Conflitto armeno-azero: una guerra imperialista contro l’Unione economica eurasiatica

‘’Il crescente pericolo di guerra nel Caucaso, così come in Siria e nel Mediterraneo orientale, sottolinea l’urgente necessità di costruire un movimento internazionale contro la guerra e le politiche di immunità di gregge nella pandemia di COVID-19, unificando la classe lavoratrice su un programma Socialista’’ (Articolo di Ulaş Ateşçi e Alex Lantier pubblicato su World Socialist Web Site il 28 settembre 2020)

 Il focolaio di guerra azero – armeno rappresenta il combattimento più intenso dopo la guerra 1988-’94 iniziata dai separatisti della regione del Nagorno – Karabakh contro l’Unione Sovietica. Le stesse pulsioni militariste di due governi corrotti e filo-imperialisti, sono il prodotto della distruzione dello stato sovietico. Una parte dei media ‘’progressisti’’ hanno inquadrato il conflitto come una aggressione imperialista islamista contro l’Armenia euroasiatica. Le cose sono, decisamente, differenti.

 

Lenin contro il progetto della Grande Armenia

La testata online Sinistra.ch ha colto in parte l’origine storica del conflitto ricordando, a diversi lettori sprovvisti di conoscenze storiche, l’opposizione bolscevica – poi sovietica – al progetto della Grande Armenia. Leggiamo:

‘’Sul finire degli anni ’80 iniziarono infatti i conflitti nazionalistici: la minoranza armena che vi viveva chiese a Mosca di separare il Nagorno-Karabakh dall’Azerbaigian e di trasferirlo all’Armenia.

L’idea era quella di sfruttare la liberalizzazione politica ed economica che stava prendendo piede in URRS mediante la cosiddetta Perestrojka per riunificare le terre armene in un’unica Grande Armenia. Un progetto geopolitico ambizioso, questo, che il Partito Comunista sovietico preferì non intraprendere immaginandone le conseguenze sanguinose, e peraltro contro cui già vi si oppose Vladimir Lenin fin dai tempi della Rivoluzione d’Ottobre.

Si può dire, d’altronde, che il leader bolscevico nutriva già ai suoi tempi non pochi timori sull’espansionismo armeno, tanto che lo stesso comitato esecutivo dell’Internazionale Comunista nel 1920, appellandosi proprio ai “contadini e operai armeni”, li criticò per essere “caduti vittima delle macchinazioni del capitale estero” volte a smembrare l’Impero Ottomano con l’illusione dell’indipendenza di una grande Armenia’’ 1

 Lo statista bolscevico partiva da questi presupposti:

  • Dopo aver riconosciuto il genocidio armeno, colpo di coda del morente Impero Ottomano, i comunisti riconobbero, nel 1917, l’indipendenza dell’Armenia dall’Impero zarista. Nel 1919, nonostante la partecipazione curda ai massacri contro la popolazione cristiano-ortodossa, i nazionalisti-separatisti armeni si unirono all’ultradestra anti-kemalista curda. Per Lenin quello fu un allarme politico: la Grande Armenia avrebbe costituito una enclave neocoloniale contro la Turchia laicizzata e l’Urss.
  • Nel 1921, Baku ospitò il Congresso dei Popoli Coloniali mentre l’Islam locale di matrice tradizionalista persiano aderì alla bataglia bolscevica contro l’imperialismo britannico. La scelta di Lenin fu obbligata: l’Azerbaigian era un bastione sciita anticoloniale.

La caduta dell’Urss spinse l’Elite armena a liberalizzare l’economia nazionale del Nagorno Karabakh, occupandolo militarmente. Lo stesso Azerbaigian da paese islamico-socialista, divenne un regime capitalista legato allo stato profondo americano-sionista. Entrambi i contendenti, seppur nella sfera d’influenza euroasiatica (iraniana l’Azerbaigian e russa l’Armenia) subiscono le pressioni di USA e Israele diventando regimi semi-dipendenti e semi-guerrafondai.

 

Armenia e Azerbaigian: due nazioni collaborazioniste con Nato e Sionismo

L’Armenia, in queste ore, ha ritirato il proprio ambasciatore da Gerusalemme dopo che, in spregio del disconoscimento sionista del genocidio armeno, aveva applaudito (ipocritamente) alla colonizzazione della Palestina storica con Al Quds capitale dello Stato ‘’per soli ebrei’’. Dall’altra parte, pochi hanno inquadrato la collaborazione azera alla guerra NATO contro la Siria baathista e l’Asse della Resistenza Sciita. L’analista Thierry Meyssan, nel 2017, ha pubblicato alcune analisi estremamente documentate:

’Secondo Sibel Edmonds – ex agente dell’FBI e fondatrice della National Security Whistleblowers Coalition – l’Azerbaigian, sotto il presidente Heydar Aliyev, dal 1997 al 2001 ha ospitato a Baku il numero 2 di Al-Qa’ida, Ayman el-Zawahiri. Ciò è stato fatto su richiesta della CIA. Sebbene fosse ufficialmente ricercato dall’FBI, l’uomo che era allora il numero 2 della rete internazionale jihadista viaggiò regolarmente in aerei della NATO in Afghanistan, Albania, Egitto e Turchia. Ha inoltre ricevuto frequenti visite dal principe Bandar bin Sultan dell’Arabia Saudita [11].

Per i suoi rapporti in materia di sicurezza con Washington e Riad, l’Azerbaigian – la cui popolazione è tuttavia in prevalenza sciita – si aggiunge alla sunnita Ankara, che lo sostiene nel suo conflitto con l’Armenia per la secessione della Repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh).

Heydar Aliyev è morto negli Stati Uniti nel 2003, e gli è succeduto suo figlio Ilham Aliyev. La Camera di Commercio USA-Azerbaigian divenne il retrobottega di Washington, e vedeva accanto al presidente Aliyev personaggi del calibro di Richard Armitage, James Baker III, Zbigniew Brzeziński, Dick Cheney, Henry Kissinger, Richard Perle, Brent Scowcroft e John Sununu.

Secondo Dilyana Gaytandzhieva, nel 2015, il ministro per i trasporti Ziya Mammadov mise la compagnia statale Silk Way Airlines a disposizione della CIA, con spese a carico dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti. L’assai poco scrupoloso ministro degli esteri, Elmar Mammadyarov inviò richieste di omologazione dei «voli diplomatici» a varie sue ambasciate, il che ha protetto i voli da ispezioni in base alla Convenzione di Vienna. In meno di tre anni, oltre 350 voli hanno beneficiato di questo straordinario privilegio.

Anche se, ai sensi dei trattati internazionali, i voli civili e diplomatici non sono autorizzati a trasportare materiale militare, le richieste di riconoscimento come «voli diplomatici» richiedono l’esplicita menzione del carico trasportato. Tuttavia, su richiesta del Dipartimento di Stato USA, ci furono almeno Afghanistan, Germania, Arabia Saudita, Bulgaria, Congo, Emirati Arabi Uniti, Ungheria, Israele, Pakistan, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Turchia e Regno Unito a chiudere gli occhi su questa violazione del diritto internazionale, proprio come avevano ignorato i voli della CIA fra le loro prigioni segrete.

In meno di tre anni, la Silk Way Airlines ha trasportato armamenti per un valore di almeno un miliardo di dollari’’ 2

 

L’Azerbaigian, da nazione anticolonialista, si è convertita in un parco giochi della CIA; la lobby sionista, Al Qaeda ed i torturatori di CIA e FBI spadroneggiano sul territorio nazionale trasformato nella portaerei anti-russa ed anti-cinese degli Occidentali. L’Azerbaigian armato da Israele, l’Armenia sempre più sola: ‘’Due aerei militari da trasporto Ilyushin, immatricolati 4K-AZ101 e AK-78131, noleggiati dal ministero della Difesa dell’Azerbaigian, provenienti da Baku, sono atterrati il 24 settembre 2020 all’aeroporto israeliano di Ovda e, dopo essere stati caricati, sono ritornati alla loro base in Azerbaigian’’; ‘’Un aereo militare da trasporto Ilyushin Il-76TD, immatricolato AZQ4611, della compagnia di Stato dell’Azerbaigian Silk Way Airlines [1], proveniente da Baku, è atterrato il 30 settembre 2020 all’aeroporto israeliano di Ovda ed è ritornato in Azerbaigian qualche ora più tardi’’ 3. Se Baku è un avamposto militarista dell’Occidente, Erevan ‘’è piena di ONG statunitensi’’ 3, secondo il partito turco Vatan Partisi «il governo di Pashinyan in Armenia persegue politiche filo-americane e pro-UE, lontano dalla Russia» quindi «l’amministrazione armena aumenta la sua aggressività man mano che si avvicina all’Atlantico» (Ibidem). Entrambe le fonti citate – contrapposte, ma prestigiose: Rete Voltaire e Vatan Partisi – ci consegnano uno scenario problematico: tanto Baku quanto Erevan non godono del rispetto degli antimperialisti, le ragioni mi sembrano evidenti.

Il Word Socialist Web Site (WSWS) considera l’intervento turco imperialista, mentre lo storico (vicino al governo di Bashar al-Assad) Tim Anderson ed il reporter Fulvio Grimaldi addirittura mettono in guardia dal rischio di un secondo genocidio armeno. Non tutti i comunisti (es. il Partito comunista turco o l’accademico marxista Fatih Yaşlı) concordano con questa analisi. Sottopongo ai lettori le analisi contrapposte di due giornali marxisti, Ulaş Ateşçi e Alex Lantier  per il WSWS e Sinistra.ch:

‘’Mentre la Turchia sostiene aggressivamente l’Azerbaigian, la Russia ha tradizionalmente sostenuto l’Armenia, e ha una grande base militare nel paese a Gyumri. Se dovesse scoppiare una guerra su vasta scala tra Armenia e Azerbaigian, un intervento della Russia o della Turchia per evitare la sconfitta del loro alleato potrebbe portare a una guerra totale tra Mosca e Ankara. Ciò porrebbe inevitabilmente la questione se tutta l’alleanza della NATO si schiererà con la Turchia contro la Russia’’

http://sakeritalia.it/europa/caucaso/il-conflitto-armeno-azero-scoppia-nel-caucaso-minacciando-una-guerra-piu-ampia/

“L’escalation attuale dettata dall’attacco armeno contro gli azeri minaccia in realtà direttamente – con grande vantaggio per gli Stati Uniti – le attività produttive cinesi in loco. In effetti la Cina partecipa attivamente al progetto ferroviario Baku-Tbilisi-Kars, a cui oltre alla Turchia, ora si potrebbe aggiungere pure la Russia stessa. Questo tracciato di ferrovia è relativamente vicino alla regione di Tovuz, che fa parte dell’iniziativa della Nuova via della seta cinese, la cosiddetta “One Belt One Road”. Le ostilità in quest’area sembrano insomma dimostrare che questa guerra gioverà unicamente a chi non ha interesse al multipolarismo’’

https://www.sinistra.ch/?p=8966

Il primo articolo vede in Erdogan un fantoccio della Nato, il secondo lo considera un ‘’multipolarista’’: entrambi, forse, colgono soltanto parzialmente la pericolosità della ‘’geopolitica del serpente’’ neo-ottomana, una mina vagante fra Nato ed Unione Euroasiatica. Una cosa è certa: il conflitto azero – armeno è il principio della guerra statunitense contro l’Eurasia e questo Sinistra.ch lo spiega, a più riprese, molto bene. Se da un lato la turco-fobia dei media e della sinistra post-modernista risulta imbarazzante, dall’altra parte è improbabile che Erdogan possa diventare qualcosa di diverso da quello che è sempre stato: il cane pazzo della CIA. L’ “unione euroasiatica”, l’unica che può mediare un conflitto inter-etnico, ha bisogno della Turchia libera dalle pulsioni schizofreniche e guerrafondaie del suo attuale governo.

https://www.sinistra.ch/?p=8966

https://www.voltairenet.org/article197189.html

https://www.voltairenet.org/article210970.html

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-nagornokarabakh_parla_il_capo_della_compagnia_wagner_armenia_piena_di_ong_usa_gli_statunitensi_stanno_provocando_il_conflitto/82_37578/?fbclid=IwAR156Sn_0zjeu3SMP5GrWG9tpFYbEinr5ds3twl5QFuuhK9HIyPF7RzJ__s

Nagorno-Karabakh, Onu: "Stop agli scontri". Armenia: "Non è l'ora dei  negoziati. Valutiamo indipendenza della regione" - Il Fatto Quotidiano

Fonte foto: Il Fatto Quotidiano (da Google)

4 commenti per “Conflitto armeno-azero: una guerra imperialista contro l’Unione economica eurasiatica

  1. Silvio Andreucci
    5 Ottobre 2020 at 18:38

    L Iran ha comunque raffreddato notevolmente i rapporti diplomatici con l’ Azerbaijan, paese a maggioranza scita ma laicizzato filosionista e filo nato.dopo aver sostenuto nel primo conflitto caucasico l’ Azerbaijan per motivi religiosi determinati dalla comune appartenenza all’ Islam sciita, ora rouhani sembra che appoggi maggiormente l Armenia rifornendola di armi attraverso la federazione russa.l Armenia si appella a sua volta al Trattato di Sicurezza Collettiva comprendente Russia, Tagikistan Kirghizistan Kazakistan e Armenia contro le crescenti provocazioni della Turchia e dell’ Azerbaijan

    • Federico Lovo
      5 Ottobre 2020 at 22:56

      veramente a me risulta che l’Iran nei primi ’90 rimase neutrale militarmente, ma sostenne l’Armenia economicamente (per via delle infiltrazioni sioniste in Azerbaijan).

  2. Silvio Andreucci
    6 Ottobre 2020 at 13:28

    Ho riportato come fonte un servizio tenuto da Gianluca Marletta su TG Sole 24 del 29 o 30 settembre.quanto alle infiltrazioni sioniste sono d accordo con lei e il legame tra l’ Azerbaijan e il sionismo ha contribuito al progressivo raffreddamento dei rapporti diplomatici tra l’ Iran e la Repubblica azera

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