Haiti: Washington rilancia la distruzione del Bacino dei Caraibi?

Nella notte fra il 6 ed il 7 luglio, il giovane ed inesperto presidente haitiano Moise è stato assassinato da una banda di mercenari stranieri. Haiti, laboratorio dell’imperialismo USA, vive una situazione di gravissima instabilità economica: divorata dal neoliberismo, da anni gli Stati Uniti cercano di trasformarla in una grande base militare da cui rilanciare, nel Bacino dei Caraibi, la dottrina della ‘’guerra senza fine’’.

 

Haiti: Laboratorio di una nuova strategia di destabilizzazione imperialista?

Nel 2010, la Rete Voltaire pubblicò un articolo in cui denunciò la natura artificiale del terremoto che devastò l’isola. Il giornalista investigativo, Thierry Meyssan, venne pesantemente criticato, nonostante ciò l’arma sismica non soltanto esiste, ma Washington non è la sola super-potenza a possederla. Il dubbio nacque dalle reazione politica statunitense, leggiamo:

‘’Il dubbio nasce dalla reazione degli Stati Uniti. Mentre i media atlantisti si contentano di diffondere le polemiche sulla violazione della sovranità di Haiti, i media Latino americani si interrogano sul rapido dispiegamento dei GI: già dal primo giorno, più di 10 000 soldati e mercenari sono arrivati ad Haiti. Questo exploit logistico è facilmente spiegabile. Questi uomini erano già posizionati nel quadro di un addestramento militare. Agli ordini del comandante in seconda della SouthCom, il generale PK Keen, hanno partecipato ad una simulazione di un’operazione umanitaria ad Haiti dopo un uragano. Keen e la sua squadra erano sul posto da qualche giorno’’ 1

E’ documentato che fra gli obiettivi dell’esercitazione c’era il test di un software che permetterebbe di coordinare l’azione de-stabilizzatrice di ONG (Organizzazioni non Governative) ed esercito. A distanza di undici anni, Washington ha esteso la Dottrina dello scontro di civiltà dal Medio Oriente allargato al Bacino dei Caraibi: non si tratta di rovesciare i governi antimperialisti (es. Venezuela), ma di gettare l’intera regione nel caos, a prescindere dalla natura politica di un governo. Nel mentre ‘’pioggia di sanzioni in America centrale’’ 2, la Harris prepara la nuova strategia dell’USAID; utilizzando la protesi ideologica della lotta alla corruzione, le ONG hanno rilanciato la demolizione controllata delle infrastrutture statali nell’area caraibica.

Leggiamo le dichiarazioni di Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa:

‘’Siamo convinti che il modo per normalizzare la situazione ad Haiti è attraverso un ampio consenso politico interno con il rigoroso rispetto dei principi e delle norme universalmente riconosciute del diritto internazionale. È importante che tutte le decisioni siano formulate e adottate solo pacificamente dagli haitiani stessi, con il sostegno internazionale, senza interferenze distruttive dall’esterno per raggiungere un risultato accettabile per le parti ’’

Al momento non possiamo dire con certezza se l’assassinio del presidente sia ‘’una conseguenza del conflitto interno di lunga data, degli scoppi di violenza e della criminalità dilagante in quel paese’’ o se Washington voglia rilanciare la Dottrina della ‘’guerra senza fine’’, nonostante ciò le inchieste giornalistiche vanno in quest’ultima direzione. Riprende la spaventosa distruzione del Bacino dei Caraibi? Le guerre imperialiste del ventunesimo secolo sono molto diverse da quelle della ‘’guerra fredda’’: la ‘’sinistra’’, abbandonato il marxismo, stenta a riconoscerne la pericolosità rendendosi – volente o nolente – complice degli aggressori. Il conflitto lanciato dal Pentagono è come una ‘’rivoluzione inversa’’: si sviluppa in permanenza, nella locuzione di Donald Rumsfeld, ‘’guerra lunga’’.

https://www.voltairenet.org/article163751.html

http://aurorasito.altervista.org/?p=18505

Haiti, dopo l'omicidio del presidente Moise si apre uno scenario tutt'altro  che semplice - Il Fatto Quotidiano

Fonte foto: Il Fatto Quotidiano (da Google)

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