Afghanistan: una sconfitta strategica per l’imperialismo USA

La vittoria dei Talebani rappresenta un duro colpo per l’imperialismo USA, il quale sta cercando di arginare i danni: il governo islamico, appoggiato da Iran, Pakistan, Cina e Russia, potrebbe entrare in un blocco geopolitico alternativo. Già Lenin fece i conti con la necessità, da parte dei marxisti, di appoggiare l’Emirato Islamico Afghano, ciononostante la ‘’sinistra’’ eurocentrica disconosce le ragioni della Resistenza rilanciando le bufale mediatiche dello Stato profondo USA: il femminismo è un’arma della controrivoluzione mondiale.

 

La sconfitta dell’imperialismo statunitense in Afghanistan obbligherà lo Stato profondo a rivedere (senza rinunciarvi) la proiezione della Dottrina sulla ‘’guerra senza fine’’. In attesa di ridefinire i rapporti di forza all’interno del complesso militar-industriale, Washington concentrerà gli sforzi dell’industria di sorveglianza in patria sottoponendo, con la scusa della pandemia, il popolo statunitense ad una nuova fase di deprivazione dei diritti: la costruzione della società della sorveglianza, un esperimento iniziato da Bush nel 2001, definito ‘’guerra lunga’’. Malgrado le segnalazioni di Wikileaks e della Rete Voltaire, la sinistra continua a non comprendere la natura politica dell’imperialismo del ventunesimo secolo.

 

Julian Assange aveva compreso l’obiettivo di Washington: una guerra eterna

Nel 2011 il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, anticipando la Rete Voltaire e Thierry Meyssan, ha spiegato la strategia della ‘’guerra senza fine’’ iniziata dal Pentagono in Afghanistan:

“L’obiettivo è utilizzare l’Afghanistan per riciclare denaro dalle basi imponibili degli Stati Uniti e dei paesi europei attraverso l’Afghanistan e riportarlo nelle mani delle élite della sicurezza transnazionale”

“l’obiettivo è una guerra eterna, non una guerra di successo” 1

Gli Stati Uniti intervennero militarmente per esportare un esperimento sociale, la costruzione del capitalismo di sorveglianza e la dottrina del caos creativo: Wikileaks ha rivelato che nel 2013 la NSA costruì un regime di sorveglianza senza precedenti, registrando telefonate interne ed internazionali. La violenza dell’occupazione imperialista si accompagnava al massacro indiscriminato dei civili, un processo di disumanizzazione massivo che ha contribuito a saldare la resistenza islamica con la popolazione autoctona.

Secondo The Intercept, i Talebani avrebbero recuperato il sistema d’identificazione biometrica USA (HIIDE (Handheld Interagency Identity Detection Equipment), si tratta d’una notizia estremamente importante che confermerebbe ciò che, dieci anni prima, Assange rivelò al mondo:

‘’In vent’anni le forze di occupazione USA hanno allestito un sistema di schedatura biometrica di quasi tutta la popolazione afghana; una base-dati che comprende la scannerizzazione dell’iride e delle impronte digitali complete. Tutte le persone entrate o uscite dall’Afghanistan, tutti coloro che sono stati arrestati o hanno lavorato per gli Stati Uniti sono stati schedati’’ 2

I Talebani potrebbero utilizzare questi dati chiedendo ausilio ai servizi segreti pakistani e cinesi, dimostrando al mondo non globalizzato che gli Stati Uniti non hanno più il monopolio delle nuove tecnologie.

 

Chi sono i Talebani?

Cerchiamo di chiarire alcuni aspetti riguardanti la Resistenza dei Talebani, procedendo per punti:

  • I Talebani strinsero una alleanza tattica con Al Qaeda (senza mai confondersi coi tagliagole) contro il governo progressista sovietico negli anni ’80, mentre combatterono (dal 2014) l’ISIS alleandosi tatticamente con le milizie sciite.
    • Questi guerriglieri ‘’islamisti’’ godono del sostegno della popolazione, nonostante ciò l’imperialismo USA li coccolò contro l’Urss ed è famosa la foto del presidente Reagan il quale, ricevendoli nel suo studio ovale, li paragonò ai ‘’padri pellegrini’’. Per quanto rappresentino una corrente anticomunista dell’Islam, dal 2001 in Afghanistan i Talebani sono la Resistenza contro il gendarme mondiale, l’Impero ‘’yankee’’: la sinistra di classe deve sostenerli, anche se in modo critico.
    • I Talebani sono hanafiti, non hambaliti come i ‘’wahabiti’’ di al-Qaida e di Daesh: a differenza del wahabismo, questa corrente dell’Islam sunnita è aperta al sufismo, ciononostante in passato non rinunciarono alla selvaggia repressione delle comunità sciite.
    • La Resistenza islamica, al contrario di Al Qaeda, non persegue la distruzione del paese, ma la sua ricostruzione: per questo il clero sunnita entrò in rotta di collisione col wahabismo, accettando un’alleanza militare con la Repubblica Islamica dell’Iran. Allo stato attuale, la diplomazia talebana sarebbe ben disposta ad andare a Scuola di politica estera da Russia e Cina?
    • I Talebani non hanno eletto un Califfato, ma un Emirato: non pretendono d’essere i rappresentanti di Allah in Terra, ma perseguono l’obiettivo di laicizzare la Sharia rendendola compatibile coi diritti delle donne, delle classi popolari e dello Stato nazionale, ciononostante il sunnismo reazionario continua a sottoporre omosessuali, comunisti e dissidenti vari a selvagge persecuzioni.

    Dagli anni ’80 ad oggi, il movimento dei Talebani ha attraversato una lenta maturazione politica, passando dall’anticomunismo al nazionalismo islamico: non dobbiamo stupirci che i ceti popolari apprezzino la lotta armata contro l’aggressione neocoloniale Nato. La Resistenza paga. La pagina social ‘’Conversazioni con la Shi’a in Italia’’ ha compendiato la natura di classe di questo movimento politico-religioso, prima alleato tattico degli USA poi nemico strategico, inquadrando le ragioni della conquista di Kabul: una vittoria popolare ed antimperialista che la sinistra di classe, liberandosi dalla spocchia anti-musulmana, dovrebbe avrebbe avere il coraggio di riconoscere decostruendo il fango mediatico dei ‘’giornalisti’’ dello Stato profondo. Leggiamo:

    ‘’Da tutto questo si conclude che i ‘talebani’ non hanno alcun interesse a ripetere le violenze che hanno portato all’invasione e che le loro rassicurazioni sono anche il frutto di accordi con diversi attori, inclusa la Repubblica Islamica dell’Iran. Questi accordi prevedono il rispetto dei diritti delle minoranze religiose e in particolare degli sciiti Hazara, purché ovviamente non combattano contro il sedicente ‘Emirato’. Per la prima volta in decenni gli sciiti afghani hanno celebrato i riti di lutto di Moharram senza bagni di sangue, paradossalmente tutelati dalla guardia armata dei ‘talebani’. Sicuramente ci sono e ci saranno episodi di violenza, soprattutto nelle regioni lontane da Kabul, e sicuramente ci saranno rastrellamenti di militanti di Daesh – grazie a Dio! – e di altri elementi ritenuti pericolosi. I ‘talebani’ si sono impegnati a non procedere ad esecuzioni sommarie e per ora non ce ne sono state. I morti all’aereoporto e in manifestazioni nazionaliste sono stati la conseguenza della gestione dell’ordine pubblico in un paese che ha appena visto un gruppo rivoluzionario andare al potere. Non vanno sottovalutati ma neanche sopravvalutati.’’ (dalla pagina facebook di ‘’Conversazioni con la Shi’a in Italia’’)

    Il nuovo governo di Kabul s’è guadagnato sul campo l’onore delle armi: è quanto più di legittimo l’Afghanistan abbia conosciuto negli ultimi venticinque anni. E’ ovvio che Al Qaeda (come sta avvenendo in Siria) voglia accreditare la vittoria dei Talebani come una propria vittoria, ma ciò non corrisponde a verità: Al Qaeda è una creatura degli Occidentali contro l’Urss ed il nazionalismo panarabo, i Talebani (dal 2001 ad oggi) sono un movimento popolare ed antimperialista; hanno affrontato la Dottrina della ‘’guerra infinita ‘’ quindi gli spetta l’onere di declinare politicamente la meritatissima vittoria militare, schierando l’Emirato Islamico con Mosca e Pechino contro la proiezione unilaterale del Pentagono. La geopolitica della dissoluzione ‘’americano-sionista’’ rappresenta una condanna per l’Europa; l’Asia ed il mondo arabo sapranno cercare nelle proprie radici la forza per contrapporsi alla costruzione d’una nuova Architettura di potere.

     

  • I Talebani a scuola di diplomazia da Russia e CinaIl giornalista Pepe Escobar, uno dei maggiori esperti di geopolitica a livello mondiale, sa benissimo che gli USA hanno perso l’ennesimo fantoccio incappando in una sconfitta strategica:
  • “Mosca e Pechino non si fanno alcuna illusione sul fatto che l’Occidente stia già impiegando tattiche di guerra ibrida per screditare e destabilizzare un governo che non è nemmeno formato e non ha nemmeno iniziato a funzionare. Non c’è da stupirsi che i media cinesi descrivano Washington come una “canaglia strategica”
  • “Ciò che conta, è che Russia-Cina sono molto più avanti della curva, acquisendo contemporanee posizioni di vantaggio nel dialogo diplomatico con i Talebani. Non va dimenticato che la Russia ospita 20 milioni di musulmani e la Cina almeno 35 milioni. Questi saranno chiamati a sostenere l’immenso progetto di ricostruzione afghana – e la piena reintegrazione dell’Eurasia’’ 3

    L’articolo L’Emirato Islamico ritorna con il botto (dello stesso autore) inquadra la natura antimperialista della vittoria dei Talebani:

    ‘’Geopoliticamente, ciò che conta ora è come i talebani abbiano scritto un copione completamente nuovo, mostrando alle terre dell’Islam, così come al Sud del mondo, come sconfiggere l’impero autoreferenziale, apparentemente invincibile, USA/NATO.

    I talebani lo hanno fatto con fede islamica, infinita pazienza e forza di volontà alimentando circa 78.000 combattenti – 60.000 dei quali attivi – molti con un addestramento militare minimo, nessun sostegno di alcuno Stato – a differenza del Vietnam, che aveva Cina e URSS – senza le centinaia di miliardi di dollari dalla NATO, nessun esercito addestrato, nessuna aviazione e nessuna tecnologia d’avanguardia’’ 4

    Il giornalista brasiliano dà lezioni di marxismo alla sinistra ‘’politicamente corretta’’ la quale abbraccia o la dottrina dell’’’immigrazione massiva’’ (i ‘’corridoi umanitari’’ in un paese vittorioso contro l’imperialismo) o le ‘’teorie del complotto ‘’ Q_Anon, la Resistenza islamica in quanto Cavallo di Troia del Deep State. Una inchiesta giornalistica come quella di Escobar, fatta di dati certi, inchioda le elucubrazioni della destra sionista e della ‘’sinistra’’ eurocentrica: non esiste Stato nazionale senza un sano nazionalismo anti-neocolonialista, ciononostante la lobby progressista eurocentrica è una proiezione dei poteri ‘’senza patria’’, quello che i marxisti sovietici chiamavano ‘’cosmopolitismo senza radici’’. La Cina ritiene che l’Afghanistan debba appartenere agli afghani non agli statunitensi, mentre Teheran è pronta ad armare il nuovo governo contro la restaurazione imperialista sobillata ideologicamente dal neoconservatore francese Bernard Henry Lewy. La sinistra, imbevuta d’ideologia ‘’politicamente corretta’’, dovrebbe spiegarsi perché è molto più critica nei confronti di arabi ed asiatici i quali esprimono il proprio antimperialismo in forma religiosa invece dei cristiano-sociali sudamericani 5: la verità è che, anche nella variante ‘’neo-marxista’’ e ‘’movimentista’’, i progressisti condividono l’ideologia discriminatoria dei neoconservatori USA diventandone all’occorrenza una pedina. Vale per la geopolitica, quanto per le questioni interne come la gestione (catastrofica) della crisi pandemica egemonizzata dalle Elite: la ‘’sinistra’’ zombie appoggia i provvedimenti liberticidi del regime finanziario euro-atlantico, facendo il gioco delle grandi case farmaceutiche e della lobby di Big Tech.

    I Talebani hanno dismesso il conservatorismo religioso degli anni ’80, accentuando il nazionalismo allo scopo di consolidare un movimento più vasto: mentre i comunisti asiatici (soprattutto i marxisti-leninisti filippini ed i post-maoisti turchi del Vatan Partisi) hanno compreso la necessità d’una saldatura politica fra borghesia rurale e classe operaia, la sinistra movimentista europea ha adottato la tesi dell’Alt Right considerando la Resistenza figlia d’una macchinazione dello Stato profondo, impostazione bislacca non priva di venature razziste la quale delegittima un intero popolo, quello afghano. Quando vuole, la sinistra femminista e ‘’politicamente corretta’’ sposa le ‘’teorie del complotto ‘’ alla pari dei sostenitori di Donald Trump e dei nazisti-evangelici Q_Anon: oramai rappresenta uno schieramento politico necrotizzato rispetto alla nuova lotta di classe. Sorveglianza, imperialismo e disgregazione dello Stato di diritto: la ‘’sinistra’’ zombie è un taxi verso il Deep State.

    L’Afghanistan merita l’appellativo ‘’tomba degli Imperi’’, nonostante ciò questa orgogliosa nazione asiatica è anche la tomba dell’ideologia ‘’politicamente corretta’’: la ‘’sinistra’’ occidentale (a partire dal Partito della Rifondazione comunista) appoggiando l’aggressione imperialista del 2001, è diventata una costola dell’imperialismo, tradendo il mondo del lavoro e le popolazioni oppresse. L’imperialismo USA persegue l’obiettivo di svuotare l’Afghanistan dagli afghani rilanciando l’ideologia del neocolonialismo delle Onlus (pensiamo ai ‘’corridoi umanitari’’, posizione bislacca per una nazione che ha vinto una guerra di liberazione nazionale), Russia, Cina ed Iran vogliono aiutare l’Emirato Islamico ad inserirsi nel mondo multipolare. Il nuovo nemico strategico dell’Impero sarà l’asse Talebani – Pakistan – Cina, la propaganda imperiale è già stata ricaricata.

    1.

    https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lobiettivo__una_guerra_eterna_2011_assange_spieg_gli_obiettivi_delloccidente_in_afghanistan/82_42715/

    2.

    https://www.voltairenet.org/article213818.html

    3.

    https://www.ossin.org/reportage-dal-mondo/reportage-asia-centrale/116-afghanistan/2759-i-talebani-a-lezione-di-politica-da-russia-e-cina

    4.

    https://comedonchisciotte.org/lemirato-islamico-dellafghanistan-ritorna-con-il-botto/

  • Le conseguenze del ritiro delle truppe occidentali dall'Afghanistan -  Linkiesta.it
  • Fonte foto: L’inkiesta (da Google)

1 commento per “Afghanistan: una sconfitta strategica per l’imperialismo USA

  1. Federico Lovo
    25 agosto 2021 at 14:54

    molto interessante, Stefano. Io credo – modestamente – che i talebani vadano “testati”. Mi ha colpito molto la grande varieta’ di posizioni sulla vittoria talebana, non necessariamente figlia di “cripto-imperialismi politicamente corretti”,,, quanto della passata collaborazione anti-URSS fra USA (e soci) e Talebani. Vedremo, da quanto so anche in Iran il tema e’ dibattuto, non sono sicuro che la linea sui Talebani sia omogenea in qualsiasi dei (vasti) campi politici, cioe’ principalisti e riformisti.

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