El Sisi e Netanyahu: il gatto e la volpe

La Palestina è diventata da ormai settant’anni una sorta di termometro con il quale è possibile misurare lo stato di salute di concetti come libertà, giustizia, equità, tolleranza, ma anche una specie di cartina al tornasole dove monitorare il quadro politico dell’intera area mediorientale, lo scontro in atto fra movimenti di indipendenza e di liberazione nazionale da una parte e le potenze regionali neocolonialiste dall’altra.

I fatti recenti non fanno certo eccezione. Proprio pochi giorni fa, come sappiamo, il Movimento di Resistenza Libanese, Hezbollah, ha risposto all’attacco dell’esercito israeliano sul Golan, territorio che appartiene di diritto alla Siria. Israele vuole indebolire l’Asse Sciita (Hezbollah-Iran) più la sunnita Hamas e in tal senso ha di fatto stipulato una non dichiarata (ovviamente…) e inedita (ma neanche tanto…) alleanza con una corrente di Al Qaeda; per la precisione con i macellai del Fronte Al Nusra (particolarmente attivo in Siria).

La risposta degli Hezbollah all’ennesimo raid israeliano non si è fatta attendere e il bilancio del blitz ad opera di alcuni guerriglieri, avvenuto nella zona delle fattorie di Shebaa, settore orientale della Linea Blu di demarcazione fra Libano ed Israele ( Fonte: Radio Irib), è di quattro morti e cinque feriti tra i soldati israeliani. Un’azione militare legittima con la quale la Resistenza libanese conferma di non volersi piegare ai diktat di Israele.

Dal canto suo Hamas non poteva che apprezzare tale gesto e per bocca di uno dei suoi massimi dirigenti, Mahmud Al Zahar, ha dichiarato che la Resistenza palestinese è pronta a coordinare delle azioni con i combattenti libanesi. Radio Irib aggiunge “In un discorso televisivo di ieri, durante le commemorazioni per le vittime dell’attacco a Quneitra, il leader del movimento della resistenza islamico libanese ha denunciato la Lega Araba per il suo mancato appoggio ai palestinesi durante i periodi di guerra, dicendo che Israele trae piu’ benefici dalla Lega piuttosto che i palestinesi. Nasrallah (leader di Hezbollah) ha dichiarato che la Lega “non e’ assente”, ma che “non esiste affatto”.

E’ importante ricordare che Zahar fa parte di quella componente di Hamas che non ha mai voltato le spalle alla Siria baathista e all’Iran. Molte cose stanno cambiando all’interno del così detto Asse della Resistenza (che è fondamentalmente un Asse Sciita ) e la notizia diffusasi in Iran di un ritorno in campo del nazionalista radicale Ahmadinejad, non ha certo fatto piacere all’establishment israeliano.

I movimenti di resistenza e di indipendenza nazionali – Hamas, Hezbollah (con il sostegno della Siria e dell’ Iran) si stanno riorganizzando per respingere quella che appare come una inevitabile offensiva militare da parte di Israele. ll Likud, partito di estrema destra e sostanzialmente razzista che governa Israele si è già attrezzato in tal senso e sta prendendo delle contromisure. E’ in questo quadro che ha preso corpo l’alleanza fra il capo del governo israeliano Netanyhau: e quello egiziano, El Sisi.

Il governo egiziano si sta comportando come un vero e proprio carceriere del Mossad. Le cifre attuali sui detenuti politici sono impressionanti. Cito James Petras: “Secondo il Centro egiziano per i diritti sociali ed economici, nel secondo semestre del 2013, sono state arrestate 21.317 persone che manifestavano in favore della democrazia. A partire da aprile 2014, oltre 16.000 prigionieri politici sono incarcerati e la maggior parte è stata torturata.’ ( fonte: infopal )

Dopo aver instaurato un regime dittatoriale El Sisi ha ulteriormente aggravato l’isolamento della Striscia di Gaza. Alla fine di ottobre del 2014 ben 1500 famiglie sono state evacuate presso il valico di Rafah e le loro case distrutte. Scorro qualche fonte per mettere in risalto l’asse El Sisi – Netanyhau.

(1)  L’anno scorso la stazione televisiva israeliana ha rivelato che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dato istruzioni per effettuare operazioni nel cuore del Sinai.

(2)  Nel frattempo, il giornale israeliano Israel Hayom, vicino a Netanyahu, ha affermato, il 12 giugno del 2014, che l’esercito egiziano dipende dalle informazioni di intelligence fornite da Israele nelle sue operazioni contro i jihadisti nel Sinai.

(3)  Il generale Amos Yadlin, ex capo della Divisione militare d’Intelligence israeliana, ha affermato che la confluenza di interessi tra Israele ed i governi “sunniti moderati” rappresenta un’opportunità senza precedenti per Israele di rafforzare la cooperazione in modo da migliorare l’ambiente strategico di Israele e aiutarlo a far fronte alle sfide significative che deve affrontare.

(4)  In un articolo pubblicato dal quotidiano Makor Rishon  luned scorso, Yadlin ha sottolineato che Israele ha tratto grande beneficio dalla cooperazione con Egitto, Giordania e alcuni paesi del Golfo, e che invita il governo di Netanyahu ad approfittare di questa opportunità.

http://www.infopal.it/la-cooperazione-israelo-egiziana-sorpassa-le-aspettative/

E’ strano (o forse no…) che nessuno abbia spiegato come molti ‘jihadisti’ del Fronte Al Nusra siano stati trasferiti dal Sinai al Golan siriano – proprio per combattere contro la Siria baathista – di comune accordo fra El Sisi e Netanyhau. Del resto gli irresponsabili sostenitori della dittatura egiziana dovrebbero dirci come El Sisi possa essere definito niente meno che il “nuovo Nasser”  (sembra incredibile ma c’è anche chi sostiene simili sciocchezze), nel mentre usufruisce di ampi finanziamenti da parte dell’Arabia Saudita, paese in prima fila nella lotta contro lo sciismo progressista e i movimenti di liberazione nazionale antimperialisti.

Gli eserciti – tranne qualche rara eccezione – tendono ad essere integrati in un unico complesso militare ed industriale occidentale a guida statunitense. L’esercito egiziano è fra questi e da circa trent’anni anni è una sorta di grande partito azienda armato. El Sisi, né più e né meno di Videla o Pinochet, si è formato in tale contesto politico e culturale.

Hezbollah ed Hamas sono da tempo alleati contro il comune nemico, cioè Israele e i suoi alleati. El Sisi ha messo fuori legge le Brigate Al Qassam, l’ala militare di Hamas, che nella estate scorsa hanno resistito all’ aggressione da parte dell’IDF (Israeli Defence Force). Inutile girarci intorno; è evidente che El Sisi agisce su mandato di Netanyhahu. E’ il Likud a manovrare il nuovo Pinochet d’Egitto.

Il quadro si fa quindi sempre più chiaro. Da un lato abbiamo l’asse El Sisi – Netanyahu (con l’Araba Saudita a fare da testimone…), dall’altra Hezbollah e Hamas. Qualunque sia la strategia che i governi egiziano ed israeliano metteranno in campo, è ovvio che troveranno una ferma opposizione da parte di questi due movimenti, determinati a difendere a tutti costi l’autonomia e l’indipendenza dei loro rispettivi popoli.

E’ importante aggiungere alcune note per capire la vera natura del regime fantoccio al potere in Egitto.

El Sisi agisce per conto degli USA. Dopo aver citato James Petras, voglio riportare anche     l’opinione di Michel Chossudovsky:

“Il ruolo delle forze armate (egiziane) non è quello di proteggere un movimento popolare. Piuttosto il contrario: l’obiettivo è di manipolare l’insurrezione e il dissenso in nome di Washington”.

http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=2707

Questa considerazione deve essere sottolineata perché molti sprovveduti sostengono che l’esercito abbia agito in nome del popolo. Se così fosse, perché allora El Sisi massacra, oltre agli attivisti islamici, anche tanti militanti di sinistra, socialisti e comunisti?. Totale silenzio da parte di tutti sulla sanguinosa repressione in corso in Egitto, ancor più da parte della politicamente correttissima  sinistra occidentale.

Il 25 gennaio 2015 Shaima el-Sabbagh, dirigente socialista rivoluzionaria, è stata uccisa da proiettili di gomma sparati a distanza ravvicinati. E’ questo – è importante ricordarlo – il trattamento che El Sisi offre a chiunque persegua ideali di libertà e giustizia sociale e si opponga alla sua dittatura.

Qual è la ragione di tanto odio da parte di El Sisi ne confronti della sinistra? Riprendiamo l’articolo di Chossudovsky:

“Il Ministro Generale della Difesa Abdul Fatah Al-Sisi, che ha innescato il Coup d’Etat contro il Presidente Morsi, è laureato allo US War College di Carlisle, Pennsylvania”

La provenienza sociale e politica e la formazione tecnica e militare dei vari attori in scena, determinano le loro scelte politiche. E’ ovvio che un militare di carriera che si è formato nelle scuole Usa non potrà che orientare le proprie azioni in una determinata direzione politica. Ecco spiegato l’antisocialismo di El Sisi.

Non a caso, continua lo studioso:

“Il generale Al Sisi è stato in costante contatto telefonico con il Segretario americano della Difesa Chuck Hagel sin dai primi momenti della protesta. La stampa conferma sia stato consultato più volte nei giorni precedenti il colpo di stato. È estremamente improbabile che il Generale Al Sisi abbia agito senza il benestare del Pentagono”.

Vorrei a questo punto porre una domanda ad alcuni ingenui geopoliticisti: credete davvero che i legami sociali e politici siano così facili da rompere ? El Sisi non ha mai avuto a cuore l’indipendenza dell’Egitto e tutte le sue azioni sono state ordinate e preordinate da Washington e Tel Aviv.  I dietrologi sostengono che la famiglia del generale egiziano abbia da sempre avuto rapporti col Mossad. Aggiungo soltanto che se così fosse, tale “cordone ombelicale politico” non è mai stato tanto manifesto quanto ora.

E’ in questo modo che un uomo di estrema destra come Netanyhau trova il suo migliore alleato in un altro uomo di estrema destra. Del resto i simili si accompagnano con i loro simili ed è per questo che i due militari ora in borghese (Netanyahu ed El Sisi) si capiscono benissimo e vanno d’amore e d’accordo.

Non avranno però vita facile…

 

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5 commenti per “El Sisi e Netanyahu: il gatto e la volpe

  1. giulio larosa
    6 Febbraio 2015 at 14:14

    “…..Sisi non ha mai avuto a cuore l’indipendenza dell’Egitto e tutte le sue azioni sono state ordinate e preordinate da Washington e Tel Aviv…..”

    scusate ma questa e’ una affermazione che non sta in piedi.
    sono appena tornato dall’Egitto dove vado molto spesso, ci lavoro ed ho anche dei parenti per cui qualche idea sul campo me la sono fatta.

    Elsisi ha fatto un colpo di stato contro la volonta’ di USA e Israele il cui obiettivo era ed e’ quello di dividere e distruggere tutti gli stati arabi riducendoli o a ministati in perenne conflitto tra loro o a zone di guerra civile permanente (Libia,Iraq Siria insegnano qualcosa).

    Elsisi ha impedito tutto questo, l’ irritazione in USA per il suo atto e’ stata evidente.
    Elsisi ha riallacciato relazioni commerciali e militari con la russia e la cina e sta in maniera molto lenta ma determinata avvicinandosi alla linea dei Brics piu’ “moderati” .

    Detto questo ha 80 milioni di persone sul groppone e una economia estremamente debole e legata mani e piedi a quella USA, quindi non puo’ non pagare un pegno verso la politica USA e Israele per evitare di essere ridotto all’ impotenza e spazzato via.
    Elsisi si muove prudentemente un po’ di qua e un po’ di la, un colpo al cerchio e uno alla botte, cercando mano a mano di fare crescere l’economia e sganciarsi dai padri padroni di prima, USA (e cioe’ Israle), che di fatto hanno in mano l’economia e le forniture militari egiziane da camp david ad oggi.

    Il regime e’ un regime dittatoriale e su questo non ci piove ma non e’ il burattino di Israele e USA, anzi, l’esatto contrario.

    Saluti Giulio Larosa

    • Fabrizio Marchi
      6 Febbraio 2015 at 16:30

      Questi due articoli che posto di seguito sono stati pubblicati tempo fa su Uomini Beta. In realtà l’obiettivo di questi due articoli era di mostrare l’ipocrisia del “politically correct”, del sistema mediatico e della sinistra occidentale, che hanno scatenato l’ira di Dio quando in Iran è stata condannata a morte (e poi graziata) una donna iraniana, Sakineh, che aveva ucciso il marito, ma completamente silenti di fronte alla condanna a morte di ben 683 militanti della Fratellanza Mussulmana, tutti uomini. Evidentemente la condanna a morte di centinaia di maschi e di mussulmani non scalda il cuore della cosiddetta “opinione pubblica” occidentale (e men che meno delle sinistre occidentali imbevute come sono del peggior femminismo sessista e interclassista e di ideologia politicamente corretta…)
      http://www.uominibeta.org/articoli/politicamente-corretto-a-corrente-alternata/
      http://www.uominibeta.org/articoli/i-683-egiziani-condannati-a-morte-non-valgono-un-intervento-umanitario/
      Nondimeno, al di là del risvolto di genere (che pure è eclatante e sarebbe il caso di aprire una riflessione in tal senso…), mi pare di poter dire che l’arrivo al potere di El Sisi sia stato sicuramente caldeggiato dagli USA che rischiavano di non controllare più la situazione dopo che Morsi era andato al potere. Il golpe è stato sicuramente favorito dagli americani in tal senso. Poi sappiamo bene che la realtà è sempre più complessa e nessuno si sogna di semplificarla a tutti i costi, però arrivare a dire che quello di El Sisi sarebbe un governo ostile agli interessi USA (e quindi anche di Israele) nell’area, mi sembra, questo sì, veramente fuori dal seminato. Non basta aprire relazioni commerciali con la Russia o con qualche altro paese del BRICS per poter dire che quello è un paese anti USA. Se è per questo anche l’America stessa (per non parlare dell’Europa) ha rapporti commerciali con la Russia e con i paesi del BRICS…

    • amani
      17 Febbraio 2015 at 13:14

      concordo con te Giulio Larosa

  2. Stefano Zecchinelli
    6 Febbraio 2015 at 15:38

    Caro Giulio, questo lavoro si fa con documenti alla mano e non sulla base di mere proiezioni ideologiche.
    El Sisi avrebbe fatto un ‘colpo di Stato’ contro Usa ed Israele, vediamola questa cosa.
    Il generale Al Sisi è stato in costante contatto telefonico con il Segretario americano della Difesa Chuck Hagel (sulla destra con Al Sisi) sin dai primi momenti della protesta. La stampa conferma sia stato consultato più volte nei giorni precedenti il colpo di stato. È estremamente improbabile che il Generale Al Sisi abbia agito senza il benestare del Pentagono.
    Hagel ha chiamato Al-Sisi il giovedi [30 giugno] quando le grandi contestazioni per l’espulsione di Morsi hanno preso una piega decisamente anti-americana e nuovamente il martedì [2 luglio] dopo l’ultimatum di Al-Sisi che minacciava l’entrata in scena delle forze militari se Morsi non avesse approvato le concessioni. Military.com.
    Inoltre il Generale Martin Dempsey, presidente dell’Unione dei Capi di stato maggiore americani, è stato in costante contatto con la sua controparte il Generale Sedki Sobhi, capo dello stato maggiore del Consiglio Supremo delle Forze Armate egiziano (SCAF):
    Gli ufficiali del Pentagono rifiutano di dare dettagli sulle conversazioni tra Hagel e Al-Sisi, ma il portavoce del Capo del Pentagono George Little ha detto che “Gli ufficiali americani [militari] hanno chiarito che sostengono il processo democratico in Egitto e speriamo che questo periodo di tensione si possa risolvere in modo pacifico, evitando la violenza. … (Military.com, op cit., il grassetto è aggiunto)
    Secondo Military.com, Hagel e Dempsey “stiamo camminando su una linea sottile” … “esprimendo interesse ma non vogliamo dare l’impressione che gli Stati Uniti tramino dietro le quinte”.
    Fonte: Michel Chossudovsky
    Non male, per una persona che agisce contro gli interessi Usa, vero ?
    El Sisi ha o no aggravato l’assedio di Gaza, dichiarando guerra al popolo palestinese ed alla Resistenza islamica ?
    Il leader di Hamas Mahmoud Al Zahar ha definito scandalosa la presa di posizione dell’Egitto contro Hamas e per la precisione Zahar ha detto ‘Quando abbiamo chiesto loro di fornirci informazioni che potessero accusare membri di Hamas, ogni coinvolgimento della nostra organizzazione è stato esplicitamente negato’. Questa è la linea di El Sisi contro tutte le dissidenza di sinistra. Leggo oggi su Radio Irib:
    Il Cairo – Duecentotrenta attivisti del fronte anti-Mubarak, che hanno contribuito al rovesciamento del dittatore in Egitto nel 2011, sono stati condannati questa mattina alla prigione a vita dalla corte del Cairo.
    Tra di loro figura anche uno dei leader della protesta, Ahmed Douma, 29 anni, condannato con le accuse di violenze fuori da una sede governativa nel 2013, secondo quanto riporta il sito internet statale Ahram. Il tribunale, secondo quanto si e’ appreso, ha condannato inoltre 39 minori, che dovranno scontare 10 anni di carcere per il loro coinvolgimento negli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nello stesso 2011. L’ergastolo o “carcere a vita”, per il codice penale egiziano, consiste in 25 anni di reclusione, ricorda il sito del giornale Al-Ahram. Nell’aprile 2014 Ahmed Douma, Ahmed Maher, e Mohamed Adel, i famosi leader del Movimento del 6 Aprile, bandito dopo qualche giorno, erano stati condannati a tre anni di carcere e a una pena pecuniaria. Ma il regime egiziano colpisce chiunque osi alzare la testa, senza eccezioni. Ad un giorno di distanza da quella sentenza le forze di polizia avevano fatto irruzione negli uffici dell’ECESR (Il centro egiziano per i diritti economici e sociali) durante la conferenza stampa per l’avvocato e attivista Mahienour el-Masry, sequestrato prezioso materiale sul caso, arrestato 15 tra i presenti, tra cui due minori, e molestato le donne che opponevano resistenza.

    Ma stiamo scherzando ? El Sisi è il nuovo Mubarak e nemmeno lo nasconde.
    A proposito, cito un’altra fonte sulla provenienza di classe borghese di El Sisi. Manlio Dinucci scrive che ‘il generale Abdel Fattah al-Sisi. Uomo di fiducia del Pentagono, perfezionatosi allo US Army War College di Carlisle (accademia militare della Pennsylvania), già capo dei servizi segreti militari, principale interlocutore di Israele, nominato meno di un anno fa dal presidente Morsi capo di stato maggiore e ministro della difesa’.
    Insomma, mi pare che critiche non abbiano fondamenta politiche reali, poi secondo me è ora di rivedere questa storia della geopolitica e dei Brics: non c’è una forza di sinistra che appoggi El Sisi, il presidente boliviano Evo Morales parlò di genocidio in corso, l’economia egiziana è in crisi ed il maggiore finanziatore dell’Egitto è l’Arabia Saudita. In poche parole, una situazone molto ingarbugliata…

  3. Stefano Zecchinelli
    6 Febbraio 2015 at 15:41

    Guarda ho appena trovato questo commento di James Petras a seguito del colpo di stato in Egitto.

    ‘Abdel Fatah al-Sisi, ha declarado guerra contra los musulmanes desarmados que están protestando contra el golpe de Estado y han sufrido masacre tras masacre. Hay más de 200 muertos en una simple noche del fin de semana y es obviamente ahora que los militares en Egipto están actuando por encargo de EEUU y de Israel’’ ( tradotto: In Egitto il capo militare, Abdel Fatah al-Sisi, ha dichiarato la guerra contro i musulmani disarmati che protestano contro il colpo di stato e hanno subito massacro dopo massacro. Ci sono più di 200 morti in una sola notte del fine settimana e i militari in Egitto agiscono per conto degli Stati Uniti e di Israele ). Continua: ‘’ Ayer, uno de los diarios de más circulación en Israel declaró a al-Sisi como un héroe de Israel porque está cerrando todos los túneles que sirven para mover mercancía desde Sinaí hacia Gaza. Y también al-Sisi está atacando a Hamas, está acusándolos de ser terroristas. En otras palabras Sisi es un títere de Israel, es un títere de EEUU, está de rodillas frente a estos dos poderes mientras ataca al pueblo islámico en Egipto’’ ( tradotto: Ieri, uno dei giornali di maggiore circolazione di Israele ha definito al-Sisi un eroe di Israele perché chiude tutti i tunnel che servono per spostare merci da Sinai a Gaza. Inoltre al-Sisi attacca Hamas, accusandoli di essere terroristi. In altre parole Sisi è un burattino / fantoccio di Israele, è un burattino degli USA, è in ginocchio di fronte a queste due potenze mentre attacca il popolo islamico in Egitto ).’

    Insomma, le fonti inchiodano El Sisi, mi sembra dura poter classificare come progressivo il suo colpo di Stato. Non c’è una prova che vada a suo favore.

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