Joe Biden, il Gorbaciov statunitense?

La guerra civile statunitense presenta un conflitto interno al neoconservatorismo dove la fazione cosmopolita e quella repubblicana si sono coalizzate contro i neofascisti dell’Alt Right ed i seguaci del presidente Andrew Jackson: non si tratta della vittoria di un vecchio senatore guerrafondaio su un esponente del Padronato preso un custodia dell’estrema destra, ma della frammentazione dell’Elite che potrebbe portare l’imperialismo USA ad una fine analoga a quello dell’antico Impero romano *: lo smembramento, ipotesi avanzata – con preoccupazione – da Henri Kissinger, statista reo d’aver pianificato il dissanguamento di una porzione del pianeta, ma dalle conoscenze storiche e geopolitiche sconfinate.

Dinanzi alla catastrofe sociale, Donald Trump ha pensato di ‘’ripulire’’ il Pentagono sostituendo uomini chiave vicini al clan Clinton e sostenitori della tesi della “guerra infinita ” con estremisti della destra reazionaria e anti-musulmana, ma isolazionisti. Sbagliano gli analisti come Alberto Negri che, non senza argomenti validi, credono che l’obiettivo dell’ex presidente sia esterno (es. una aggressione all’Iran): Trump pensa di poter schiacciare i sostenitori della fazione ‘’cosmopolita’’ con una repressione di tipo para-fascista. Gli Antifa finanziati dallo speculatore George Soros e nuove forme di povertà vengono messe sullo stesso piano dai media dell’Alt Right; la menzogna è l’anticamera del ‘’neofascismo evangelico’’. Joe Biden non è meno legato a logiche perverse di potere: un terzo della squadra di transizione del neo-presidente proviene dal complesso militar-industriale, quindi entrambi i contendenti agiscono da autocrati necrotizzati indifferenti alla decomposizione del tessuto socaile e istituzionale statunitense. Gli USA vanno verso la dissezione: lotta di classe o guerra razziale.

 

Gli USA pagano l’assenza d’una sinistra socialista reale

Il giovane giornalista marxista Rainer Shea ha pubblicato un articolo dove, citando l’accademico Kobayashi Koichi dell’Università di Nagoya, sostiene che la classe dominante si stia preparando al collasso cercando di fronteggiare l’ascesa della sinistra socialista. Per la precisione, Koichi ritiene che gli USA vadano verso la ‘’balcanizzazione’’ sul modello sovietico e jugoslavo: “Entro 10 anni, gli Stati Uniti crolleranno? Sembra la conclusione di Arabian Night. Proprio come la disintegrazione dell’Unione Sovietica di allora, andò ben oltre le aspettative della gente. Tuttavia, la storia è così, sempre piena di incertezze! Non si sa mai cosa succederà domani” 1. Per il Pentagono tutto questo implica un futuro distopico, mentre Shea pensa che il collasso sistemico possa aprire margini di manovra ai socialisti rivoluzionari. La tesi del giovane giornalista merita d’essere evidenziata:

‘’Ma se noi marxisti lavoriamo per costruire le istituzioni della rivolta di classe, queste masse diseredate avranno i mezzi per combattere per la liberazione dalla tirannia sempre crescente del tardocapitalismo. I ricchi sono recentemente fuggiti nei loro lussuosi bunker rurali non solo per il Covid-19, ma per la crescente paura che le vittime del capitalismo possano finalmente prendere in mano la situazione. C’è la sensazione nella classe dominante che le rivolte che viviamo quest’anno siano solo i primi indizi dell’ampia guerra di classe in arrivo, che avrà effettivamente una struttura organizzativa per sconfiggere le forze dello Stato capitalista’’ 1

Alcune città statunitensi sono diventate città bunker private per l’oligarchia bianca, mentre il Partito democratico – solitamente – attecchisce sulla grande borghesia meticcia allevando ‘’negri da cortile’’. Il bravo Shea pone l’accento sulla tragedia dei migranti climatici, ricollegando (correttamente) il cambiamento climatico alle politiche di guerra del Pentagono: Trump, coi neofascisti dell’Alt Right, è soltanto un sintomo, le amministrazioni Bush e Clinton hanno consumato più guerre imperialiste di qualunque altro dittatore nella storia umana. La società civile statunitense è sull’orlo della demolizione (demolizione controllata: ipotesi da non scartare), ma la classe lavoratrice paga l’assenza d’una reale sinistra socialista. I partiti comunisti non hanno vita facile là dove la miseria conduce alla sottoproletarizzazione. Shea cita nei suoi articoli Mao e Guevara, nonostante ciò la letteratura marxista è ben poco conosciuta dagli attivisti radicali statunitensi.

Diversi analisti, come il demografo Igor Panarin (ex analista del KGB) ed il giornalista Thierry Meyssan, hanno sottolineato le analogie fra gli Stati Uniti durante l’amministrazione Obama e l’Urss di Gorbaciov. Leggiamo Panarin, teorico della dissezione (non controllata) dell’Impero USA:

‘’Gli Stati Uniti d’America oggi ricordano molto l’Unione Sovietica ai tempi di Gorbaciov. E il signor Obama, il nuovo Presidente americano, parla, e in modo molto convincente, come l’ultimo Presidente dell’Unione Sovietica, Gorbaciov, però tutte le sue dichiarazioni oggi molto spesso si basano su elementi reali. E sono molto simili, perché il signor Obama potrebbe diventare l’ultimo Presidente degli Stati Uniti d’America’’ 2

Ed alla domanda ‘’ma ci sarà una guerra civile?’’, risponde: ‘’E’ un’eventualità che esiste, dopo che nell’aprile del 2009 il governatore dello Stato del Texas ha dichiarato che questo Stato potrebbe recedere dalla confederazione. Inoltre ha pronunciato questo discorso durante un enorme meeting, in cui la folla scandiva le parole “Usciamo dalla compagine degli USA!”.
Un altro fattore è che negli ultimi sei mesi la vendita delle armi da fuoco è aumentata del 40%, e anche la stessa quantità degli omicidi all’interno degli Stati Uniti d’America, che avvengono in diversi Stati USA. (Che tipo di omicidi?) Gli omicidi di persone che perdono il lavoro, che uccidono loro congiunti’’.
Trump ha (quasi) portato al governo i neonazisti del Ku Klux Klan, ma adesso lo Stato profondo vuole un tecnocrate manovrabile: Joe Biden ha ricevuto la benedizione di Henri Kissinger, seguendo la nuova Linea Kissinger opterà per una cogestione imperialista dell’emergenza ‘’di classe’’ occidentale. L’obiettivo è quello di coalizzare l’Occidente per (1) un ‘’cambio di regime’’ in Russia in prospettiva (2) della ‘’guerra di civiltà’’ contro Iran e Cina. Le nazioni anti-neoliberiste (es. Cuba, Venezuela e Corea del Nord) sono il secondo obiettivo dei neoliberisti.

Secondo il solitamente ben documentato Thierry Meyssan, Biden non riuscirà ad unire il popolo quindi non riuscirà a preservare l’unità territoriale diventando il ‘’Gorbaciov statunitense’’ (sorte che il giornalista francese inizialmente aveva riservato a Donald Trump). Gli Alleati europei, non prevedendo la catastrofe, pagheranno pesanti conseguenze. Per Shea gli USA sono in bilico fra controrivoluzione fascista e rivoluzione socialista: personalmente non vedo questo dualismo (‘’dualismo di potere’’, come dicevano i marxisti bolscevichi), gli Stati Uniti mancano d’una solida cultura marxista ed un partito rivoluzionario non si costruisce in tempi brevi. Si prenda atto (come scrive Meyssan) che gli USA costituzionalmente non sono mai stati una democrazia quindi il risultato controverso delle elezioni – brogli (ipotesi accreditata da giornalisti del calibro di Pepe Escobar ed analisti esperti come Paul Craig Roberts) o meno – non deve indignare: entrambi i contendenti sono peggiori.

La classe dirigente Ue si prepara ad umiliarsi lustrando le scarpe a Joe Biden, politico consumato da anni di potere senza un briciolo di idealità.

* L’Impero romano secondo Igor Panarin collassò perché le Elite non erano più in grado d’offrire, non solo a Roma, ma a tutto l’Impero, un modello di sviluppo innovativo. Gli USA si trovano nella medesima situazione: non solo non riescono ad offrire al mondo un modello di sviluppo senza conflitti, ma non riescono a fare a meno di ‘’gestire’’ i conflitti ricorrendo ad una brutale repressione.

http://aurorasito.altervista.org/?p=14285

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=27224

Chi è Joe Biden, il candidato dei democratici che sfiderà Trump alle  elezioni americane - Il Riformista

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