Colombia: le FARC-EP tornano ad una legittima resistenza armata

«Annunciamo al mondo che è iniziata la secunda Marquetalia (luogo di nascita delle FARC più di mezzo secolo fa, ndr) nell’ottica del diritto universale di tutti i popoli del mondo a sollevarsi in armi contro l’oppressione» (Ivan Marquez)

 

La durissima repressione anticomunista in Colombia ha spinto le FARC-EP a riprendere la resistenza armata contro uno dei governi più filo-statunitensi dell’America Latina. Del resto, un ‘’accordo’’ fra un movimento popolare ed antimperialista con forze governative pro-USA non poteva che concludersi con il totale fallimento. Già lo scorso anno, intervistando il giornalista Fulvio Grimaldi, segnalavamo la ‘’normalizzazione reazionaria’’ che non avrebbe fatto altro che indebolire il nuovo movimento patriottico della sinistra di classe. Il problema non puà essere decontestualizzato: nell’ultimo quarto di secolo – come osserva James Petras – sono stati firmati molteplici ‘’accordi’’ di pace che hanno portato alla resa virtuale delle Resistenze antimperialiste in diversi paesi (Palestina, 1993; Irlanda, 1998). La comparazione, secondo Grimaldi, è pertinente:

‘’In questa luce i parallelismi con la soluzione del conflitto colombiano e l’analoga rinuncia alla lotta armata di popolo in Colombia risultano abbastanza chiari. Se da questi processi, in ultima analisi governati dalle forze della normalizzazione reazionaria e finiti a loro vantaggio, basti vedere la debacle elettorali delle FARC nelle condizioni impossibili date, possano venire cambiamenti in direzione emancipatrice resta altamente dubbio. La Storia direbbe il contrario ‘’1

 

Il documento pubblicato dai guerriglieri sottolinea (1) la mancata liberazione dei prigionieri politici (Jesus Santrich, ingiustamente perseguitato da CIA, MOSSAD e intelligence locale) e (2) l’assassinio di centinaia di guerriglieri, leggiamo: «Dalla firma dell’Accordo di Pace dell’Avana e dell’ingenuo disarmo della guerriglia in cambio di nulla, ci hanno ucciso senza tregua. In due anni, più di 500 leader del movimento sociale sono stati assassinati, a cui si sommano 150 ex guerriglieri morti nell’indolenza e indifferenza dello Stato… Tutto questo, la trappola, il tradimento e la perfidia, la modifica unilaterale del testo dell’accordo, la violazione degli impegni da parte dello Stato, le montature giudiziarie e l’insicurezza giuridica ci hanno obbligato a ritornare in montagna. Non siamo mai stati vinti né sconfitti ideologicamente, per questo la lotta continua. La storia scriverà nelle sue pagine che siamo stati costretti a riprendere le armi» 2. Nell’ottobre del 2016, sull’Interferenza, segnalavo la problematicità di questi accordi, sostenuti dal populismo rivoluzionario sudamericano (Kirchner, Morales, Mujica, ecc …), ma messo in dubbio da altre fazioni armate (es. ELN) e la centralità della questione (irrisolta) riguardante i prigionieri politici:

“Il rivoluzionario Simon Trinidad, detenuto negli Usa, avrebbe dovuto guidare gli Accordi di Pace ma i nord-americani non intendono liberarlo. La questione dei prigionieri politici resta centrale nella definizione del conflitto fra il capitalismo statunitense ed i movimenti di liberazione nazionale sudamericani. Nessuna ‘’pace’’ è possibile senza la liberazione di combattenti antimperialisti come Simon Trinidad oppure i peruviani Victor Polay Campos e Abimael Guzman. Domanda: il governo cubano è disposto a fare pressione sugli Usa per la liberazione, immediata, di Trinidad?

La propaganda dell’oligarchia è forte, ma gli antimperialisti colombiani non devono e non possono arretrare davanti all’arroganza di Santos. Simon Trinidad, dal carcere, ha denunciato le torture degli aguzzini statunitensi 5, perché non unirsi a lui lanciando una grande campagna per la liberazione di tutti i militanti politici detenuti nelle carceri dell’Impero? La questione – da Georges Ibrahim Abdallah ad Ilich Ramirez Sanchez – è cruciale anche per l’Europa’’ 3

 

Molti detenuti politici vengono diffamati in quanto ‘’terroristi’’ dai media di regime, mentre le popolazioni locali li considerano degli eroi. Non c’è dubbio che il giornalismo liberale, alleato dei governi neoliberisti, abbia contribuito negativamente nel far arretrare la sinistra di classe ed il nazionalismo progressista. Non esiste terrorismo nelle ragioni della FARC-EP, del resto il documento parla chiaro:

«L’obiettivo della guerriglia non sarà il soldato né il poliziotto rispettoso degli interessi popolari ma l’oligarchia, questa oligarchia escludente e corrotta, mafiosa e violenta, che pensa di poter continuare a bloccare la porta del futuro del paese»

In linea con la tradizione guerrigliera latino-americana (MIR cileno, ERP argentino, guerriglie uruguayana, peruviana e venezuelana), i combattenti colombiani non toccheranno i funzionari della borghesia nazionale (‘’poliziotto rispettoso degli interessi popolari’’) ma l’oligarchia, ossia lo Stato profondo anti-nazionalista legato agli imperialismi statunitense ed israeliano. Continua: «Nostro obiettivo strategico è la pace della Colombia con giustizia sociale, democrazia, sovranità e dignità. Questa è la nostra bandiera, la bandiera del diritto alla pace che garantisce la vita». Il marxismo della FARC-EP tiene insieme (1) questione sociale e (2) patriottismo, l’indipendenza nazionale è indispensabile per riconquistare la sovranità economica in termini marxisti, il ‘’controllo di classe delle risorse’’. Problematicità che richiedono una democratizzazione strutturale della Colombia fino ad ora regime, ma non stato, repubblica e democrazia.

Il sociologo James Petras non ha mancato di accusare i giornalisti filo-USA come sempre inaffidabili: ‘’La propaganda dei mass media continua a ripetere la menzogna che “200.000 persone sono state uccise dai guerriglieri (le FARC) e dal governo” quando la stragrande maggioranza degli omicidi sono stati commessi dal governo e dai suoi squadroni della morte; una calunnia che i leader della guerriglia non riescono a smentire. L’importante ricercatore Gesuita Javier Giraldo ha fornito un quadro concreto dettagliato che documenta che oltre tre quarti degli omicidi sono stati commessi dall’esercito e dai paramilitari’’ 4. Analizzando il diritto internazionale antecedente alla caduta dell’Urss, le guerriglie sudamericane sono organizzazioni legittime pienamente riconosciute dai giuristi democratici. Chi è terrorista? Il complesso militar-industriale statunitense è aderente alla definizione giurisprudenziale di terrorismo, come notano analisti prestigiosi: Noam Chomsky, James Petras, John Pilger e Thierry Meyssan. Il governo pro-narcotrafficanti di Bogotà persegue la svendita delle risorse naturali alle grandi multinazionali; senza un orientamento geopolitico neutrale – del resto – qualsiasi disarmo provocherebbe un suicidio sociale. Conclude Petras: ‘’L’esito disastroso del disarmo unilaterale è dovuto alla mancata attuazione di una politica estera indipendente e progressista e di cambiamenti strutturali’’. Valutazione ineccepibile.

Il Partito comunista messicano ha salutato la notizia «l’importante notizia per il popolo colombiano e per il movimento rivoluzionario dell’America Latina»; la lotta armata, nelle zone periferiche, ritorna necessaria? Una cosa è certa: i veri Accordi di Pace presuppongo indipendenza nazionale e piena agibilità politica per la classe operaia. Negli stati pro-USA (Colombia, Perù, Corea del Sud e altri) vige tutt’oggi un regime liberticida. Sono Washington ed i suoi vassalli che andrebbero messi alla sbarra.

https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2018/04/pci-internazionalismo-irlanda-del-nord.html

http://www.lariscossa.com/2019/08/30/colombia-le-farc-ep-riprendono-la-lotta-armata/

https://www.linterferenza.info/esteri/colombia-le-farc-non-possono-rinunciare-alla-liberazione-simon-trinidad/

http://sakeritalia.it/mondo/accordi-di-pace-o-resa-politica-lamerica-latina-il-medio-oriente-e-lucraina/

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Fonte foto: La Riscossa (da Google)

 

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