Filippine: globalizzazione del terrore saudita

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Legge marziale disposta dal presidente Rodrigo Duterde nell’isola di Mindanao. L’esercito filippino conquista l’80% della città di Marawi invasa da terroristi, secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’esercito 1).
Risulta che le efferatezze compiute in assenza dell’esercito siano degne di quelle registratesi in Siria.
A nord la situazione appare sotto controllo. La strage nel resort di Manila non è infatti attribuibile alla Jihad ma ad una rapina conclusasi tragicamente.

Gruppi locali, è bene precisare ,esistono fin dagli anni ’70 in tutta la regione sud orientale dell’Asia. In Bangladesh, a Singapore, in Thailandia, in Myanmar, in Indonesia. Nelle Filippine, particolarmente attive risultano fin dagli anni ’90 le bande di Abu Sayaff mentre in questi anni sembra aver conquistato la preminenza il gruppo Maute che si è affiliato all’Isis nel 2015.
Lo stato islamico non ha perso tempo. Nominato leader di tutto il sud est asiatico Isnilon Hapilon 2)

Ad alcuni analisti è sembrato piuttosto strano che gli attacchi spericolati e di massa a Mindanao siano avvenuti proprio quando lo stato islamico è in rotta sia in Siria che in Iraq. Mosul è stata da tempo conquistata per merito sopratutto delle formazioni paramilitari iraniane. Raqqa è sul punto di cedere grazie all’avanzata delle SDF ( syrian democratic forces) formazioni curde/arabe sostenute dagli States, mentre le aree di de-escalation permettono all’esercito siriano assieme a quello iracheno di frenare l’avanzata giordano-americana nel sud, e allo stesso tempo Israele si dichiara disposta a restituire (!) il Golan ai suoi legittimi proprietari.

Lo stato islamico avrà dato qualche contributo in armi e in denaro nei suoi momenti di “gloria”ma ora deve pensare alla sua sopravvivenza, ad arrendersi o a scappare. Il rifornimento arriva, ormai da decenni, dall’Arabia Saudita e dal Qatar (il fatto che ora i Sauditi accusino di terrorismo il Qatar appare grottesco ma non meno grottesco dell’incontro Trump/Saud per creare un’alleanza contro il terrorismo).

I finanziamenti arrivano copiosi, indirizzati alle Madrase 3), agli orfanatrofi, alle istituzioni culturali, alle moschee; finanziamenti che favoriscono il peggiore dei proselitismi dato dalla “religione”Wahabita,”religione” settaria, fanatica, stragista.
“I numeri esatti non sono noti ma si pensa che più di 100 miliardi di dollari siano stati spesi negli ultimi trent’anni per esportare il fanatismo wahabita a varie e piuttosto povere nazioni musulmane in tutto il mondo. Ma è piuttosto probabile che la somma sia il doppio” 4)

Lavorando sulle masse oppresse dell’Asia sud-orientale, l’imperialismo fondamentalista 5) può ottenere risultati rilevanti, sbandierando i simboli jihadisti come i simboli della vera fede contro gli infedeli di qualsiasi credo. Lo sfruttamento miserabile della forza lavoro da parte delle multinazionali costituirà terreno fertile per la “rivoluzione” wahabita. Progetto che piace tanto agli States che hanno come asse strategico il doppio gioco e il caos.

Dinanzi ad un’Asia solleticata dagli investimenti cinesi, da prestiti a basso tasso di interesse, dal progetto globale della nuova via della seta che approderà ad Amsterdam ma che interesserà gran parte del continente asiatico, i “vecchi” padroni del mondo dovevano reagire. L’alleanza Trump/Saud fornirà armi e quattrini al terrorismo locale che se non riuscisse a far cadere i governi, sarebbe senz’altro in grado di destabilizzare e di creare il caos in modo che per “ragioni umanitarie” gli Stati Uniti possano infilare le loro truppe con il sostegno della “comunità internazionale”.

Non è una guerra mondiale a pezzi 6) ma è invece un continuum che va dalla Tunisia al Mar cinese meridionale, che interessa la maggior parte delle nazioni africane, i Balcani, l’Europa orientale, il Venezuela, la Colombia.

Il disegno saudita è funzionale alla destabilizzazione delle nazioni ad ovest, sud/sud est della Cina e a creare condizioni favorevoli al “first Strike” nucleare.
Il principale polo terrorista, molto probabilmente, si sposterà dalla Siria e dall’Iraq verso Oriente…e la Cina questa volta non potrà più stare a guardare.
E’ già guerra mondiale con due fronti contrapposti, guerra che potrebbe teoricamente risolversi con la risorsa nucleare se gli Stati Uniti non intendono rinunciare al loro ruolo di dominus e costruire collegialmente un sistema multipolare.

NOTE
1) “A Marawi non si riesce ancora a sconfiggere l’Isis” Il Post 29/5/17
2) Elena Zanchetti, “Come ci è arrivato l’Isis nelle Filippine” Il Post 3/6/17
3) Scuole di istituto superiore finalizzate all’approfondimento della religione islamica e del diritto religioso
4) Tony Cartalucci “L’Isis segna un punto nelle Filippine Saker 24/5/17
5) Emilio Quadrelli “L’ospite imprevisto: Il polo imperialista fondamentalista” Contropiano documento
6) Così si era espresso il Pontefice Francesco

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