Israele: un problema o un pericolo?

L’ex Presidente del Consiglio Massimo D’Alema, uno dei leader storici del centro-sinistra italiano, ha recentemente avuto un ‘’botta e risposta’’ con l’ambasciatore israeliano nel nostro paese. Naor Gilon ha attaccato la corretta posizione politica di D’Alema, il quale, ha definito Israele “più che un alleato, un problema”. Ecco le discutibili parole dell’ambasciatore: ‘’Da molti anni esiste nel signor D’Alema un’ossessione che vede in Israele l’origine di tutti i problemi del Medio Oriente e del mondo, a tal punto che è disposto a vedere in alcune organizzazioni terroristiche degli alleati per l’Occidente preferibili alla democrazia israeliana”’. La replica dell’ex Primo Ministro italiano è stata efficace:‘’Se ogni qualvolta che viene criticato un governo straniero l’ambasciatore interessato scrivesse un articolo sul Corriere della Sera, ciò finirebbe per occupare per intero il giornale. Pensiamo, ad esempio, al povero ambasciatore russo che dovesse rispondere per iscritto a tutte le critiche al presidente Vladimir Putin’’. Parole forti quelle di D’Alema nei confronti del rappresentante israeliano che ‘’interpreta in modo molto attivo e dinamico il suo ruolo, partecipando — e non solo con articoli — alla vita politica del nostro Paese e trasformando l’Ambasciata di Israele in un centro d’iniziative politiche che dispensa giudizi su questo o quell’esponente italiano’’ 1. Israele, inoltre, è stata richiamata per le continue – tre negli ultimi anni – aggressioni militari nella Striscia di Gaza che hanno provocato migliaia e migliaia di vittime tra la popolazione civile.
La posizione di D’Alema è importante e solleva un problema alquanto delicato: il Partito democratico, cioè il più importante partito della borghesia italiana – da sempre alleato degli Usa e dell’imperialismo israeliano – potrebbe spaccarsi proprio sulla linea da seguire in politica estera (l’attenzione in questo caso ricade sul Medio Oriente )? Il quesito ‘’Israele sì o Israele no’’ non attiene alla politica spicciola: la Costituzione repubblicana è antifascista e antirazzista e ripudia la guerra. L’Italia, in ragione di ciò, come può mantenere relazioni diplomatiche con uno Stato come Israele che persegue lucidamente un politica razzista e guerrafondaia?
D’Alema, per chi conosce la sua storia politica e istituzionale, è stato un personaggio tutt’altro che positivo: possiamo imputargli lo smantellamento del PCI, la svendita di importanti settori dell’industria pubblica italiana e l’aggressione imperialistica alla Serbia – indipendente e sovrana – nel 1999. Come mai ora si muove controcorrente? Le risposte sono incerte: forse l’ex leader sta seguendo il percorso di altri uomini politici ‘’in pensione’’ – pensiamo allo statunitense Jimmy Carter – che, una volta privi di potere decisionale, deliziano il pubblico con inaspettate rivelazioni o prese di posizione?
D’Alema, però, non è ‘’un politico in pensione’’. La spiegazione, allora, dobbiamo cercarla altrove: è probabile che il presidente della Fondazione italianieuropei stia lavorando per preparare il terreno agli investitori iraniani in Europa mantenendo le porte aperte e con un occhio di riguardo pero la situazione sociale ed economica italiana. Si tratta – sulle orme di Mattei, Fanfani e Moro – di una cooperazione commerciale tutta interna al capitalismo italiano e, in questo caso specifico, iraniano.
L’11 gennaio 2016, intervistato dal giornalista Aldo Cazzullo, lo statista del PD ribadisce che: ‘’Era sbagliato l’ostracismo verso l’Iran. Ed è divenuto insostenibilmente sbagliato con il passaggio dal conservatore Ahmadinejad al riformista Rohani. L’ostracismo era dettato non dagli interessi dell’Occidente, ma da quelli dei due alleati dell’Occidente: Arabia Saudita e Israele. I quali, più che alleati, si sono rivelati due problemi’’ 2. Chiunque conosca un minimo il contesto iraniano saprà che Ahmadinejad non è affatto un conservatore ma potremmo definirlo, all’opposto, un nazionalista ‘laico’ in qualche modo attratto dal ‘socialismo islamico’ di Ali Shariati. Forse la fine – sarebbe meglio dire, la riduzione – delle sanzioni rappresenta, oggi, una sconfitta per tutte quelle componenti radicali vicine ai Pasdaran ? Se la borghesia di Teheran può integrarsi nel capitalismo globale, i Devoti della Causa vedono allontanarsi il sogno dell’imam Khomeini: la rivoluzione mondiale degli oppressi. La comprensione delle posizioni politiche occidentali non è slegata dalla complessa dialettica interna iraniana. Una dialettica tutt’altro che piatta ed univoca.
Domanda: D’Alema ritiene – correttamente – che Israele e l’Arabia Saudita siano un ostacolo verso qualsiasi accordo di pace. Come si pone la ‘’base’’ del PD verso questa posizione? E’ risaputo che la lobby sionista ha apertamente appoggiato Matteo Renzi – cosa riportata da molti siti e giornali online, da Marx XXI a Contropiano, – sulla base di ciò dobbiamo aspettarci delle rotture in quel partito?
Israele e Arabia Saudita non sono soltanto un ‘’semplice problema’’, direi piuttosto che siamo di fronte a due vere e proprie anomalie: Israele è uno Stato terrorista – consiglio la lettura della ricerca accademica, Il terrorismo impunito. Perché i crimini di Israele minacciano la pace mondiale, del professor Diego Siragusa – che vuole proiettare il colonialismo nel ventunesimo secolo. L’Arabia Saudita è invece una spietata e sanguinaria dittatura teocratica, un regime oscurantista responsabile del terrorismo di Daesh. I reucci sauditi basano tutto il loro potere sull’appoggio ‘mafioso’ dei falchi di Washington e Londra ma da questa parte del mondo pochi ne parlano.
Gli elementi di riflessione, per fortuna, abbondano. Il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon lo scorso martedì ha dichiarato che l’Iran rappresenta un pericolo peggiore di Daesh e quindi, in Siria, è preferibile una presenza degli uomini di Al Bagdadi rispetto al Ba’th siriano o ai Pasdaran iraniani. Una dichiarazione vergognosa che ci pone nelle condizioni di riproporre la domanda: Israele – già alleata del Fronte Jabat Al Nusra sulle alture del Golan – offre assistenza militare a Daesh?
Una cosa è certa: il governo italiano, se davvero avesse a cuore la Costituzione repubblicana, dovrebbe immediatamente rompere qualsiasi rapporto diplomatico con lo Stato ‘’per soli ebrei’’, rottura necessaria – a mio avviso – se Tel Aviv non chiarisce ( e rompe ) i suoi rapporti col terrorismo wahhabita. D’Alema sarebbe d’accordo con questa posizione esterna ai media di regime? E la ‘’base’’ del PD come può rivendicare la Resistenza antifascista e, nello stesso tempo, appoggiare il regime israeliano che con i neofascisti è sempre andato a braccetto (i neonazisti di Ordine Nuovo si addestravano nei campi militari israeliani)? 3
Israele è una brutta grana, da risolvere al più presto: l’invasività della lobby sionista sulla nostra politica interna e il tanto conseguente quanto vergognoso appoggio dei ‘’nostri’’ governanti alla pulizia etnica della Palestina non possono essere più tollerate, e il regime sionista è incompatibile con le fondamenta stesse della Repubblica italiana.
L’ONU, nel 1975, definiva il sionismo ‘’una forma di razzismo e di discriminazione razziale’’. Nel 1991 questa risoluzione è stata ingiustamente revocata. Che cos’è cambiato dal ’75 al ‘91 ? Personalmente ho una risposta: Israele è diventata una potenza capitalista e imperialista estremamente pericolosa (già prima non scherzava) e sempre più potente, in grado di condizionare la politica mondiale.
http://www.bocchescucite.org/botta-e-risposta-tra-dalema-e-lambasciatore-disraele-paese-nemico-o-alleato/
http://www.corriere.it/politica/16_gennaio_10/d-alema-all-estero-non-siamo-piu-protagonisti-arabia-israele-alleati-problemi-da1da5d4-b7df-11e5-8210-122afbd965bb.shtml
https://marcos61.wordpress.com/2011/09/16/su-bertoli-e-i-rapporti-tra-ordine-nuovo-e-gli-israeliani/
 

2 commenti per “Israele: un problema o un pericolo?

  1. antonio limonciello
    22 Gennaio 2016 at 10:26

    Israeliani, tenuto conto dei tempi, come e peggio dei nazisti, sempre più terroristi. Chi li sostiene si rendono complici dei loro misfatti.

  2. bassam
    22 Gennaio 2016 at 20:46

    le, troppe ,farneticazione non servono. Serbia ….arabia saudita ….Ahmadi nejad…….sono congetture inutili ….perché sono stati in tempi diversi ….con obbiettivi e strategie diverse .

    D’Alema in questo caso ha ragione .Israele è il problema .

    quello che l’occidente non capirà è che Israele sia e sarà sempre il problema finché non si risolve il problema palestinese , riassorbendo nella sua soluzione sia i migranti ebrei in Palestina che i palestinesi nella diaspora. il paragone è molto semplici, sia per chi conosce bene la storia sia per chi non la conosce affatto, ; immaginiamo che il medio oriente sia una mela in cui il mondo arabo inteso come persone o come stati sia la parte marcia ,perché sono dittatori, antidemocratici,…ecc..ecc. e Israele sia ( come dicono i pro-sionisti) la parte buona ( democratica),
    oppure , il contrario …Israele è la parte cattiva perché cerca di annientare i palestinesi ed espandersi ma non riuscirà mai perché quella zona ha cultura e lingua e religione e modo di pensare diverso….senza riuscirvi .

    in tutti e i due casi ,quella mela non la compra nessuno.. non la mangia nessuno………..

    allora, inutile …inutile ..inutile coccolare Israele anche quando ella “la fa grossa” …qualcuno forse lo fa per non far arrabbiare il fratello maggiore (America), e cosi si sente con la coscienza apposto perché crede di aver accontentato la maggior parte delle persone di religione ebraica………

    l’alternativa…………?? risolvere il proplema Palestinese e le minoranze ovunque devono essere protette si ma devono fare le minoranze, un po’ ovunque …ma Israele così come è , è un elemento di destabilizzazione mondiale

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