altri, figuriamoci se posso pensarlo di Putin. Tanto meno penso che la Russia di Putin possa rappresentare quell’alternativa “al modello occidentale e il pensiero unico orwelliano della civiltà del Dollaro, dell’Hamburger e delle Coca-Cola”. Se è per questo non lo pensavo neanche di Saddam Hussein e non lo penso di Hamas (e ancor meno dei talebani…), tanto per fare degli esempi banali (ma il tuo commento, seppur nascosto dietro una coltre di cultura storica e geopolitica, è banale), e tuttavia ho sostenuto la resistenza degli iracheni (e quindi inevitabilmente anche di Saddam) così come sostengo quella dei palestinesi (e quindi inevitabilmente quella di Hamas) dall’aggressione imperialista e sionista. Da notare che Hamas è sostenuta e finanziata dai Fratelli Musulmani, il che significa dal Qatar che non mi pare proprio un campione di democrazia e di socialismo. Tuttavia la politica e ancor più la politica internazionale è una questione complessa che prevede anche e soprattutto il saper navigare dentro un mare di contraddizioni. Pensa che la Cina di Mao (magari adesso tu mi dirai peste e corna di Mao, ovviamente) aveva addirittura riconosciuto il Cile di Pinochet così come l’URSS aveva riconosciuto l’Argentina di Videla, anche se per ragioni molto diverse fra loro. Certo, ora tu mi risponderai che l’Iraq di Saddam non era una potenza imperialista ma dal tuo punto di vista l’obiezione non reggerebbe perchè 1) il regime di Saddam, secondo i tuoi parametri, siano essi liberal o radical (tanto è la stessa cosa), non è comunque difendibile e 2) l’Iraq aveva attaccato e occupato il Kuwait, uno stato fantoccio artificiale creato ad hoc dalle potenze occidentali ma, in ogni caso, sempre secondo i tuoi parametri, un’aggressione comunque di tipo imperialista.
      Dovresti entrare nell’ottica che in politica e soprattutto in politica internazionale è assai difficile, ma diciamo pure impossibile, pensare di mantenere una sorta di purezza sia ideologica che soprattutto politica. Ma sarebbe come chiedere ad un mulo di occuparsi di filosofia.
      Per ciò che riguarda la Russia “potenza con vocazione imperiale ma non imperialista” (queste invece sono le mie parole), se non sai capire la differenza non è un mio problema. Non posso che invitarti a studiare e ad approfondire. Fermo restando l’insegnamento leninista e maoista (anche se capisco che per te equivale a bestemmiare) sulla famosa teoria della contraddizione principale. In base a questa teoria, i comunisti di tanti paesi diversi hanno stipulato nella storia le più svariate alleanze spesso con forze apertamente reazionarie. Qualche esempio fra i tanti, i comunisti italiani con i monarchici (fu Togliatti il principale sponsor del governo del fascista fino al giorno prima, Badoglio, contro il parere degli altri partiti del CLN, e i comunisti cinesi con i reazionari borghesi del Kuomintang). Lo fecero in ragione di quella teoria della “contraddizione principale”, che si fonda sulla necessità (quindi non la possibilità ma la necessità, obtorto collo) di affrontare e possibilmente risolvere la contraddizione principale, propedeutica alla risoluzione di quella secondaria. Potresti provare, volendo, a toglierti il paraocchi e ad applicare questa teoria anche alla questione russo-ucraina-NATO, anche se mi rendo conto che per te il problema non si pone perchè poni la NATO e la Russia (sto parlando NON in termini culturali e/o ideologici ma politici e geopolitici), sullo stesso piano, perchè per te si tratta di due potenze imperialiste tout court e sullo stesso livello. Qui è inutile proseguire dal momento che le nostre analisi divergono radicalmente, il che non significa che io apprezzi la Russia di Putin (ma tu questo già lo sapevi, la tua è una critica capziosa, non sei certo animato dal desiderio di un confronto logico-dialettico…), significa soltanto che io la considero la contraddizione secondaria. E quindi, per la logica leninista e maoista (non cito Lenin e Mao come se fossero i depositari della Verità Assoluta ma solo perchè condivido questa visione delle cose) non considero affatto un tradimento augurarsi che la Russia non venga quanto meno sconfitta, perchè qualora ciò accadesse questo rallenterebbe e forse minerebbe la possibilità di una transizione verso un mondo multipolare. Ma mi rendo conto che, anche in questo caso, le nostre strade divergono necessariamente perchè in base alla tua logica è del tutto indifferente che il mondo sia a trazione unipolare o multipolare, perchè essendo tutti della stessa pasta (anzi, la Cina e la Russia per te sono anche molto peggio degli USA), tanto vale e anzi meglio (e dai, su, un briciolo di onestà intellettuale…) tenersi il dominio unipolare a trazione USA).
      Veniamo al resto. Hai detto che non è vero che la Russia non ha mai attaccato l’occidente perchè in realtà ha aggredito e occupato i paesi est europei. Qui siamo proprio alla totale deformazione della realtà. Intanto nessun paese occidentale è mai stato attaccato dalla Russia e tanto meno dall’URSS, e infatti tu stesso hai parlato di paesi est europei (quindi non occidentali). Secondo poi l’URSS non ha aggredito i paesi est europei, li ha semmai liberati dall’occupazione nazifascista. Il che non mi pare proprio la stessa cosa. Poi possiamo ragionare quanto vuoi sul fallimento (oltre che sulla sconfitta) del socialismo reale ma questo è ancora una volta TUTT’ALTRO discorso. L’URSS ha invaso l’Ungheria e la Cecoslovacchia? Verissimo, e nel secondo caso ha anche profondamente sbagliato, a mio parere, ma nell’ottica egemonica e della competizione con il blocco occidentale, quella era la logica (che però non ha nulla a che vedere con l’imperialismo che è tutt’altra cosa).
      Sul fatto che l’URSS, staliniana prima e kruscioviana e brezneviana dopo sia stata, appunto, una potenza imperialista, perdonami ma stendo un velo pietoso. Innanzitutto perchè stiamo parlando di due contesti COMPLETAMENTE diversi, secondo poi, soprattutto, perchè l’URSS può sicuramente essere definita una potenza egemonica, come già ho detto, ma certamente non imperialista (capisco che per te quanto sto dicendo è lana caprina ma non posso farci niente…). Hai scritto che l’URSS sfruttava quei paesi. Nulla di più falso. Questo è ciò che fanno appunto le potenze imperialiste. L’Unione Sovietica si è invece dissanguata per sostenere non solo i paesi “satelliti” ma anche quelli che non facevano parte della sua area di influenza diretta ma che con l’URSS avevano rapporti sia politici che soprattutto economici. E questa è stata una delle ragioni dell’indebolimento dell’URSS. Altro che imperialismo…
      Cuba sarebbe crollata senza il sostegno sovietico: petrolio, tecnici e materie prime in cambio di noci cocco e banane (che l’intervento cubano in Angola sia stato voluto dai sovietici è una balla. Anche se certamente non gli dispiaceva, la scelta fu presa del tutto autonomamente dal PC cubano e da Castro…) e infatti se l’è vista molto brutta subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. L’Egitto, che non era parte del blocco sovietico, deve all’URSS (alla quale costò una montagna di quattrini) la costruzione della diga di Assuan, la cui costruzione ha trasformato l’intera economia del paese (non solo l’agricoltura ma anche la costruzione di strutture e infrastrutture rese possibili proprio grazie alla diga di Assuan). Poi l’Egitto fece il voltafaccia e si schierò con Israele e gli USA ma questo è un altro discorso. Quanto detto vale per tutti gli altri paesi che direttamente o indirettamente avevano relazioni economiche e politiche con l’URSS. I sovietici facevano tutto questo per generosità d’animo? No, ovviamente, lo facevano perché dovevano mantenere la loro egemonia in competizione con l’imperialismo occidentale e soprattutto americano. Parlare di imperialismo o di “socialimperialismo” (in questo caso sbagliavano di brutto anche Mao e i comunisti cinesi oltre che i vari gruppi e gruppetti della allora sinistra extraparlamentare occidentale) è privo di fondamento.
      Veniamo ora all’aspetto “culturale”. Io non ho affatto mescolato eventi storici completamente diversi fra loro come tu hai capziosamente scritto. Questo lo hai, appunto, attribuito tu al sottoscritto per ragioni opportuniste e strumentali. Ma io non l’ho MAI scritto. Io ho soltanto elencato una serie di eventi – non mescolabili fra loro – che hanno contribuito a creare nel corso del tempo e delle varie epoche, una ostilità, comunque creata ad hoc dalle elite dominanti, nei confronti della Russia. Soltanto uno sciocco o uno sprovveduto potrebbe infatti paragonare l’ostilità indotta nei paesi occidentali dalla Rivoluzione del ’17 da quella indotta dalle campagne napoleoniche o dalla guerra di Crimea. E a mio parere, soltanto un inveterato presuntuoso e anche un po’ (parecchio) in malafede può evincere da quanto ho scritto che l’intenzione del sottoscritto fosse quella di fare degli improbabilissimi parallelismi o addirittura mescolare le cose. La tua quindi è una interpretazione, del tutto personale, del mio breve articolo, anche se tu la spacci – ti cito testualmente – per “verità storica obiettiva”. Ma obiettiva de che? Almeno abbi quel briciolo non dico di umiltà ma di ragionevolezza e di buon senso di dire che la tua è una interpretazione della storia e della realtà e non la “verità storica obiettiva”. Quella frase, per la verità, l’hai scritta per spiegare che la storia del colpo di stato del 2014 in Ucraina sarebbe soltanto propaganda dei russi (ma si respira e si ritrova in ogni parola e in ogni virgola del tuo commento). E va bè, a nulla varrebbe portarti le prove più che provate dell’interventismo USA e NATO in quel paese, della montagna di quattrini destinati per rovesciare il governo effettivamente filorusso di Yanukovic e della presenza organizzata e finanziata delle squadracce naziste che per prime (su spinta NATO) hanno alzato il livello dello scontro. Ma qui, appunto, è inutile proseguire.
      Quanto al fatto che Stalin volesse entrare in un’alleanza strategica con Hitler, Mussolini e l’imperatore giapponese, qui stendo un altro velo pietoso. L’URSS tentò ripetutamente di stipulare un accordo con l’Inghilterra e la Francia ma gli fu risposto picche. A quel punto scelse di stipulare l’accordo con la Germania nazista, sempre secondo la logica della “contraddizione principale e di quella secondaria”. Ma probabilmente sbagliò perché di lì a un paio d’anni sarà attaccata dalla Germania. Ma tu, ormai lo abbiamo capito, hai la tua storia personale mutuata da qualche foglio post trotzschista o “quintinternazionalista” (non sapevo che fosse in corso questo grande e innovativo progetto…) che del resto tu stesso hai citato come portatore della Verità Assoluta e Incontrovertibile.
      In conclusione, la cosa che ho notato, ormai da molto tempo, è che i “sinistri” pseudo post trotzschisti, pseudo post anarchici, post sessantottini e post gruppettari (anche io lo ero a vent’anni, ma a vent’anni è lecito errare, dai quaranta in poi è diabolico…), femministi (cito sempre il tuo sito portatore della verità Storica Assoluta) sono ancora (molto) più dogmatici degli stalinisti. La certezza che ho è invece che siano del tutto organici – per quello che contano, cioè nulla – al sistema capitalista e imperialista dominante e alla sua narrazione ideologica.

      • Patrizio C.
        10 febbraio 2023 at 2:11

        Ritengo “in primis” necessario dissipare una serie di equivoci: non ho mai militato in formazioni trotzchiste né aderito ad altre “conventicole della sinistra radical o pseudoantagonista”, ricondotte tutte, secondo il tuo ragionamento, ad un comune denominatore “liberal-radicale”. Né peraltro ho mai militato in formazioni della sinistra tradizionale e/o istituzionale, non disponibile all’indottrinamento verticistico nelle “scuole quadri” e all’irreggimentazione nelle regole del “centralismo democratico”. Tuttavia ho vissuto attivamente, in prima persona, già da giovanissimo studente liceale, l’esperienza del movimento studentesco del 1968 e dei successivi anni ‘70 e le interazioni feconde di interscambio del movimento studentesco con il movimento operaio, tramite sinergie ed emulazione, nelle forme di democrazia, con innovazioni e conquiste sia in ambito salariale, di condizioni lavorative, mediante la costituzione dei consigli di fabbrica (che soppiantavano le vecchie commissioni interne sindacali, per lo più subalterne alle politiche padronali) e l’affermazione dello Statuto dei Lavoratori. Pur nei limiti di quel movimento, che non portarono ad una rivoluzione globale della società, indubbiamente a mio parere determinarono risultati dirompenti e positivi, creando le condizioni per ulteriori potenziali sviluppi, frenati e repressi, come ben noto, da forze reazionarie, mediante la “strategia della tensione”, e a causa peraltro di responsabilità sia delle politiche della sinistra istituzionale “riformista” (il “compromesso storico”) che della “sinistra rivoluzionaria”, fino agli esiti deliranti del terrorismo brigatista, fattori che convergevano nella direzione della chiusura degli spazi di agibilità politica e del riflusso progressivo dei movimenti di quegli anni, con perdita progressiva di molte delle conquiste degli anni anteriori. Non credo che quelle esperienze siano riconducibili alla etichetta classificatoria di “radical chic”, così come non sono tali la fondazione successiva, sullo scorcio degli anni ‘80, da insegnante, del movimento dei “Cobas degli insegnanti della scuola” (il primo comitato formato su mia iniziativa con Antonio Ceccotti, dal passato operaista, nella SMS ‘Amendola’ a S. Basilio a Roma), la costituzione di una rete cittadina e poi nazionale, nel volgere di pochi mesi, e lo sviluppo di un vasto ed imponente movimento di lotta, senza precedenti nel mondo della scuola’, con una piattaforma sindacale elaborata tramite forme di democrazia diretta, in contrapposizione al programma delle centrali sindacali istituzionali di divisione e gerarchizzazione “meritocratica” della categoria. Infine per un decennio dal 1993 al 2003 l’esperienza nel movimento ecologista in Legambiente Lazio, con battaglie di legalità e tutela del territorio (ancorché in gran parte vanificate dal meccanismo perverso italico della prescrizione dei reati amministrativi ed ambientali, in relazione biunivoca consensuale fra potere politico amministrativo partitocratico dei sindaci e base di consenso elettorale, all’origine della perpetuazione del fenomeno patologico ed endemico dell’abusivismo urbanistico/ambientale. La soluzione delle contraddizioni del rapporto uomo/natura non può essere meccanicamente subordinata al conflitto di classe, intesa come la contraddizione principale, e rinviabile ad una mitica ‘palingenesi rivoluzionaria’.
        Premesso quanto sopra, torniamo alle questioni storiche internazionali e alla questione della guerra invasiva della Russia di Putin in Ucraina, oggetto di una divaricazione ed un confronto lacerante nell’ambito della sinistra, in particolare qui in Italia. Anche a tale proposito, ritengo prioritario sgomberare il campo da personalizzazioni ed equivoci. Sulle vicende dell’Iraq (prima e seconda guerra del Golfo), della Libia come della pluridecennale questione Palestinese, contrariamente alle tue supposizioni, non ho avuto mai alcun dubbio nello schierarmi sempre in favore dei popoli vittime di operazioni neocoloniali, imperialistiche e sub imperialistiche degli USA e dello Stato di Israele. E peraltro già all’epoca della prima guerra del Golfo ero ben consapevole dell’operazione in atto da parte del “petrol-presidente” Bush senior, di una guerra provocata ad arte al fine di un controllo diretto sulle risorse petrolifere dell’Iraq, dopo che il regime di Saddam, sostenuto e legittimato come “garante laico dei valori occidentali”, era stato utilizzato in funzione anti-iraniana in una lunga e sanguinosa guerra, finanziata ed armata dagli USA. A tal proposito, mentre molti a sinistra credevano alla propaganda Usa di un “Nuovo Ordine Internazionale contro gli Stati Canaglia”, mi sono documentato su varie fonti informative, tra cui menziono, in quanto particolarmente illuminante e documentato sui retroscena, “Guerra del Golfo – Il dossier segreto” di Pierre Salinger ed Eric Laurent, Mursia editore. Nessuna divergenza peraltro sul sostegno alla causa palestinese, nonostante l’egemonia preponderante di Hamas, organizzazione finanziata dagli Emirati Arabi. In quanto a Mao-Tze-Tung, i cui scritti a suo tempo ho studiato a fondo, in relazione alla storia del partito comunista cinese, della Rivoluzione cinese (basata sull’alleanza strategica operai/contadini) e poi con riferimento alla Rivoluzione Culturale. L’alleanza temporanea con il Kuomintang, in quanto il “nemico principale” in quella fase era l’invasione da parte dell’Imperialismo Giapponese, fu scelta ovvia, di puro buon senso, in quel frangente storico. ‘Nulla quaestio’ analogamente a proposito dell’alleanza ampia, altrettanto ovvia, fino ad includere liberali e monarchici nell’ambito del CLN, nel Fronte di Liberazione nazionale contro occupazione nazi-fascista in Italia.
        Sorvolo sulle allusioni ad una presunta “malafede” da parte mia: si può incorrere in errori macroscopici di analisi, di valutazione e di prospettiva storica, possibile rischio biunivoco, per varie motivazioni, pur essendo soggettivamente in buona fede, e questo vale ‘erga omnes’, e quindi analogamente glisso sui corollari epiteti di “opportunismo”. In quanto al mio presunto “allineamento” a tesi preconfezionate da gruppi di “post trotzschisti, postanarchici, postgruppettari”, sommariamente bollati in modo apodittico come “più dogmatici degli stalinisti ed organici al sistema capitalista ed imperialista dominante e alla sua narrazione ideologica”, ti assicuro che le mia analisi sulla guerra di invasione dell’Ucraina è stata elaborata in totale autonomia prima ancora di conoscere le pubblicazioni web e le interpretazioni delle citate formazioni politiche. E quanto dico è provato da alcuni miei post di analisi, di vari mesi anteriori, pubblicati sulla mia pagina Fb.
        Il documento di R. Massari (pubblicato da “Utopia rossa”, organizzazione con cui non ho nessun rapporto diretto), sul patto Ribbentrop Molotov e sulla trattative per una estensione dell’Alleanza dell’Asse (Italia-Germania-Giappone) che includesse anche l’URSS Staliniana è fondato su dati storici obiettivi, con tanto di spartizione ‘manu militari’ dei Paesi dell’Est Europa, e basato su documenti inoppugnabili, al di là dell’operazione posticcia della narrazione di Stalin come “abile operazione tattica a scopo difensivo”. E facile un riscontro documentale anche sul web https://it.wikipedia.org/wiki/Unione_Sovietica_nella_seconda_guerra_mondiale#L'accordo_di_Monaco_e_il_Patto_Molotov-Ribbentrop
        https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Barbarossa
        https://www.jstor.org/stable/43612997

        Per quanto mi riguarda la mia conoscenza in materia si basa, come testo base, su “Storia del’Unione Sovietica” di Giuseppe Boffa edizioni ‘L’Unità’, per 41 anni giornalista dell’Unità (1946-87)
        Prima edizione in 2 volumi – Mondadori 1976 e 1979 – la prima storia organica dellUnione Sovietica scritta in Occidente.
        Riporto di seguito alcuni stralci:
        “Il patto sovietico-tedesco
        (…) Gli approcci si fecero improvvisamente incalzanti e precisi da parte tedesca via via che si avvicinava la data fissata da Hitler per l’attacco alla Polonia: il 1° settembre (…) il 3 agosto il ministro degli Esteri nazista Ribbentrop fece a Mosca la proposta di regolare <> tutti problemi esistenti <>, cioè nell’intera zona che aveva suscitato le maggiori difficoltà nelle trattative dell’Urss con Londra e Parigi. (…) Per Hitler ora non c’era più tempo. Egli voleva un accordo subito in modo da evitare una guerra su due fronti che angosciava molti dei suoi generali, memori dell’esperienza fatta nel primo conflitto mondiale. Era quindi disposto ad accettare tutte le richieste sovietiche (…) fino al famoso telegramma del 20 agosto inviato direttamente a Stalin per chiedergli di ricevere subito Ribbentrop. All’incirca alla stessa data Stalin decise di acconsentire (…) Ribbentrop atterrò a Mosca il 23 agosto. La sera stessa gli accordi fra i due governi furono firmati. Essi consistevano in un trattato di non aggressione e di un protocollo segreto che delimitava le rispettive sfere di influenza in caso di cambiamenti territoriali nell’Europa orientale (…) Il protocollo stabiliva che, tranne la Lituania, gli Stati Baltici fossero nella <> sovietica. Quanto alla Polonia, la linea di demarcazione fra ambizioni sovietiche e tedesche correva lungo i fiumi Narev, Vistola e San (…) La vecchia rivendicazione dell’auto-determinazione dei popoli veniva,beninteso, messa in disparte (…)”. Seguono poi dettagliate considerazioni sul disorientamento e la crisi indotta nei partiti del Comintern, che vedevano venir meno le discriminanti contro i regimi fascisti. “(…) Le nuove acquisizioni territoriali dell’Urss verso ovest. Le regioni annesse quasi tutte avevano fatto parte della Russia prerivoluzionaria. La loro riconquista è stata dunque presentata, specie in sede storica, come il ripristino di una continuità interrotta, un’operazione irredentista destinata nello stesso tempo a dare all’Urss confini più sicuri. (…) Le truppe sovietiche occuparono quei territori e vi stabilirono il proprio ordine, sciogliendo ogni formazione politica ostile: diversi tipi di plebisciti sancirono poi la congiunzione di quelle terre all’Urss (…) in accordo col governo di Berlino. Le truppe sovietiche avanzarono in Polonia fino alla linea di demarcazione convenuta in precedenza con i tedeschi. (…)”. Seguiva poi l’occupazione dei paesi baltici con “plebisciti di adesione-annessione all’Unione Sovietica”.
        Mi pare inoltre assai discutibile la tesi che l’URSS si sarebbe “svenata” (disinteressatamente) per i “paesi satelliti” e perfino per Egitto e Cuba: è ovvio che qualunque sistema imperialista (anche ove si voglia definire “a vocazione imperiale ed egemonica”, che mi appare una distinzione nominalistica più che sostanziale) investa denari e risorse per assicurarsi fedeltà politica, vantaggi geo-strategici e un ritorno economico, di rapporti di mercato e sfruttamento di risorse dei paesi dell’”area di influenza”: è sufficiente per esempio, a proposito degli USA, menzionare il Piano Marshall di ricostruzione nel secondo dopoguerra a vantaggio dei Paesi Europei. Ritengo piuttosto che i motivi reali del “dissanguamento” dell’URSS siano in relazione alla patologica superfetazione dell’industria pesante, soprattutto bellica.
        La tua valutazione giustificazionista della repressione della rivolta operaia e popolare del 1956 in Ungheria da parte dello “Stato guida sovietico russo”, richiama alla memoria le esternazioni dei dirigenti del Pci (da P. Ingrao all’epoca di quegli eventi sulla base del teorema della presunta “cospirazione occidentale”, descritti come “tentativo reazionario di controrivoluzionari”. Il direttore de L’Unità P. Ingrao : “L’intervento sovietico è un dovere sacrosanto, senza il quale si tornerebbe al terrore fascista (…) Le squadre dei rivoltosi sono composte prevalentemente dai giovani rampolli dell’aristocrazia e della grossa borghesia (…) per 24 ore bande armate hanno tentato a Budapest di attuare un putsch controrivoluzionario (…)”. Analoghe espressioni furono utilizzate da Togliatti e dalla Direzione del Pci, sancite peraltro all’VIII Congresso del partito. Gli unici due interventi che nel Congresso osarono considerare “una rivoluzione” l’insurrezione ungherese, furono Giuseppe Di Vittorio e Antonio Giolitti, che poi uscì dal Pci assieme a pochi altri: Fabrizio Onofri, Natalino Sapegno, Eugenio Reale, Vezio Crisafulli, Carlo Aymonino, Carlo Muscetta, Loris Fortuna, Elio Vittorini, Antonio Ghirelli, Delio Cantimori e Italo Calvino, poi attaccato da Togliatti, che scrisse « i controrivoluzionari della cellula Einaudi di Torino».
        Sorprendono le analogie, con quella narrazione mistificatoria (accreditata dal regime “sovietico” stalinista), della repressione della rivolta spontanea operaia e popolare in Ungheria, con la propaganda del regime dispotico neoimperiale (post-sovietico) di Putin a proposito della spontanea rivolta popolare, nota come rivoluzione di piazza Maidan del 2014, a Kiev, avverso il rinnegamento del programma costituzionale di adesione all’Unione Europea, rivolta per lo più spontanea, che portò alla fuga del presidente fantoccio filorusso Yanukovich sotto la protezione dei suoi padroni del Kremlino . La descrizione di quegli eventi come un’operazione esogena, “reazionaria e golpista, gestita da gruppi nazisti pilotati dalla Nato” appare a mio sommesso parere come una operazione di falsificazione storica, a supporto della strategia di invasione successiva, a partire da Crimea e Donbas (il piano B), dopo il fallimento del tentativo di prendere possesso dell’Ucraina politicamente tramite il presidente – fantoccio Yanukovich (piano A).
        Ritengo necessario confrontarsi, senza rimozioni, né esorcismi ed anatemi con la realtà effettiva: in quanto al fenomeno macroscopico del Nazifascismo pan russo (di cui il Gruppo Wagner è la punta dell’iceberg), proprio il Kremlino ne è il maggior sponsor e la matrice politico – ideologica ed organizzativa. https://crisiglobale.wordpress.com/2014/04/29/focus-ucraina-lanima-nera-della-repubblica-di-donetsk/
        Ecco di seguito il testo di due miei post del 5 maggio 2022, pubblicati sulla mia pagina Fb
        Patrizio Colafranceschi 5 maggio 2022 • Contenuto condiviso con: Tutti Mi sembra fuorviante, in certi ambienti di sinistra, la continua rievocazione dell’esistenza (certo preminente, nel contesto planetario) dell’Imperialismo Usa e delle Basi Nato in vari Paesi Europei, mentre si evita di prendere atto che, in questa sporca guerra nel cuore dell’Europa, lo Stato Aggressore è la Russia e la Nazione Aggredita è l’Ucraina, non il contrario! Non regge alcuna “giustificazione”, per le imprese criminali del Regime Neo-Imperialistico Russo! Sono ben memore delle varie “Missioni Umanitarie” Stragiste USA (mascherate da “Guerre Preventive”, contro gli “Stati Canaglia”), in realtà Predatorie e Criminali, in funzione di un Controllo diretto di Risorse energetiche ed Aree Strategiche. Basta porsi un interrogativo elementare: perché progressivamente tutti i vari Paesi dell’ex Unione Sovietica e del disciolto Patto di Varsavia hanno chiesto di aderire all’Unione Europea, ed eventualmente anche alla Nato (la cui Protrazione è stata giustificata a suo tempo, dopo la caduta dell’Urss e dei Blocchi contrapposti, in nome della Sicurezza Internazionale contro il Fondamentalismo e il Terrorismo Islamico)? Certo quei Paesi non sono stati né invasi né obbligati dall’Unione Europea e/o dalla Nato! Mi sembra ovvio ed evidente che abbiano pesato, in funzione di questa scelta spontanea, la Memoria Storica di decenni di Sudditanza, di Dipendenza, di Scambi Ineguali e di Oppressione, subiti dai Paesi Satelliti rispetto allo Stato Guida della Russia di ascendenza Stalinista. E inoltre come poteva essere attrattiva una Russia Autocratica e Tirannica, gestita da un Gruppo di Potere Oligarchico, una “democrazia” dispotica ed illiberale? E’ la Russia ad aver pianificato questa Invasione dell’Ucraina, da molti anni, mediante vari passaggi intermedi, dall’invasione della Regione Ucraina della Crimea, fino al sobillamento, nella Regione Ucraina del Don Bass, del separatismo di minoranze etniche russofone, con fornitura continua e massiccia, già dal 2014, di artiglieria leggera e pesante, tank russi inclusi! Una recente Sentenza del Tribunale Internazionale di Giustizia dell’Aja attesta l’Insussistenza del presunto “Genocidio” nel Don Bass e l’Illegittimità dell’Invasione Russa! In quanto al Battaglione Azov (di ascendenza nazionalista di estrema destra), mi risulta fosse composto di soli 900 uomini prima di essere incorporato nell’Esercito Regolare Ucraino! ……….. Mentre basta documentarsi un minimo per sapere che affiancano l’Esercito Russo e i Separatisti del Don Bass, oltre ai Reparti di Mercenari Siriani e Ceceni, anche Reparti di Miliziani Russi di estrema destra (di ispirazione Neo Nazista!), come il Gruppo Wagner …. e altre Brigate, di Ispirazione Nazifascista, di Varie Nazionalità, provenienti da vari Paesi Europei, (e anche dall’Italia, come è ben noto)! Tutti uniti nell’Ideologia comune dell’Anti-americanismo, del cosiddetto “Nazional-boscevismo”, teorizzato da A. Dugin, Ideologo russo Putiniano, propugnatore della “Ricostituzione della Grande Madre Russia” e della Convergenza dei vari Sovranismi e del Sincretismo, post comunista, “contro l’Unico Impero Corrotto, della Civiltà del Dollaro”. Il Linguaggio del “Nuovo Zar” del “Neo Imperialismo Pan Russo” e dei suoi discepoli al seguito, ricorda il discorso del Duce (per non parlare del suo alleato, il Furer), della “Dichiarazione di Guerra del 1940: la “Lotta Titanica delle Nazioni Rivoluzionarie” (Fascista e Nazional Socialista), “dei Popoli Proletari e Fecondi” contro le “Potenze Monopoliste Capitaliste e Imperialiste”, “Demo-Plutocratiche e Affamatrici, Decadenti e Reazionarie dell’Occidente” (già allora descritte dalla “Buonanima” come “L’Impero della Corruzione e del Male”), “per la Revisione dei Trattati e la Ridefinizione dei Confini”,per la “Riconquista dello Spazio Vitale” …… Leggendo o ascoltando le “Teorizzazioni” di certi Sedicenti “Rivoluzionari” nostrani, alla luce anche dei Comportamenti effettivi e degli Schieramenti assunti. appaiono, esplicitamente o implicitamente, di fatto solidali con la Russia di Putin e con le sue tesi dell'”Accerchiamento della Nato” e della “Guerra Preventiva-Difensiva di Denazificazione” (sic!). Questa è una “Sinergia ed Ibridazione” di Diverse Culture Populiste e Sovraniste di diverse matrici culturali e politiche, una sorta di “Fronte Unitario Fascio-Nazional-Bolscevico”, sedicente “Antimperialistico, Anti-Occidentale ed Anti-Europeo”, di Ascendenza dalle Elaborazioni Teoriche dell’Ideologo Russo A .Dugin (Teorico della “Nuova Grande Madre Russia” e del “Sincretismo Nazional-Boscevico”, post-comunista), oltre le apparenze di un ostentato “Pacifismo, di fatto unilaterale” (paradossalmente contro la Nazione e il Popolo Aggrediti), contro l’Ucraina e il suo Governo, descritti come l’Aggressore, al soldo di Usa e Nato! Inoltre sembra di assistere allo Spostamento del Conflitto, dalla lotta fra le classi, a quello fra presunte, asserite “Nazioni Proletarie e Rivoluzionarie avverso le Democrazie Plutocratiche e Monopoliste”! Francamente sembrerebbe il riciclo del peggio della Retorica della Cultura Fascista, con al più qualche “aggiornamento” nel linguaggio, mediante qualche ‘restyling’, e l’aggiunta di termini quali “Mondializzazione”, “Impero Monopolare del Pensiero Unico e della Civiltà del Dollaro”. E soprattutto questa ideologia mi sembra abbia poco a che vedere con la Lotta di Classe e con il Marxismo. In proposito leggasi anche l’articolo al seguente link: https://www.lacnews24.it/…/forse-bisogna-denazificare…/
        Patrizio Colafranceschi 5 maggio 2022 • Contenuto condiviso con: Tutti Sicuramente l’Imperialismo Usa, tentacolare e preponderante, non è un’invenzione, ma una tragica, tangibile, realtà. Ne sanno qualcosa i Popoli di varie parti del Mondo, dall’America Latina, con i vari ‘golpes’ militari sponsorizzati dagli Usa, all’Asia, con le guerre in Corea, in Vietnam, all’Africa fino al Medio Oriente, tramite la “Democrazia esportata” mediante le cosiddette “Missioni Umanitarie” Stragiste in Iraq e in Libia per la gestione diretta delle risorse petrolifere ecc. Fino alla stessa Europa, e qui in Italia conserviamo le stigmate delle varie Stragi, dagli inquietanti e “misteriosi” risvolti ed intrecci con i Servizi Segreti italici, rimaste impunite (come quella di Ustica). Ma è altrettanto vero che lo Scenario è più articolato e Complesso: non esiste un unico Polo Monocentrico Imperialista, quello Usa, ma una Convergenza e una Competizione Conflittuale Spartitoria fra Superpotenze, fra Imperialismi contrapposti e speculari, per il Controllo Strategico di aree di influenza e di mercato e lo sfruttamento di risorse planetarie. Chi al contrario vuol accreditare l’esistenza di un “Unico Imperialismo” e “Unico fulcro del Male”, mistifica la realtà e non aiuta certo la Liberazione dei Popoli dal Giogo Imperialista. E’ pertanto da perseguire la concretazione dell’Idea e dei Principi Originari di Europa, intesa come Unità Politica e Culturale ‘in primis’, e peraltro una Ristrutturazione dell’ONU, (che è impotente ed inerme, in quanto geneticamente paralizzata dai poteri di veto incrociati delle Super-Potenze), affinché possano essere Contrappesi Antitetici alle Logiche Imperiali, predominanti in questo nostro Tragico Orizzonte Planetario di Barbarie. La criminale invasione e i bombardamenti in corso da parte del Regime Neo Imperiale Pan Russo (che ha programmato e pianificato l’invasione dell’Ucraina da molti anni, con l’invasione militare della Crimea e con il sobillamento del Separatismo Russofono nel Don Bass, con tanto di artiglieria pesante, cannoni e tank russi, già dal 2014), Imperialismo Pan Russo, certo non meno criminale dell’Imperialismo targato Usa, distintosi in altri scenari di guerra, con criminali “missioni umanitarie” e le conseguenti “operazioni chirurgiche”. Sono entrambe Potenze Imperialistiche, che agiscono sovente come “Predoni Internazionali”, convergenti ed in competizione nella spartizione di risorse, di aree geografiche strategiche, ai danni di altri Stati ed altri Popoli: certo non si può assolvere e lasciar fare un ladro ed assassino, …. perché ci sono dei precedenti di altri ladri ed assassini rimasti impuniti! Questa sarebbe la “Legge della Giungla”: non è affatto difficile comprendere che non c’è nessun Imperialismo “Buono

        • Fabrizio Marchi
          11 febbraio 2023 at 16:39

          Bè, intanto comincerei con il chiarire un punto. O non hai nulla da fare dalla mattina alla sera come il tuo “sodale” Carmine (un ostinato utente di questo giornale che perora la “tua” causa di cui non pubblico più i commenti perché finalizzati solo a provocarmi…), oppure, nonostante, tutto, ci stimi e ci apprezzi, altrimenti non avresti prodotto questa “lenzuolata” di commento che sicuramente ti avrà portato via del tempo per scriverlo. E siccome non si perde tempo e non si interloquisce ripetutamente con chi si ritiene che non meriti il nostro tempo e le nostre energie, devo supporre che in realtà ci tieni in una certa considerazione. L’alternativa, come dicevo, è che tu sia disperatamente sfaccendato, ma questa, in ogni caso, non è una colpa, sia chiaro.
          Nel merito.
          1) Non c’era bisogno di presentare il curriculum che è comunque quello di un militante e, per certi versi, è anche simile al mio, anche se mi pare di capire che io sono un po’ più giovane rispetto a te che nel ’68 eri già sulle barricate. Il fatto che tu non abbia mai militato in nessuna formazione politica non cambia la sostanza di quello che dicevo, e cioè che il tuo approccio è quello di un militante, sia pure “movimentista”, della sinistra “radicale”, o della fu sinistra extraparlamentare “libertaria, diciamo così, per capirci, di cui oggi è rimasta la risacca (pur con le varie differenze), cioè l’ambiente dei centri sociali, di ciò che resta di Rifondazione, più Potere al Popolo ecc. Ciò detto, nessun problema da parte mia. Il problema è di natura politica nel senso che, dal mio punto di vista, mi pare che tu sia ancora legato mani e piedi a quell’esperienza storica ormai conclusa e ai contenuti che ha espresso, alcuni dei quali tuttora condivisibili. Ora, ci vorrebbe troppo tempo per spiegare le ragioni per le quali ritengo che quelle esperienze (sono costretto ad andare con l’accetta) siano ormai esaurite e, addirittura, abbiano finito per essere funzionali e organiche proprio al sistema che avrebbero dovuto combattere. La ragione fondamentale di ciò consiste nel fatto che questa “sinistra” radicale o pseudo antagonista è rimasta legata ad una lettura e ad una analisi della realtà che poteva avere un suo senso una settantina di anni fa (ad essere generosi…) ma che ora non ne ha più alcuno. Se, per fare un esempio che forse ti ho già portato, si continua a sostenere che l’attuale società capitalista sia tuttora a trazione e a dominio patriarcale, è evidente (per chi ha occhi per vedere…) che, oltre a commettere un errore analitico e interpretativo grossolano, si finisce inevitabilmente per diventare organici al sistema capitalista che si dice di voler combattere. Su questo punto non insisto e ti rimando alla lettura del mio libro (sulla homepage del sito trovi diverse recensioni) e delle centinaia di articoli pubblicati qui in tema, non solo dal sottoscritto ma anche da altri compagni.
          2) Cito testualmente le tue parole:” Mi pare inoltre assai discutibile la tesi che l’URSS si sarebbe “svenata” (disinteressatamente) per i “paesi satelliti” e perfino per Egitto e Cuba: è ovvio che qualunque sistema imperialista (anche ove si voglia definire “a vocazione imperiale ed egemonica”, che mi appare una distinzione nominalistica più che sostanziale) investa denari e risorse per assicurarsi fedeltà politica, vantaggi geo-strategici e un ritorno economico, di rapporti di mercato e sfruttamento di risorse dei paesi dell’”area di influenza”: è sufficiente per esempio, a proposito degli USA, menzionare il Piano Marshall di ricostruzione nel secondo dopoguerra a vantaggio dei Paesi Europei”.
          In questo caso, mi dispiace essere costretto a ribadirlo, sei in palese malafede; peccato veniale, sia chiaro, una malafede finalizzata ad avere la meglio nel confronto dialettico.
          Infatti, io NON ho MAI scritto che l’URSS si è svenata per i paesi satelliti “disinteressatamente”. L’URSS lo ha fatto (ma lo avevo già scritto) in un’ottica egemonica, anche perché il contesto era quello della competizione globale, a livello planetario, con gli USA e il blocco occidentale. Nel tuo commento hai ribadito ancora una volta che per te imperialismo o “egemonismo” o, nel caso della Russia attuale, “vocazione imperiale”, siano la stessa cosa. Ma NON lo sono affatto e questo, permettimi di dirtelo, è un errore analitico grossolano. L’imperialismo è tale perché implica lo sfruttamento tout court e il trasferimento di ricchezza dai paesi sottoposti a dominazione imperialistica verso gli stati imperialisti. L’imperialismo è una fase necessaria e inevitabile dello sviluppo capitalistico (ma questo è l’abc, ancor meno di un “bignamino” per chi comunque dovrebbe essere ferrato su questi temi, come dovresti essere anche tu), mentre l’egemonismo sovietico era di tutt’altra natura. Il che non significa che i paesi satelliti non fossero in una posizione di subordinazione politica e militare nei confronti dell’URSS ma che non erano sfruttati da quest’ultima che anzi, pur di mantenere quel rapporto, preferiva “svenarsi”, sottraendo a se stessa ingenti risorse, sia materiali che in denaro, per trasferirle ai paesi satelliti. Lo scambio economico e commerciale fra Unione Sovietica e paesi satelliti (e non solo, anche quei paesi non nell’orbita sovietica ma non egemonizzati dagli USA o facenti parte del Movimento dei non allineati) è sempre stato sfavorevole per la prima. E questo è un fatto oggettivo.
          Il parallelismo che hai fatto con il Piano Marshall è improponibile. Per l’URSS la seconda guerra mondiale è stata una tragedia, una devastazione economica, umana, del territorio, delle città, di un paese tutto da ricostruire quasi da zero e senza disporre dei capitali di cui disponeva l’occidente. Per gli USA invece (che non sono stati sfiorati in casa dalla guerra ad eccezione dell’attacco alla base navale di Pearl Harbour) la guerra è stato un volano economico formidabile, anzi, il volano che gli ha permesso di uscire dalla crisi definitivamente e di imporre il loro dominio su tutto il mondo non controllato dall’URSS (cioè quasi tutto il pianeta). Gli USA hanno potuto gettare un fiume di denaro in Europa perché ne disponevano e perché sapevano che gli sarebbe rientrato con gli interessi (e ancor prima c’era stata la famosa legge “affitti e prestiti”…). Il rapporto fra USA ed Europa, inoltre, pur se caratterizzato da una condizione di sostanziale sudditanza e subordinazione della seconda nei confronti della prima, è diverso rispetto a quello con i paesi asiatici e/o latinoamericani che erano e sono soltanto serbatoi di materie prime da saccheggiare e di manodopera da sfruttare.
          3) L’invasione della Cecoslovacchia è stato un grave errore. In quel paese era in corso un processo di riforma, nato in seno allo stesso PCC oltre che nella società civile cecoslovacca. Quel processo andava gestito, anche perché non c’era il pericolo di una frattura violenta e destabilizzante all’interno del Patto di Varsavia. Ma l’URSS non fu in grado di gestirlo perché era già un mastodonte burocratizzato e sclerotizzato e in quel frangente si mosse come un elefante nella cristalleria.
          La situazione in Ungheria era invece molto diversa. Vero che si è trattato anche di una genuina rivolta popolare e operaia ma vero anche che c’erano in campo forze apertamente reazionarie sostenute dall’occidente che puntavano a rovesciare il regime e a far uscire l’Ungheria dal Patto di Varsavia in un contesto di piena “guerra fredda” (siamo nel ’56). In quel contesto l’intervento sovietico può essere compreso. Ovviamente la narrazione occidentale, anche quella della sinistra radicale, non fa nessuna differenza fra i due casi, ma questo è anche scontato.
          Non si tratta quindi di “giustificazionismo” ma solo della corretta analisi e comprensione dei fatti e della realtà, se vogliamo fare gli analisti seri. Se invece vogliamo fare ideologia possiamo dire quello che ci pare…
          4) Sul patto Ribbentrop-Molotov non aggiungi nulla di nuovo a quello che già sappiamo. Citare Boffa non serve quindi a nulla. La Germania nazista iniziò a corteggiare l’URSS prima che si stipulasse il patto? E allora? Lo sappiamo. I comunisti e i socialisti di tutto il mondo rimasero scossi da quel patto? Sappiamo anche questo. Di cosa stiamo parlando? Cosa vuoi dimostrare? Che c’è una continuità se non una vera e propria simbiosi ideologica e politica fra l’URSS e il nazismo?
          5) Che ci siano formazioni fasciste anche nel campo russo non è una novità ma soprattutto non è questo il punto. Perché il punto è capire che cosa significa questa guerra a livello geopolitico mondiale. Tu hai il problema del “purismo”, non il sottoscritto, e, mi permetto di dire, chiunque, superati i vent’anni, abbia un minimo di senso della realtà e della Politica. Ti ho portato numerosi esempi di “collaborazionismo” tra comunisti e forze apertamente reazionarie ma tu in quei casi li hai giustificati (giustamente…). Nel caso dello scontro in corso in Ucraina invece, sei chiuso ad ogni possibilità. Eppure la Russia è sostenuta in questa guerra, sia pure in forme diverse, da tutti quegli stati e quei governi non allineati all’ordine imperialista angloamericano, fra cui in primis anche da quelli socialisti (con tutte le loro contraddizioni), a partire da Cuba e dal Venezuela fino al Vietnam e naturalmente alla Cina. Ora, che la sinistra “radicale” occidentale sia imbevuta di tanta autoreferenzialità da presumere di essere la sola “Vera e Autentica” Sinistra a dispetto di milioni di comunisti e socialisti cinesi, cubani, venezuelani, vietnamiti ecc. lo sappiamo, ma questo esula completamente dalla politica.
          6) La tua narrazione dei fatti che hanno portato al rovesciamento del governo satellite (su questo non c’è dubbio) filorusso di Yanucovich è totalmente sovrapposta e sovrapponibile a quella neoliberale e mediatica occidentale (ma la cosa non mi sorprende). Qui abbiamo ben poco da dirci e quindi è anche inutile proseguire. Manca solo che eleviamo Zelensky e il governo naziliberista ucraino a paladino del liberalismo e della democrazia e il cerchio si chiude. Il che, ovviamente, non significa affatto, specularmente, pensare che la Russia attuale si una campionessa di democrazia, NON l’ho MAI detto e MAI scritto. Ma questo non mi impedisce di fare una analisi lucida della storia, dei fatti e della realtà e di prendere una posizione in merito a tutto ciò.
          In chiusura che dirti, stasera il guitto Amadeus leggerà il messaggio di Zelensky al Festival di Sanremo. Non mi resta che augurarti una buona visione.

  11. Yak
    30 gennaio 2023 at 9:05

    La “russofobia” esiste eccome, basta aprire mezz’ora la televisione o consultare un qualsiasi sito mainstream. Il fatto che sia indotta e non “naturale” cambia poco. Fin dai tempi della Rivoluzione d’ Ottobre e poi del fascio e poi della guerra fredda l’URSS e ora la Russia sono sempre state dipinte come minacce mortali incombenti. Certo se uno abita su Plutone può darsi che non se ne sia accorto, ma noi che viviamo su questo pianeta garantiamo che è così.

Rispondi a Mario Galati Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.