Esercito bolivariano e FARC-EP (colombiane): la necessità di una alleanza

L’assassinio dell’attivista mapuche, Santiago Maldonado, non è semplicemente il gesto criminale di un governo di estrema destra che agisce – questa volta agli ordini della multinazionale italiana, Benetton – sotto mandato delle multinazionali occidentali. La verità, dopo una opportuna analisi delle documentazioni, è che ci troviamo davanti ad un superamento radicale del Piano Condor con finalità ancora più devastanti. Per i popoli sudamericani la scelta non è fra la socialdemocrazia ed un nuovo Pinochet ma fra la difesa della Patria o l’annientamento totale.

La tesi di Thomas P.M. Barbett parla chiaro: il mondo occidentale – ovvero i paesi del G8 – devono fondersi in un unico modello capitalistico mentre i paesi del sud del mondo, una volta disintegrate le istituzioni politiche, precipiteranno nel caos. Barbett, con una teoria politica ritenuta fin troppo crudele, ottenne l’approvazione del Pentagono in una conferenza del 2003; fu l’amministrazione Bush a dargli il via libera.

Secondo questa mappa, estratta da un Powerpoint presentato da Thomas P. M. Barbett nella conferenza tenuta nel 2003 al Pentagono, tutti gli Stati della zona rosa devono essere distrutti. Questo progetto non ha nulla a che fare né, sul piano nazionale, con la lotta di classe, né con lo sfruttamento di risorse naturali. Dopo il Medio Oriente allargato, gli Stati Uniti si apprestano a ridurre in rovina l’America Latina del nord-ovest. 1

 

Una scia di sangue che mira allo sterminio pianificato su scala industriale delle popolazioni indios le quali, essendo legate a modi di produzione non capitalistici, devono essere espulse dalla divisione sociale del lavoro, ormai globalizzata. Per gli Usa si tratta di ‘’popoli di troppo’’, da ‘’evangelizzare’’ come fecero i colonialisti spagnoli sterminandone oltre settanta milioni. Non è – come vorrebbero le vulgate ‘’maoista’’ e ‘’trotskista’’ – un mero conflitto geopolitico o inter-imperialistico ma una grande guerra di classe lanciata da una sola grande potenza imperialista: gli Usa. Gli imperialismi europei sono concorrenti troppo deboli e, a parte quello tedesco, irrilevanti.

 

La Colombia, un laboratorio dell’imperialismo Usa

La Colombia è il laboratorio perfetto dove possiamo intravedere gli intenti genocidi di Washington. La strategia celata da questi ‘’accordi di pace’’, fra FARC-EP ( ora FARC ) e governo, potrebbe riproporsi in tutto il continente sudamericano anticipando una grande offensiva imperialistica volta a disintegrare le Resistenze antimperialistiche. Domanda: che cosa sta preparando la CIA contro il popolo colombiano? Avanzerò diverse obiezioni all’ipocrita narrativa ‘’pacifista’’ che ha trovato ben pochi critici.

  • Non c’è nessuna reale frattura fra le fazioni della borghesia colombiana favorevoli all’accordo e quelle contrarie. Gli eccidi antiproletari – pensiamo al massacro di Tumaco 2 – continuano indisturbate ed i ‘’leader nazionali’’ non hanno mai censurato i trasgressori della pax. Un imbroglio visibile a pochi.
  • Santos parla di pace all’Avana ma, dopo aver preteso che le FARC-EP consegnassero le armi, ha rifiutato il cessate il fuoco in Colombia. Questo significa che il ‘’narco-presidente’’ non ha nessuna intenzione di integrare le FARC nelle istituzioni politiche del paese.
  • La borghesia colombiana si è ricompattata con questo accordo, esattamente il contrario di ciò che proclamano i ‘’pacifisti’’. Questo è il reale piano di Santos: smobilitare le FARC-EP mentre si aggrediscono i movimenti popolari. Un ‘’accordo di pace’’ privo di riforme sociale è carta straccia ma, una volta fatte fuori le FARC-EP, chi obbligherà il governo ad ridistribuire le terre?
  • Il regime vuole mantenere un’ economia neoliberista quindi necessita del disarmo delle FARC e della distruzione dei movimenti anticapitalisti. Solo allora le FARC verranno distrutte da una brutale ondata di violenza.

La dittatura colombiana non smobiliterà le gang mafiose ed i paramilitari perché difendono i privilegi dei grandi capitalisti del paese. Il ‘’narco-presidente’’, sulla scia del boss mafioso Uribe, non ha fermato il transito di terroristi dalla mercenaria Colombia al Venezuela attentando alla democrazia d’un paese sovrano ed indipendente. Cosa resterà, fra una decina d’anni, della Colombia? Nulla ( a meno che la lotta armata non riprenda ), se non una cupola di ladroni legati agli Usa ed alle multinazionali occidentali. Un deserto sociale, figlio d’un regime oligarchico autoritario. Gli Usa non cambiano politica, restano la ‘’testa del serpente’’ capitalista.

Mentre gli intellettuali asserviti elogiavano questi falsi accordi, il sociologo James Petras spiegò le reali intenzioni di Santos: ‘’Santos non ‘’smobiliterà le gang paramilitari, perché esse sono lo strumento dei grandi proprietari terrieri e proteggono i terreni ceduti dallo stato alle grandi imprese minerarie. Tenterà invece di restringere i bersagli degli squadroni della morte, limitandosi a specifici attivisti e organizzazioni che operano nelle regioni contese’’. Per Petras si entra in una fase tattica della transizione da una dittatura oligarchica ad una pseudo democrazia oligarchica che, secondo i piani di Washington, dovrebbe precedere un massacro d’hitleriana memoria. Esiste una via d’uscita? Le FARC-EP dovrebbero (1) rinunciare al disarmo, (2) puntare ad una alleanza politica col Venezuela bolivariano seguendo, in questo modo, l’esempio ‘’mediorientale’’ dell’alleanza strategica, oltre che di principi, fra Siria ed Hezbollah. Un movimento armato ha bisogno di un appoggio statuale, per questo Washington mira ad assimilare il fronte borghese in una unica classe capitalista transnazionale sotto il controllo, rigido, del complesso militar-industriale a stelle e strisce. Assad questo l’ha ben capito salvando, prima di tutto, quella parte di Siria utile, ma Maduro sembra esitare. Un esercito popolare ha molte più probabilità di vincere contro bande di terroristi infiltrati dall’esterno – Colombia o Arabia Saudita come basi logistiche terroristiche non fanno differenza – di un esercito regolare. L’esercito bolivariano ha bisogno delle FARC-EP che, come Petras da anni spiega, non devono, per nulla al mondo, riconsegnare le armi.

Per una transizione democratica – come dice Petras – è necessario un cambio nella cultura politica latino-americana ma questo è impossibile davanti ad una nuova offensiva di Washington; non ci sono margini per un dialogo fasullo; la classe operaia colombiana, se vuole sopravvivere ad un nuovo massacro, deve ricostituire il movimento popolare ed antimperialistico, possibilmente armato. La storia del paese e la lezione del capo guerrigliero Manuel Marulanda fanno da maestri di vita, nonostante gli sproloqui dei professionisti del compromesso. Gli ‘’intellettuali’’ occidentali, come al solito, con la loro odiosa spocchia non hanno niente da insegnare.

http://www.voltairenet.org/article197505.html

http://farc-epeace.org/processo-di-pace/item/2621-dichiarazione-su-tumaco-di-associazioni-colombiane-e-internazionali.html

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