Aleppo, una nuova Stalingrado contro le miserie dell’occidente

La riconquista di Aleppo da parte delle truppe russo-siriane ha suscitato l’isteria dei media occidentali i quali davanti alla vittoria, sicuramente meritata, del Ba’th siriano e del potente alleato russo hanno eseguito, senza porsi nemmeno troppe domande, gli ordini del padrone statunitense. Domanda: che cosa succede se il padrone esce, letteralmente, di testa?

Obama, subito dopo la sconfitta del duo Al Qaeda – Daesh, ad Aleppo ( con gli abitanti messi in salvo dall’esercito baathista ) ha sproloquiato dicendo: ‘’I russi non ci cambieranno e non ci indeboliranno. Sono un piccolo paese; una nazione debole. La loro economia non produce nulla che qualcuno voglia comprare a parte petrolio, gas e armi. Non hanno fatto innovazioni. Ma possono influenzarci se perdiamo il senso di chi siamo. Possono colpirci se abbandoniamo i nostri valori’’ 1. Secondo Obama la Russia sarebbe un ‘’piccolo paese’’, ‘’una nazione debole’’. Fino ad ora credevo che la principale psicopatica della Casa Bianca – come ebbe a dire anche James Petras – fosse Hillary Clinton, ora scopro che anche il presidente uscente non deve stare molto bene. Assange ha ragione: il potere logora, l’ambizione consuma gli essere umani.

Ritorniamo a parlare della battaglia di Aleppo ed il responso mi sembra chiaro: Putin, da statista “borghese” vecchio stampo ( ed ex agente del Kgb ), si è dimostrato uno stratega militare di gran lunga superiore ai guerrafondai del Pentagono; il presidente siriano Assad ( chi scrive non è un ammiratore del Ba’th ed è ostile alle ideologie patriottarde ) conserva un’ ampia base sociale grazie anche all’appoggio del campista Partito comunista siriano in passato protagonista d’una polemica sulla natura sociale dei Brics col più radicale KKE greco. Aleppo, da questo punto di vista, è la Stalingrado dell’imperialismo occidentale – soprattutto degli imperialismi americano, francese ed israeliano – e dei suoi alleati islamisti. La tenacia di Assad – maestro di realpolitik – conferma una regola fondamentale: chi resiste senza fare compromessi si guadagna l’incodizionato appoggio popolare; i fantocci – come Ben Ali e Mubarak – capitolano nel giro di poche settimane. Assad, senza ombra di dubbio, è un leader borghese ma la coalizione che ha umiliato gli Usa, Daesh ed il Fronte Jabat Al Nusra ( braccio armato di Israele ) ha visto la partecipazione di molte organizzazioni antimperialistiche di diverso orientamento.

Col Ba’th non hanno combattuto soltanto gli Hezbollah e le milizie sciite iraniane ma anche il Fronte popolare di liberazione della Palestina ( Fplp ) ed il Comando – Generale di Ahmed Jibril; il primo d’orientamento marxista ( guevarista ), il secondo patriottico. Si sono uniti alla Resistenza siriana diversi comunisti turchi – fra l’altro ostili al separatismo etnico dell’YPG ed alla pulizia etnica nel Rojava – ed il Fronte popolare di liberazione d’Iskenderun, organizzazione guevarista. Lo storico Enrico Vigna scrive che: ‘’Il PFLI oggi è stretto intorno alla parola d’ordine: “la Siria non si piegherà“. Come ribadisce il comandante Ali Kyali: “il progetto sionista di distruggere l’unità e l’indipendenza della Repubblica Araba di Siria si fonda su due linee strategiche dirette dall’estero, la prima mira a distruggere le conquiste del popolo siriano e il tessuto sociale della Siria, del suo patrimonio multiculturale e la seconda utilizza l’infiltrazione di mercenari stranieri“’’ 2. Il PFLI ha, senza ombra di dubbio, un programma antimperialista, affermare il contrario mi sembra difficile.

Fonte: CIVG

I media occidentali, con i loro giornalisti venduti, sono stati umiliati dalla controinformazione russa. Giulietto Chiesa, giornalista filorusso di cui personalmente rifiuto l’approccio geopoliticista, spiega, con notevole eloquenza, la natura dell’inganno mass-mediatico:

‘’I terroristi di Al Qaeda-Al Nusra, ormai impegnati in una fuga disordinata, mescolati ai consiglieri militari della Turchia, agli agenti dei servizi segreti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, cercano di salvare la pelle, ma non smettono di bombardare, quando possono, la popolazione civile (che russi e siriani stanno cercando di mettere in salvo). Certo il dramma umanitario persiste. Ma i media (ormai protagonisti assoluti della guerra ibrida in corso) fingono di non ricordare chi ha creato questa situazione e chi cerca di prolungarla. Le uniche fonti che tutti costoro usano e che inondano le menti di centinaia di milioni di telespettatori sono quelle delle “corazzate informative” anglosassoni. Nessun cenno ai comunicati, ai filmati, numerosi e dettagliati (molti dei quali prodotti da fonti russe) che raccontano informazioni del tutto diverse’’ 3.

Chi bombarda chi? Daesh, Al Nusra ed i mercenari occidentali ( fra i qaedisti è stato trovato anche un israeliano ) bombardano i civili. Le stragi più efferate sono state consumate dagli occidentali coi loro sicari islamisti, non per nulla i civili chiedono aiuto ai russo-siriani che non si tirano, di certo, indietro. Ad Aleppo, con tutte le contraddizioni possibili, si è conclusa una vittoriosa battaglia antimperialistica. Domanda: come si può negare questo dato di fatto?

Le ‘’corazzate informative’’ anglosassoni per la prima volta nella loro disonorevole storia – l’Inghilterra dovrebbe scusarsi col mondo intero per il suo Impero Coloniale, forse uno dei più criminali di tutti i tempi – devono fare i conti con la multipolarizzazione dell’informazione. Russia Today produce analisi, discussioni e dibattiti; i giornalisti venduti occidentali cosa offrono ai lettori e agli ascoltatori? La propaganda, made in CIA ed MI6, non funziona più e forse è proprio per questo motivo che Obama ha perso il controllo sproloquiando frasi senza senso.

L’altra grande sconfitta è la “Sinistra Imperiale” e i gruppi ‘’neo-trotskisti’’ ( del tutto alieni alla storia e alla figura di Trotsky ) e ‘’neo-anarchici’’ accodati all’imperialismo umanitario, per dirla con Jean Bricmont. Domanda: come fanno questi attivisti, malati di eurocentrismo, a non comprendere la pericolosità degli Usa che restano, ancora oggi, la principale potenza imperialista?

Amadeo Bordiga, nel lontano 1957, sistematizzò la migliore analisi dell’imperialismo del miliar-dollaro, leggiamo:

‘’Oggi è l’epoca dell’imperialismo americano. Non a caso gli Stati Uniti hanno ripetuto a danno dell’Europa la manovra strategica inaugurata dai Portoghesi nel secolo XV. Sbarrando la via d’acqua del traffico commerciale Europa-Asia (sappiamo tutti che il Canale di Suez non sarebbe stato bloccato se Nasser non avesse goduto dell’appoggio statunitense contro l’Inghilterra), gli Stati Uniti hanno preso per la gola l’Europa e definitivamente distrutto le residue tradizioni imperialistiche britanniche. Sappiamo che cos’è l’imperialismo del dollaro: esso non occupa territori, «libera» quelli su cui grava ancora la dominazione colonialista e li aggioga al carro della sua onnipotenza finanziaria, sulla quale veglia la flotta aeronavale più potente del mondo. L’imperialismo americano si presenta come la più pura espressione dell’imperialismo capitalista, che occupa i mari per dominare le terre. Non a caso la sua potenza si fonda sulla portaerei, nella quale si compendiano tutte le mostruose degenerazioni del macchinismo capitalista che spezza ogni rapporto tra i mezzi di produzione e il produttore. Se la tecnica aeronautica assorbe i maggiori risultati della scienza borghese, la portaerei è il punto di incontro di tutti i rami della tecnologia di cui va orgogliosa la classe dominante’’ 4.

Per Bordiga quello statunitense era l’imperialismo delle portaerei. Oggi, una parte della ‘’sinistra anti-capitalista’’, si beve la propaganda imperiale tradendo la causa dei popoli e dei lavoratori. La loro responsabilità politica è certamente grave – mi riferisco in Italia a gruppi come il PCL e Sinistra anticapitalista – quindi, come minimo, ben presto saranno chiamati a dare spiegazioni sul loro negligente operato. Domanda: questi movimenti – PCL in testa – sono passati dalla parte dell’imperialismo Usa?

Aleppo è libera; i popoli arabi possono, finalmente, gioire. Per tutti i popoli che si battono contro il neocolonialismo si tratta di una vittoria davvero importante.

https://it.sputniknews.com/mondo/201612173803547-obama-putin-accuse/

http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=884:siria-la-resistenza-siriana-al-muqawamat-al-suriyah-nata-dal-fronte-popolare-di-liberazione-d-iskenderun-della-siria&catid=2:non-categorizzato&Itemid=101

https://it.sputniknews.com/opinioni/201612153793015-falsificazioni-propaganda-aleppo/

http://www.nucleocom.org/archivio/archiviodocumenti/imperialismo_portaerei.htm

 

 

 

 

9 commenti per “Aleppo, una nuova Stalingrado contro le miserie dell’occidente

  1. Armando
    18 dicembre 2016 at 14:45

    Ineccepibile!

  2. Alessandro
    20 dicembre 2016 at 11:24

    Quante virgolette attorno alla parola “Stalingrado”, come mi sembra ovvio, ci dobbiamo mettere nel titolo? :-)))
    Un primavera araba finita molto male, dove l’ingerenza occidentale, capeggiata dai soliti noti, si è scontrata questa volta con un’altra ingerenza, un novità questa, visto che fino ad allora la Russia di Putin si era limitata a un interventismo limitato all’area russofona, ex sovietica. Il risultato è una tragedia senza fine.
    Se i tribunali internazionali fossero davvero qualcosa d’imparziale ci sarebbe tanti pezzi grossissimi da imputare per crimini contro l’umanità, ma ovviamente sappiamo quanto la giustizia internazionale sia una barzelletta.
    Ebbi già modo di scrivere che i non arabi devono starsene alla larga dai paesi medio-orientale. Fino a che questo non accadrà non ci sarà discontinuità con il passato coloniale.
    Non facciamo sconti a nessuno. Sempre dalla parte del popolo.

  3. armando
    20 dicembre 2016 at 14:34

    Ma guarda Alessandro che tutte le “primavere arabe” non sono stati moti davvero spontanei delle popolazioni, ma fatte nascere, incentivate, protette e sorrette dagli Usa per evidenti questioni geopolitiche che con la democrazia (intesa nel senso occidentale) non hanno mai avuto nulla a che vedere, se non come pallido pretesto e fumo da gettare negli occhi dell’opinione pubblica nostrana con la complicità dei media mainstream (cioè tutti). I “non arabi” devono starsene alla larga dal medio oriente, scrivi. Benissimo, sono d’accordo. Alla larga sia come intervento militare diretto, sia nei tanti altri modi con cui si influenzano gli accadimenti nelle aeree del mondo. Il principio è sacrosanto e vale non solo per il medio oriente: Che ci fanno allora le basi militari USa sparse nel mondo (700, settecento, dicasi settecento)? E ci vogliono far credere che sono i russi o i cinesi ad essere aggressivi!!!
    Perché, in nome dell’autodeterminazione dei popoli gli USA non chiudono quelle basi?
    Detto questo, la geopolitica è quella che è, e pretendere di mettere sullo stesso piano chi destabilizza e chi si oppone alla destabilizzazione, non è realistico né veritiero. Che avrebbe dovuto fare la Russia? Stare a guardare gli USA in nome della non ingerenza mentre estendevano la loro presa su tutto il medio oriente come sull’Europa dell’est, circondandola con missili puntati verso di essa? Suvvia, non cadiamo nel purismo idealistico. La guerra è sempre una merda, verissimo, e nessuno ne esce mai vergine. Ma c’è chi la guerra la promuove e chi la subisce e si difende. Gheddafi non era un santo Saddam tantomeno, come non lo è Assad. Quei regimi non erano certo esempio di democrazia, ma almeno assicuravano ai loro popoli un minimo di benessere ed erano regimi nei quali non c’era persecuzione religiosa per alcuno. Chi li ha destabilizzati, chi ha creato il Caos, chi ha favorito in ogni possibile modo i tagliagole dell’Isis? Del resto la storia si ripete per analogie. Lo stesso è accaduto nell’ex Jugislavia, dove Milosevic è stato considerato un macellaio e condannato dal fantomatico tribunale penale internazionale (vero esempio di oggettività!) come un criminale, salvo poi essere assolto post mortem. Chi ha inneggiato all’indipendenza del Kossovo e si è scandalizzato per la secessione del Donbass dall’Ucraina dove un vero colpo di Stato fomentato dagli USA ha eliminato il governo legittimo, tentando di ribaltare l’accusa sulla Russia? E la Crimea? perché la secessione di quella terra russa culturalmente e fino a non molto tempo addietro anche politicamente, è stata considerata un atto aggressivo del solito Putin , mentre si alimentano le altre secessioni quando fa comodo?
    Insomma la ragione ed anche l’uso di parametri di giudizio uniformi, ci dicono che non si può mettere tutti i contendenti sullo stesso piano, né nel medio oriente né da altre parti.

    • Fabrizio Marchi
      21 dicembre 2016 at 14:08

      Una sola cosa. Non sono d’accordo nel ridurre le cosiddette “primavere arabe” solo ai piani di destabilizzazione orditi dagli USA e dalla Nato.
      Quelle rivolte, peraltro soffocate nel sangue, hanno visto la mobilitazione di larghissime masse popolari che chiedevano più diritti e più democrazia, sistematicamente calpestati da regimi peraltro ultra filo americani e occidentali, cosa che molta gente dimentica. Mubarak e Ben Alì erano dei fantocci al servizio degli USA, ormai impresentabili sotto ogni punto di vista, di cui hanno deciso di disfarsi. Poi in Egitto le cose sono andate come sono andate ma questo è un altro discorso ancora…
      Direi anzi che le rivoluzioni sia in Egitto che in Tunisia hanno avuto un fortissimo risvolto di classe. Che poi il tutto sia stato alla fin fine egemonizzato ideologicamente dall’Occidente è ancora un altro discorso. Però, ripeto, sarebbe un errore grave interpretare il tutto solo sotto l’ottica del complotto da parte degli USA e della Nato. In realtà questi ultimi hanno fatto leva proprio sul legittimo risentimento popolare nei confronti di regimi classisti e dispotici nello stesso tempo.

  4. Alessandro
    20 dicembre 2016 at 22:00

    Armando, con me sfondi una porta aperta. Condivido gran parte di quello che hai scritto.Ho sempre indicato gli USA come i grandi responsabili del casini internazionali, e non sto qui a farne l’elenco. Scritto questo, che cosa difende Putin in Siria bombardando i civili? Difende brutalmente i suoi interessi come quelli degli USA. Certo, ha preso l’iniziativa militare quando gli USA stavano facendo fuori Assad, che comunque non è uno stinco di santo ma questa è un’altra storia, ma lo ha fatto aggiungendo sofferenza a sofferenza, e lì non siamo in Ucraina dove per ragioni geografiche poteva sentirsi minacciato, siamo a migliaia di chilometri dal suolo russo. Questa è la verità. Quando ha cercato di risolvere diplomaticamente la crisi siriana andava solamente applaudito, poi ha preso decisioni che non possono non essere criticate perchè hanno contribuito a un massacro. E se gli USA si comportano abitualmente come dei macellai, non vedo perchè gli altri debbano fare altrettanto, soprattutto se non sono direttamente minacciati, a meno che non si pensi che due basi militari a duemila chilometri da dove vivi valgano più di centinaia di vite umane, ma attenzione, perchè se passa questa visione, allora tutto è concesso, e non lamentiamoci quando malauguratamente là sotto ci troveremo noi.

    • Fabrizio Marchi
      21 dicembre 2016 at 14:09

      Caro Alessandro, come risaputo, non sono un simpatizzante di Putin (ma neanche uno che si presta alla sua gratuita diffamazione). Ho espresso il mio parere più volte nei confronti di quello che è un leader nazionalista borghese, un po’ vecchia maniera se vogliamo, ma con le peculiarità del suo essere russo e quindi calato nel contesto russo (così come De Gaulle era un leader nazionalista borghese francese, sia pure necessariamente con peculiarità molto diverse da Putin) che ha saputo incarnare la volontà del popolo russo in questa fase storica, soprattutto dopo la sbornia neoliberista durante gli anni eltsiniani successivi al crollo dell’URSS (una sciagura politica e geopolitica che solo la ridicola “sinistra” occidentale ha salutato con enfasi; dico questo al di là della mia personale opinione sul socialismo reale…) che aveva gettato la grandissima parte del popolo russo letteralmente in miseria e che rischiava di far diventare la Russia alla stregua di una colonia degli USA al livello di Porto Rico.
      Ciò detto, fuori dalla logica dei buoni e dei cattivi, non si può però non rilevare che la Russia ha una sola base militare fuori del suo territorio, appunto in Siria, e che la Siria è (dai tempi dell’URSS) l’unico stato extrarusso con cui la Russia ha un rapporto di alleanza strategica, anche militare, e infatti proprio per questo hanno cercato di destabilizzarlo.
      La Russia è attualmente circondata tranne ad est dove c’è la Cina. L’ Afghanistam che confina per migliaia di km. con la Russia, è occupato militarmente dagli USA e dalla Nato, le tre repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, sono di fatto tre basi della Nato, in Ucraina è successo quello che è successo e naturalmente volevano sfilargli anche la Siria, il che significava toglierli ogni spazio di azione e di condizionamento in un’area strategicamente fondamentale come il Medio Oriente.
      A mio parere la Russia ha fatto ciò che era giusto e, aggiungo, anche necessario fare. Ha difeso il suo unico bastione in Medio oriente, l’unico stato, ripeto, dove c’è una sua base militare. Gli americani – come ricordava Armando – ne hanno 700 in tutto il mondo, più ovviamente la gigantesca flotta di stanza in tutti i mari e in tutti gli anfratti possibili, insieme alla flotta britannica (e di tutto l’ex Commonwealth che oggi si chiama in modo diverso) e francese, per non parlare della potenza militare di Israele. Se la Siria fosse crollata sarebbe stata una tragedia per tutti, e in primis per tutti quei popoli che si battono per la loro libertà, indipendenza e autodeterminazione, cioè il popolo palestinese innanzitutto, e poi quelli yemenita, curdo (pur con tutte le contraddizioni presenti nello schieramento curdo e che abbiamo sempre denunciato…), iracheno ecc.
      Quindi dobbiamo salutare senz’altro positivamente l’appoggio russo alla Siria, e senza tentennamenti. Il che non significa nel modo più assoluto santificare Putin e la Russia ma solo prendere atto delle cose come stanno e ragionare politicamente in modo lucido.

    • Fabrizio Marchi
      21 dicembre 2016 at 14:15

      Aggiungo che se la Siria fosse crollata, per i palestinesi sarebbe stata una doppia tragedia, ora che alla Casa Bianca c’è Trump, cioè uno che ha un rapporto strettissimo con la destra israeliana da tempo al potere. Non che con la Clinton le cose sarebbero andate meglio, sia chiaro, ma per lo meno formalmente, sarebbe rimasto aperto un canale per la ricerca di un fantomatico processo di pace (che in realtà in primis Israele non vuole…).
      Ma con Trump Israele avrà mano libera ma soprattutto, nella logica/ideologica di Trump (e di Netanyahu) gli affari “interni” israeliani sono affari “interni” israeliani che non competono all’amministrazione americana. E in questo caso il popolo palestinese e il suo destino rientrano in quegli “affari interni”. Non so se è chiaro…
      Ora, tu pensa se in questo quadretto fosse crollata anche la Siria…
      Non aggiungo altro…

      • Alessandro
        21 dicembre 2016 at 19:00

        Punti di vista, Fabrizio, entrambi legittimi. Tu ragioni più in un’ottica geopolitica internazionale, di largo raggio, io guardo più agli effetti immediati delle guerre sulle popolazioni civili, che non vogliono dire solo morti ma anche migliaia e migliaia di profughi che io te e Armando dobbiamo poi aiutare, il che è un gesto di grande umanità, ma sarebbe ancor meglio se venisse, almeno in parte, evitato. E infatti appare tragicomico come a mettere le pezze sui casini che USA e gregari vari combinano in Medio Oriente-Nord Africa, con la complicità russa solo in quest’ultimo caso e lo sottolineo ( Putin in confronto ai “maestri”a stelle e strisce di destabilizzazioni, d’invasioni,di mattanze varie,ecc., rimane ancora un “bravo ragazzo” ), dovranno poi essere poi i popoli UE, perlomeno una parte, noi in prima linea,e siamo solo all’inizio, mentre i veri responsabili scaricano le loro bombe e chi si è visto si è visto. Il risultato è anche la crescita dell’estrema destra nella stessa UE, perchè una migrazione incontrollata come quella in corso, in buona parte responsabilità occidentale, porta solo acqua al loro mulino.
        In ogni caso, io ritengo Putin uno dei più abili e scaltri statisti in circolazione, ed è sufficiente studiare, attraverso le fonti serie, le sue mosse in Ucraina( caduta del suo uomo, Yanukovitch, risposta immediata con annessione lampo della Crimea, apertura del fronte in Donbass, suo attuale “congelamento” e “transnistrazione”, anche per evitare eccessivi flussi di profughi in direzione Russia, ecc.)e in Siria per rendersene conto. Rimane pur sempre un esponente di quella “real politik” che per ragioni valoriali mi è estranea.

  5. ndr60
    22 dicembre 2016 at 11:09

    Sono anch’io del parere che, se lo stato siriano fosse caduto, sarebbe stato distrutto anche l’ultimo ostacolo alla totale egemonia anglo-sionista in M.O. Abbiamo visto i danni che l’unica superpotenza rimasta ha fatto, dal 1991 a oggi; si diceva che il crollo dell’URSS avrebbe inaugurato una stagione di pace, e questi sono stati i risultati. Giulietto Chiesa cerca (a mio avviso, giustamente) di proporre un punto di vista diverso, non necessariamente la Verità dei fatti. Dobbiamo solo essere coscienti che le portaerei dell’informazione bombardano i cervelli dei cittadini di USA e UE, e non fanno prigionieri.

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