Il massacro dei curdi e la lotta per il potere in Turchia

L’orrenda strage che ad Ankara ha causato ben 95 morti e 246 feriti – molti di questi legati al Partito filocurdo Hdp – ha suscitato una enorme commozione, sia nazionale ( in Turchia ) che internazionale, con numerose manifestazioni di condanna nei confronti del premier Erdogan. Domenica 11 ottobre ben 1000 manifestanti nei pressi della capitale hanno sfilato urlando lo slogan “Erdogan assassino” e “la pace vincerà”.
Il vicepresidente del Partito curdo Hdp – Partito democratico dei popoli – ha dichiarato che “Erdogan fa propaganda elettorale con le bombe”. Una premessa necessara: Erdogan è, senza ombra di dubbio, un dittatore neoliberista a cui vanno attribuiti numerosi crimini ma, in questo caso specifico, sarebbe meglio analizzare con maggiore cautela l’accaduto, verificando fonti e facendo opportuni ( di certo rapidi ) richiami alla storia della Turchia moderna. Affermare che ‘’Erdogan è un assassino’’ (anche se non è certamente un’ espressione infondata) non è sufficiente.
Mi dispiace ma in rapporto a questa circostanza specifica, è profondamente scorretto affermare ‘’comunque vada Erdogan ha le mani sporche di sangue’’, perché si occulta in un sol colpo la lotta fra le differenti fazioni della borghesia turca. Un esempio: quale giornalista esperto ( oppure, volendo, quale teorico marxista ) crederebbe che il sistema di intelligence M.I.T. – MILLI ISTIHBARAT TESKILATI – sia nella sua totalità fedele al presidente ?
Mi rendo conto che quanto affermo può sembrare fuori dalle righe e per questo una riflessione più approfondita si rende necessaria.
Il Partito democratico dei popoli: un partito atlantico e neoliberista
Prima di tutto bisogna rompere con la mitizzazione del Hdp: non siamo di fronte ad un partito rivoluzionario né tanto meno progressista. Chiunque stia leggendo in questo momento il mio articolo concorderà nel dire ‘’Erdogan ha stroncato nel sangue la rivolta popolare di Gezi Park’’. Mi sbaglio? Ebbene, l’Hdp – così come alcuni settori del Pkk – considerarono la legittima mobilitazione dei lavoratori come un tentativo di golpe contro Erdogan, come riporta il sito sinistra.ch vicino al Partito comunista del Canton Ticino. Le agenzie di stampa della “sinistra” europea si sono affrettate a diffondere i comunicati del Partito curdo ma hanno involontariamente ( la buona fede gliela concedo ) occultato il fatto che questo partito non gode affatto dell’appoggio di due importanti Partiti comunisti turchi: il Partito comunista turco ( alleato del KKE greco ) ed il Partito della Liberazione Popolare. Questi due partiti, non per nulla, hanno nelle loro file molti militanti curdi. Domanda: che differenze di classe ci sono fra i militanti curdi del Partito comunista e quelli dell’ Hdp ?
Il giovane studioso antimperialista turco Aytekin Kaan Kurtul, proprio sull’Interferenza lo scorso 8 agosto, ha spiegato che ‘’Attualmente, purtroppo, la maggior parte della sinistra ha però scelto di sostenere un partito liberale come l’HDP che non si oppone alla NATO e sostiene l’entrata della Turchia nell’UE. Il fatto che questo partito sia l’ala “legale” del PKK rende le cose sicuramente ancora più complicate’’. Non c’è dubbio sul fatto che ritenere l’Hdp come ‘’l’ala legale del Pkk’’ sa una forzatura, però è anche vero che le posizioni filoeuropeiste e filoatlantiche di questa organizzazione sono note. Di conseguenza, gli USA potrebbero avere degli interessi a sostenere l’ Hdp ? La domanda è senz’altro scomoda e può non piacere ma è pertinente. Il tempo, ed un rigoroso lavoro di indagine e ricerca, ci daranno la risposta.
Prima di passare alla seconda parte dell’articolo ritengo doveroso porgere la massima solidarietà ed il massimo supporto alla lotta del popolo curdo per i propri diritti nazionali ( cosa ben diversa dal separatismo etnico ). La mia critica è rivolta all’opportunismo dei gruppi dirigenti non alle basi militanti; tale distinzione andrebbe sempre fatta in qualsiasi circostanza
La lotta per il potere in Turchia
Molti in Italia non lo sanno ma di recente Erdogan ha dovuto sventare un colpo Stato. Gli arresti si sono rivolti contro la Gladio turca, Ergenekon, legata al gruppo islamista egiziano Hizb al-Tahrir. Che cosa predicano costoro? Una sorta di islamismo atlantico in linea col fondamentalismo degli ulema wahabiti. Erdogan controlla, certamente, una parte del M.I.T. ma non l’apparato repressivo nella sua interezza.
Il M.I.T. è influenzato da altre due ‘’scuole’’: la Milli Gorus, oscurantista ed islamista, ed il movimento noto come Hizmet ( Il Servizio ) di Fethullah Gulen. Mentre la Milli Gorus difende il “suprematismo” islamista dei Fratelli Musulmani, Gulen vorrebbe una Turchia ben integrata all’interno di una NATO cristiana e sionista. E’ lui la longa manus della CIA in Turchia.
Lo studioso del mondo musulmano, Pier Francesco Zarcone, che si autodefinisce comunista libertario, in un lungo saggio mette in evidenza il filosionismo di Gulen e cita, con estrema precisione, alcune tappe biografiche ( e politiche ) di grande interesse. Leggiamo:
‘’ Nel 2007 il Fbi (notoriamente non sempre in sintonia con la Cia) non gli concesse il nulla-osta per la residenza permanente e durante il processo innanzi al tribunale federale di Philadelphia per l’ottenimento dell’agognata green card, il procuratore distrettuale ne chiese il diniego per sospetto finanziamento straniero e per i non chiari legami con la Cia. Sembrava che l’espulsione fosse dietro l’angolo: a salvare Gülen intervennero Cia, Dipartimento di Stato, Condoleezza Rice in persona, il Vaticano attraverso il portavoce della Conferenza episcopale turca (Georges Marovitch), l’ex ambasciatore statunitense in Turchia Morton Abramowitz, e Graham Fuller ex responsabile della stazione Cia di Kabul. In conclusione, Gülen ha avuto la green card’’
Erdogan è stato alleato di Gulen fino al 2010 quando ‘’sono sorti i primi dissapori in occasione dell’attacco israeliano alla nave umanitaria turca Mavi Marmara: Gülen in un’intervista criticò gli organizzatori della spedizione di soccorso a Gaza accusandoli di non aver rispettato l’autorità dello Stato ebraico’’. Questo ‘’teorico neoliberista’’ rappresenta un vero ‘’Stato nello Stato’’: gestisce centinaia di scuole, controlla una buona parte dei mass media, ha una grande influenza sui servizi segreti e, come se non bastasse, nello stesso tempo – ecco il grande paradosso – controlla delle cellule jihadiste.. Nonostante ciò cerca il dialogo con le componenti più moderate dell’Hdp. Alla luce di tutto ciò non è inverosimile l’ipotesi di una possibile seconda ( o terza ) regia dell’attentato.
Insomma, Erdogan non è il padrone dello Stato neoliberista turco (o comunque non l’unico…) e una parte dello stesso M.I.T. appoggerebbe – da quello che sta emergendo – la balcanizzazione della nazione turca. Questa ipotesi potrebbe essere funzionale alla realizzazione di quella NATO cristiana e sionista auspicata da Gulen. La posta in gioco è alta ( ed Erdogan ben lo sa ): lo Stato turco rischia di essere diviso in tanti piccoli Stati etnici sempre il lotta fra loro e sottoposti ai dettati di Washington e Tel Aviv.
Torniamo alla strage di Ankara: l’attentato ha indebolito o rafforzato politicamente il partito curdo? Da un certo punto di vista, sia sul piano interno che dal punto di vista del prestigio e dell’immagine internazionale, ne esce rafforzato (il che non significa, ovviamente, che abbia organizzato l’attentato…). E’ però inevitabile, arrivati a questo punto, porsi la domanda:”Perché Erdogan – che è sicuramente un leader autoritario di destra – avrebbe dovuto farsi mandante di una strage per la quale ora il mondo intero (magari a ragione!), vorrebbe metterlo alla gogna?
Il “sultano” neo-ottomano Erdogan è uno dei promotori dell’ISIS, ha pianificato la distruzione della Siria baathista ed ospita basi militari israeliane di cui una proprio a pochi kilometri dal confine siriano. Solo ora ci si indigna per i suoi numerosi crimini? Da anni le carceri turche sono piene di oppositori politici – comunisti, socialisti, musulmani sciiti – ma a quanto pare una ‘’strage contro i curdi’’ pare che abbia un peso diverso. A cosa si deve questa ‘’indignazione selettiva’’?
Bahar Kimyongur ha definito il caudillo di Ankara come ‘’un jihadista dal colletto bianco e un criminale di guerra accolto dall’Ue’’, e io personalmente sottoscrivo in pieno le sue parole con una aggiunta: la strage di Ankara riflette, nient’altro, che la lotta per il potere all’interno dell’elite dominante turca. Erdogan è solo uno degli attori, ma la regia è multipla.
https://www.linterferenza.info/contributi/sinistra-turca-e-questione-curda/
http://www.voltairenet.org/article188290.html
http://utopiarossa.blogspot.it/2013/12/corruzione-e-crisi-politica-in-turchia.html

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