Inizia l’era Raisi: sciismo e maoismo nel mondo dopo la pandemia

L’insediamento di Ebrahim Raisi, presidente iraniano appartenente alla corrente dei ‘’soleimanisti’’, è interno al processo di divisione del mondo: da una parte l’Occidente è prossimo a sprofondare nel caos andando verso la costruzione d’una nuova Architettura di potere e, in modo reattivo, il mondo non globalizzato sta reagendo permettendo l’avanzamento delle fazioni politiche più radicali. La lotta di classe nella variante geopolitica.

Le Nazioni Unite, dal punto di vista della legittimità internazionale, rimangono un terreno dove governi dalla natura di classe inconciliabile si contendono l’egemonia (nel senso gramsciano) politica e culturale. Il The Guardian, giornale edito dal Partito comunista dell’Australia e Sinistra.ch, testata online edita dal Partito comunista del Canton Ticino, riportano che diciassette nazioni hanno firmato un documento unitario per promuovere la transizione ad un mondo multipolare attraverso la formazione di un Gruppo in difesa della Carta delle Nazioni Unite, le nazioni firmatarie includono Cina, Iran, Russia, Cuba, Venezuela ed altri Stati con alla testa governi indipendenti. Samuel Moncada, rappresentante permanente della Repubblica Bolivariana del Venezuela e dirigente del PSUV ha dichiarato che:

“la situazione attuale nell’arena internazionale rende la creazione di questo gruppo di amici tempestiva ed essenziale”;

“il 2020, per esempio, è stato segnato dalla peggiore pandemia che l’umanità abbia affrontato in un secolo e ha reso evidente la necessità di un’azione collettiva, cioè un multilateralismo più inclusivo. Oggi, vediamo invece crescere i tentativi di mettere in discussione la Carta delle Nazioni Unite” 1

Il giornale Sinistra.ch termina l’articolo con un commento conclusivo in linea con l’interpretazione del marxismo (conflittualità di classe ed indipendenza geopolitica) proprio del Partito comunista, leggiamo:

‘’Nel costruire la solidarietà fra questi diciassette Stati firmatari, si rafforza un progetto ben più ampio, una spinta cioè a unirsi nel rispetto delle reciproche differenze e dell’indipendenza di ciascun paese contro l’imperialismo atlantico, il neo-colonialismo occidentale e i metodi pirateschi con cui gli USA e i suoi alleati dell’Unione Europea cercano di minare lo sviluppo di tutti quei paesi che sfidano il totalitarismo capitalista, sia adottando un orientamento socialista e marxista-leninista o anche solo comunitario, sciita e anti-liberista ’’ (Ibidem)

Il presidente iraniano Raisi si inserisce nel rilancio della Rivoluzione degli Oppressi e della liberazione di Al Quds dai ‘’miscredenti sionisti’’: una risposta radicale allo ‘’scontro di civiltà’’ teorizzato dai neoconservatori repubblicani ed alla ‘’guerra senza fine ‘’ che i falchi liberal proiettano nel ventunesimo secolo.

 

La Dottrina Raisi: l’Iran deve guidare la Resistenza del mondo non globalizzato

Il presidente Raisi, ‘’principalista’’ ostile all’imperialismo occidentale (negli anni ’80 considerava l’Urss alla stregua degli imperialismi statunitense e britannico), in linea di principio s’è dichiarato favorevole al ripristino degli Accordi sul nucleare così come vennero formulati nel 2015. Nonostante ciò la Sicurezza Nazionale persiana ed il sostegno alle Resistenze antimperialiste (islamiche) rimangono una ‘’linea rossa’’ invalicabile. In politica estera, il nuovo governo ha delineato una strada incentrata sul ‘’Guardare ad Est’’ attraverso una cooperazione strategica con la Repubblica popolare cinese (Ahmadinejad insiste nel vedere nell’India un partner più affidabile) e la Federazione Russa, condividendo con Vladimir Putin la visione della ‘’Grande Eurasia’’: rimanendo centrati sulla categoria marxista-leninista di ‘’imperialismo’’ bisognerebbe definire questa linea ‘’antioccidentale’’ più che ‘’antimperialista’’.

Il professor Mohammad Marandi dell’Università di Teheran ha spiegato che “ci sarà un’inclinazione verso est e verso il sud del mondo. L’Iran migliorerà i rapporti con Cina e Russia, anche a causa delle pressioni e delle sanzioni statunitensi. Il presidente eletto Raisi sarà in una posizione migliore, rispetto all’amministrazione uscente, per rafforzare questi legami”, continua  “L’Iran non saboterà intenzionalmente l’accordo nucleare, se gli Statunitensi – e gli Europei – si mostreranno intenzionati ad una sua piena attuazione. Gli Iraniani ricambieranno. Anche i paesi vicini e regionali saranno una priorità. Dunque l’Iran non aspetterà più l’Occidente” (citato da Pepe Escobar in L’era Raisi avvicinerà l’Iran alla Russia e alla Cina, Ossin). E’ terminata l’era della pazienza strategica ed iniziata quella dissuasione attiva.

L’attuale presidente è ostile politicamente all’Occidente (in passato lo fu anche verso il marxismo sovietico, ciononostante dialoga coi comunisti cinesi e nord-coreani), ma rigetta lo ‘’scontro di civiltà’’ inverso (al contrario della Confraternita dei Fratelli Musulmani): rispetta la cultura europea e crede nel principio dell’uguaglianza delle nazioni. Alla base c’è il concetto di Rivoluzione degli Oppressi teorizzato da Khomeini e rilanciato da Khamenei proprio nel Quarantesimo anno della Rivoluzione iraniana. La Guida Suprema idealizza un sistema capace di garantire Equilibro e Giustizia senza dismettere l’ostilità verso l’imperialismo ed il sionismo, leggiamo:

‘’Oggi, le sfide per gli Stati Uniti sono la presenza dell’Iran ai confini del regime sionista e l’allontanamento dall’Asia occidentale dell’influenza e della presenza illegittime degli USA, la difesa dei combattenti palestinesi da parte della Repubblica islamica nel cuore dei territori occupati e la difesa della bandiera santa di Hezbollah e della Resistenza in tutta la regione. Se in passato il problema dell’Occidente era quello di impedire all’Iran di acquistare anche le forme più primitive di armi per la sua difesa, oggi la sua sfida è di impedire che le armi, l’equipaggiamento militare e i droni iraniani raggiungano Hezbollah e la Resistenza ovunque nella regione. Se in passato gli USA pensavano di poter battere il Sistema Islamico e la nazione iraniana con l’aiuto di pochi traditori iraniani venduti, oggi, si trovano ad aver bisogno di una grande coalizione di decine di governi ostili, ma impotenti, per combattere l’Iran. E, nonostante tutto questo, falliscono’’ (Ibiden)

Israele, a detta del generale Ganz, è pronta ad aggredire l’Iran: Teheran potrebbe liquidare (quanto meno politicamente) la borghesia del bazar, contrapponendo al capitalismo suino di Tel Aviv un modello di società superiore fondato sul riscatto dei ‘’senza scarpe’’, islamica e comunitaria, escludendo la transizione all’economia pianificata (in questo lo sciismo iraniano si differenzia radicalmente dal maoismo). Il concetto di Città virtuosa, centrale nella visione di classe del ‘’clero combattente’’, è mutuato da Platone e perfezionato da Hegel, mentre la radicalità antimperialista proviene dal ‘’socialista islamico’’ Alì Shariati, traduttore in persiano delle opere di Frantz Fanon ed Ernesto ‘’Che’’ Guevara. Inoltre Khamenei ha sostenuto con convinzione gli accordi di libero scambio con Russia, Cina e diverse nazioni asiatiche compreso il Vietnam ‘’socialista’’. La retorica ‘’americano-sionista’’ sull’isolamento dell’Iran è giornalisticamente risibile, soltanto il Giornalismo Comprato europeo seguita nel rilanciarlo: la borghesia europeista è più sionista dei sionisti israeliani.

L’era Raisi consoliderà l’alleanza strategica dello sciismo ‘’principalista’’ col socialismo con caratteristiche cinesi e la ‘’Grande Eurasia’’: acquisito il monopolio delle nuove tecnologie (es. 5G), l’asse sino-iraniano potrebbe sfruttare a proprio vantaggio la disgregazione del polo imperiale europeo appoggiando – quanto meno tatticamente – processi rivoluzionari intenti ad instaurare una Nuova Democrazia.

https://www.sinistra.ch/?p=11370

https://www.ossin.org/rubriche/210-guerra-medio-oriente/2752-l-era-raisi-avvicinera-l-iran-alla-russia-e-alla-cina

Chi è Ebrahim Raisi, il nuovo presidente dell'Iran - Tag43

Fonte foto: Tag43 (da Google)

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