C’è un solo leader in Libia

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Fonte foto: Il Giornale (da Google)

Trattare sulla Libia significa oggi vedersela con problemi diversi e allo stesso tempo aggrovigliati tra dl loro.
Giacché intendo porre l’attenzione sulle mire coloniali dell’Italia (argomento tabù) preferisco escludere (per quel che si può) le mie riflessioni sull’immigrazione, sull’accoglienza, sulle Ong, questioni serissime che sono state criminalmente affrontate dal’Italia e dalla Unione Europea 1)

Il Paese che era il più ricco e il più intraprendente in Africa, volano di sviluppo per il Continente, come a suo tempo aveva sentenziato la Banca Mondiale, è stato distrutto dall’Occidente che ha ormai in dispregio l’umanità tutta, dalla Libia alla Siria, dallo Yemen all’Ucraina, dalla Palestina al Venezuela…Esagerato definire l’Occidente il”regime del male?”

Nella “somalizzazione” della Libia l’Italia ha avuto un ruolo cruciale. Già prima della guerra erano euforici i vertici militari. Il generale Camporini diceva:”Nessun altro in Europa – a parte la Germania – ha la stessa capacità di distruzione delle forze antiaeree dei nostri Tornado” mentre “gli Eurofighter sono ideali per attuare una no-fly zone grazie all’ottima autonomia”. Il generale, ex capo di stato maggiore della difesa, citò, in particolare, tra gli aeroporti tutti essenziali per la logistica e per il rischieramento “Trapani importante come base di Awacs, e Sigonella che ospita l’aereo spia americano Global hawk. 2)
I militari italiani possono essere orgogliosi. Anche loro hanno dato un apporto eroico alla catastrofe della Libia. Beni e denari trafugati, distruzione materiale nell’ordine di migliaia di milardi di dollari, per non parlare degli eccidi sopratutto dei lavoratori neri e della dispersione di tutto un popolo in Egitto, in Tunisia, in Marocco…

Sembrerebbe che il precipuo interesse del governo sia aiutare e addestrare la guardia costiera libica contro il traffico di esseri umani, rispedire indietro i migranti, salvarli quando malauguratamente non sia possibile farne a meno. Non entro in merito. A me pare invece che vi sia un progetto di più alto indirizzo strategico. E cioè che i distruttori della Libia aspirino a riconquistarla, trasformandola nuovamente in una colonia non della sola Italia ma della finanza mondiale.
Perché è stato insediato un uomo da nulla, fratello musulmano e adoratore della Sharia, addirittura insignito in Marocco dalla Comunità internazionale come primo ministro?
Credo che la risposta sia semplice. Creare un cuneo con un personaggio fantoccio che favorisca, più di quello che ha già fatto, l’ingresso massiccio delle multinazionali e delle forze armate allo scopo dichiarato di ristabilire l’ordine e allo stesso tempo proteggere il malloppo.
L’Italia che è stata posta all’avanguardia dell’operazione si infilerà in un buco cieco, con le sue milizie jihadiste mentre gli amici europei voleranno verso il più forte, dove ci può essere un futuro di indipendenza e di unità, e cioè verso Tobruk.

Il mainstream naturalmente ha messo in rilievo le minacce di Haftar, si è chiesto quanto fosse realmente pericolosa la missione militare italiana e si è poi tranquillizzata quando gli esperti hanno trattato il potenziale militare italiano e quello dell’esercito nazionale libico. Un abisso. L’arsenale di Haftar è infatti modesto. ” La marina di Haftar dispone di motovedette non in grado di impensierire pattugliatori e fregate italiane. Le sue forze aeree schierano due dozzine di decrepiti Mig 21 e Mig 23 e qualche Mirage F-1 armati di bombe a caduta libera e razzi” 3)
Il governo italiano ha mostrato subito i muscoli. “Piano estremo. Aviazione pronta” in pochi minuti i soldati libici sarebbero stati fatti a pezzi.

E dunque che cosa non saputo vedere o capire innanzitutto la grande stampa ?
1) il governo di Tobruk e Haftar hanno voluto sottolineare il loro progetto di indipendenza scagliandosi contro il governo Gentiloni reputato non rispettoso della sovranità della Libia mettendolo in difficoltà diplomatica. L’incontro di Haftar con Macron va inquadrato in tale prospettiva: indebolire il ruolo dell’Italia nel panorama libico.
2) Allo stesso tempo andava ridimensionata la figura di Al-Serray giudicato subalterno al governo italiano e quindi impossibilitato a rappresentare politicamente e moralmente il popolo libico. il duo: governo italiano – Al-Serray quindi come simbolo di colonialismo.

Ma sopratutto il mainstream la deve finire con la storiella dei due leader. C’è un solo leader oggi in Libia che ha un grande seguito nelle popolazioni, addirittura tra i gheddafiani in buoni rapporti con molte tribù (un tempo fedeli a Gheddafi) anche nella difficile regione del Fezzan.
Parlare di due leader significa innanzitutto travisare la realtà come se al-Serray fosse realmente espressione di quote della popolazione libica (il che è del tutto falso), significa avvalorare l’azione di costituzione di un “leader” fantoccio da parte del governo italiano, dell’Unione Europea, dell’ONU, significa esprimere un’opzione coloniale perdente.

NOTE
1) questioni troppo rilevanti. Preferisco trattarle a parte in successivi articoli
2) Antonello Boassa” Quanto ci costerà il sogno americano” 2015
3) Analisidifesa ” Quanto pesano le minacca di Haftar all’Italia” 5/8/17

1 commento per “C’è un solo leader in Libia

  1. Alessandro
    9 Agosto 2017 at 10:50

    Lo scatolone di sabbia. L’Italia riuscì a tirar fuori un barile di petrolio alla fine del 1938, visto che le trivelle a disposizione non consentivano di ottenere di più. Poi arrivò la guerra.
    Non parliamo poi dell’Etiopia: caterve di quattrini pubblici letteralmente buttati a mare.
    Diceva uno storico: “spendiamo cifre colossali in Africa quando l’Africa ce l’abbiamo in casa”.
    L’Italia è l’unico Paese a non aver guadagnato nulla dall’esperienza coloniale, ma anzi ad averci perso cifre colossali.
    Le mattanze perpetrate a danno dei locali, con macellai del calibro di Graziani, furono poi paurose.
    Arrivò poi Gheddafi, il nuovo leone del deserto: c’era da mettere all’asta gas e petrolio, l’unica ricchezza di un Paese spoglio di tutto. La scelta cadde sugli ex colonizzatori perchè, oltre ad acquistare e gestire i suddetti prodotti, si erano impegnati a ripagare i danni del colonialismo e non solo, cosa per niente scontata visto le spallucce che a lungo hanno fatto i tedeschi che hanno messo a ferro e fuoco un intero continente.
    Gheddafi era scaltrissimo,senza scrupoli, come lo sono gli attuali vertici libici: basta vedere il doppio gioco con i migranti, che spogliano di tutto, dopo averli spesso riempiti di botte, gli uomini, o stuprate, le donne, e che lasciano poi imbarcare nelle carrette del mare, per poi fingere con il Governo italiano, che li paga, di frenare i flussi. Tragicomiche sono poi le messe in scena dei libici all’annuncio, scelta in ogni caso gravissima del Governo italiano, di spedirgli le navi militari, con il rischio di scoperchiare il doppio gioco. Ma almeno Gheddafi era un interlocutore un minimo affidabile, questi assai meno. La Libia del dittatore Gheddafi, non un dittatore democratico secondo gli yankee, grazie anche agli investimenti italiani, offriva lavoro nel settore energetico a tanti africani, oggi è una terra devastata che fa affari sulla pelle dei disperati, anche grazie alla grandeur francese e alla nostra mediocrità politica..

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