Covid-19: la disfatta di Trump

Dinanzi alla catastrofe umanitaria – ecocidio usando le parole del filosofo Miguel Benasayag – provocata dalla crisi pandemica Covid-19, l’amministrazione Trump ha reagito nel peggiore dei modi: aumentando le minacce nei confronti del mondo non globalizzato e sproloquiando tesi ‘’complottiste’’, confezionate dalla lobby israeliana, per demonizzare la Repubblica Popolare Cinese. Le sanzioni anti-iraniane ed il golpismo contro il Venezuela rappresentano l’agonia politica di Donald Trump. Che cosa teme Trump? La risposta cinese alla crisi pandemica è stata eccellente, quella statunitense catastrofica. Il giornalista Thierry Meyssan, con un articolo magistrale, ha evidenziato il successo del sistema sanitario cinese, a pieno titolo, uno dei migliori del mondo.

‘’Per Beijin, il modo in cui il Partito Comunista ha gestito l’epidemia COVID-19 è esemplare: i cattivi funzionari sono stati destituiti; l’epidemia è stata messa sotto controllo, nel rispetto degli interlocutori dell’OMS; il Paese dispensa importanti aiuti umanitari, non soltanto agli Stati in via di sviluppo, ma anche ad alcuni Paesi occidentali.

Gli europei sono turbati. Hanno sotto gli occhi i risultati positivi della Cina contro l’epidemia e la sua buona volontà verso il resto del mondo. Sicché hanno accettato le misure volute dall’Alba Rossa (isolamento generalizzato obbligatorio, distanziamento sociale, uso obbligatorio delle mascherine) senza conoscerne l’origine: hanno erroneamente creduto di prendere esempio dalla Cina’’ 1

Se la Cina ha dispensato importanti aiuti umanitari, lo Stato profondo USA ha rilanciato la ‘’guerra infinita ‘’ ed il presidente eletto spera di globalizzare l’imperialismo economico ‘’yankee’’. Perfino lo Stato d’Israele riconosce l’importanza dell’Unione Euroasiatica. Il 13 maggio l’ambasciatore cinese in Israele, Du Wei, è stato trovato morto nella propria residenza di Herzliya, dove viveva solo. Secondo la polizia israeliana, il decesso è attribuibile ad una crisi cardiaca. Il 13 maggio il segretario di Stato USA, Mike Pompeo, rompendo con le norme restrittive s’era recato in Israele per incontrare Benjamin Netanyahu e Benny Gantz, prima che formassero il nuovo governo, alla riunione ha preso parte anche il capo del MOSSAD, Yossi Cohen 2. L’obiettivo di Pompeo è quello di persuadere Israele a non prendere parte alla Via della Seta. L’economia statunitense è in bancarotta, perfino gli storici alleati stanno pensando di compensare il collasso del capitalismo euro-atlantico con i nuovi mercati euroasiatici (Europa dell’Est ed Asia). Meyssan ci dà una analisi dettagliata dei fatti.

‘’Il segretario di Stato, Mike Pompeo, si è recato, in pieno isolamento, in Israele per convincere i due futuri primi ministri, Benjamin Netanyahu (ebreo colonialista) e il suo vice, nonché avversario, generale Benny Gantz (nazionalista israeliano), a interrompere gl’investimenti cinesi in Israele [3]. Le società cinesi già controllano metà del settore agricolo israeliano e, nei prossimi mesi, dovrebbero raggiungere il controllo del 90% degli scambi commerciali. Mike Pompeo dovrà però impegnarsi a convincere anche il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sissi. Il canale di Suez e i porti israeliani di Haifa e di Ashdod dovrebbero essere infatti i terminali della moderna via della seta del Mediterraneo.

Dopo diversi tentativi, la Cina, valutata l’instabilità d’Iraq, Siria e Turchia, ha rinunciato ad attraversarne i territori. Washington e Mosca si sono tacitamente accordate per lasciare una sacca jihadista lungo la frontiera tra Siria e Turchia, al fine di scoraggiare gli investimenti cinesi nella zona: Mosca vuole fondare la propria alleanza con Beijing su vie della seta che attraversino la Russia, non i Paesi occidentali. È il progetto “Grande partenariato euroasiatico” del presidente Vladimir Putin [4]’’ 3

La strategia antiamericana di Putin, in questo frangente, sembra addirittura più radicale di quella di Xi Jinping dato che ‘’Mosca vuole fondare la propria alleanza con Beijing su vie della seta che attraversino la Russia, non i Paesi occidentali’’; progetto ambizioso e lungimirante seppur interno all’ordine borghese. La Cina non è un paese imperialista e, per certi aspetti, non può essere definita neanche una nazione capitalista. Si tratta, utilizzando le parole dell’economista marxista Hosea Jaffe, di uno Stato Antimperialista Proletario (l’economia è controllata, al 70%, dal Partito-Stato ‘’PCC’’) o, specificando, un regime atipico: terzomondista, ma (indubbiamente) autoritario con una proiezione geopolitica sociale (sovranità economica più indipendenza nazionale) e moderatamente antimperialista. Chiariamoci, Pechino non è la Cuba del ‘’Che’’ Guevara; Il ‘’Che’’ combatteva armi in pugno l’imperialismo, la Cina utilizzando lo strumento della diplomazia, de-potenzia regimi come quello sionista cercando di portarlo nella sua sfera d’influenza. Pensa di rendere meno aggressivi governi guerrafondai attraverso la persuasione ed il dialogo (e la cooperazione economica), una prassi di certo più simile a quella di Confucio che di Mao Tse Tung. Ciononostante, anche all’interno di un mondo multipolare, l’imperialismo israeliano rimane una minaccia.

Donald Trump è finito, ormai è un fantoccio nelle mani dello Stato profondo che, come i pochi giornalisti onesti sanno, consuma un crimine dietro l’altro. Gli europei dovrebbero prendere atto della politica fallimentare di Washington, deplorevole anche eticamente, e riconsiderare Pechino come partner affidabile, tanto trasparente quanto efficiente.

Ha ragione il giornalista Andre Vltchek, la vittoria cinese sul Covid-19 ha la stessa valenza geopolitica del trionfo sovietico sul nazismo: ‘’Perciò: “75 anni fa, fu l’Unione Sovietica che sconfisse la Germania nazista e salvò il mondo, a un costo inimmaginabilmente alto!” E: “È la Cina, colpita per prima volta dal nuovo coronavirus. Ed è la Cina che l’ha sconfitto rapidamente con enorme determinazione socialista!”’’ 4. Dobbiamo dedurre che il socialismo di mercato cinese ha sconfitto, in un colpo solo, l’imperialismo USA ed il Covid-19? Di certo, la potenza socialista emergente cinese è stata in grado di debellare, in pochissimo tempo, una pandemia; la potenza dominante statunitense, invece di cambiare radicalmente la propria natura, persegue sulla via del crimine portando l’occidente verso la catastrofe.

 

https://www.voltairenet.org/article209877.html

 

https://www.voltairenet.org/article209929.html

 

 

https://www.voltairenet.org/article209934.html

 

http://aurorasito.altervista.org/?p=12142

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