Sul concetto di identità

Immagine correlata

Foto: studiarapido.it (da Google)

 

Tutti i popoli che hanno combattuto contro il colonialismo e l’imperialismo lo hanno fatto anche e soprattutto rivendicando la loro storia, i loro usi, tradizioni, costumi, in altre parole le loro identità culturali che, non a caso, il colonialismo e l’imperialismo volevano distruggere o comunque indebolire per imporre nei paesi sottoposti a dominazione coloniale lo stile di vita occidentale considerato più civile ed avanzato a prescindere.  Tutto ciò in totale disprezzo delle culture di quei paesi.

Tutt’oggi i popoli in lotta contro il neocolonialismo e l’imperialismo difendono giustamente le loro identità e così fanno anche talune comunità di immigrati nei vari paesi europei e occidentali. E’ evidente come la difesa della propria identità culturale sia OGGETTIVAMENTE una forma di resistenza nei confronti della cosiddetta globalizzazione capitalista, che è una globalizzazione economica (portata avanti una volta con le cannoniere e oggi con i droni…) ma anche culturale e ideologica. Perché è evidente che se si vuole unificare il mondo (cosa in larghissima parte già avvenuta) sotto le leggi scritte e non scritte del mercato e del capitale e trasformare il pianeta in un gigantesco Mc Donald dal Polo Nord alla Nuova Guinea, sarà necessario innanzitutto distruggere le storie, le culture e le identità dei popoli.

Questa resistenza dei popoli (cioè il mantenimento e la difesa delle rispettive identità culturali) viene combattuta sia dalla “sinistra” liberal e globalista da tempo politicamente e ideologicamente organica al sistema capitalista, che dalla destra. Della prima c’è ormai ben poco da dire; ha aderito da tempo alla narrazione liberale e liberista dominante e, naturalmente, si allinea scambiando o sovrapponendo il cosmopolitismo liberale con quello che una volta era l’internazionalismo proletario. Una mistificazione ideologica di una gravità inaudita che serve a coprire e giustificare ideologicamente quel processo di unificazione capitalista del mondo a cui facevo cenno poc’anzi.

La destra (oggi, in Italia, incarnata dalla Lega) invece è malata (si fa per dire, perché sanno perfettamente quello che fanno…) di strabismo perché è in prima fila quando si tratta di difendere la propria identità culturale e nazionale – e guai a chi osa solo toccarla – per poi combattere in modo virulento e di fatto con toni e atteggiamenti aggressivi e razzisti quelle comunità di immigrati e quei popoli che giustamente e legittimamente difendono la propria. Il risultato finale è lo stesso per entrambe le narrazioni, e cioè la superiorità della cultura occidentale (paravento ideologico del capitalismo). La differenza è che una volta si occupavano, si schiavizzavano e si bombardavano paesi e popoli per consentire anche a loro di godere della superiore civiltà europea nonchè del verbo del vero Dio (quello cristiano), e oggi per portare diritti, democrazia e per togliere il chador o il burqa alle donne. L’Occidente è sempre stato molto altruista, come vediamo, e da sempre si è sacrificato e ha investito energie e risorse per il bene dell’umanità…

Ovviamente, per lo meno fino ad ora, è sempre stato l’Occidente a decidere quale fosse il bene dell’umanità stessa. E’ probabile però che fra non molto tempo si aprirà, anche su questo aspetto un contenzioso con altri paesi e in particolare con la Cina…

Naturalmente, guai a parlare di identità alla “sinistra”. E’ un concetto che per i “liberalsinistri” non esiste neanche (perché, il senso di appartenenza e la coscienza di classe non sono forse una forma di identità? Un popolo che combatte contro la dominazione coloniale per la propria libertà e indipendenza non è forse una forma di identità? Una persona adulta, matura, dotata di autonoma capacità critica e di giudizio e di una sua specifica personalità, non è forse una persona dotata di una propria identità? …) e tutt’al più è un’invenzione della destra.

La destra invece – come abbiamo già visto – utilizza il concetto di identità solo quando le conviene, e quindi in modo del tutto strumentale. Il concetto di identità della destra, o per meglio dire delle varie destre, a partire da quelle fasciste, ha sempre finito per essere oggettivamente la copertura ideologica di una concezione intrinsecamente razzista che a sua volta ha giustificato, sempre dal punto di vista ideologico, la guerra imperialista. Volendo portare un esempio storico (fra i tanti che potremmo portare) l’aggressione dell’Italia fascista (capitalista e imperialista) all’Etiopia e alla Libia sono emblematiche da questo punto di vista.  Mutatis mutandis, le posizioni della neo destra europea non si discostano di molto dal punto di vista ideologico anche se, ovviamente, alcuni parametri ideologici sono stati sostituiti con altri (anche la destra non poteva essere immune dal politically correct che in qualche modo l’ha obbligata a rivedere, sia pure parzialmente, alcuni suoi aspetti…).

E’ quindi evidente come sia la destra (da sempre, in questo caso) che l’attuale “sinistra” (ma anche le vecchie socialdemocrazie europee hanno i loro scheletri nell’armadio sotto questo profilo…) siano, sia pure in forme ideologiche e politiche diverse, due facce della stessa ipocrisia. Le coperture ideologiche (falsa coscienza) del dominio capitalista e imperialista sul mondo.

Risultati immagini per FLN algerino immagini

 

 

14 commenti per “Sul concetto di identità

  1. Lorenzo
    18 Settembre 2018 at 19:54

    L’identità è un concetto multiuso e tutti ne fanno uso strumentale, sia essa la propria o altrui. Ivi compresi voi marxisti superstiti, da sempre pronti a delegittimare – pardon demonizzare – le identità (tradizionali o carismatiche) che non si confacciano al vs. Verbo umanista ed egualitario, magari propugnandone il rovesciamento violento.

    Quanto dice sul rapporto fra destra e identità è vero in generale ma falso, mi sembra, nel caso di Salvini, il quale non combatte le identità altre ma le vuole rispedire a (crepare di fame a) casa propria, così preservando sia loro che la nostra cultura dal meticciamento promiscuo propalato dal globalismo turbocapitalista imbevuto di piratesco individualismo anglosassone.

    P.S. : quando smetterà di parlare di imperialisti e imperializzati, di carnefici e vittime (traducendo il vangelo ieshuitico in quello mardochiano) e comincerà a rileggere i rapporti internazionali in termini di volontà di potenza tra loro confliggenti, le sue analisi acquisteranno in realismo e concretezza. Un popolo oppresso è semplicemente un popolo più debole del suo oppressore, e gli afflitti, tanto che acquistino il sopravvento, sono generalmente assai più efferati delle sazie e svirilizzate popolazioni occidentali.

    • Fabrizio Marchi
      18 Settembre 2018 at 20:34

      E poi c’è pure chi sostiene che questo sarebbe un sito stalinista dove non tolleriamo e censuriamo le opinioni altrui…Alla faccia… 🙂 Pubblichiamo (come abbiamo sempre pubblicato…) anche commenti come il suo che si commenta da solo…
      Ne parlavo giorni fa con un mio “amico” di FB che a differenza sua è un convinto “sinistro” liberal del PD.
      Sia qui che su FB sono moltissime le persone che non la pensano come noi, sia da destra che da “sinistra” e che però seguono assiduamente questo nostro giornale. L’ “amico” del PD a cui facevo cenno dice che spesso trova addirittura insopportabili i nostri articoli (e che lo fanno incazzare come pochi…) e nonostante ciò ci stima e ci considera un giornale intelligente e serio.
      Ci sarà un fondo verità perchè in effetti un giornale è generalmente seguito da un pubblico che ne condivide la linea. Nel nostro caso non è così o solo in parte così. Ciò conferma la nostra autonomia, il nostro atteggiamento critico e non dogmatico e anche la nostra libertà di giudizio, fuori da ogni steccato.
      Non può che farci piacere. Diamo fastidio a tanti ma siamo anche seguiti da tanti che hanno opinioni molto spesso diametralmente opposte alle nostre.
      Va bene così…

      • Rino DV
        22 Settembre 2018 at 19:18

        Come se l’Osservatore Romano ospitasse un articolo/commento dell’UAAR.
        Molto di più. il post di Lorenzo infatti non è un commento, non è una critica, è solo una carriolata di insulti.
        .
        Quello che mi lascia sbalordito in questi casi non è la posizione politica espressa (si sa…) ma il caos totale di un irrazionalismo folle e buio che mi porta a chiedere come si possa vivere in una tale oscurità gestita dalle viscere e nemica mortale della ragione. Della luce.
        .
        Mi chiedo: io e Lorenzo apparteniamo davvero alla stessa specie?
        .
        “Il Logos indica la via della salvezza”.

        • Fabrizio Marchi
          22 Settembre 2018 at 20:35

          Mah…sai, Rino, alla fin fine non c’è nulla di nuovo, è la riproposizione del solito mix di niccianesimo e nichilismo…la realtà è fatta di volontà di potenza e di scontro delle varie volontà di potenza, dal quale scontro emergono quelle vincenti. Tutto il resto che si fotta. Non che sia campato per aria, sia chiaro, il problema è che se ci abbandoniamo a quella roba lì è finita. L’esito inevitabile del nichilismo e del niccianesimo (e dell’irrazionalità) è il fascismo (inteso in senso lato e concettuale, a-storico se vuoi, non solo quello storicamente realizzatosi) oppure il capitalismo selvaggio senza freni di nessun genere. Alcune filosofie e alcuni filosofi (Nietzche, in primis) sono senza dubbio affascinanti e sostengono anche concetti in buona parte condivisibili, ma poi, all’atto pratico, nella loro effettiva concreta determinazione, nella storia e nella realtà, non possono appunto che declinarsi nelle forme che dicevo poc’anzi. E’ inevitabile, non c’è altra possibilità. Da questo punto di vista ha ragione il vecchio Lukacs in “La distruzione della ragione” che sostiene appunto questo, anche se io, nonostante tutto, non riesco a considerare il pensiero di Nietzsche, ad esempio, solo come un pensiero funzionale alle classi dominanti dell’epoca. Certamente finisce per esserlo, su questo concordo e lo ribadisco, però a mio parere c’è anche dell’altro. Purtroppo però, oltre ad essere maneggiato in un certo modo finisce per essere intrinsecamente e inevitabilmente funzionale alle classi dominanti. Vale in parte anche per Schopenhauer e in generale per tutto l’irrazionalismo (ma anche lo spiritualismo). L’abbandonarsi all’irrazionalità non può che portare a determinate conclusioni.

          • Lorenzo
            23 Settembre 2018 at 23:07

            Il fatto che ne argomentiate la fondatezza a partire dalle sue (supposte) ricadute sul piano pratico misura efficacemente il vs. concetto di razionalità: una metafisica (cioè una religione secolarizzata) eretta attorno a ciò che davvero vi interessa, i vs. pregiudizi a carattere umanista-egualitario. I vs. idoli sono troppo umani e bisogna riconoscere al sig. Marchi di non tentare di nasconderlo.

            E’ come se un ingegnere aereonautico, anziché progettare un aereo sulla base delle leggi della termodinamica, se lo inventasse a piacere e poi pretendesse di stabilire quali leggi della termodinamica devono valere affinché possa volare. Avreste dovuto farvi seguaci di Pierce: così avreste potuto rivendicare apertamente il diritto di credere in qualcosa per il fatto stesso che vi torna comodo farlo (ma il ricircolo hegelomarxiano di realtà e razionalità arriva allo stesso risultato scambiando la faciloneria anglosassone per la pedanteria germanica).

            Per tornare al tema originario faccio notare che la vs. miscela di tavole dei valori e di razionalizzazioni finalizzate ad integrarli in un impianto mitogenico semicoerente è, appunto, una forma di identità tanto arbitraria (e contraddittoria) quanto qualsiasi altra; il fatto che non la recepiate come tale dimostra la mia tesi iniziale, cioè il fatto che la vs. ripresa del concetto sia (almeno) tanto strumentale quanto quelle fatte valere da altre propaggini dello schieramento politico-ideologico.

            P.S. : non mi rifaccio tanto a Nietzsche quanto a Max Weber, a Pareto, al positivismo logico britannico.

    • gino
      24 Settembre 2018 at 16:13

      lorenzo,
      la contraddizione eterna di “voi” è che volete leggere i rapporti INTERNAZIONALI in termini di volontà di potenza tra loro confliggenti ma non si capisce perchè mai non volete leggere parimenti i rapporti INTERNI.
      perchè non siete immoralisti nei rapporti interni al pari di quelli esterni? perchè non lasciare un criminale uccidere tua madre o stuprare tua figlia? perchè la galera, la polizia e i giudici?
      perchè ammirate eroticamente il libero dispiegarsi della forza esterna mentre odiate a morte i “forti interni”?
      perchè imporre un ferreo ordine interno e detestare chi si propone un minimo di ordine esterno?

      • Lorenzo
        1 Ottobre 2018 at 8:08

        Valide osservazioni. Valide nei confronti del fascismo/nazionalsocialismo, non nei confronti miei che sono un nichilista conseguente e verso il nazionalsocialismo ho solo un attaccamento estetico ed epidermico. In effetti io vedo qualsiasi parametro pratico alla stregua di una presa di posizione arbitraria che diventa pregiudizio aggregativo non appena gli si attribuisca la minima cogenza intrinseca (il che non significa che mi lascerei stuprare la figlia ma che sono interessato a stuprare le figlie altrui).

        Ma questa era pure la posizione dei più accorti studiosi nazionalsocialisti, che dalla constatazione dell’assenza di senso della realtà traevano spunto per l’affermazione di nuove e più cogenti tavole dei valori da inculcare nel sentire del gregge (superamento del deserto del nichilismo o reincantamento del mondo). Che è poi il motivo per cui il capolavoro di Rosenberg si intitola ‘Il *mito* del XX secolo’ e Nietzsche e Dostojewskj erano tanto apprezzati in ambito jungkonservativ.

        Il fascismo punta a narrazioni forti culminanti in una dialettica ambivalente che vuole da una parte il massimo di coesione e dall’altra il massimo di contrapposizione, mentre il liberalismo – e in larga parte il marxismo post-sessantottino – tendono a forme di pensiero debole portate a secondare la liquefazione della sostanza del ‘politico’ in un’indistinta guerra civile planetaria tra aggregati semiliquidi e/o potentati plutocratici.

        Concludo facendoLe presente che un conto è “creare un minimo ordine esterno”, un altro è reinterpretarlo alla luce della dicotomia sfruttatore-sfruttato del vangelo mardochiano attribuendo improbabili intenti irenistici alla parte debole di turno.

        Cordialità.

        • gino
          1 Ottobre 2018 at 16:51

          io sono sostanzialmente un dia/multi-lettico. credo esistano molte strategie diverse che l’uomo usa alla bisogna per raggiungere certi fini (e fa male reprimere troppo qualcuna delle strategie). ma bisogna vedere se le strategie sono efficienti, ovvero se raggiungono veramente i fini preposti. in genere per fini si intende “sopravvivenza” o “benessere”, prendendo spunto anche dalla biologia.
          la strategia del “menare le mani” in alcuni contesti, o a breve termine, può funzionare, ma presto incontri qualcuno con le mani più pesanti. e se uno è SANO non prova piacere nel ricevere sganassoni.
          il nichilismo alla fine è contraddittorio perchè è anch’esso un assunto assoluto. dire “non esiste nessuna morale migliore delle altre” può essere l’ennesima morale.

          andiamo alla ricerca di modelli esplicativi e di sommi principii a cui attaccare i nostri gusti morali… al proposito ti faccio un esempio, visto che abbiamo accennato allo stupro. IN NATURA agiscono certi ormoni, ci sono ormoni “dell’amore”, che rilassano la muscolarura e causano un flusso di sangue verso la periferia, coadiuvando l’erezione anche. gli ormoni “della guerra” agiscono al contrario, irrigidiscono la muscolatura e concentrano il sangue verso il centro del corpo. ecco, uno stupratore è un MALATO, perchè ha una disfunzione che confonde i due meccanismi. ed è malato CULTURALMENTE, perchè è una certa cultura che da 3000 anni associa amore e violenza. in molte culture non esiste quest’associazione. è un’associazione che nasce nel momento in cui tu proibisci, minacci e punisci l’amore.
          ecco, io (non è detto che abbia ragione) uso questi modelli basati su fisiologia, psicoanalisi ed etnologia per basare i miei gusti morali arbitrari.

          • Lorenzo
            3 Ottobre 2018 at 23:20

            Bè… se prendiamo a modello la natura mi sembra impossibile negare il ruolo preponderante svolto dalla violenza nello sviluppo de processi biologici, dalle lotte per l’accoppiamento in poi. Sarebbe stato interessante chiedere ai Neanderthal che popolavano l’Europa fino all’arrivo dei Cro-Magnon se condividevano l’idea che la violenza apporti solo vantaggi temporanei.

            E comunque posso assicurarLe che certi rimescolamenti circolatori sono deliziosi.

          • gino
            4 Ottobre 2018 at 14:35

            non ho negato il ruolo della violenza nè tantomeno lo nega il marxismo. ho detto che è una delle tante strategie e che a volte viene usata irrazionalmente (= senza reali benefici) per motivi di distorsione culturale (= malattia mentale).
            se a te divertono le “inversioni ormonali” potresti sfogarti ad esempio spaccando pietre nella miniera di nichel di norilsk, siberia, 50 sotto zero, dove giuseppino mandava a divertirsi i tipetti come te, eheheh!
            ti consiglio un buon psicoanalista freudiano, non è mai tardi per tornare sani. spesso in voi nazisti il gusto per la guerra, per il PERFORARE corpi è figlio della nevrosi omosessuale rimossa.

  2. armando
    22 Settembre 2018 at 17:46

    Non comprendo fino in fondo il senso del commento di Lorenzo
    Vuol dire che nel conflitto fra potenze tutti sono pari e non di può distinguere se non per il rapporto di forza? Quando dice che Salvini vuole rimandare a crepare gli immigrati per salvare la nostra e loro identità sta facendo cosa giusta? a me pare l’esaltazione del nichilismo. Forse basterebbe affermare il principio che ciascun popolo ha diritto alla propria identità è impegnarsi davvero per questo, con le conseguenze del caso in termini di politiche economiche, estere, e culturali, senza presumere di possedere il Verbo o che l’altro sia da civilizzare.

  3. Fabrizio Marchi
    23 Settembre 2018 at 23:32

    @ Lorenzo: “non mi rifaccio tanto a Nietzsche quanto a Max Weber, a Pareto, al positivismo logico britannico”. (Lorenzo)
    Se così è, non si evinceva di certo dal tuo commento, fidati…abbiamo tanti difetti ma cretini non siamo…
    Ciò detto, penso che tu abbia sbagliato completamente bersaglio (e questo dimostra la tua di faciloneria, non la nostra…) perché io personalmente non sono né un hegelo-marxiano né un “marxista scientifico”, né tanto meno un “progressista”, non devo, metaforicamente parlando, far quadrare nessun “conto” e non ho nessuna “miscela di tavole dei valori e di razionalizzazioni finalizzate ad integrarli in un impianto mitogenico semicoerente”…
    Questo non mi impedisce di diffidare dei soggetti come te, e non mi stupisce che tu sia un seguace di Pareto e del positivismo logico britannico, che ovviamente, dal mio punto di vista sono degli avversari.
    Ciò detto, si evince la tua boria nonché il disprezzo (neanche malcelato) che nutri nei nostri confronti, e quindi non si capisce per quale ragione tu stia qui a perdere il tuo tempo e a farci perdere il nostro.
    Vai per la tua strada e lascia andare noi per la nostra, anche perché le due strade non si incontreranno mai.

  4. Rino DV
    24 Settembre 2018 at 19:15

    Destra: “La mia patria è sacra, quella degli altri profana: profanabile”
    Profanabile quando se ne ha la forza. Ma se altri hanno la forza di profanare la mia allora si tratta di criminali.
    .
    Dove per Patria si intende: tutto ciò che mi appartiene. Quel che appartiene agli altri è depredabile e depredando. (Collettivo: risorse, terra, storia, lingua, cultura, arte … Individuale: libertà, proprietà, dignità, integrità, vita).
    .
    Questa è l’essenza. Il resto …corollari e dettagli.

Rispondi a gino Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.