Brasile: le contraddizioni di Lula

La guerra ibrida della fazione ‘’dem’’ del deep state USA contro il Brasile ha conosciuto una nuova fase: dal golpe-giudiziario del 2013 (molto simile alla liquidazione del PSI, nel 1992) alla politica della persuasione, rendendo egemone la componente liberale-globalista legata al Partito (anti)democratico statunitense. Tutto ciò rappresenta la più grande minaccia, perché il revisionismo neoliberale contraddice il binomio sovranismo economico/indipendenza nazionale dei precedenti mandati di Lula, trasformando l’opposizione sociale al fascismo-evangelico in una proiezione ideologica della sinistra invertebrata. Domanda: dove va la politica internazionale di Lula?

 

Qual è la proiezione globale della politica di Lula?

Il governo brasiliano, giovedì 23 febbraio presso l’Assemblea delle Nazioni Unite, ha rappresentato l’unico paese Brics che ha votato a favore della mozione statunitense di condanna dell’Operazione Militare Speciale russa rivolta, fra le altre cose, allo sradicamento del nazismo neocons ucraino. Con questo riposizionamento, Lula ha (di fatto) rigettato il piano di pace cinese senza rinunciare ad una certa idea di multipolarismo: liberismo-sociale, costruzione dello Stato mondiale, mediazione dei conflitti e collaborazione d’intelligence con gli USA contro le Resistenze antimperialiste. Nella dichiarazione congiunta col presidente USA, Biden, durante l’incontro bilaterale del 10 febbraio i due capi di Stato “hanno deplorato la violazione da parte della Russia dell’integrità territoriale dell’Ucraina e l’annessione di parti del suo territorio come flagranti violazioni del diritto internazionale, e hanno chiesto una pace giusta e duratura” 1. Domanda: il presidente Lula, preso in custodia dalla fazione liberale-globalista del proprio partito, è oramai incapace di riconoscere l’imperialismo?

Per la prima volta la Federazione Russa, per bocca del suo principale diplomatico presso le Nazioni Unite, Vasily Nebezia, ha criticato la politica del neo-presidente “[Il documento] ha lo scopo di incoraggiare le azioni dell’Occidente e di dare un pretesto ai nostri oppositori per affermare che la Russia è presumibilmente isolata nel mondo. Significa la continuazione della loro linea russofoba militarista mentre usano il cosiddetto sostegno dei membri delle Nazioni Unite come copertura”, come ha riferito Russia Today. Il Partito della Causa Operaia sostiene che il complesso militare-industriale USA sia stato danneggiato dal rifiuto di Lula di armare il governo neonazista di Kiev, ma questo è vero soltanto in parte: sicuramente Washington avrebbe ottenuto un grande risultato convertendo Lula in un liberale-russofobo (cosa che non avverrà mai), ciononostante staccare Brasilia dai Brics portandola su posizioni semi-unilaterali, per i falchi del Pentagono, è già un grande risultato. L’Operazione Z è antimperialista (oltre ad accelerare la transizione ad un mondo multipolare) ma l’ex presidente-operaio ha abbracciato una forma atipica di liberismo-sociale, rigettando il patriottismo di classe.

Scrive l’analista strategico Andrew Korybko:

‘’Se Lula fosse stato serio riguardo alla sua proposta di pace simile a quella del G20, allora avrebbe potuto usarla come pretesto per l’astensione del Brasile. Non lo ha fatto, però, e quindi non può più essere descritto in modo credibile da qualsiasi osservatore obiettivo come “neutrale” nei confronti del conflitto ucraino dopo aver mostrato al mondo alle Nazioni Unite che il suo paese è solidamente contrario all’operazione speciale della Russia. Coloro che affermano il contrario sono stati ingannati dalla campagna di guerra dell’informazione dei “liberali Lula” o stanno deliberatamente ingannando gli altri.’’ 2

Il presidente Lula, per quanto coraggiosa sia stata la sua battaglia contro il fascismo-evangelico e trumpiano, non ha nessuna intenzione di combattere l’imperialismo USA, ma ne rifiuta soltanto la proiezione pazzoide legata alla dottrina neocons del Destino Manifesto. Lula non sarà mai neocons, continuerà la politica di rafforzamento dei Brics, nonostante ciò la sua prospettiva ideologica è la mediazione dei conflitti, la cooperazione nord-sud senza mettere in discussione il dominio della nuova classe capitalista transnazionale. Nella sua visione utopica, i Brics in modo paritario ad USA e UE, dovrebbero trasformarsi in grandi nazioni capitaliste, mescolando liberismo e riformismo-laburista. La Maidan trumpiana di gennaio è ben poca cosa, rispetto ai rischi economici e sociali legati alla ratifica dell’accordo di libero scambio fra Mercosur (quindi nazioni in via di sviluppo e semi-decolonizzate) e polo imperialista europeo. Il presidente Lula non sa più riconoscere la pericolosità dell’imperialismo europeo, responsabile del genocidio delle popolazioni amerinde?

La guerra ibrida nasconde diverse insidie: la persuasione, quindi la conversione ideologica (es. un socialista che diventa neoliberale, ingannando la propria base sociale), è ben più pericolosa di un colpo di stato fascista. Lula, rifiutando il lungimirante piano di pace cinese 3, si è screditato in quanto mediatore credibile e prestigioso per una pace giusta fra Ucraina e Federazione Russa; i liberali-globalisti, chiusa la parentesi trumpiana, sono la QAnon coi tacchi a spillo.

La guerra cognitiva di Washington contro gli europei del centro e dell’ovest ha portato, il 25 febbraio 2023, molte persone ad abbracciare la tesi del ‘’né, né’’: né con gli aggressori (gli USA e l’imperialismo collettivo occidentale) né con gli aggrediti (la sinistra di classe e l’Unione Euroasiatica). Un grave errore strategico: la guerra difensiva di Mosca, oltre ad essere conforme al diritto internazionale, rafforza gli interessi della classe operaia internazionale.

A marzo, Lula visiterà Pechino: difficilmente assisteremo ad una rottura (esplicita) sino-brasiliana, ciononostante si tratta d’una visita importante per capire la proiezione globale del suo governo. Una visita da analizzare con rigore.

https://misionverdad.com/globalistan/hacia-donde-va-la-politica-exterior-de-lula?fbclid=IwAR1BCkxEQ61aVOqeKUIThWa8mJ4Jn7aFIKgMP-epfDHbm1YaTz9d0jX0I_I

https://www.ambienteweb.org/2023/02/24/la-russia-ha-criticato-la-decisione-del-brasile-di-sostenere-la-risoluzione-onu-contro-mosca/

https://www.cumpanis.net/cina-12-punti-per-la-fine-della-guerra-in-ucraina/

Lula propõe a Biden governança global para clima - 10/02/2023 - Mundo -  Folha

Fonte foto: da Google

 

3 commenti per “Brasile: le contraddizioni di Lula

  1. Federico Lovo
    28 febbraio 2023 at 21:35

    concordo con Stefano. In termini di “social-democrazie” latino-americane, a me pare che il Presidente messicano sia molto più convincente sia di Lula (Brasile), che di Fernandez (Argentina). Purtroppo, se si considera il movimento “social-progressista” in America Latina nel suo complesso, ci sono parecchie magagne.

  2. Paolo
    1 marzo 2023 at 0:17

    I citati 12 punti della Cina – che si è astenuta sulla risoluzione ucraina di condanna della Russia – non è un piano operativo di pace, ma l’esplicitazione della visione della Cina sul conflitto, in base ai propri interessi.

    Una esplicitazione che ha provocato anche effetti paradossali come la decisa ripulsa americana in parallelo al forte interesse ucraino, e un mezzo imbarazzo della confermata amica Russia.

    La decisa ripulsa americana deriva da numerosi punti che Washington ritiene opposti al proprio interesse strategico.

    Tra questi il punto 1, non a caso il primo, che gli Usa rigettano perchè implica il ritorno di Taiwan alla Cina, ma piace invece all’Ucraina perchè ne riconosce i confini del 1992 come quelli a cui bisognerebbe tornare secondo la Cina.

    E il punto 12, in cui l’Ucraina vede la disponibilità cinese a partecipare massicciamente alla propria ricostruzione, mentre gli Usa vi vedono l’osteggiato rilancio della via della seta verso l’Europa attraverso l’Ucraina.

    Il mezzo imbarazzo dell’amica Russia deriva ovviamente dal punto 1, ma anche dal punto 8 dove si criticano le minacce di uso di armi nucleari, con palese riferimento all’ala radicale dell’establishment russo, da cui la Cina si ritiene danneggiata strategicamente e commercialmente.

    Nel complesso emerge una visione cinese decisamente assertiva e centrata senza sconti sui propri interessi.

  3. Paolo
    1 marzo 2023 at 16:31

    È interessante notare come, oltre al Brasile, quasi tutta l’area America Latina-Caraibi ha votato a favore della risoluzione ucraina di condanna della Russia, a differenza di Asia e Africa, continenti dove il voto è stato molto più variegato.

    Appare molto salda la presa degli Stati Uniti sul cosiddetto “cortile di casa”. Al di là de governo politico del momento, tutti e tre più importanti paesi del Sud America – Brasile, Argentina e Colombia – hanno accordi con gli Stati Uniti come “alleati strategici fuori dalla Nato” con la collaborazione dei rispettivi apparati militari e di inteligence. Il Messico fa parte dell’area di libero scambio nordamericana, che comprende anche il Canada, modellata sull’Unione Europea.

    Ha votato contro il Nicaragua, l’unico governo in totale rotta con l’amministrazione dem americana. Si sono astenuti Bolivia, Cuba, El Salvador.

    A Cuba Biden ha tolto le sanzioni messe da Trump per colpire in particolare le società della Gaesa, il conglomerato di aziende controllato dalle forze armate, ma potrebbe sempre rimetterle, ed è probabile che questo incida sull’astensione cubana.

    Il governo venezuelano non ha pagato la quota all’Onu, e così non ha potuto votare togliendosi dagli impicci di troppe promesse contraddittorie a Russia, Cina e anche Stati Uniti che, con Biden, hanno archiviato l’intento di Trump di far cadere Maduro, ma possono sempre rispolverarlo, e hanno anche mandato tecnici per rilanciare l’estrazione petrolifera venezuelana in crisi allo scopo di sostituire le forniture russe a paesi alleati.

    Nel complesso appare evidente che l’area America Latina-Caraibi non preoccupa gli Stati Uniti. A differenza di Asia, Africa e anche Europa (per la presenza della Russia) l’America Latina-Caraibi è la parte del mondo che non dà problemi significativi.

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