Covid-19, pretesto per una ulteriore svolta reazionaria in Israele

‘’Un virus non è solo un agente biologico che si riproduce nelle cellule vive di un organismo, ma è anche parte di un’ideologia che considera “l’altro” come una malattia’’ Srecko Horvat

 

La pandemia Covid-19 ha fornito al leader israeliano Benjamin Netanyahu il pretesto per consolidare un potere sempre più autoriario, instaurando il governo ‘’di unità nazionale’’ e, di fatto, mangiarsi le già compromesse e screditate opposizioni.

La globalizzazione del Covid-19 potrebbe rafforzare l’estrema destra occidentale di cui Netanyahu (prima ancora di Trump) è il leader indiscusso. Secondo il filosofo Srecko Horvat, l’establishment anziché mettere al bando la globalizzazione – promossa dalla sinistra zombie – potrebbe optare per una ‘’globalizzazione modificata’’ basata sull’ostilità verso l’immigrazione, in cui “la circolazione delle merci e del denaro sarà libera, ma non quella delle persone” 1. Il ‘’modello’’ israeliano diventerà (qualora quest’ipotesi dovesse inverarsi) la strategia dei paesi capitalisti europei. Gli Stati Uniti già vivono in un interregno fra democrazia formale e ‘’tecno-fascismo’’ sostanziale.

L’estrema destra propone una declinazione in chiave nazionalista dell’economia capitalista, concentrando all’interno dello stato nazionale le burocrazie repressive di sorveglianza. Questa linea, promossa da Henri Kissinger nel 1991 ed accolta dalla “sinistra capitalista” trova applicazione in uno dei pilastri dell’imperialismo del ventunesimo secolo: lo stato ‘’per soli ebrei’’. Il sistema sanitario israeliano rimane l’eccellenza dei super-ricchi, contrariamente i non ebrei muoiono di una semplice infezione virale, le misure di Netanyahu sono totalmente disinteressate alla lotta contro il Covid-19, semmai Israele sta approfittando del caos corona-virus per attuare l’’’accordo’’ del secolo.

L’ottimismo del giornalista Gideon Levy, solitamente molto critico verso il sionismo, è fuori luogo:

‘’La verità è che adesso nessuno può pensare agli intrighi politici. Nemmeno di combattere per questioni di principio, che altro non sono che odio personale, primordiale, giustificato o esagerato. Questo odio deve essere messo da parte. Non trova posto in questo frangente’’ 2

Lasciamo che gli risponda il giornalista palestinese Fareed Taamallah:

‘’L’esercito israeliano sta usando il pretesto del coronavirus per imporre ulteriori chiusure e restrizioni di movimento ai palestinesi. Questa dovrebbe essere una questione di salute pubblica e le restrizioni dovrebbero applicarsi ugualmente agli israeliani, poiché chiunque può essere infettato, ma i coloni sionisti nella Cisgiordania occupata, che vivono a poche centinaia di metri dalle comunità palestinesi bloccate, non stanno subendo le stesse restrizioni.

Apparentemente gli israeliani credono di poter sfruttare l’attuale situazione per realizzare il progetto statunitense. L’imposizione da parte di Israele di restrizioni ai movimenti nelle aree palestinesi simili a bantustan, è una prima sperimentazione di come le cose funzionerebbero se l’accordo del presidente Trump dovesse essere realizzato.

Le attuali restrizioni potrebbero causare seri problemi ai palestinesi malati cronici, compresa mia figlia. Per me, come palestinese nato e cresciuto sotto l’occupazione israeliana, il nuovo divieto di movimento riporta alla memoria ricordi del coprifuoco e dell’assedio imposti dall’occupazione israeliana sui territori palestinesi, specialmente durante la Seconda Intifada, con il pretesto della sicurezza’’ 3

Il pretesto della ‘’sicurezza nazionale’’ ha permesso a Bush, dopo i fatti (poco chiari) dell’11 settembre 2001, di accelerare la de-industrializzazione del paese svendendo le risorse rimaste ai colossi transnazionali legati al complesso militar-industriale. Netanyahu, promuovendo il ‘’sionismo della paura’’, spinge per l’accordo-furto del secolo.

Le violazioni dei diritti umani in Israele, sono state denunciate da Michael Lynk, Special rapporteur delle Nazioni Unite per i Territori:

“Qualsiasi restrizione ai diritti umani, come l’accesso ai servizi sanitari o la libertà di movimento, deve essere strettamente giustificata, proporzionata e deve essere limitata solo per un periodo di tempo non superiore a quello necessario e in modo non discriminatorio” 4

Le rispettive autorità hanno dei doveri imprescindibili:  “devono affrontare immediatamente qualsiasi comportamento razzista, xenofobo e bigotto nel combattere la  pandemia; sia che questo si traduca in un diverso trattamento durante l’erogazione di assistenza sanitaria, nell’imposizione di restrizioni o in attacchi tramite social media e altri canali digitali nei confronti di individui accusati di essere infetti o in qualunque altro modo. La discriminazione e il razzismo devono essere combattuti con un’informazione pubblica affidabile e con nette prese di distanza” (Ibidem).

Si tratta di obblighi internazionali totalmente discordanti con quanto avviene – da sempre – nella Striscia di Gaza e negli altri territori (illegalmente) occupati. La realtà stessa del neocolonialismo e dell’imperialismo sono incompatibili col diritto internazionale, preso in ostaggio dagli stati profondi sionista e statunitense. Sono oltre 5.000 i prigionieri politici palestinesi ammassati nelle carceri israeliane, notoriamente sudice e i detenuti mantenuti in vita con cibo avariato, un luogo del non diritto dove la tortura fa parte del vivere quotidiano. Il Covid-19, non è un virus interclassista, ma (citando Fulvio Grimaldi) ‘’un coltello che è finito nelle mani dell’Elite per raggiungere un loro vecchio scopo: arrivare ad un potere assoluto e totalitario’’. Netanyahu, che conosce le dinamiche interne dello stato profondo meglio di chiunque altro, mostra all’establishment europea la strada da seguire per schiacciare in futuro un eventuale movimento anti-neoliberista.

Il nemico interno di Netanyahu sono i non ebrei; la Thatcher trovò l’elemento ‘’anti-nazionale’’ nei minatori inglesi. Oggi l’Organizzazione Mondiale del Lavoro ha stimato che, in occidente, oltre 40 milioni di persone sprofonderanno nell’inferno della disoccupazione con tutele sociali nulle o incerte. Il rischio è che, con il pretesto del Covid-19, lo stato d’eccezione (giuridicamente diverso dallo stato d’emergenza) si prolunghi diventando una proiezione geopolitica del ‘’modello’’ israeliano. Srecko Horvat ha ragione: ‘’Il timore di una pandemia è più pericoloso del virus stesso. Le immagini apocalittiche dei mezzi d’informazione nascondono un legame profondo tra l’estrema destra e l’economia capitalista. Come un virus ha bisogno di una cellula viva per riprodursi, anche il capitalismo si adatterà alla nuova biopolitica del ventunesimo secolo’’. Arrivati a questo punto, partendo dall’analisi di Horvat (cito: Le immagini apocalittiche dei mezzi d’informazione nascondono un legame profondo tra l’estrema destra e l’economia capitalista), dovremmo interrogarci sul legame – silente – che intercorre fra i media tradizionali (compresi quelli che si dichiarano ‘’progressisti’’ come Il Fatto Quotidiano) ed una ideologia profondamente di destra. Il giornalismo lubrificato quindi asservito alla fazione confindustriale dell’establishment, favorisce le svolte autoritarie.

https://www.internazionale.it/notizie/srecko-horvat/2020/03/06/virus-pericolo-politico

https://www.invictapalestina.org/archives/38305?fbclid=IwAR00omrTUPuXUcLQgy7Z7exaQGpS2Th6aJxQOKZ7-6Z3idmswzAHMIjqUcE

https://www.invictapalestina.org/archives/38286?fbclid=IwAR0vWxNoVD4Yp_pRs0nAMDWJ9vduINslOaa7hg2e–UI7x2lm9EHuMvPVzk

https://altreconomia.it/pandemia-palestina-responsabilita-israele-richiamo-onu/?fbclid=IwAR3TVda2NSxNPloFjo2X-N1HswesVWM0JvtyQWZ8MfxqIAWzA49_EsvD-Bg

Was the delay of Netanyahu's trial cynical or legal? - analysis ...

Fonte foto: The Jerusalem Post (da Google)

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