Il diritto alla vittoria delle popolazioni del Donbass

‘’Non ci sono mai stati tanti pacifisti al mondo quanti ve ne sono oggi, quando in tutti i paesi gli uomini si stanno uccidendo l’un l’altro. Ogni epoca storica ha non solo la propria tecnica e la propria forma politica, ma anche una forma di ipocrisia da essa peculiare. Una volta i popoli si distruggevano l’un l’altro nel nome dell’insegnamento cristiano di amore per l’umanità. Oggi solo governi arretrati si richiamano a Cristo. Le nazioni progressiste si sgozzano a vicenda in nome del pacifismo. ‘’ (Lev Trotsky)

 

Il diplomatico russo Sergej Lavrov ha paragonato l’imperialismo statunitense ad una belva ferita, nonostante ciò la Federazione Russa chiedendo il rispetto della Carta delle Nazioni Unite non ha nessuna intenzione di dargli il colpo di grazia. Le nazioni non allineate, come Mosca, Pechino e Teheran, ritengono che sarebbe molto più conveniente accompagnare il Pentagono al camposanto.

La costruzione del polo egemonico euroasiatico ha rigettato il predominio del dollaro nel Talmud del libero-scambio, una legge fino ad oggi spietata che ha permesso agli Stati Uniti d’assassinare tutti i leader indipendenti che hanno scelto la strada della sovranità monetaria: es. Gheddafi. Le guerre del nuovo millennio hanno provocato catastrofi ambientali, intendendo per ‘’ambiente’’ la totalità della società capitalista: economia, politica, nuove migrazioni e la crisi alimentare delle nazioni africane. Il G7, dinanzi al declino dell’Occidente, ha risposto accelerando la transizione al Grande Reset, trasformando il Pentagono nel becchino d’una porzione del pianeta. Qualora i paesi africani dovessero allearsi strategicamente con Mosca (in termini militari), oramai prossimo il declino del bolsonarismo in America Latina, Washington troverebbe nuovi argini geopolitici al proprio imperialismo economico: la demenza senile di Joe Biden ha cestinato, in termini preventivi, la Dottrina Trump.

 

La lobby pacifista non ha il diritto di chiedere il disarmo delle guerriglie filo-russe

L’Operazione speciale Z ha rivoluzionato la dottrina militare convenzionale, un “credo talmudico” insegnato nelle facoltà di scienze militari europee e statunitensi. Impiegando nel conflitto ucraino meno di un terzo delle unità militari del ‘’difensore’’, la Russia ha stravolto le convinzioni dei generali nord-americani: l’attaccante, per ottenere una rapida vittoria, dovrebbe attenersi al rapporto di 3 ad 1 rispetto alle unità militari del difensore (possiamo sintetizzare con questa formula l’insegnamento delle accademie militari USA). Mosca ha ottenuto una rapida vittoria poggiando sull’appoggio delle popolazioni locali e trasformando l’alleanza con le guerriglie antimperialiste del Donbass da tattica a strategica. I post-marxisti occidentali, ignorando la differenza fra aggressore tattico (in questo caso la Federazione Russa) ed aggressore strategico (USA, Gran Bretagna ed Ucraina), hanno ritenuto veritiere una parte delle fake news della CIA contro l’Eurasia, accogliendo la visione del mondo eurocentrica dell’’’aggressore strategico’’.

La riuscita dell’Operazione Z, non soltanto preserverà la sicurezza interna russa dalla minaccia nazista neocons, ma ristabilirà gli equilibri geostrategici globali dando nuovi margini di manovra alla classe lavoratrice nei paesi a capitalismo maturo e nelle periferie. La sinistra ‘’pacifista’’ europea non ha il diritto di chiedere il disarmo delle popolazioni del Donbass, del resto le forze speciali russe continuano ad utilizzare la simbologia militare dell’URSS (la rivista delle forze armate russe si chiama Stella Rossa) facendo affidamento sul buon ricordo che le popolazioni locali hanno dell’esperienza sovietica. Nella guerra multidimensionale e ‘’di quarta generazione’’, gli Stati Uniti vorrebbero imporre alle zone tempestose una ‘’pace armata’’, distruggendo le infrastrutture statali e convertendo il patriottismo nella bambola degli anglosassoni.

Il costruttore dell’Armata Rossa, Leon Trotsky, nel 1917 scrisse un celebre articolo, Pacifismo come servo dell’imperialismo, dove contestava l’ideologia di quei socialisti che rifiutavano le parole d’ordine di Lenin sulla trasformazione della guerra imperialista (la prima carneficina bellica mondiale) in guerra rivoluzionaria. In questo pregevole documento storico, Trotsky prende in esame la natura anti-marxista dell’odierno pacifismo:

‘’In USA il pacifismo piccolo borghese ha mostrato da sé il suo vero ruolo di servo dell’imperialismo in maniera anche meno mascherata. Là, come altrove, sono state le banche ed i trust a determinare realmente la politica. Persino prima della guerra, a causa dello straordinario sviluppo dell’industria e delle alte esportazioni, gli USA si sono stabilmente mossi nella direzione degli interessi mondiali e dell’imperialismo. Ma la guerra europea ha spinto questo sviluppo imperialistico ad un passo febbricitante. Proprio nel momento in cui persone realmente pie (persino Kautsky) stavano sperando che gli orrori del macello europeo avrebbero indotto la borghesia americana al ribrezzo verso il militarismo, gli eventi europei continuavano a produrre una forte influenza, non psicologica bensì materialistica, che avrebbe portato ai risultati opposti. Le esportazioni statunitensi, che nel 1913 ammontavano a 2.466 milioni di dollari, crebbero nel 1916 al pazzesco livello di 5.481 milioni di dollari. Naturalmente la parte del leone in questo commercio d’esportazione era ricoperta dall’industria di armi belliche. Seguì l’improvvisa minaccia di una cessazione delle esportazioni verso le nazioni dell’Intesa, quando intervenne la guerra sottomarina illimitata. Nel 1915 l’Intesa aveva importato beni americani per più di trentacinque miliardi, mentre Germania e Austria-Ungheria avevano importato beni per un valore di quindici miliardi scarsi. Così si paventava non solo una diminuzione dei giganteschi profitti sin qui ottenuti, ma addirittura la minaccia di una seria crisi per l’intera industria americana, che aveva le sue basi nell’industria bellica. È a questi numeri che noi dobbiamo guardare per comprendere la divisione delle “simpatie” in America. E così i capitalisti hanno fatto appello allo Stato: “Sei tu che hai iniziato lo sviluppo di questa industria bellica all’insegna del pacifismo, tocca a te ora trovarci un nuovo mercato”. Se lo Stato non era in condizione di permettere “libertà dei mari” (in altre parole, libertà di spremer capitale dal sangue umano) allora esso doveva aprire per l’industria bellica in crisi un nuovo mercato – nella stessa America. E così le necessità del macello europeo hanno prodotto un’improvvisa, catastrofica militarizzazione degli USA.’’ 1

 

Gli odierni ‘’trotskisti’’ rifiutando il lascito teorico del teorizzatore del militarismo rivoluzionario, in questa congiuntura storica si collocano allo stesso livello politico di Gustav Noske, il socialdemocratico tedesco che, nel 1919, ordinò l’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Il Donbass indipendente, una volta sradicata la ‘’banda di drogati e neonazisti’’ di Kiev, potrebbe diventare uno snodo geoeconomico verso l’Eurasia: saranno gli stessi ‘’capitalisti non allineati’’ a chiedere a Washington di accettare la transizione cooperante al multipolarismo, una richiesta che provocherà nuove violenze da parte del Pentagono.

L’Operazione Z è l’unica opzione realistica: mostrare al complesso militare-industriale USA la superiorità militare della Federazione Russa. Il giornalista investigativo Thierry Meyssan c’informa che:

‘’L’attuale direttore di Roscosmos, nonché ex ambasciatore russo alla Nato, Dmidry Rogozin, ha risposto pubblicando sul canale Telegram le coordinate di tiro dei centri decisionali della Nato, compresa la sala del vertice di Madrid [9]. La Russia dispone di missili ipersonici, al momento impossibili da intercettare, che in pochi minuti possono portare una carica nucleare sulla sede della Nato a Bruxelles o sul Pentagono a Washington. Affinché non ci fossero fraintendimenti, Lavrov ha precisato, alludendo agli Straussiani, che le decisioni marziali dell’Occidente non sono prese dai militari, ma dal dipartimento di Stato USA, che sarebbe perciò il primo bersaglio.’’ 2

Mosca è la prima potenza mondiale nella guerra di ‘’terza generazione’’ quella basata sul controllo del territorio, quindi sulla valorizzazione delle capacità umane: abilità tattiche e strategiche nell’organizzazione delle guerriglie asimmetriche; tecniche di combattimento, a distanza e ‘’corpo a corpo’’; il coraggio e la dedizione al patriottismo dei singoli soldati. Detto ciò, la Federazione Russa ha le conoscenze per fronteggiare anche la guerra ‘’di quarta generazione’’ quella basata sulla conquista del cervello umano ed il monopolio dei cyber-spazi.

Gli Occidentali preferiscono gli studi di business, marketing e finanza alle scienze militari lasciando a Mosca gli analisti migliori; perfino il generale statunitense Mike Flynn pubblicò, negli anni scorsi, alcuni articoli su Russia Today. L’imperialismo USA, iniziando una guerra persa in partenza, ha soltanto l’imbarazzo della scelta sulle modalità e i tempi della sconfitta.

https://www.marxists.org/italiano/trotsky/1917/pacifismo.htm

https://www.voltairenet.org/article217565.html

Ucraina - Russia, le news dalla guerra del 9 maggio - la Repubblica

Fonte foto: La Repubblica (da Google)

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