Tre ragioni “parmenidee” per un NO al referendum.

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Scegliere di votare NO è semplicissimo.

1) Presupposto. Non credo che le costituzioni siano “belle”, non c’è un’estetica del diritto, né che i “pezzi di carta”  possano essere più potenti dei fatti. La nostra costituzione ha promesso molto ma i suoi gestori hanno realizzato poco e male, il problema sono loro.

2) Metodo.  Se si è deciso di avere una costituzione, cioè un pezzo di carta più importante degli altri pezzi di carta, per es. la Gran Bretagna non c’è l’ha, allora il suo cambiamento  deve implicare la convocazione di un’assemblea costituente eletta con metodo proporzionale. Ciò non è stato fatto e non c’è urgenza che conti, perché “la gatta presciolosa fece i figli ciechi”.

3) Merito. Per quanto detto al punto 1) non basta scrivere altre parole, inoltre, nella sostanza, il Senato non è abolito e peraltro il valore della velocità nella elaborazione della legge non è quello principale, anzi è un deciso dis-valore. In Italia ci sono circa 1,5 mln di leggi (il circa sta per il concetto di indeterminato, diverso da infinito matematico, nel senso che non c’è alcuno che ne conosca l’esatta entità, figuriamoci i contenuti) e meno male che andavano lenti!! Inoltre sugli enti locali, decentramento ecc. si rimanda a chiacchiere ulteriori. Si decida di eliminare le Regioni, se sono risultate perniciose – con la procedura al punto 2) – o le Provincie idem, invece per consorzi di comuni si può fare senza scomodare “la carta delle carte” basta una “cartuccella”.

In conclusione è piuttosto evidente che ci troviamo di fronte ad un’ ulteriore variante del male italiano:”Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” ed infatti nell’eloquio dei novelli chierici del Gattopardo il cambiamento ha frequenza di 1/2 (una parola su due).

Voterò NO con Parmenide per stare nell’essere.

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