La fanteria leggera di Wall Street

La morsa di Killary Clinton su Julian Assange, a pochi giorni dal voto, si fa sempre più soffocante. Ormai sono circa quindici giorni che il collegamento internet del fondatore di Wikileaks è interrotto ed alcuni analisti, con grande preoccupazione, notano l’anomalia:

‘’(1) Improvvisamente il Server DNS di Wikileaks è stato indirizzato altrove;

(2) I tweet successivi di Assange erano notevolmente più ostili e attaccavano i suoi stessi follower più fedeli;

(3) in questi tweet Assange scriveva regolarmente male il nome di alcuni dei suoi più cari amici storici (esempio: Gavin McFadyen è diventato McFayden). E McFadyen,76 anni, uno dei mentori di Assange, è stato trovato morto.

(4) questi tweet erano pieni di notizie false;

(5) Improvvisamente, Assange ha screditato quegli stessi argomenti che per anni ha sostenuto;

(6) sono iniziate a circolare voci documentate di ‘sdoppiamento’ della persona di Assange;

(7) all’improvviso in Wikileaks sono stati introdotti dei nuovi moderatori mai conosciuti prima;

(8) si è attivato il suo “interruttore uomo morto”, secondo il quale in caso di sua morte prematura sarebbero stati rilasciati automaticamente gran parte dei suoi dati salvati e un suo nuovo sito internet segreto PINS.’’ 1

La campagna elettorale della Clinton prosegue a suon di morti ammazzati, misteri ed intrighi. Pochi giorni fa il direttore di Wikileaks, Gavin MacFadyen, è stato trovato morto. Subito dopo segue un messaggio di cordoglio firmato Julian Assange che, stando a quello che dicono i suoi collaboratori, ha potuto contattarli ed è ‘’ancora al comando’’: “Siamo estremamente tristi di annunciare la morte di Gavin MacFadyen, fondatore, direttore e faro del CIJ”, ha scritto il team del Centro per il giornalismo investigativo su Twitter. MacFadyen era un giornalista investigativo e regista d’avanguardia che nel 2003 fondò il Centro per il giornalismo investigativo (CIJ), un’organizzazione che ha contribuito a svelare diversi fatti importanti e a formare numerosi importanti giornalisti. Era mentore e amico del famoso informatore e co-fondatore di WikiLeaks Julian Assange, così come direttore della pubblicazione. Rendendo omaggio al direttore, Wikileaks ha pubblicato un post su Twitter dicendo che MacFadyen “ora prende a pugni e lotta con Dio’’ 2. Una cosa è certa: tutti noi, quanto meno, speriamo di rivedere presto, anzi prestissimo, Assange riaffacciarsi dal balcone dell’ambasciata londinese dell’Ecuador. Il mondo necessita del suo prezioso lavoro.

Non bastava la ‘’lupara bianca’’ di Killary, ora ci si mettono anche le provocatrici, prezzolate della CIA, Pussy Riot. L’agente, made in Usa, Nadya Tolokno ha dichiarato che Assange è ‘’connesso al governo russo’’ 3, una accusa talmente ridicola che perfino una ex agente del MI5 britannico ha smentito: ‘’‘’Creo que los estadounidenses deberían tener más miedo de los ciberataques provenientes de entidades o de quien sea de EE.UU. que de Rusia’’ 2. La signora Annie Machon, ex agente dell’MI5, intervistata da Russia Today ammette che gli Usa devono stare attenti più agli hacker interni che non alla Russia’’ 4. La storia delle Pussy Riot è tutt’altro che onerevole, leggiamo cosa scrive, a riguardo, il giornalista Fulvio Grimaldi:

‘’In Ucraina, svaporata da anni una rivoluzione tinta di arancione, affidata alle collaudate ONG di complemento e malamente capeggiata dal clan mafioso della Timoshenko, sono passati alla guerra colorata di sangue, sotto il piglio più deciso di bande naziste bene armate. Immancabile la presenza di Otpor, la banda di Soros, Cia e NED collaudata contro la Serbia e Milosevic, stampata sulle Pussy Riot, capofila delle varie Ong tossiche disseminate negli ambienti giovanili yuppie e teppisti dei paesi da distruggere. Nei Balcani si erano distinti gli italiani, con turpi elementi come Sofri, Langer, i vari chierici e Ong quali l’ICS di Marcon, poi riciclatosi nei correttori di bozze UE di  “Sbilanciamoci”: Anche in Venezuela, sono il mercenariato adatto alle circostanze, etero prodotto ed eterodiretto quanto quello jihadista, là dove l’intervento di marines e bombardieri darebbe troppo nell’occhio,  in casa e fuori. O riescono a cacciare il governo, qui davvero democraticamente eletto, o, Piano B, lacerano il paese con il caos creativo e magari un po’ di missili nucleari da primo colpo. Perché la guerra che i turibolanti dei diritti umani, qui come in Siria, Centrafrica,  Mali, Tailandia, definiscono sollevazione per la democrazia, non è che la guerra contro quanto al mondo si oppone a un cannibalismo rispetto al quale Gengis Khan non faceva che merenda. Russia delenda est. Con la Cina si vedrà dopo.’’ 5.

In estrema sintesi, si tratta della fanteria leggera di Wall Street, subito dopo di loro arriva il Pentagono ed i bombardamenti ‘’democratici’’ della Santa Alleanza Occidentale. Ecco, con poche ed eloquenti parole, smascherate le eroine della Sinistra Imperiale europea.

Oggi su Il Manifesto, Martina Catucci, scrive un articolo intitolato ‘’Mail segrete, l’FBI vota Trump’’. L’articolista mostra una certa preoccupazione per la vittoria del candidato del Ku Klux Klan ma ignora, del tutto, quali fazioni della borghesia imperialista si celino dietro Killary, il male peggiore per tutto e per tutti. Come se non bastasse punta, dimostrandosi una pubblicista scorretta e male informata, il dito contro Wikileaks: ‘’Non si sono fermate le rivelazioni di Wikileaks che bersagliano la campagna democratica, mostrando scenari torbidi’’. Domanda: possiamo leggere, almeno una volta, sul maggior quotidiano della sinistra italiana un articolo (ne basterebbe uno solo…) contro la candidata di Wall Street? Ma chi c’è alle spalle di Killary? James Petras è lo studioso più adatto a rinfrescare la memoria della Catucci:

‘’I pluto-sionisti sono i principali finanziatori della campagna di Clinton. I suoi sostenitori milionari, tra i nababbi e gli squali più potenti della finanza, comprendono: George Soros [almeno $ 6 milioni di finanziamento, NdT], Marc Benioff, Roger Altman, Steven Spielberg, Haim e Cheryl Saban [$ 3 milioni e più], Jeffrey Katzenberg, Donald Sussman, Herb Sandler, Jay e Mark Pritzker, S. Daniel Abraham [$ 1 milione], Bernard Schwartz, Marc Lasry, Paul Singer, David Geffen, Fred Eychaner, Norman Braman e Bernie Marcus.

 Nella lista di attesa, compaiono anche i milionari repubblicani assai influenti, Sheldon e Miriam Adelson, i fratelli Koch insieme al multimilionario liberal Michael Bloomberg, che ha versato $ 11 milioni per le elezioni del 2012. Questi finanziatori repubblicani all’antica sono sempre più spaventati dalla retorica anti-libero-scambio e anti-interventista del quasi candidato del loro partito, Donald Trump, e si riposizionano a favore della candidata fermamente filo-Israele, filo-guerra e filo-Wall Street, la signora Clinton’’ 6

Presentare Killary Clinton come la candidata ‘’liberale’’ contrapposta al neofascista Trump è una grande scorrettezza. Trump, certamente, è un reazionario razzista, un degno prodotto del neonazismo statunitense ma Killary riesce ad essere di gran lunga peggiore dimostrando che non c’è limite al peggio. Trump rappresenta sicuramente un grande problema per le minoranze interne agli Usa, ma la Regina del Caos minaccia il mondo intero. Il giornalista marxista Michel Collon ci comunica che: ‘’Se la candidata alle elezioni presidenziali del 2016, signora Clinton, l’attuale Segretario di Stato John Forbes Kerry e il generale dell’esercito John Kelly possono ancora permettersi di dare lezioni di diritti umani al Venezuela senza temere la minima reazione del “mondo civilizzato”, è senz’altro perché tutto questo bel mondo non ha tratto il bilancio dell’ingerenza degli Stati Uniti e dei suoi crimini nel mondo, in particolare nella conduzione dell’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq e sostenendo finanziariamente gruppi di mercenari in Iraq, in Libia e in Siria’’ 7. Non c’è limite alla malvagità degli uomini come non c’è limite alla sete di potere di Killary. Domanda: chi può fermare la Regina del Caos?

Negli Usa le elezioni non sono un confronto democratico fra due o più candidati ma uno scontro, tenuto abilmente nascosto ai comuni cittadini, fra servizi di intelligence: l’FBI sta con Trump ma la CIA è dalla parte di Killary; il Ku Klux Klan è per Trump ma la lobby sionista vota la Clinton; gli imprenditori razzisti del profondo Sud sono repubblicani ma Wall Street vota ‘’democratico’’. Il responso è chiaro: vince Killary anche se, quasi sicuramente, ci saranno brogli. Questi sono gli Usa, patria del capitalismo: razzista ed imperialista. Il Manifesto avrà capito la lezione, oppure continuerà a sbagliare? Difficile essere ottimisti.

 

1.

http://comedonchisciotte.org/google-ucciso-julian-assange/

 

2.

https://aurorasito.wordpress.com/2016/10/24/trovato-morto-il-direttore-di-wikileaks/

 

3.

http://www.thedailybeast.com/articles/2016/10/27/pussy-riot-s-nadya-tolokno-julian-assange-is-connected-with-the-russian-government.html

 

4.

https://www.linterferenza.info/esteri/killary-clinton-le-folli-guerre-della-candidata-wall-street/

 

5.

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2014/02/valsusa-kiev-caracas-colpi-di-coda.html

 

6.

http://www.ossin.org/usa/1989-chi-si-nasconde-dietro-hillary-clinton

 

7.

http://www.investigaction.net/it/la-candidata-hillary-clinton-ha-fatto-un-sogno-la-democrazia-in-venezuela/

 

3 commenti per “La fanteria leggera di Wall Street

  1. Alessandro
    30 Ottobre 2016 at 10:38

    In quest’articolo, come in altri, ci s’interroga sul perchè dell’endorsement del Manifesto per la Clinton. A volte la verità è molto più banale di quanto si possa pensare. Siamo abituati a credere che dietro tutto ci siano disegni imperscrutabili, o comunque di difficile ricostruzione, accordi segreti, quando invece spesso e volentieri ci sono pure e semplici passioni umane. Ecco perchè la grande letteratura rimane la via maestra per scandagliare nell’animo umano e quindi per poter anche interpretare determinate scelte politiche. Nietsche scriveva di aver imparato molto di più da Dostojevsky che da molti pensatori e studiosi che lo avevano preceduto, e come dargli torto dopo aver letto un capolavoro come “Memorie dalla casa dei morti”?
    Ritornando a bomba. Ho letto spesso il Manifesto fino al 2009 e posso affermare di conoscerlo, anche perchè il grosso dei giornalisti è rimasto quello, e la scelta di schierarsi in maniera acritica, vizietto italiano per altro, per la Clinton è dovuta semplicemente al suo essere donna e femminista, punto. Certo il più o meno evidente razzismo di Trump gioca il suo peso, ma non è sufficiente per spiegare come un quotidiano che si dichiara comunista non avanzi alcuna seria critica a una donna che ha mille scheletri nell’armadio, ma per quel quotidiano essere donna e femminista è il valore e finisce per mettere in secondo piano tutto il resto.
    Si fanno mille ricostruzioni sulla “lobby sionista”, ma sfugge allo sguardo indagatore dei più che ci troviamo di fronte a una lobby che è almeno altrettanto potente, ed è quella femminista. Ma forse è proprio perchè è così evidente a sfuggirci.

    • Fabrizio Marchi
      30 Ottobre 2016 at 19:11

      Ma non sfugge a noi, caro Alessandro… 🙂 Sono fondamentalmente d’accordo, nel senso che non c’è dubbio sul fatto che la Clinton sia uno strumento dei poteri forti e delle lobby finanziarie e sioniste che dominano negli USA (e quindi nel mondo), però non c’è altrettanto dubbio che il fatto di essere donna e femminista sia il valore aggiunto, quello che fa la differenza, e per la “sinistra” stile Manifesto, è condizione necessaria e più che sufficiente.

  2. armando
    30 Ottobre 2016 at 12:39

    Donna è femminista. Ecco tutto 🙂 il resto non conta per lL Manifesto.

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