Israele non può vincere militarmente Gaza

L’ennesima aggressione dell’imperialismo israeliano contro la popolazione di Gaza ha infranto il mito sulla efficacia della Cupola di ferro sionista: un gran numero di razzi di Hamas hanno penetrato la difesa israeliana. Il 12 novembre, per l’IDF si è consumato un disastro militare: la Cupola di ferro ha intercettato soltanto il 20% dei missili di Hamas, sessanta su trecento. Segnalano gli esperti di strategia militare: “Tuttavia, gli attacchi potrebbero aver rivelato la debolezza chiave delle difese israeliane, che potrebbero essere sfruttate da altri avversari del Paese dalle capacità missilistiche molto più sofisticate. Esempi includono il KN-02 Toksa coreano schierato e il P-800 russo schierati dalla Siria’ 1. Le conoscenze tecniche russe e iraniane costringono Israele ad un ripensamento: il nazionalismo territoriale ebraico non può lanciarsi in irresponsabili avventure militari contro avversari molto motivati. La classe dirigente israeliana è divisa fra il fanatismo neo-coloniale dei rabbini e la prudenza (motivata) degli esperti in questioni militari.

Le dichiarazioni dell’ambasciatore russo, Anatolij Viktorov, al Times of Israel sono state definite ‘’travolgenti’’, leggiamo: ‘’L’ambasciatore Viktorov aveva anche notato che la richiesta israeliana di rimuovere le truppe iraniane dal suolo siriano fosse “irrealistica” e non necessaria poiché l’Iran non ha intenzione di attaccare Israele; dopo tutto sono gli israeliani che uccidono iraniani e non viceversa! Chiaramente, la Russia rafforza le posizione nei confronti d’Israele. In teoria, Mosca sarebbe soddisfatta dalla “nuova normalità”. Secondo i media russi, dal dispiegamento del fantastico sistema missilistico S-300 in Siria, l’aviazione israeliana “non ha condotto una sola missione aerea in Siria”. Vale a dire, la posizione israeliana secondo cui nonostante lo schieramento dell’S-300, gli avioegtti israeliani si riservano il diritto di attaccare la Siria, ecc., è solo spavalderia’’ 2. La forza della lobby sionista su scala globale sembra non avere un suo equivalente sul piano regionale (e militare). Questa consapevolezza ha portato alle dimissioni di Lieberman, ministro della Difesa, sostenitore di una soluzione razzista ovvero la separazione fisica fra ebrei ed arabi. Il businnes della guerra perde colpi, l’imperialismo americano-sionista ne prende atto arretrando.

Il popolo israeliano precipita nel razzismo reale, ci comunica la Rete Voltaire: ‘’Secondo un sondaggio realizzato il giorno stesso, quasi tre quarti degli israeliani concordano con l’analisi di Lieberman. All’annuncio del cessate-il-fuoco molti israeliani che abitano a meno di 30 chilometri dalla Striscia di Gaza, in una regione bersaglio dei tiri di razzo palestinesi che si susseguono dal 2006, ossia dalla presa di potere di Hamas a Gaza, hanno manifestato chiedendo una politica di sicurezza a lungo termine’’ 3. Il declino politico dell’ebraismo riformato ha spinto lo storico Zeev Sternhell a dichiarare – giustamente – che lo Stato ebraico precipita verso una forma inedita, più religiosa che etnica, di fascismo. La cooperazione fra Israele e il Fronte Jabat al-Nusra, ramo siriano di Al Qaeda, si può spiegare soltanto in quest’ottica. I critici occidentali, ma anche diversi analisti russi, vedono la collaborazione israeliana e wahabita come una tattica momentanea mentre gli iraniani ed i siriani la collocano all’interno di una prospettiva strategica. I secondi, analizzate diverse documentazioni, hanno argomenti solidi rispetto ai primi.

La sinistra israeliana ed i pacifisti hanno le mani legate, pagano a caro prezzo le indecisioni passate e la lontananza dalle resistenze reali. I laburisti hanno al loro interno diversi guerrafondai. Scrive Sputnik Italia: ‘’O il “centrista” Yair Lapid? personaggio ex-TV di bell’aspetto, probabilmente il favorito in gara, un Macron di Israele;  che persino  il Jerusalem Post  ha definito, “l’uomo più pericoloso della politica israeliana di oggi, un buffone di bell’aspetto, carismatico e troppo sicuro di sé, un ignorante affabile senza alcuna gravitas intellettuale, privo di principi morali”.  Zipi Livni? E’ la Hillary Clinton israeliana. Avi Gabay, il laburista? E’ uno che ha promesso agli arabi: voi sparate un missile, noi venti. In generale, non rimpiangete che la “sinistra non sia al governo”.  Israele forse non comincerà la guerra finché il Labour (o Zionist Union) non  parteciperà ad una coalizione (destra-sinistra)  “Il Labour non ha problemi ad entrare in guerra”’’ 4. Con una ‘’sinistra’’ così non c’è nemmeno bisogno della destra.

La tattica di Netanyahu prende il nome di ‘’imperialismo diplomatico’’: favorisce la penetrazione del Qatar a Gaza, allontanando Hamas dall’Iran. I sauditi finanziano l’ANP, mentre la Confraternita dei Fratelli Musulmani, la fazione islamica: si tratta della rottura fra la proto-borghesia nazionale e la proto-borghesia islamica, con l’esclusione dell’ala combattente delle Brigate al-Qassam, filo-iraniane e coerentemente avverse alla colonizzazione della Palestina storica. In questo modo la classe dirigente israeliana sta cercando, con scarsi risultati, di spezzettare il popolo palestinese in fazioni conflittuali dal punto di vista religioso. Il tradimento di Hamas nei confronti della Siria, laica e nazionalista, è un voltafaccia che pesa all’interno del campo antimperialista; non si può sconfiggere la colonizzazione israeliana, alleandosi col fondamentalismo sunnita, sostenitore di posizioni anti-russe di comune accordo con gli USA. Il movimento Hamas deve decidere: tornare a Teheran abbracciando la “Rivoluzione degli oppressi” dell’Imam Khomeini oppure abdicare; non esistono terze vie.

Le dimissioni di Lieberman rappresentano una vittoria per il popolo palestinese: Israele non può sottomettere la popolazione di Gaza. Dall’altra parte anche Netanyahu esulta: la sua alleanza con Trump e Jared Kushner si consolida mentre le componenti più fanatiche dell’Alt Right rimangono al guinzaglio. Una cosa è certa: Netanyahu, come la destra alternativa, sono nemici reali, minacciano la stabilità di tutto il Medio Oriente in nome di una ideologia anacronistica ma in continua evoluzione. Dobbiamo parlare di neo-sionismo in parallelo al neo-conservatorismo USA ed al neo-wahabismo saudita, tre visioni del mondo meritevoli di finire “nella spazzatura della storia”.

L’imperialismo israeliano sta preparando una nuova guerra al fine di consolidare il potere del Likud imponendo l’hasbara ai media internazionali. Una guerra psicologica, dal momento che non può vincere militarmente. Il nazionalismo etnico israeliano è ad un bivio.

http://aurorasito.altervista.org/?p=3533

http://aurorasito.altervista.org/?p=3508

http://www.voltairenet.org/article203941.html

https://it.sputniknews.com/punti_di_vista/201803095756107-israele-netanyahu-moderato/

Risultati immagini per bombardamenti israeliani a Gaza

Fonte foto: Bluewin (da Google)

 

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