Iran e Cina potrebbero creare le condizioni per nuove rivoluzioni socialiste?

La Repubblica Islamica dell’Iran ha reagito alle molteplici aggressioni statunitensi – perlopiù finalizzate a realizzare un cambio di regime – alternando la diplomazia intelligente al nazionalismo antimperialista persiano della precedente amministrazione, fino alla globalizzazione della Dottrina della Rivoluzione degli Oppressi raccolta dalle Brigate Gerusalemme. Gli Accordi di Teheran con la Repubblica Popolare Cinese rappresentano una nuova fase della diplomazia persiana che per fronteggiare l’agenda USA sulla guerra globale ha stipulato una alleanza strategica col “marxismo confuciano” di Pechino. L’Asse sino-iraniano (1) rappresenta un argine geopolitico all’imperialismo americano-sionista e (2) pone le condizioni nelle zone tempestose (cit. Mao) per nuove Rivoluzioni socialiste.

 

Gli errori strategici di Washington accelerano la divisione del mondo

L’accordo, di ben 25 anni, stipulato la scorsa estate fra Cina ed Iran ed allargato in questi giorni ha messo fine alla guerra multidimensionale di Trump contro Teheran e Pechino: “la Cina investirà 280 miliardi di dollari per sviluppare i settori del petrolio, gas e petrochimica dell’Iran“. L’ex presidente statunitense ha commesso gravissimi errori di prospettiva, ma secondo l’analista Alfredo Jalife-Rahme il disastro ‘’trumpista’’ si è concretizzato con l’abbandono dell’imperialismo ‘’intelligente’’ di Obama. Leggiamo:

‘’Il peggior errore strategico di Trump – oltre a quello di rompere l’accordo che aveva concretizzato Obama sul contenzioso nucleare iraniano – è stato aver ordinato l’assassinio, mediante un drone, del carismatico generale Soleimani e del suo accompagnatore iracheno, Abu Mahdi al Mohandes, che forse non ha lasciato alla teocrazia sciita iraniana altra opzione che accelerare gli ultimi dettagli del suo patto strategico con la Cina per un quarto di secolo’’ 1

 

L’errore principale di Obama, da parte sua, è stato quello d’aver assecondato le pulsioni guerrafondaie di Hillary Clinton, abbandonando il progetto di una ripartizione ‘’imperiale’’ del mondo con la Federazione russa, madrina geopolitica tanto del mondo arabo quanto di Israele. In questo caso, Jalife-Rahme dà prova delle sua enorme cultura geopolitica: ‘’I due errori di Obama e di Trump stanno facendo rivoltare nella tomba il geopolitologo inglese Halford MacKinder, perchè hanno fatto andare in mille pezzi tutti i suoi assiomi euroasiatici sui quali si era basato il dominio anglosassone degli USA e del Regno Unito per controllare il mondo ’’ (Ibidem). Donald Trump ha dimostrato di non avere il senso delle relazioni internazionali approfondendo le politiche neocoloniali della precedente amministrazione; Joe Biden potrebbe essergli peggiore.

 

Antimperialismo di mercato o neosocialismo islamico?

L’asse sino-iraniano predilige il dinamismo commerciale alla guerriglia antimperialista dei Guardiani della Rivoluzione e degli Hezbollah: al contrario il bazar, affinando l’antica arte della persuasione (arte antichissima che accomuna la filosofia pre-islamica a quella confuciana e taoista), sovverte la scacchiera islamico-nazionale trasformando i nemici di classe della fazione rivoluzionaria (es. Erdogan) in alleati tattici nella transizione al mondo multipolare, una strategia che ha disorientato il dogmatismo neocoloniale di Washington e l’isteria razzista di Tel Aviv. Raggirando le sanzioni, la versatile borghesia del bazar iraniana, finalmente, può esultare: ‘’Gli iraniani sono mercanti leggendari  e troveranno soluzioni creative per cambiare la divisa cinese, dal Qatar a Istanbul, e ricevere divise pesanti, mentre il renminbi/yuan si rafforza e si internazionalizza. L’infrastruttura dell’Iran sarà allineata con il progetto geopolitico multi-generazionale della Via della Seta’’ (Alfredo Jalife-Rahme). Teheran è diventata il crocevia nello spazio delle frontiere, questa ‘’connettività geopolitica’’ gli permette di compensare la debolezza strutturale geofinanziaria delineando il possibile spazio d’inter-connessioni dall’Europa all’Asia. Utilizzerò questa definizione: eurasiatismo interclassista, una sorta di egemonismo antiamericano e sociale.

Russia, Cina ed Iran inaugurano una alternativa di pace per il mondo non globalizzato, contrapponendosi all’imperialismo del ventunesimo secolo ed al capitalismo di sorveglianza: dinamismo commerciale (modernizzazione, interclassismo rivoluzionario, Stato sociale dinamico) contro Grande Reset (confinamento, deindustrializzazione, trame dello Stato profondo. La follia delle opzioni di cui dispone Washington, secondo il giornalista investigativo Matthew Ehret, sono pari soltanto alla dissociazione statunitense dalla realtà:

‘’La follia delle due opzioni disponibili è pari solo alla loro dissociazione dalla realtà: 1) scatenare una guerra totale di sterminio rovesciando il quadro o 2) promuovere una “Belt and Road Initiative alternativa guidata dagli Stati Uniti” (secondo lo stesso Biden). Anche se tale seconda opzione appare incredibile, il fatto è che il burattinaio senile in capo affermò nella sua telefonata a Boris Johnson che gli Stati Uniti devono creare “un piano infrastrutturale per rivaleggiare con la BRI”. Biden disse: “Suggerisco di avere, essenzialmente, un’iniziativa simile… aiutare le comunità nel mondo che in realtà hanno bisogno di aiuto”. Se solo gli Stati Uniti fossero in una posizione morale, intellettuale e finanziaria per offrire seriamente strategie di investimento nello spirito della BRI, come Biden pretende, allora il mondo avrebbe molto da aspettarsi, poiché da tale forma di concorrenza costruttiva ne trarrebbe beneficio l’umanità’’ 2

 

La verità è che gli USA sono in bancarotta, le uniche armi di cui dispongono sono le operazioni ‘’falsa bandiera’’ dello Stato profondo e la potenza, al tramonto, del complesso militar-industriale, una proiezione anacronistica del colonialismo aggiornata dalla crudele dottrina sulla ‘’guerra infinita ‘’. La gestione disastrosa della crisi pandemica Covid-19 ha trasformato Washington in uno Stato paria, terra d’ignoranza, superstizioni e strane credenze. La domanda è un’altra: l’asse sino-iraniano creerà le condizioni geopolitiche per nuove rivoluzioni socialiste? L’analista Saikat Bhattacharya, ricercatore di economia della Jadavpur University di Kolkata, India, ci dà ulteriori informazioni sull’alleanza antimperialista sino-iraniana:

‘’La vera novità dell’alleanza, tuttavia, arriva nella nuova grande alleanza suggerita tra Cina, Pakistan, Iran e Turchia. Questa alleanza attirerà gran parte dell’Asia centrale nella sua orbita. Nel campo della geopolitica, l’Eurasia è talvolta chiamata “Isola del mondo” e la parte centrale di questa isola del mondo è il “grande perno” su cui ruota la storia. In molte possibili tempistiche, l’alleanza sino-iraniana segna una svolta di questo “perno”’’ 3

 

La transizione al mondo multipolare – con una Europa prigioniera del lager finanziario dell’Ue – spingerà il proletariato delle nazioni esterne al mondo non globalizzato verso una – dice Bhattacharya – ‘’terza ondata rivoluzionaria’’ costruendo nuovi partiti socialisti e comunisti. Il maoismo rappresenta una esperienza progressista viva nella memoria collettiva delle popolazioni asiatiche: Nuova Democrazia, Rivoluzione democratica e patriottica, alleanze interclassiste fra proletariato e borghesie nazionali, il pensiero di Mao Tse Tung è tutt’oggi oggetto d’esame in diverse università indiane, pakistane e filippine. Il declino dell’imperialismo USA apre le porte a nuove rivoluzioni socialiste, partendo da una radicalizzazione del PCC? Ricercatori ed accademici cinesi, indiani e filippini lo ritengono, non soltanto possibile ma auspicabile.

In tutto ciò, nella totale indifferenza, la sinistra eurocentrica abbraccia l’anti-sciismo e l’anticomunismo di Washington, necrotizzata dinanzi la sofferenza dei ceti medi e della classe operaia. La globalizzazione fallita.

 

https://contropiano.org/news/internazionale-news/2020/07/20/il-patto-segreto-di-25-anni-tra-iran-e-cina-0130222?fbclid=IwAR239xXZZ2OmxTXetlyBqs-VUwV_31Fbqcd6ZbFcFwoWBkqm-c_bMIZOlaI

http://aurorasito.altervista.org/?p=16378

http://aurorasito.altervista.org/?p=13017&fbclid=IwAR1PlIoGkmMj5s-xffiLyOYIrGK8KRdXDmrwA0sUwSmjHE9rgshAL-gJq0Q

Cosa c'è dietro la Cina-Iran connection? Scrive Jacopo Scita - Formiche.net

Fonte foto: Formiche.net (da Google)

1 commento per “Iran e Cina potrebbero creare le condizioni per nuove rivoluzioni socialiste?

  1. giulio
    16 Aprile 2021 at 8:08

    articolo interessante, tuttavia mi permetto di dire che il vero burattinaio yankee non è biden, attualmente, ma kamala harris, e con lei il femminismo, l’antirazzismo e i cosiddetti “diritti civili” declinati non solo in america ma nel mondo intero come strumenti di sovversione e di destabilizzazione mondiale.

    con il sionismo, poi, bisogna andarci piano, secondo me, perché le posizioni oltranziste dell’iran mettono questo paese nel limbo dell’anacronismo e coinvolgono anche i suoi alleati strategici in un gioco al massacro di fronte all’opinione pubblica mondiale (creata ad hoc dai mass media, senz’altro, ma cmq. tale): israele ormai esiste, infatti, e sognare di buttarla a mare – oltre ad essere inutile, anacronistico e a questo punto anche ingiusto – mette l’iran dalla parte del torto e costringe tutti gli ebrei, anche gli ebrei radicali, a fare fronte comune contro i propri nemici.

    fra le tante decisioni arbitrarie di questo o quel leader citato io infilerei quindi anche quelle iraniane… nella speranza che la russia o la cina riescano un giorno a farlo loro capire, cosa non molto probabile ma forse non impossibile…

    speriamo.

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