Bashar al Assad, abile stratega antimperialista

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Foto: english.alarabiya.net (da Google)

 

La destabilizzazione imperialistica della Siria baathista ha costretto il presidente siriano, Bashar al Assad, a tirar fuori la stoffa dello stratega, peraltro davvero eccezionale. La Siria ha resistito ad una offensiva combinata di più forze reazionarie: l’imperialismo israelo-statunitense; le vecchie potenze coloniali – Francia e Gran Bretagna – intenzionate a ripristinare l’infame Accordo Sykes-Picot; la duplice sovversione islamista guidata dalla Fratellanza Musulmana e da Casa Saud. In tutte le diverse fasi del conflitto, Assad ha analizzato i rapporti di forza neutralizzando le mosse di chi, fedele all’ “etno-sionismo”, vorrebbe balcanizzare il paese.

Il neo-imperialismo e l’etno-sionismo hanno caratteristiche diverse rispetto al colonialismo britannico e all’imperialismo analizzato da Lenin; vanno ben oltre il mero sfruttamento delle risorse (colonialismo) e la duplice appropriazione indebita di risorse e forza lavoro (imperialismo). Lo stratega Thomas P. M. Barnett, con il libro The Pentagon’s New Map, ha teorizzato la distruzione integrale dei paesi non occidentali in modo da dividere il globo in nazioni capitalistiche ed il caos. Si tratta della versione, ancora più pericolosa, della dottrina di Huntington sullo ‘’scontro di civiltà’’, un balordo – in realtà – scontro fra ignoranze.

Compreso alla perfezione il piano etno-sionista, Assad ha coalizzato le forze più progressiste della regione: antimperialisti turchi, Hezbollah e le fazioni patriottiche della Resistenza palestinese, in più ha affiancato all’Esercito Arabo Siriano una guerriglia popolare d’estrazione sociale prevalentemente contadina. In questo modo, una volta portata dalla sua parte la sinistra palestinese (FPLP, Commando-Generale e Jihad islamica), ha obbligato la socialdemocrazia occidentale  a schierarsi tracciando una netta linea di demarcazione fra i ‘’collaborazionisti’’ ed i nemici di classe dell’imperialismo israelo-statunitense. La ‘’sinistra europea’’ si è rivelata quello che – senza mezzi termini –  più volte ho denunciato: invertebrata e succube dell’imperialismo USA.

Una volta salvata la ‘’Siria utile’’, il Partito Ba’th ha isolato gli islamisti facendogli trovare soltanto deserto, terre incolte e popolazioni ostili. Le città sono state messe al sicuro e le risorse alimentari ridistribuite equamente. I ‘’ribelli stranieri’’ (come ci ha spiegato Thierry Meyssan) sono – da lì a poco – diventati un piede di porco delle ONG occidentali, degli USA e di Israele. Belli e pronti per essere gettati nella ‘’spazzatura della storia’’. Già nel 2012, Assad ritenne necessario redigere una nuova Costituzione pensando, da acuto statista, alla ricostruzione della nuova Siria. La stupidità occidentale è stata inchiodata da Meyssan: ‘’All’epoca gli occidentali si sono burlati del presidente Assad che pretendeva convocare elezioni in piena guerra. Oggi la totalità dei diplomatici coinvolti nella risoluzione del conflitto, compresi quelli delle Nazioni Unite, sostiene il piano Assad’’ 1. Che cosa è rimasto della sovversione islamista ed etno-sionista? Nulla, i ‘’ribelli’’ non possono più muovere un passo e la stessa CIA ha consumato una umiliante sconfitta.

In preda ad una vera e propria crisi di nervi la Turchia prima ha invaso illegalmente il distretto siriano di Afrin e poi ha mandato i suoi agenti al Congresso per il Dialogo Nazionale Siriano di Sochi cercando di boicottare il piano siro-russo. Foraggiati da Trump i nazionalisti curdi dell’YPG hanno boicottato il Congresso e l’ex marxista-leninista Ocalan si è dichiarato favorevole alla costituzione d’uno Stato curdo nel Nord della Siria, contribuendo alla balcanizzazione di uno Stato laico e non integrato nel Comando NATO. L’YPG si è dimostrato, ancora una volta, un piede di porco dell’etno-sionismo; un tempo, oramai molto lontano, antimperialisti, ora collaborazionisti delle forze reazionarie. Dovrebbero farsi un esame di coscienza, proprio in Europa, gli arlecchineschi sostenitori dei voltagabbana curdi. Opportunisti e senza principi.

Assad, spiazzando i suoi avversari, ha negoziato una formula elettorale che consentirà ai cittadini di scegliere la forma di governo che più gli aggrada. Nel mentre ha condannato la sconsiderata offensiva di Erdogan, elaborando una complessa ed inaspettata strategia militare per contrastarla. I nazionalisti curdi si dividono in pro-USA e pro-Russia. Cconsapevole di questa divisione (con una netta prevalenza, almeno in questo momento, della fazione pro-USA) il presidente siriano ha deciso di sostenere l’YPG contro l’espansionismo neo-ottomano. In questo modo (1) libererà il territorio siriano dalle orde islamiste ‘’turche’’, (2) potrebbe dividere i nazionalisti curdi riconquistando l’appoggio della fazione filo-russa. Una mossa perfetta, degna d’uno statista lucido e capace di fare previsioni nel lungo periodo. Una cosa è certa: la fazione filo-USA dell’YPG dovrà essere condannata per alto tradimento, oltre ad incassare il rigetto della sinistra rivoluzionaria mondiale. Assad negozierà la creazione, dal basso, di una confederazione curda? Non sonon in grado di dirlo, decideranno democraticamente i popoli della regione, ma uno Stato etnico curdo non potrebbe che essere – come disse Khomeini – ‘’un secondo Israele’’. Una catastrofe.

Per ora la collaborazione è soltanto militare e non politica. Di che cosa si tratta, lo leggiamo: ‘’I curdi permettono al governo di avere accesso limitato alle sacche di Qamishli e Hasaqah, in cambio il quartiere di Shaiq Maqsud detenuto dai curdi ad Aleppo, gode di diritti simili. Anche l’anno scorso Damasco permise ai combattenti delle YPG di Ifrin di unirsi all’offensiva YPG-USA su Raqqa. L’ironia è che nella lotta contro la Turchia, i curdi siriani, solitamente sostenuti dagli Stati Uniti, ricevono più aiuto dal governo siriano contro cui sono in rivolta. Nel frattempo, Damasco si ritrova ad impiegare combattenti addestrati ed equipaggiati dagli Stati Uniti contro la Turchia, entrambi membri della NATO e potenze che avevano cercato di distruggere assieme lo Stato siriano. Naturalmente il governo siriano non vuole un’altra zona di occupazione turca nel nord della Siria, non più dei curdi, anche se per ragioni diverse’’ 2. Il progetto del Rojava deve essere rigettato, è una protesi dell’imperialismo USA, mentre questa mossa, tanto diplomatica quanto militare, di Assad la dice lunga sulle doti del leader siriano: uno statista d’alto livello, in grado di ricostruire un paese distrutto dalla fitna e dalla sovversione neocolonialista. Un garante, di fatto, della legalità internazionale.

Il Partito comunista siriano contestò al Ba’th la privatizzazione di alcuni settori strategici dell’industria di Stato e lo stesso Assad ha, a più riprese, condannato il neoliberismo. La Siria di domani deve rigettare la strada delle privatizzazioni, al contrario – dando più potere alle forze socialiste e comuniste, in prima fila nella Resistenza all’islamismo – dovrebbe recuperare gli aspetti più propositivi dell’esperienza patriottica degli anni ’70 coniugandola con una maggiore apertura democratica. Bashar al Assad ha la stoffa del grande statista, un patriota amato dai ceti popolari e proletari urbani e che ha saputo anche conquistare il consenso dei contadini della periferia. Tutte cose che hanno fatto scrivere al giornalista Thierry Meyssan: ‘’La rivoluzione di Bashar al-Assad è principalmente una lotta di liberazione contro l’oscurantismo religioso, che le monarchie wahhabite dell’Arabia Saudita e del Qatar incarnano nel mondo arabo. Essa intende garantire il libero sviluppo di ciascuno, indipendentemente dalla propria religione, e si afferma dunque come laica, il che vale a dire che si oppone al conformismo religioso. Enuncia che Dio non sostiene alcuna religione in particolare, bensì la Giustizia comune a tutti. In realtà, restituisce la fede in Dio alla sfera privata, per renderla la fonte della forza che permette a tutti di lottare contro un nemico superiore in forze e di vincerlo insieme’’ 3. Laicità, pluralismo e democrazia, valori giacobini che, dal 2001, l’occidente ha smarrito passando dalla Repubblica all’Impero. Si tratta di un nichilismo distruttivo ed ultra-capitalistico; gli etno-sionisti, accecati dal fondamentalismo religioso di derivazione evangelica, vorrebbero esportarlo gettando il mondo nel caos. La Resistenza, oggi più che mai, è un dovere morale incondizionato.

http://www.voltairenet.org/article197505.html

https://aurorasito.wordpress.com/2018/02/03/la-siria-aiuta-le-ypg-contro-i-turchi-ad-ifrin/

http://www.voltairenet.org/article184893.html

 

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