La Cina prepara la Rivoluzione multipolare?

La gestione militarizzata della pandemia per Covid-19 ha portato all’instaurazione, negli USA e nell’UE, d’una nuova Architettura di potere. Tutto come (come avevo previsto nell’inchiesta ‘’All’ombra del Covid-19’’, SUSIL Edizioni) ha accelerato la divisione del mondo in due, obbligando Mosca e Pechino ad adottare una strategia difensiva: l’Operazione Z e la costruzione del ‘’socialismo con caratteristiche cinesi’’ condividono la medesima necessità geopolitica, respingere le ingerenze dell’imperialismo.

 

Il XX Congresso del Partito Comunista Cinese (PCC) ha sancito la rielezione del presidente Xi Jinping e la vittoria della componente antimperialista del partito marxista che, legittimato dalla grande Rivoluzione anticoloniale del ’49, ha trasformato una delle nazioni più povere del mondo in una grande potenza non capitalista. La Cina – mutuando le parole di Leon Trotsky – s’è guadagnata il diritto alla vittoria non nelle pagine del Capitale, ma nella produzione dei blocchi di cemento armato: una nazione industrializzata e sovrana, contrapposta ad un Occidente che vive la sua meritata agonia mortale.

L’allontanamento dei ‘’quietisti’’ della precedente direzione rappresenta un chiaro messaggio a Washington: Pechino non ha intenzione di contrapporre all’unilateralismo USA l’interventismo della prima fase maoista (e linpiaoista), nonostante ciò non tollererà ulteriormente il rilancio della dottrina della ‘’guerra eterna’’ e l’eccezionalismo della mafia straussiana posta ai vertici del Pentagono. Il Congresso, in rotta di collisione con l’eco-fascismo della lobby trumpiana, ha difeso la strategia ‘’Zero Covid’’ di lotta contro la pandemia. A riguardo leggiamo l’analisi, basata sull’esperienza diretta, dello storico Davide Rossi:

‘’Il Congresso ha espresso un generale apprezzamento per la strategia cinese contro la pandemia, condotta senza obblighi vaccinali e senza green pass, ma semplicemente con un monitoraggio di massa con tamponi e brevi chiusure di aree delimitate, secondo le necessità, il tutto con la collaborazione dell’esercito che ha garantito e garantisce tanto il monitoraggio, quanto tutto ciò di cui necessitano i cittadini nella loro quotidianità, così come è confermata la linea – espressa per altro quasi all’unanimità e più volte dalle Nazione Unite – secondo cui Taiwan sia parte integrante di una sola Cina e quindi vi sia piena volontà di contrastare chiunque voglia mettere in discussione questa decisione internazionalmente condivisa.’’ 1

 

Il PCC, contrapponendosi alla mafia di Davos, ha difeso la libertà dei cinesi e la salute pubblica: il miglior Stato Sociale del pianeta. Entrando nel capitalismo della sorveglianza (Julian Assange), l’Occidente s’è trasformato in un laboratorio della Pfizer, nella prospettiva di ospitare nuovi laboratori militari P4; la Cina, optando per un vaccino tradizionale/pubblico, ha trasformato la Via della Seta in una Strada della Salute curando il mondo ‘’non globalizzato’’ dal Covid-19, ciò che la fazione maoista dell’esercito ha definito sul Global Times ‘’virus imperialista’’.

Le rivendicazioni cinesi su Taiwan e russe sul Donbass rappresentano un ripristino della Carta delle Nazioni Unite contro la dottrina adottata da Washington: la ricostruzione della Lega Anti-comunista Mondiale. L’odio anticinese/antirusso del Pentagono ha la medesima matrice ideologia dell’ISIS, una replica in salsa punk dei ‘’ragionamenti’’ della legione musulmana delle Waffen-SS organizzata in Bosnia dal Gran Muftì Hussein. Joe Biden è il Gran Muftì antisemita Hussein del XXI sec., il quale ha giurato fedeltà al dogma puritano del Destino Manifesto: una concezione della politica estera che, al pari del wahabismo, contempla la distruzione d’una porzione del pianeta.

 

Gli Stati Uniti sprecano risorse. La Cina non ha nessun interesse a competere

Distruggendo l’economia reale e declinando in versione neoliberale il Grande Reset, gli Stati Uniti sono diventati un grande Impero delle Banane. Pechino non ha nessun interesse a competere, ma ha investito gran parte delle proprie risorse nel rafforzamento del ‘’socialismo con caratteristiche cinesi’’ (Deng) e nella Rivoluzione multipolare. La follia di Washington sta condannando l’Occidente all’autodistruzione, come abbiamo spiegato dall’inizio dell’Operazione Z su L’Interferenza. La nostra analisi si è rivelata corretta: la società occidentale è una democrazia-dittatoriale, contesa dal neofascismo-trumpiano e dalla sinistra ‘’politicamente corretta’’ che i marxisti cinesi chiamano ‘’bianca’’. Entrambe le scelte sono peggiori.

Il ricercatore presso l’Accademia cinese delle scienze sociali, Lü Xiang, ha dichiarato al Global Times che:

“La Cina non ha alcun interesse a entrare sul ring con gli Stati Uniti. Faremo le cose al nostro ritmo. La Cina non occuperà mai l’Alaska né schiererà missili vicino agli Stati Uniti. Dal punto di vista della Cina, non ha senso per gli Stati Uniti cercare di mantenere egemonia militare nell’Asia-Pacifico attraverso il vasto Oceano Pacifico” 2

 

Gli Stati Uniti non tollerano d’essere superati da nessun paese, per questa ragione sono disposti a scatenare l’Armageddon termonucleare. Pechino, radicalizzando la costruzione del socialismo e globalizzando la teoria marxista, ha la possibilità di proiettare nel XXI. sec. l’eredità di Mao. Abbiamo un solo grande assente: la classe operaia occidentale.

La Cina è una ‘’potenza stabilizzante’’, mentre il giornale marxista Word Socialist Web Site (WSWS) ritiene (correttamente) che l’unica soluzione ad un nuovo secolo di guerre e pandemie (magari costruite nei laboratori del Pentagono) sia il rilancio dell’Internazionalismo marxista e leninista e la distruzione rivoluzionaria (quindi un ‘’attacco frontale’’ come direbbe Gramsci) del complesso militare-industriale USA. La Federazione Russa, più d’ogni altro paese al mondo, deve ritrovare l’eredità di Lenin per portare a compimento l’Operazione Z. Mosca e Pechino preparano la Rivoluzione multipolare, spetterà alla classe operaia internazionale approfondirla superando finalmente l’imperialismo e tutte le ideologie (come il sionismo ed il banderismo) che generano oppressione.

https://www.sinistra.ch/?p=14314

https://www.globaltimes.cn/page/202210/1278237.shtml

Il XX Congresso del PCC - Contropiano

Fonte foto: da Google

 

 

 

1 commento per “La Cina prepara la Rivoluzione multipolare?

  1. Paolo
    31 Ottobre 2022 at 10:22

    Per “La Cina è vicina”, titolo di un film del 1967, il regista Marco Bellocchio ha detto di essersi ispirato a un motto dei maoisti italiani. Poi la Cina è diventata vicina per la globalizzazione economica. Adesso è vicina anche in senso geopolitico dopo che la Nato ha cambiato il proprio concetto strategico da europeo a mondiale dichiarando la Cina avversario globale, per cui la crisi di Taiwan ora ci riguarda da vicino.

    È quindi interessante capire perchè a 74 anni dalla fondazione della RPC la questione di Taiwan è diventata bollente proprio adesso. Probabilmente perchè, con il detonatore del conflitto ucraino, è iniziato un processo di parziale de-globalizzazione verso il cosidetto “friend-sharing”, catene di valore sempre meno globali e sempre più interne a poli geo-politici.

    Il polo geo-politico che sta costruendo la Cina ha sempre più nella Russia – un decimo del pil cinese – un fornitore di materie prime a basso costo per la posizione monopolistica cinese dopo la quasi interruzione dei rapporti commerciali russi con l’Europa.

    Ma, dal lato dei clienti, il conflitto in Ucraina ha bloccato la “Via della seta”, e dal lato produttivo sta spostando produzioni dalla Cina ad altri paesi asiatici “amici” dell’Occidente nella logica del friend-sharing. Nel 2022 viene prevista una crescita del pil cinese del 2,8% a fronte di un 7% dell’India e del 5-7% dei paesi Asean, dove in particolare il nemico Vietnam marcia come un treno.

    Al problema economico si aggiunge la questione demografica. Il tasso di natalità cinese è a livelli italiani, 1,18 per donna, ma senza lo stesso contributo migratorio. Le previsioni demografiche vedono per fine secolo una popolazione cinese quasi dimezzata a 770 milioni con in itinere un forte invecchiamento, in assenza di un sistema di welfare in grado di farvi fronte.

    Quindi dal punto di vista economico la Cina necessita di un proprio polo geo-politico in Asia-Pacifico (la Russia fornitrice è utile, ma non basta) e dal punto di vista demografico non ha tempo, deve sbrigarsi. Ma si ritrova davanti un “cordone sanitario”.

    L’arcipelago giapponese arriva fino a Taiwan, poi c’è l’arcipelago filippino e il Vietnam, nemico dai tempi della guerra tra i due paesi. Lo stretto di Malacca è controllato da Singapore e Malesia, stretti alleati americani, e dopo c’è l’India gelosa dei suoi mari, e nel Pacifico l’Australia, il tutto sotto la regia strategica e militare degli Stati Uniti.

    Se riparte la globalizzazione è una situazione sopportabile, e per questo la Cina sta premendo sulla Russia per porre fine al conflitto in Ucraina, ma se continua il processo di “friend-sharing” allora Taiwan è per la Cina il punto dove sfondare il “cordone sanitario”.

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