Il neoliberismo di Marine Le Pen e la sua lunga marcia verso Israele

1)L’affermazione politica del Front Nazional e la diffusa fascinazione che sta esercitando questa forza politica su molti settori popolari, mi spinge a riprendere alcune mie lontane riflessioni riguardanti questa organizzazione di estrema destra, neo-liberista e, come vedremo, filo-sionista. Mi accingo, dunque, ad analizzare gli stretti rapporti che intercorrono fra neofascismo e sionismo e fra la destra post-neo-fascista ed Israele. L’articolo pubblicato su questo giornale https://www.linterferenza.info/contributi/lestrema-destra-neofascista-manovalanza-degli-usa-e-di-israele/ si propone di inquadrare ideologicamente la destra postfascista all’interno del più vasto campo della ideologia neoconservatrice Usa.

Proprio a partire da questo assunto vedremo come il progetto imperialistico di Marine Le Pen sia funzionale ai progetti imperialistici israeliani che troverebbero nella Francia neocolonialista un valido appoggio. I lavori di ricerca che propongo all’attenzione dei lettori, infatti, hanno una comune radice: individuando nell’ “islamofobia” l’elemento che accomuna il neofascismo tradizionale e molte organizzazioni della destra radicale filo statunitensi e filoisraeliane.

Il caso del Front National è eloquente ma prima di tutto è importante dimostrare che questa organizzazione non ha nulla di progressista per quanto riguarda il suo programma politico ed economico.

Per dimostrare l’estraneità della Le Pen a qualsiasi autentica critica del capitalismo spenderò qualche parola sul “sovranismo di destra” che caratterizza questa organizzazione, prodotto diretto del neofascismo, anche se bisogna evitare semplificazioni fuorvianti che ci porterebbero fuori strada..

Parto quindi da un discorso pronunciato nel 2011 proprio dalla signora Marine Le Pen che dice: ‘’ Oggi non abbiamo più il controllo delle nostre frontiere perchè, dopo aver soppresso le nostre frontiere nazionali, abbiamo ceduto l’integrità territoriale francese ed europea ad un organismo europeo denominato Frontex. E siccome ho appena parlato di anonimato, faccio una domanda : I francesi sanno cosa sia il ’Frontex’? No, non lo sanno di certo’’. Il nazionalismo, ogniqualvolta si è spostato a destra ( per poi restarci definitivamente)  ha preso in esame, solo ed esclusivamente, questioni di confine ( Istria, Dalmazia, Trieste, ecc … ) ma mai di sovranità concepita come controllo e gestione delle risorse da parte di un governo popolare.

Fedele alla tradizione delle destre ( per loro stessa natura colonialistiche ed anti-popolari ) Marine Le Pen parla di sovranità ponendo il problema del controllo delle frontiere. E’ bene entrare nel merito dato che c’è molta confusione. Come prima cosa, chi vuole inquadrare il problema, deve mettersi in testa che le destre europee e occidentali non possono avere nessun titolo nel porre la questione della sovranità nazionale/popolare, intesa come controllo e gestione democratica e popolare delle risorse (naturali ed umane) di un territorio o di uno stato, per la semplice ragione che sono sempre state in prima fila nel portare avanti politiche colonialiste e imperialiste finalizzate a sfruttare i popoli, ad espropriarli delle risorse naturali e ad imporre con la forza regimi coloniali, infischiandosene  completamente di quella sovranità che esse per prime calpestavano (questo vale per tutti i paesi europei, compreso l’imperialismo straccione italiano ).

Non è un caso che la Le Pen celebri De Gaulle, il più lucido esponente dell’imperialismo francese, in questo modo: ‘’ Questi bei signori, per così dire illuminati, si sono forse dimenticati che la Francia è stata definita nella sua storia la «grande nazione» e che il genio del suo popolo l’ha fatta risplendere nel mondo intero? Bisogna forse ricordare loro che durante i secoli, il nostro Paese ha gestito l’intera emissione della propria moneta nazionale con il più grande beneficio per la sua economia e la sua prosperità? Si sono forse dimenticati che alla fine della guerra, c’è stata l’indipendente determinazione del Generale de Gaulle di rifiutare di vedersi imporre una valuta USA che i liberatori americani avevano importato insieme ai loro mezzi militari?’’

 

Certo, è proprio così, se si sostiene l’idea  di un imperialismo francese (e quello di De Gaulle fu il più coerente tentativo di creare un polo imperialistico europeo) bisogna necessariamente provare a svincolarsi dall’imperialismo americano. Resta però un problema: l’anti-americanismo per essere coerente e conseguente deve trasformarsi anche in antimperialismo (e anti-occidentalismo) mentre, le destre, sono perfettamente integrate nella cultura colonialistica e imperialistica occidentale ( questo lo ha spiegato bene l’intellettuale palestinese Edward Said che non a caso ha parlato di “Occidentalismo” ). Questo fa si che l’anti-americanismo della Le Pen sia solo di facciata. La lady sionista ( questa vuole essere una provocazione, quindi il lettore la colga in pieno!) parla di sovranità monetaria tenendo per mano il padrone di Tel Aviv e strizzando l’occhio a quello di Washington. Se non capiamo questo non cogliamo la sostanza dell’intera questione..

Ricordiamo anche che De Gaulle per difendersi dagli anglo-americani si mise nelle mani della famiglia Rothschild, scegliendo come primo ministro il procuratore della Banca centrale, George Pompidou, accusato poi dai gaullisti di sinistra di essere un anglofilo. Frequentazioni poco socialiste, soprattutto per uno (De Gaulle) che in Algeria e in Indocina si è sporcato le mani (di sangue…).

In estrema sintesi ritengo che le caratteristiche delle estreme destre europee, con prospettive di governo, siano queste:

(1) Insistono sulla sovranità senza portare nessuna reale critica all’imperialismo; il loro slogan  (quello con cui raccolgono consensi) è “fuori gli immigrati” e non certo ‘’fuori la Francia e l’Europa dalla NATO’’.

(2) Il Front National  si è di fatto configurato come l’ultima spiaggia delle rachitiche borghesie nazionali francesi messe relativamente nell’angolo dal grande capitale internazionale. Oggi i bianchi colonizzano i bianchi e l’imperialismo Usa si è potuto appoggiare, anche in Europa, a borghesie compradore simili, per molti aspetti, ai commissari dei Paesi Coloniali della metà del ‘900.

Che dire? Da questo punto di vista Napolitano, Monti e Sarcozy, sono molto simili a Pinochet, Mobutu e  Suharto. Non siamo in presenza della repressione del dissenso politico ma la funzione socio-economica è sostanzialmente identica.
2. Altri brevi rilievi: (1) l’islamofobia; (2) il passato glorioso della Francia a cui allude la signora Le Pen.

(1) Con l’islamofobia Marine Le Pen scimmiotta l’ideologia dei neo-conservatori Usa. Proporrei una duplice lettura: (1) l’ideologia neo-conservatrice nasce in Europa ( Spengler, Schmitt, Evola, ecc … ) e poi viene esportata negli Usa ( Leo Strauss, Novak, Pipes, ecc … ), quindi per comprendere la sottomissione dei gruppi dominanti europei a quelli d’oltre oceano bisogna considerare anche il riciclaggio delle vecchie destre, che da pan-europeiste si trasformano in pan-atlantiste; (2) una guerra imperialistica, combattuta con armi e tecnologia sofisticatissima, necessita di una guerra ideologica preventiva. Concetti come ‘’scontro di civiltà’’, ‘’supremazia del mondo occidentale’’, ‘’assolutizzazione del concetto di democrazia’’  e ‘’totalitarismo’’ si adattano benissimo non solo agli interessi dell’imperialismo USA ma anche a quelli dell’imperialismo francese.  Le vie dell’imperialismo sono infinite e l’odio verso l’Islam di Madame Le Pen ha delle ragioni socio-economiche che vanno oltre la mediocrità culturale del soggetto in questione.

 

(2) La ‘’grande Francia’’, dice la Le Pen. E’ chiaro che alla radice c’è una ideologia social-sciovinistica tipica della piccola borghesia che peraltro ha avuto risvolti comici negli Stati Uniti (si pensi al “gingoismo”). La difesa dei particolarismi (cosa ben diversa dalla difesa della sovranità nazionale) si traduce sempre in una sorta di superiorità o di supremazia etnica (di carattere ‘’razziale’’ e nazionale). Ecco, dunque, servita su un piatto, la matrice ideologica dell’imperialismo.

 

Marine Le Pen ha ricevuto messaggi di stima da parte dalle centrali sioniste occidentali; il suo partito si rifà all’esperienza politica della Repubblica di Vichy e raccoglie reduci della organizzazione terroristica, filo-sionista e filo-americana, chiamata OAS ( legata all’Aginter Press e sotto il controllo diretto della CIA). La stessa potenza imperialistica Usa potrebbe ad esempio, in queste circostanze, utilizzare una “capo popolo” filo-colonialista per destabilizzare l’Algeria, paese nella lista nera della CIA.  In parole povere, se in buona sostanza la Le Pen è un’ultima risorsa per la borghesia nazionale francese, è altrettanto certo che gli Usa non hanno nulla di cui temere da una sua eventuale affermazione politica che la portasse alla guida del paese.

I movimenti politici si giudicano partendo (1) dallo studio della loro genesi storica, (2) dalla analisi della natura di classe che questi hanno e (3) dalla individuazione della base sociale e del consenso ottenuto quindi – come direbbe Gramsci – dal loro blocco storico. Il lepenismo è un direttissimo prodotto del movimento reazionario di Poujade chiamato l’Unione della Difesa dei Commercianti e Artigiani (UDCA), un movimento che negli anni ‘50 difendeva la piccola borghesia sia contro il proletariato che contro “lo Stato vampiro”. Scusate ma questo antistatalismo non fu, in seguito, proprio lo slogan propagandistico di Ronald Reagan il quale, una volta, in televisione, rivolgendosi alla piccola borghesia americana, tagliò una banconota e disse:”lo Stato vi sta facendo questo”?. E non fu forse proprio il reaganismo l’anticamera di un nazional-neoliberismo che pose le basi per le aggressioni militariste dell’era Bush creandone le condizioni propizie? Madame Le Pen, come dicevamo, è l’ultima spiaggia per il colonialismo europeo; gli sono per ora sfavorevoli i rapporti di forza ma non è detto che la situazione non possa cambiare. Qualcuno obietterà:”Ma la Le Pen, se leggiamo con attenzione il suo programma, chiede uno Stato corporativo”. E’ possibile accettare in parte questa obiezione ed ammettere che il FN mescoli statalismo e neoliberismo (se è per questo anche il primo Mussolini) ma faccio anche notare come storicamente molti movimenti neocorporativisti divennero, al potere, neoliberisti. Un esempio su tutti è il movimento gremialista cileno di Guzman che divenne la lunga mano di Milton Friedman e degli Usa in Cile, dopo il golpe. Marine Le Pen ha forse mai rinnegato l’esperienza pinochetista? Ogni movimento politico deve fare sempre i conti con la storia, non si può transigere su questo; in caso contrario sarebbe una sorta di alieno politico e di certo il neofascismo non è tale.

Come giustamente obiettò Moreno Pasquinelli in risposta a Costanzo Preve: ‘’ Il sovranismo nazionale di per sé, se non è una convenzione semantica,  è solo un concetto che, calato nella pratica, può assumere diverse forme, e alle forme corrispondono diversi contenuti. Il sovranismo può essere revanchista, reazionario, sciovinista, razzista, fascista e imperialista, come appunto quello del Fronte Nazionale francese, o può essere, al contrario, antimperialista, socialista, internazionalista e rivoluzionario. Tra i più accaniti sovranisti, ad esempio, si annoverano nord-americani e israeliani, di cui speriamo Preve non nutrirà alcuna ammirazione — e che non vorrà, per una tarda infatuazione di matrice idealistica dello Stato-nazione, porre sullo stesso piano dei patriottismi cubano o palestinese’’.

Il patriottismo è da salutare positivamente quando ha un suo coerente percorso di natura socialista e antimperialista.  In virtù di ciò è da accogliere senz’altro positivamente lo spirito patriottico dei socialisti venezuelani e cubani, degli Hezbollah e di Hamas, ma mai di forze che hanno avuto legami con le destre fasciste e il colonialismo. Ogni autentica forza politica socialista e progressista europea deve innanzitutto recidere ogni legame con il passato imperialistico dello stato e della nazione di cui fa parte.

Il sovranismo della Le Pen (1) non prende in considerazione seriamente nessuna questione sociale interna ( quindi figuriamoci se può prendere in considerazione i diritti delle classi lavoratrici ), (2) come abbiamo già detto, è orientato verso un capitalismo corporativo senza, oltretutto, rinunciare al neo-liberismo.

In questo, la Le Pen al pari di Orban ( e forse, un domani, dei bonapartisti post-berlusconiani in Italia ), propone una ‘via nazionale al capitalismo neo-liberista’, svincolando, in parte ( in parte per i motivi suddetti ) la borghesia francese dai dettati degli Stati Uniti. Credo che dovremmo riflettere su questo aspetto: non solo la Le Pen si guarda bene dal proporre la nazionalizzazione della Banca Centrale, ma si oppone solo alla libera circolazione delle persone ( come la Lega Nord, del resto ), permettendo ( e promuovendo ? ) la libera circolazione dei capitali. Il FN oltre ad essere filo colonialista e neoliberista ha profonde radici razziste. Cosa fomenta la signora Le Pen? Un ritorno in grande stile al razzismo antiarabo che è una delle principali vergogne d quella Grande Francia a cui lei fa riferimento. Chi simpatizza per la signora Le Pen non può continuare a decontestualizzare la critica all’Euro senza ricollegarla a tutta una serie di politiche sociali conseguenti. Come ignorare il razzismo del FN e non pensare che un partito politico non può scrollarsi dalla sera alla mattina di quella che è stata la sua ragion d’essere (e sulla quale ha da sempre raccolto consensi). E’ davvero ingenuo questo modo di procedere, è come pensare che sia possibile uno spostamento a sinistra di ex militanti del MSI ( Movimento Sociale Italiano ), una cosa che non sta né in cielo e né in terra.

Credo, oltretutto, che sbagli di grosso chi crede che il Front National sia strategicamente contro l’Unione Europea, e suggerisco a questi commentatori di operare una distinzione fra tattica e strategia politica, fra gli slogan, la propaganda e l’orientamento strategico di un movimento. Il FN è contro una UE che abbia come centrale di comando Londra, quindi propone una revisione degli ultimi passaggi di questo processo di integrazione – principalmente dal 1992 in poi – guardando con favore ad un Asse Parigi-Berlino. Per fare questo è necessario il consenso di una parte dell’oligarchia russa e soprattutto di Israele, la patria del sionismo più bellicoso.

Quindi che cos’è il FN ? Il FN è una organizzazione di destra anticomunista ( antipopolare e razzista ) che si oppone ad ogni forma di vero progresso sociale. La matrice ideologica è quella della destra statunitense e dei neocon: (1) supremazia bianca  (2) antisocialismo e militarismo; (3) razzismo ed islamofobia. In cosa si differenzia la Le Pen da Bush ? Praticamente in nulla, ideologicamente parlando, solo che per garantire la ripresa della tradizione colonialista francese ( e qui sta la differenza ), Marine Le Pen deve defilarsi geopoliticamente e cercare l’appoggio dei settori più tradizionalisti della Russia.

Il sostegno di Israele al FN è cruciale ed è bene portare alcuni esempi.

Nel novembre del 2011 Marine Le Pen incontra a New York l’ambasciatore israeliano negli Usa, Ron Prosor. Nonostante Israele pubblicamente non tratti l’episodio con entusiasmo, sottobanco i rapporti crescono.

Nello stesso anno il vicepresidente, Louis Aliot, parte per Tel Aviv accompagnato dal sionista di ferro, un militarista likudista, Michel Thooris. Questo signore è un apologeta della politica simil-fascista di Netanyahu e giustificò l’aggressione imperialista contro il Libano nel 2006 ed il massacro perpetrato durante l’operazione “Piombo Fuso” nel 2008. I rapporti si stringono e Thooris sarà accanto la Le Pen nelle elezioni del 2012. Sempre Aliot rassicurò la lobby sionista che la Francia avrebbe appoggiato sempre Israele contro il mondo arabo e islamico e Marine Le Pen prese le difese dei picchiatori razzisti della Lega di difesa ebraica.

Non per essere ripetitivo ma il FN si accompagna in Europa ai seguenti partiti ultranazionalisti. Non è la prima volta che riportiamo un breve elenco delle destre europee ma è bene riprenderne visione:

Bloc Identitaire (Francia), British National Party (UK), CasaPound Italia (Italia), Dansk Folkeparti (Danimarca), English Defence League (UK), Front National (Francia), Partij voor de Vrijheid (PVV, Olanda), Die Freiheit (Germania), Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ, Austria), Fremskrittspartiet (Norvegia), Lega Nord (Italia), Perussuomalaiset (Finlandia), Sverigedemokraterna (Svezia) e Vlaams Belang (Belgio).

 

Cosa salta all’occhio dell’osservatore scrupoloso? In primis si mescolano organizzazioni neofasciste ( come i belgi di Vlaams Belang, il Bloc Identitaire francese e l’italiana CasaPound ) con organizzazioni della destra tradizionalista ma anche neoliberista ( es. la Lega Nord ). Ancora: tutte queste organizzazioni sono filoisraeliane e alcune fanno anche apologia del sionismo ( si pensi agli olandesi di Partij voor de Vrijheid il cui leader vanta pubblicamente stretti rapporti col Mossad ). La Lega Nord, in Italia, è l’anello di congiunzione fra la destra neoliberista e quella neofascista e non a caso Mario Borghezio vanta stretti rapporti sia con reduci stragisti di Avanguardia Nazionale (ha partecipato ad un recente convegno, nel Lazio, presieduto dal terrorista nero Stefano Delle Chiaie ) che con l’atlantica CasaPound.  E’ in quest’ ottica – legami fra neofascismo, servizi segreti e simpatie per l’ideologia neoconservatrice Usa – che dobbiamo leggere i viaggi a Washington e a Tel Aviv di alcuni membri del FN? Eppure già i reduci dell’OAS che fondarono il FN furono appoggiati dal Mossad nella lotta contro i patrioti algerini e il “nasserismo”. In quali termini i rapporti si sono evoluti? Possiamo porre questa domanda: dall’appoggio occulto – servizi segreti e stragismo – si è passati alla progettualità politica? La Le Pen sarà la donna di Israele e della lobby sionista in Francia? Aspettiamo a dirlo ma le domande poste hanno un loro fondamento e mi pare che il cuore della questione sia proprio questa. Faccio una provocazione: il Front National potrebbe essere il volto legale dell’Aginter Press (organizzazione anticomunista che si infiltrò in molti movimenti degli anni ’70 ed etero diretta della CIA ). Certo, si tratta di affermazioni forti ma una seria riflessione politica non può escluderlo affatto.

Molti giornalisti hanno sottolineato l’appoggio di singoli intellettuali – come Alain Soral – che da filo-arabi hanno finito per appoggiare il FN. Ma gli intellettuali, spesso vanitosi e alla costante ricerca di visibilità (in Italia abbiamo numerosi esempi), sono spesso disposti a tutto pur di finire sulla copertina di un magazine di grido. Come, invece, ignorare un’ intera macchina burocratica che si è mossa in direzione di Tel Aviv ? Come fare finta di nulla e non vedere che si è costituita una vera e propria Internazionale islamofoba, con i partiti prima citati, e che il FN è ben incastonato in questo sistema? Credo che sia necessario capire che non è il singolo intellettuale e le sue fissazioni mentali a ‘fare un movimento’ ma la prospettiva complessiva – sia in termini di politica interna che estera – di questo, oltre alla sua capacità di riciclarsi, ossia la sua vocazione trasformistica ed opportunista. La prossimità fra il partito lepenista e l governo israeliano è evidente.

 

Fino ad ora l’elemento che abbiamo messo maggiormente a fuoco è il carattere neoliberista dell’ organizzazione politica guidata da Marine Le Pen. Chiediamoci cosa potrebbe succedere se quest’ultima  applicasse il suo programma; che risultati potrebbero scaturirne? Cosa succederebbe se il FN governasse la Francia ?

Il risultato non potrebbe che essere una macelleria sociale interna unita ad una sempre crescente aggressività imperialistica della potenza francese. Un programma razzista ed anti-operaio che ha portato dentro il FN il peggio della società francese: dalle masse “plebeizzate” alla piccola borghesia arrabbiata, dai grandi capitalisti alle centrali sioniste,dalle attrici e pornostar in carriera ai bottegai. Uno schieramento di forze  che riesce a coniugare spinte e pulsioni xenofobe e razziste con il sostegno al sionismo. La qual cosa  non ha di certo preoccupato gli Usa dato che questa signora, prima delle elezioni del 2012, ‘’ È poi volata a New York ai primi di novembre e ha incontrato per 20 minuti l’Ambasciatore d’Israele all’Onu, Ron Prosor. E il quotidiano Haaretz le concede una possibilità, purché la condanna dell’anti-semitismo sia “chiara e forte”. A Palm Beach, Marine ha cenato con 200 repubblicani del Tea Party da Bill Diamond, finanziatore ebreo di Rudolph Giuliani. E per un soffio non è stata accolta da vip al Museo della Shoah a Washington. Che il secondo turno sia dietro l’angolo?’’.

 

Ci spiegassero i sostenitori del superamento della dicotomia destra/sinistra se questa signora è in grado di destabilizzare il sistema di comando che poggia sulla NATO e sull’Euro. Per quanto mi riguarda, non resta che seguire il monito di Virgilio che disse a Dante “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Una cosa sola: di fronte ad un tentativo di svolta reazionaria e neoliberista le classi lavoratrici dovranno ricorrere ad ampie mobilitazioni.

Approfondimenti

1. Giorgio Galli in un suo lavoro sulla destra europea scrive : ‘’La ferita di Dien Bien Phu e di Algeri non si è mai rimarginata. Essa ha impedito, con i suoi riflessi sull’orgoglio gollista, un più rapido processo di unificazione dell’Europa nella fase di ascesa del riformismo. I legionari e i paras d’Indocina e di Algeri, i loro superstiti ufficiali ( i ‘soldats perdus’ di De Gaulle ) che hanno inseguito la disperata avventura dell’OAS, sono, sinora, gli ultimi eroi combattenti della destra radicale europea e nello stesso tempo coloro che le hanno lasciato in eredità passiva l’occasione mancata costituita dall’unificazione europea. I loro continuatori sono i combattenti americani nel Vietnam, di cui si tratterà nel capitalismo successivo’’ ( Giorgio Galli, La crisi italiana e la Destra internazionale, Arnoldo Mondadori Editore ).

La destra radicale post-fascista, in funzione anti-comunista, diventò uno strumento provocatorio e stragista degli Usa: i neofascisti hanno appoggiato Israele contro i popoli arabi e la Rhodesia bianca contro i movimenti di liberazione nazionale africani. Hanno appoggiato il Sudafrica razzista ed esaltato tutti i colpi di stato neo-liberisti appoggiati dalla CIA.

La svolta filo-americana della destra pan-europeista ( da sempre apparentata con molte organizzazioni sioniste, si pensi all’accordo del regime nazista con la borghesia ebraica, nel 1935, a Praga ) riflette la debolezza delle classi dirigenti europee. Gli aspetti che mi sembrano importanti, in questo caso, sono due: (1) per mantenere il loro potere e contenere il movimento operaio quelle stesse calssi dirgenti non potevano che mettersi al servizio di Washington (quindi insozzarsi le mani per conto di un padrone molto più potente ); (2) un ruolo di primo piano venne affidato ai militari ed ai servizi segreti ( dai neofascisti definiti i ‘corpi sani dello stato’ ) i quali, in modo criminale, cercarono di difendere le manovre imperialistiche dei singoli paesi all’interno della NATO.

2. Il carattere filo-imperialista della Le Pen è confermato anche dal modo attraverso cui questa signora filo sionista ha salutato l’ aggressione imperialistica al Mali:

“Miei cari compatrioti della Francia metropolitana, d’oltremare e stabiliti all’estero, si impone un’illuminazione politica sull’offensiva lanciata dalla Francia contro i fondamentalisti islamici nel Mali. Sì, lo sapete, noi sosteniamo l’operazione francese. Perché è una risposta legittima alla richiesta del governo moderato di un paese amico, francofono e alleato storico della Francia. La Francia potenza mondiale, la Francia potenza d’equilibrio ha dei doveri particolari nel mondo, che si onorerà nell’interesse delle nazioni amiche e nel nostro interesse superiore quando la causa è giusta. È il caso questa volta. Tanto più che la Francia e il Mali sono legati da una cooperazione di difesa, cosa che rende del resto molto superficiali e inutili i dibattiti sul coinvolgimento o non della NATO o dell’Unione europea. La Francia è una grande potenza, che ha le capacità di effettuare autonomamente quando necessario, senza avere bisogno di essere necessariamente il vassallo di qualcuno. Se le coalizioni sono a volte necessarie, spetta alla Francia e solo ad essa determinare l’interesse o no della sua partecipazione. L’avanzata islamista nel Mali deve essere interrotta. Mi fido dei nostri soldati coraggiosi e del nostro esercito per pervenirvi al più presto possibile. Permettetemi a questo punto un pensiero commosso e rattristato per le famiglie dei nostri soldati già scomparsi in questa operazione e per le vittime francesi del tentativo di liberazione del nostro ostaggio in Somalia. La loro morte non sarà stata inutile, ed è per la Francia che il combattimento sarà stato condotto con coraggio. Da questo intervento nel Mali dipende la sicurezza della regione, la sicurezza dei nostri connazionali e la sicurezza dell’Europa e la Francia, che non hanno alcun interesse a vedere lo svilupparsi un nuovo scomparto fondamentalista a migliaia di chilometri dai loro confini e che potrebbe, senza un intervento, diffondersi domani in numerosi altri paesi africani.”

Tutto ciò a discapito del diritto all’autodeterminazione del popolo del Mali che ha dimostrato, memore peraltro dei crimini del colonialismo francese, un forte sentimento anti-coloniale opponendosi, armi in pugno, all’aggressione neo-coloniale.

La Le Pen parla per bocca dei capitalisti francesi ma quando dice ‘’ L’avanzata islamista nel Mali deve essere interrotta’’, non può che avere il plauso di Tel Aviv.

3. In questa intervista Le Pen padre, a dimostrazione del suo servilismo verso la CIA esalta Pinochet, e a comprova della sua fede fascista difende Franco. E’ l’emblema del neofascismo passato armi e bagagli dalla parte dell’imperialismo americano, cosa che, anche ora, i ‘fascisti euroasiatici’, hanno problemi a confutare e rinnegano con una certa vergogna, vergogna per il loro inglorioso ed oscuro passato. http://www.youtube.com/watch?v=zJ3-G78vQ-0

Ricordo anche, per concludere, che Jean Marie Le Pen fu paracadutista dell’esercito francese nelle guerre coloniali in Indocina, durante l’aggressione del ’56 a Suez ( aggressione sostenuta da Israele ) e prese parte alla Battaglia di Algeri contro il Fronte di liberazione nazionale algerino. Quanto ha influito tutto questo sulla formazione di Marine?.

 

 

 

 

7 commenti per “Il neoliberismo di Marine Le Pen e la sua lunga marcia verso Israele

  1. Sandro Marroni
    27 novembre 2014 at 11:29

    Non ho alcuna difficoltà’ a credere che Marine Le Pen sia filo-sionista,come afferma l’amico Stefano,sempre documentatissimo e che apprezzo molto,ma lo e’ come tutti gli altri,Hollande in testa.Ed e’ così’ per tutti i partiti in Francia ed Italia,a parte alcuni gruppuscoli di sinistra radicale e destra sociale estrema.E’ giusto e corretto bollarla di filo-sionismo,ma cio’ e’ gravemente insufficiente,almeno per bloccare l’avanzata delle destre o pseudo-destre,che anche in Italia con la Lega,continuano ad aumentare i loro votanti,pescando tra le classi sociali che trent’anni fa avrebbero votato a sinistra,ma che la sinistra ha colpevolmente lasciato in balia di rigurgiti più’ o meno fascisti.Ricordo le critiche che ricevetti,quando prima delle elezioni presidenziali francesi pubblicai su FB il programma del Front National,accodandomi alla dichiarazione di voto di Preve che disse che il programma di Le Pen non era male e che al primo turno l’avrebbe votata.Fui anche comprensibilmente criticato da alcuni compagni,ma pur comprendendo le loro critiche,oggettivamente dovetti convenire con Preve che il programma di Le Pen,aveva “più’ senso” di quelli della pseudo-sinistra,che poi premio’ l’europeista massone Hollande.Innanzitutto non taceva sul problema dell’immigrazione e del controllo della stessa,reclamava il controllo delle frontiere nazionali,rilanciando lo stato nazionale come ultimo baluardo e speranza per il popolo.Ovviamente affrontava queste tematiche “da destra”,e non ero certo d’accordo sui metodi proposti,ma mi sentivo equidistante anche dalla pseudo-sinistra finto-buonista.Ovviamente la credibilità’ di Le Pen,era tutta da valutare,ma diceva cose che la sinistra non dice,temi che la sinistra non affronta,e quindi e’ normale che si sia impadronita(in Italia e’ bastato il ridicolo Salvini) di parte delle masse lavoratrici,certamente attratte artatamente da facili slogan,ma lasciati alla deriva da una sinistra che tace e che alza la voce ormai solo per dare il bollino di “fascista” a chi si azzarda a violare i comandamenti marxisti e che si auto-relega ad essere così’prevalentemente testamentaria ed ininfluente.Combattere e smascherare “populisti” alla Le Pen e alla Salvini e’ sacrosanto,ma non affrontare tematiche come l’immigrazione e il rilancio dello stato nazionale per opporsi a questa globalizzazione oscena,che vuol rinchiudere l’Europa in un unico grande mercato americanizzato a matrice sionista,non e’ forse un compito prassisticamente più’ urgente???Eppure molti compagni,concordano con Marx quando afferma che la rivoluzione deve partire da un piano nazionale.Allora perché’ questo silenzio assordante?

    • Fabrizio Marchi
      27 novembre 2014 at 12:49

      Caro Sandro, Preve sbagliò a dare indicazione di voto per la Le Pen, fu uno dei suoi più grandi errori politici se non forse il più grande da cui presero le distanze, te lo posso assicurare perché lo so con certezza anche quelli che gli erano più vicini, i suoi allievi e i suoi amici più cari. La rivista che a lui faceva riferimento, Comunismo e Comunità, pubblicò addirittura un lungo documento che ora non trovo più ma che puoi recuperare senz’altro in cui si dissociava ufficialmente da quella posizione da lui stesso assunta.
      Ciò detto, esprimo la mia opinione (che tu conosci benissimo, ma dal momento che hai pubblicato questo commento, mi tocca risponderti, anche per chiarire la linea del giornale da me diretto…) nel merito.
      La sacrosanta critica alla attuale “sinistra” e alla ideologia “politicamente corretta”, entrambe strumenti del sistema capitalistico, NON deve assolutamente significare o comportare un recupero della destra, in tutte le sue salse, correnti e sottocorrenti che è, esattamente come l’attuale “sinistra”, un altro strumento dello stesso sistema capitalistico.
      Il fatto che, assai furbescamente, la cosiddetta “nuova destra” (non è un caso che la stiamo studiando con tanta attenzione grazie al nostro bravo Matteo Luca Andriola, per comprenderla e per poterla meglio combattere, non certo perché le vogliamo fare pubblicità né tanto meno perché gli strizziamo l’occhiolino…) di cui il Front National è una delle espressioni (poi quanto “nuovo” sia il Front National è tutto da vedere ma insomma, ci capiamo…) abbia assunto e assuma posizioni solo APPARENTEMENTE anticapitaliste (più che altro antieuropeiste) che possono però trarre in inganno tanta gente giustamente delusa da una “sinistra” del tutto subalterna se non addirittura asservita al capitale, non deve però trarre in inganno noi, il cui compito, caro Sandro, è proprio quello di svelare la menzogna rappresentata dalla attuale “sinistra” ma anche dall’attuale destra (senza virgolette, quella vera), che si finge anticapitalista, antieuropeista e addirittura antimperialista (mi viene da ridere mentre lo scrivo…) ma che in realtà è tutta interna al sistema capitalistico e ne rappresenta la sua versione neotradizionalista e neo reazionara, in competizione, diciamo così, con la versione liberal e politically correct rappresentata appunto dalla “sinistra” (attuale).
      Se non capiamo questo, oltre a commettere un errore interpretativo ENORME, corriamo il rischio di andare dietro le lucciole o a caccia di farfalle, come si suol dire. Tradotto, di cadere nella trappola demagogica studiata a tavolino dalla “nuova destra” (ma supportata e alimentata dal sistema capitalistico che ne ha bisogno, come ha bisogno della variante liberal e politically correct) che ha capito perfettamente lo spazio politico che può avere, come tu stesso giustamente facevi notare, proprio a causa del vuoto assoluto che c’è a sinistra.
      La destra è sempre stata molto abile da questo punto di vista, soprattutto nel cavalcare opportunisticamente istanze sociali e rivendicazioni in linea teorica ma anche pratica, valide, approfittando appunto dell’assenza di una forza politica autenticamente di Sinistra (S maiuscola e senza virgolette). E’ successo sempre e ovunque nella storia, potrei portarti decine di esempi, a cominciare dal fascismo nostrano mussoliniano fino al peronismo e oggi al lepenismo (ma ne potrei portare mille altri). E’ il gioco che ha sempre attuato la destra e mi meraviglio, devo essere onesto, che un uomo così lucido come te possa in qualche modo se non cadere nella trappola, ammiccare pericolosamente.
      Il fascismo, vecchio e nuovo, riveduto e corretto, in tutte le sue salse, NON è mai stato, NON è e NON sarà mai una ideologia e un progetto politico anticapitalista e antimperialista, per la semplice ragione che il Fascismo, sia dal punto di vista ideologico (e qui dovrei parlare molto ma non lo faccio perché altrimenti dovrei scrivere per ore…) che da quello politico è esso stesso una variante ideologica e politica del capitalismo.
      Se non capiamo questo, non abbiamo capito nulla della natura profonda, ideologica e politica del Fascismo.
      Costanzo Preve era un gran pensatore ma un pessimo politico e un uomo troppo ingenuo. Ma in questo caso, fra tanti meriti, ne ha commesso anche uno di ordine teoretico, quando cioè ha teorizzato la fine della dicotomia fascismo-antifascismo, sostenendo che non ha più senso l’antifascismo in assenza di fascismo.
      Sbagliava, e di grosso, perché il fascismo è una latenza che è sempre presente e che può sempre essere utilizzata, al bisogno. E proprio i fatti di questo periodo storico, quanto accade e sta accadendo in Ucraina, in Grecia, in Francia, in Gran Bretagna, in Austria e anche in Italia, dimostrano che il fascismo esiste, è vivo e vegeto e opera sia pur, ovviamente , in forme assai diverse l’una dall’altra a seconda dei contesti. Quindi se da una parte (Ucraina e Grecia) abbiamo il fascismo vecchio stampo stile manovalanza del terrore, dall’altra (vedi Francia, Italia, GB e in generale tutta l’Europa occidentale), abbiamo, ovviamente, altrimenti non avrebbe nessuna presa e nessun appeal, un fascismo che opera in maniera diversa, assai più astuto, politicamente smaliziato, capace di assimilare e fare propri alcuni concetti della sinistra (ecologismo, decrescita, un certo qual antimperialismo sia pur di facciata, l’antiamericanismo ecc. ), di portare avanti istanze sociali anche condivisibili e anche di cambiare volto e immagine di se, quella più impresentabile che, come dicevamo, lo condannerebbe all’isolamento politico e gli impedirebbe di crescere in consensi.
      Ora, che tanta gente politicamente sprovveduta, vada dietro alle sirene dei neofascisti in tutte le loro salse, è senz ‘altro comprensibile ed è un fatto che va affrontato, analizzato e interpretato con il massimo della serietà e senza nessun atteggiamento spocchioso o presuntuoso. Anzi, sarà necessario fare un lavoro paziente per cercare di recuperare, sotto questo profilo, e non sarà certo facile (anche per questo nasce un giornale come l’Interferenza).
      Ma noi no, noi non possiamo sbandare, le persone che hanno un background politico e soprattutto hanno gli strumenti (leggi la critica marxista ma non solo) per capire quale sia effettivamente la natura delle cose, NON possono cadere nella trappola.
      Preve ci era caduto, non so se per ingenuità, per il gusto della provocazione o per risentimento verso quella “sinistra” che lo aveva emarginato e isolato.
      Resta il fatto che ha commesso un errore – GRAVE – di ordine teoretico e politico che anche i suoi allievi stanno tuttora scontando.

      • sandro marroni
        27 novembre 2014 at 19:56

        Rispondo brevemente ad entrambi qui:Fabrizio,io non ammicco alle destre ne’ l’ho mai fatto,perché’ considero argomenti come il controllo delle frontiere e dell’immigrazione e il recupero della centralità’ dello stato nazionale,argomenti che la sinistra dovrebbe far suoi,e se ho citato Le Pen non e’ stato per affinità’ politica,essendo io comunista,ma per sottolineare le assenze colpevoli della sinistra:Stefano concordo,ma mancano nella tua analisi,accenni a queglii argomenti di cui sopra,perché’ si e’ ormai accettato che Europa dev’essere e che ormai tornare agli stati nazionali e’ obsoleto ed impraticabile.Ma personalmente non condivido questo passaggio.Per me e’ l’unica strada.

  2. Stefano Zecchinelli
    27 novembre 2014 at 12:38

    Caro Sandro, la questione è molto semplice:si stanno creando in Europa le condizioni per un fronte ampio di SINISTRA contro l’Euro perchè non lavorare in tali contesti ?

    Mi sembra di aver spiegato come (1) la Le Pen sia per un asse europeista Parigi-Berlino quindi non contesta il processo di intergrazione europeo ma alcuni suoi sviluppi interni principalmente degli ultimi quindi anni. (2) Marine Le Pen non critica il neoliberismo non opponendosi alla libera circolazione di capitali.

    Domanda: usciamo dall’Unione IMPERIALISTICA Europea per costruire quale società ? Lasciare irrisolto questo quesito è irresponsabile perchè il FN, come ben sai, è il punto di arrivo politico del peggio del colonialismo francese. Lo stesso Jean Marie Le Pen fu militare durante l’aggressione all’Algeria e tenne rapporti con l’OAS. Possiamo appoggiare una organizzazione con un bagaglio storico di tale tipo ed alleata con CasaPound e la Lega Nord solo, per la vana speranza, che ci porti via dall’Euro ? E se fosse una furbata politica ? Per favore, siamo seri.

    Ti ricordo anche che una uscita da destra sarebbe una catastrofe. Si lascerebbe l’UE per restare nella sfera di comando occidentale, quindi i paesi capitalistici a cui hai fatto, al momento, un danno te la farebbero pagare boicottandoti sui mercati internazionali e rendendo vano il tuo protezionismo d’accattone. Altra cosa una uscita da sinistra, ma ripeto: deve farlo una sinistra antimperialista da costruire con perseveranza.

    Le destre possono essere corporativiste o neoliberiste, la Le Pen ( al pari di Orban ) ha i germi di entrabe le componenti del fronte borghese e reazionario.

    I rapporti con Israele e la lobby sionista in Francia ( la stessa che ha distrutto la vita di Roger Garaudy ) ? Ma ti sembrano poca roba. Io credo che sia un elemento qualificante e di particolare gravità. Ciao !

    • Sandro Marroni
      28 novembre 2014 at 10:28

      Si sottovaluta,mentre giustamente si smascherano tentativi populistici ed ogni forma di fascismo “mascherato”,e si accetta,non combattendolo nei fatti,l’unico fascismo(ben più’ a destra di Hitler e Mussolini) che oggi sta facendo dell’Italia e dell’Europa,una succursale commerciale degli States,cioè’ l’UE!Non si combatte l’UE con l’unica via realmente percorribile,cioè’ il ritorno agli stati nazionali sovrani,perché’ il concetto di sovranità’ nazionale,patriottismo,controllo del territorio ,delle frontiere(come invece fanno ovviamente paesi socialisti come Cuba ecc.) perché’ sono questi concetti che la sinistra ha lasciato negli anni alla destra e non ci si vuole sporcare l’immacolata uniforme marxista con queste tematiche.Si sottende quindi,che l’Europa unita sia comunque un fatto irreversibile,gongolandosi anche un po’,nel ritenere che si vada in questo modo verso un tracciato,già’ enunciato da Marx 150 anni fa,di una globalizzazione,che in effetti sta avvenendo,ma che poi(quando saremo tutti morti) porterà’ ad una rivolta globale degli oppressi.Non si fa il possibile inseguendo la teleologia marxiana,ma in realtà’,si scimmiotta Toni Negri.Questo e’ cio’che penso.

      • Fabrizio Marchi
        28 novembre 2014 at 20:35

        Bè, caro Sandro, sempre ammesso che tu ti sta rivolgendo a noi, questa è una critica che proprio non puoi farci…Non mi pare proprio che noi sottovalutiamo o peggio accettiamo supinamente quanto ci vene proposto dall’UE. Ti risulta questo? Non credo proprio, suppongo quindi che tu parli in generale, non a noi…Anzi, stiamo sostenendo attivamente il dibattito che è in corso in alcuni settori della sinistra sulla eventualità di una possibile uscita “da sinistra” dall’euro. Ipotesi per la verità ad oggi assai poco probabile, però la discussione è in atto e vede la partecipazione di autorevoli economisti come ad esempio Giacchè (che ha scritto anche un articolo su questo giornale) e altri.
        Non sono un esperto di economia quindi non sarei in grado di pronunciarmi sulla possibilità di uscire dall’euro. Dal punto di vista politico ti direi senz’altro di si, dal momento che l’UE è un progetto capitalista e imperialista. Non ci illudiamo però che un’uscita “da destra” dall’euro sia il sol dell’avvenir. Abbiamo spiegato ormai tante volte quale sia la reale natura delle forze di destra o della cosiddetta nuova destra antieuropeiste e francamente non ci vedo nulla che possa corrispondere anche vagamente a un’idea di società che in qualche modo possa avvicinarsi a quella che ho in testa. E non è certo sufficiente dire “usciamo dall’euro” per essere anticapitalisti o antimperialisti.
        Però, se me lo permetti, da parte tua (e non solo tua) c’è un vizio di fondo E cioè ogniqualvolta noi sottoponiamo a dura critica la destra tu e anche altri immediatamente rispondete “Si, ma la sinistra, il PD sono peggio…ecc. ecc. ecc.”.
        Innanzitutto, come sai, noi bombardiamo sull’attuale “sinistra” forse più di quanto non bombardiamo a destra (perchè il bombardamento a destra, dal nostro punto di vista, lo diamo per scontato), e poi, ripeto, ad abbandonare la sinistra per andare a destra sono capaci tutti, che ci vuole. La nostra scommessa, nel nostro piccolo s’intende, è molto più alta, ed è cioè quella di mettere il nostro piccolo mattoncino alla costruzione di una “nuova sinistra”, di una “nouvelle gauche”, diciamo così, mutuando il termine dalla “nouvelle droit” francese.
        Ecco, io credo che i tempi siano maturi per cominciare a delineare e a mettere sul piatto questa prospettiva che per ora sta muovendo i suoi primi vagiti solo a livello culturale ma non è detto che un domani non possa avere gambe politiche.
        Si vedrà.
        Sul paragone che ha paventato fra la UE e Hitler e Mussolini sarei un po’ più cauto; la tua mi sembra più una boutade, con tutte le critiche strutturali possibili a quello che, ripeto, è un progetto capitalista, cioè l’UE, mi pare che il paragone con Hitler e il nazismo sia francamente un po’ sopra le righe…

  3. 4 dicembre 2014 at 14:54

    Giusto un’osservazione: chiunque oggi voglia sopravvivere politicamente e sperare di arrivare al potere per via parlamentare deve essere ultra cauto su tutto, Europa,Euro, Israele, Nato ecc..altrimenti viene affondato in un modo o nell’ altro o ridotto ai margini e ghettizzato.
    Ora quanto e’ oggetto di prudenza e quanto di profondo sentire in ceri partiti non si puo’ dire.
    Certo che se fosi in M.Le Pen farei altrettanto, fare la filoisraeliana, non contestare molto il sistema, ecc.. altrimenti si rischia di fare una brutta fine anche fisicamente parlando.
    D’altra parte quello che e’ evidente e’ che i nemici dei cosiddetti populisti non sono “prudenti” sono le punte di lancia di tutto cio’ e di tutti quanti oggi rappresentano l’ “oppressione” e “il capitalismo”.
    Non si tiene quindi conto che questa apparente sottigliezza e’ gia’ abbastanza per la gente per essere attratta dalla destra perche’ tra le due opzioni, questa e’ sicuramente quella che piu’ ha una sua indipendente visione rispetto all’ altra e quindi di fatto piu’ vicina agli interessi e le aspirazioni del popolo e della nazione.
    Il tragico e’ che questo non e’ un abbaglio e’ proprio la verita’.

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