Corbyn, i prigionieri politici irlandesi e la lobby sionista

La vittoria elettorale di Theresa May è servita a far emergere il vero volto del capitalismo britannico: la Brexit non ha portato nessun cambiamento in senso progressista nonostante sia stata appoggiata anche da importanti studiosi marxisti e rispettabili organizzazioni antimperialiste.

La May non ha tardato ad allearsi con gli unionisti che nella martoriata Irlanda costituiscono l’aristocrazia ‘’compradora’’ alleata della borghesia britannica, i signorotti che hanno svenduto il paese alle multinazionali di ‘’sua maestà’’; si tratta di fondamentalisti protestanti legati all’organizzazione terroristica Ulster Defence Association ( UDA ), criminali legati al narcotraffico che il governo di Londra si guarda bene dal mettere realmente al bando.

L’ipocrisia inglese raggiunge l’apice quando a Corbyn è stato chiesto di rinnegare il riconoscimento dell’I.R.A., cosa che il leader laburista ha purtroppo fatto dicendo ‘’Io condanno tutti i bombardamenti, tanto quelli dei lealisti quanto quelli dell’I.R.A.’’ 1. Una posizione di comodo dato che l’Irlanda ha subito una delle più brutali colonizzazioni della storia. Mettere quindi sullo stesso piano le operazioni militari di un legittimo movimento di liberazione nazionale ed i crimini di una potenza imperialista è inaccettabile. Corbyn ha paura e le due questioni, irlandese e palestinese, sono la linea rossa dell’imperialismo britannico. Domanda: i laburisti possono andare oltre? Difficile, data la storia e le ambiguità di questo eterogeneo partito.

Corbyn ha avuto il merito di denunciare le attività eversive della lobby sionista, appoggiare la causa palestinese e riconoscere in Hamas e negli Hezbollah legittimi movimenti di liberazione nazionale. Nonostante questo, non appena ha puntato a guidare il Labour, la lobby pro-Israele gli ha letteralmente spaccato il partito. Il vecchio dirigente socialdemocratico avrebbe potuto mettere i sayanim sionisti con le spalle al muro, sbugiardarli, ma non l’ha fatto. Perché?

Israele non ha il diritto di manovrare la politica laburista britannica così come non deve permettersi di impedire ad Alan Hart e Gilad Atzmon – ultimamente minacciato da un gruppo di falsi antifascisti – di parlare ed esprimere le loro opinioni. L’Irlanda è vittima di una rapina imperialista che va avanti da secoli; i gruppi armati che hanno rifiutato l’Accordo del Venerdì Santo hanno dalla loro buone ragioni, non possono essere considerati alla stregua di terroristi ma come combattenti per la liberazione della propria terra. Meritano rispetto.

Il filosofo, ebreo antisionista, Gilad Atzmon aggredito da un gruppo di delinquenti ‘’antifa’’ filoisraeliani

 

La stampa neoliberista dà a Corbyn del marxista e l’accusa di sostenere l’I.R.A.? Ma Corbyn non è un marxista, era contro la Brexit e non ha mai espresso una chiara opinione antimperialista. Ha promesso di cancellare le privatizzazioni avvenute negli anni ’80 e si è battuto contro l’imperialismo inglese in Sudafrica; tutte cose sicuramente molto positive, ma non ho mai letto, da parte sua, concrete prese di posizione contro la NATO. Corbyn farebbe bene a condannare la politica Usa mettendo con le spalle al muro, una volta per tutte, i sayanim sionisti invece di mediare con i professionisti della truffa. Ha fatto diverse cose buone ( glielo riconosco ) però non deve fermarsi a metà strada.

La questione irlandese è ancora irrisolta e gli antimperialisti – spero anche Corbyn – dovrebbero appoggiare i socialisti dell’INLA ( Esercito di liberazione popolare ) che hanno compreso i pericoli della ‘’pace’’ del 1998 messi in risalto con delle analisi, secondo l’opinione di chi scrive, certamente condivisibili.

Corbyn è disposto a liberare i prigionieri politici irlandesi? Se è davvero un leader progressista deve trovare la forza di fare questo passo; la libertà per chi ha combattuto per il proprio popolo è un diritto inalienabile. Domanda: la sinistra europea si è dimenticata dell’Irlanda?

L’INLA fa bene a non disarmarsi, così come fanno bene le FARC. Ma le ragioni lasciamocele spiegare dal suo Commando Centrale. L’intervista è stata tradotta in lingua spagnola ma è perfettamente comprensibile anche per un lettore italiano:

 

¿Y en qué momento estaría justificado el uso de las armas durante la tregua?
En primer lugar por autodefensa de las estructuras de la organización o del campo del M.R.S. En segundo lugar ante cualquier agresión imperialista. Y en tercer lugar en defensa (le vamos a llamar física) de la clase obrera irlandesa.

Decimos física porque ahora no es momento de desarrollar la lucha armada abierta contra las condiciones de explotación y represión que vive el pueblo irlandés.

 

La May sta coi terroristi dell’UDA, Corbyn deve lottare per la liberazione dei prigionieri politici irlandesi.

 

I limiti di Corbyn e della ‘’socialdemocrazia progressista’’

 

Corbyn ha denunciato i crimini della NATO ma non ha compreso che questa organizzazione deve essere combattuta a viso aperto, senza esclusione di colpi. Sa che gli Usa sono il gendarme mondiale ma, da parte sua, è quasi impossibile leggere un atto d’accusa verso Obama, la Clinton e Trump. La sua critica al neoliberismo non si estende alla struttura economica capitalistica. Resta un riformista sicuramente più moderato di altri leader socialdemocratici come Olof Palme. Può radicalizzarsi? La risposta è in bilico.

Gli riconosco il merito di essere un attivista per la la liberazione della Palestina ma come ha scritto Gilad Atzmon ‘’Avrebbe potuto umiliare i sayanim sionisti, purtroppo non l’ha fatto’’. Perché?

Corbyn può sostenere e portare a compimento alcune importantissime questioni: (a) cancellare le privatizzazioni degli anni ’80; (b) riconoscere Hamas e gli Hezbollah in quanto legittimi Movimenti di liberazione nazionale e denunciare le azioni di pirateria internazionale perpetrate sistematicamente da Israele; (c) liberare i prigionieri politici irlandesi.

Qualcuno ha dubbi sull’attività eversiva della lobby sionista? Iniziasse allora a leggere i libri di Alan Hart. Domanda: Corbyn conosce i lavori di Hart? Potrebbe partire da lì per provare a costruire quella che Orwell chiamava una ‘’società decente’’. Tentare non nuoce. Domanda: ne avrà il coraggio? Sulla questione irlandese e quella palestinese si giocherà la spina dorsale.

James Petras ha criticato il riformismo del Labour e Jean Claude Michea ormai parla di ‘’sinistra capitalistica’’ ma il Brexit ha posto nuove contraddizioni che una autentica sinistra di classe deve saper sfruttare. L’antimperialismo, centrale nel pensiero del marxista Petras, è quasi assente o comunque assai debole nella prassi politica di Corbyn. Un limite decisivo.

http://nortedeirlanda.blogspot.it/2017/05/polemica-por-la-posicion-del-laborista.html

http://nortedeirlanda.blogspot.it/2009/04/la-disidencia-armada.html

 

1 commento per “Corbyn, i prigionieri politici irlandesi e la lobby sionista

  1. Chiara Dordoni
    29 giugno 2017 at 15:42

    Interessante con buone argomentazioni
    Tutto è work in progress
    Vedi le FARC stando alle ultime notizie

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