La Palestina si, il Donbass proprio non ci piace…

La cosiddetta crisi russo-ucraina o, per meglio dire, il processo di destabilizzazione di quell’area in corso ormai da tempo in seguito al colpo di stato avvenuto in Ucraina che ha portato al potere l’oligarchia locale filo USA e filo UE che non hanno esitato, per lo scopo,  a servirsi delle bande paramilitari nazifasciste di Svoboda e Pravj Sector, ha fatto emergere delle contraddizioni macroscopiche in una buona parte della sinistra cosiddetta “radicale” e anche di quella cosiddetta “antagonista”.

Infatti, una parte consistente e forse addirittura maggioritaria di queste aree politiche (ormai più culturali che politiche…) sostiene che non bisogna prendere posizione, che non bisogna schierarsi perché saremmo di fronte ad uno scontro inter-imperialistico fra gli USA da una parte e la Russia dall’altra.

C’è del vero anche in questo, sia chiaro. Del resto la Russia di Putin non è certo un modello di socialismo e di democrazia, come ho già avuto modo di spiegare in questo mio articolo pubblicato alcuni mesi orsono su questo stesso giornale:  https://www.linterferenza.info/esteri/un-primissimo-sguardo-sulla-crisi-russo-ucraina/

E’ evidente che la Russia sta cercando di difendere la sua posizione di potenza egemone in quella che è storicamente la sua area di influenza, o meglio, ciò che di quella rimane dal momento che le tre repubbliche baltiche sono già state sottratte al suo controllo da un pezzo, ridimensionandola fortemente . Sfilargli anche l’Ucraina (operazione al momento riuscita solo in parte) significherebbe accerchiarla completamente sia dal punto di vista militare che economico. Il gas e le risorse naturali dell’Ucraina fanno gola a tutti, in primis agli USA per i quali il controllo delle risorse energetiche mondiali è di importanza strategica. Del resto l’Impero non va avanti a chiacchiere ma a trilioni e triliardi di barili di petrolio (e di dollari). In Iraq lo succhiano praticamente “aggratise”, in Ucraina vogliono fare lo stesso (o quasi) con il gas, magari rivendendolo  all’Europa a prezzi “concordati” (ca va sans dir…).

Logico quindi che la Russia non possa stare a guardare e abbia in qualche modo cercato di rispondere a quella che è chiaramente un’aggressione indiretta alla sua economia e alla sua stessa stabilità politica interna. Della qual cosa potremmo, da un certo punto di vista, disinteressarci completamente, dal momento che nessuno di noi, e tanto meno chi scrive, ha in particolare simpatia Putin e l’attuale regime capitalistico oligarchico russo (con tutte le peculiarità del caso date dal contesto storico, sociale e culturale della Russia; rimando anche in questo caso alla lettura del mio articolo succitato) da lui guidato.

Tuttavia la politica e in particolar modo la politica internazionale, è materia complessa che va approcciata con occhi politicamente lucidi e possibilmente al riparo da schematismi di ordine ideologico.

Se, infatti, dovessimo applicare alla lettera la logica che seguono molti esponenti, militanti e in diversi casi anche amici appartenenti a quella sinistra di cui sopra, non avremmo coerentemente dovuto sostenere, ad esempio, il movimento per l’indipendenza irlandese (di cui l’IRA e il Sinn Fein erano ovviamente mattoni fondamentali) che era un movimento fortemente nazionalista, con diverse componenti al suo interno, e fra queste anche alcune dichiaratamente fasciste. Quindi un fronte molto composito, popolare, solo in minima parte di classe (non lo dice il sottoscritto ma la geografia politica interna all’IRA e al Sinn Fein), con molte contraddizioni al proprio interno.

Potremmo naturalmente portare decine e decine di esempi. I movimenti di liberazione anticolonialisti del variegato mondo arabo non avevano forse delle contraddizioni al proprio interno? Vale per il movimento di liberazione algerino così come per l’Egitto di Nasser, la Libia di Gheddafi e lo stesso OLP di Arafat. Per non parlare, ovviamente di organizzazioni quali Hamas e/o Hezbollah. Sono forse questi ultimi dei movimenti squisitamente di classe e marxisti? E che dire di Saddam Hussein che, non appena arrivato al potere, mise fuori legge e perseguitò i comunisti (molti furono eliminati) e poi si fece appoggiare dagli USA nella crociata contro l’Iran prima di essere a sua volta eliminato dai suoi ex supporter?

Era forse Saddam un comunista? Non mi pare proprio, eppure nessuno si è fatto (giustamente) tutti questi scrupoli nel mobilitarsi contro l’aggressione americana all’Iraq.

Stesso discorso per la Palestina. Forse Hamas (sostenuta dal Qatar..) ci piace di più della Repubblica del Donbass? Il Qatar è forse più democratico e più socialista della Russia di Putin? Non mi pare.

E allora qual è il problema? Forse che Putin è portatore di una cultura tradizionalista, maschilista e patriarcale? Invece Hamas e i qatarioti sono femministi, progressisti e di sinistra?

Come ripeto, si potrebbero portare tanti e tanti altri esempi, specie se torniamo indietro nella storia. Non si riesce quindi a capire, in tutta sincerità, questa sorta di “purismo” ideologico di molti compagni e amici. O meglio, pur senza condividerlo, si potrebbe però giustificare qualora fosse stato e continuasse ad essere accompagnato da un atteggiamento coerente. Qualora cioè si dicesse:”Non si appoggia la neonata Repubblica del Donbass perché contiene al suo interno contraddizioni per noi insopportabili, così come per la stessa ragione non si appoggia neanche la resistenza palestinese, libanese o iraqena contro le politiche imperialiste americane e israeliane e a suo tempo non si sostenne quella irlandese contro l’occupazione inglese, quella algerina contro quella francese, quella dell’Egitto di Nasser contro le potenze europee, gli USA e Israele e via discorrendo (fortunatamente in questi uiltimi casi prevalse invece il buon senso perchè la sinistra non era ancora stata “suicidata” dall’ideologia “politically correct”)”.

Questo sarebbe un discorso per parte mia assolutamente non condivisibile ma comunque dotato di una sua coerenza e di una sua dignità (seppur privo di ogni ragionevole senso della Politica).

E invece no. I nostri amici e compagni (che tali restano, sia chiaro, l’era delle scomuniche di sapore vetero stalinista è morta e sepolta per sempre, per lo meno per quanto mi riguarda) “puristi”sostengono giustamente la lotta del popolo palestinese (ben sapendo che oggi sostenere quella lotta significa sostenere Hamas, quindi una forza borghese, interclassista e integralista, a sua volta più o meno strumentalmente sostenuta da  stati reazionari e capitalisti come ad esempio il Qatar ma non solo) ma la Repubblica del Donbass proprio non gli va giù.

Perché? Perché alle spalle c’è Putin, che certamente al sottoscritto non è affatto simpatico ma non è che gli sceicchi del Qatar o degli Emirati lo siano di più.  O no?

Che dire? Evidentemente gli sceicchi fanno meno orrore di Putin o forse L’Islam, sia pure nella sua versione integralista, è considerato più tollerabile della Chiesa ortodossa russa. Oppure devo pensare che l’ideologia “politicamente corretta” (femminismo, “diritto-umanismo” ecc.) sia penetrata tanto in profondità anche nella testa e nella pancia di tanti compagni fino ad indebolire, diciamo così, la loro lucidità e capacità di analisi politica.

Ma anche qualora le cose stessero in questo modo (e da tempo penso che lo siano) il nodo resterebbe comunque irrisolto perché non mi risulta che i “petrolsceicchi” del Qatar o degli Emirati siano tanto più progressisti, tolleranti e politicamente corretti di Putin. Una cosa è certa. Se le Pussy Riot (le nuove eroine “rivoluzionarie” del femminismo mondiale e della “sinistra” radicale occidentale), ora “rifugiatesi” negli USA,  sono state sbattute in galera da Putin per un paio d’anni, nel Qatar o nell’Arabia Saudita avrebbero gettato le chiavi non dopo severe pene corporali…

Alla luce di tutto ciò, non resta veramente altro per spiegare la posizione di questi amici e compagni.

A loro, se vogliono, il diritto di replica.

11 commenti per “La Palestina si, il Donbass proprio non ci piace…

  1. Alessandro Leoni
    14 ottobre 2014 at 17:21

    … compagni ? … forse di “Merenda” ( Pacciani & company ! ) … Basta con queste MISTIFICAZIONI ! Viviamo in un paese profondamente -segnato- dalla sua appartenenza all’area Occidentale ( alias Imperialista … leninisticamente inteso ! ) … ciò determina la -coscienza- individuale e collettiva ! Oramai i -Diritti- ( “universali” ) vengono sostituiti con il senso del PRIVILEGIO ( individuale ) … la così detta SINISTRA perdute le proprie Radici … classiste … la propria IDENTITA’ … è divenuta l’assemblaggio degli Utili Idioti del Capitalismo Neoliberista attuale ! RIGENERARE l’ Identità TeoricoIdeologicaProgrammatica della “sinistra” è oramai storicamente maturo ! Iniziando dalla Questione COMUNISTA ! Tutto il resto è “imbroglio” … “mistificazione” e …. NOIA !

    • pietro ancona
      14 ottobre 2014 at 20:09

      Non condivido il giudizio sulla Russia. La Russia non è imperialista. La Russia devfe recuperare i territori che ha perduto con la fine dell’URSS. Questo non è imperialismo. La politica estere della Russia è di pac

      • Fabrizio Marchi
        14 ottobre 2014 at 21:18

        infatti se leggi bene, Pietro, non ho parlato di imperialismo ma di egemonismo russo nell’area, il che è diverso. Al momento l’unica forma di imperialismo a tutto tondo è quella americana, su questo non c’è dubbio. La Cina è un paese capitalista ma non ancora imperialista. Per lo meno dal mio punto di vista.

  2. sandro marroni
    14 ottobre 2014 at 18:22

    “La NON notizia: la Russia intrattiene normali rapporti con Israrele. La NON notizia: Putin riceve tra gli altri i preti (rabbini) ebrei; la NON notizia: Putin vara delle leggi di protezione della storia accettata (all’acqua di rose rispetto a quanto fatto in Germania).

    LA NOTIZIA: la Russia si appresta a riconoscere lo stato palestinese. Ergo, Israele di questo non sarà contento come ovviamente non lo sono gli USA. Questo smentisce alcune tesi sostenute al solo scopo di corroborare altre tesi e difendere posizioni indifendibili. Poi, delle valutazioni sulla questione semitismo/antisemitismo e chiacchiere varie a me personalmente non interessa un fico secco. Uscite dagli incubi e dalle griglie ideologiche, dai complottismi un tot al kg. Siamo entrati in una diversa era geologica. Chi non vuole prenderne atto è libero di farlo, ma non mi si sfianchi con tesi astruse. Grazie.” – Maurizio Murelli

    • Matteo Luca Andriola
      16 ottobre 2014 at 11:23

      @sandro marroni
      Caro sandro, per motivi editoriali – sto pubblicando un saggio sulla storia della destra radicale – conosco personalmente Maurizio Murelli, che è uno dei pochi esponenti di quel’area che, nonostante abbia una Weltanschauung diversissima dalla mia, è coerente fin dagli anni ’70 con certe posizioni antiamericane e antioccidentaliste, oltre ad essere una persona per bene, uno che parlò di male Americano e dell’URSS come “male minore” da un punto di vista geopolitico già dagli anni ’80, col Muro in piedi, scrivendo che Gorbaciov avrebbe mandato tutto a monte come pedina del mondialismo. Ovvio che lui elogi Putin per motivi diversi dal direttore de “L’Interferenza”, anche perchè hanno un background diversisismo, il primo fascista il secondo proveniente dalla sinistra radicale, e in sisntonia con Giulietto Chiesa. Ma pure Murelli, beccandosi non pochi “insulti” da parte di certe personalità che tifano per Pravj Sektor e Svoboda perchè sono “camerati” (vedi chi si rifà a Gabriele Adinolfi, rimasto ancorato a schemi anni ’40), ha capito che tale conflitto va letto guardando al XXI secolo, e non a scontri del tipo “fascismo/antifascismo”, ma “imperialismo-ideocrazia americana/antimperialsimo-diritto dei popoli di disporre di se stessi”. Ecco perchè quando discuto con Murelli, nonostante la distanza su certi temi, a volte sono in sisntonia. Bene ad averlo citato.

  3. erminio liguori
    14 ottobre 2014 at 21:05

    Anche io non condivido il giudizio liquidatorio sulla Russia Putiniana, equiparata de facto all’imperialismo aggressivo Usa/Ue. Non e’ questione di geopolitica o di rossobrunismo di striscio, ma e’ INDUBITABILE che oggi esistono due mondi in contrapposizione: da una parte il NWO , il mondo ” unipolare” imperniato sulla strapotenza aggressiva USA, con il corollario ( solo economico ) Ue e l’apporto significativo di Isra HELL come cane da guardia nella zona geopolitica strategicamente cruciale del mondo ( ma di cani da guardia gli USA ne hanno parecchi, sguinzagliati ai quattro angoli del mondo a tener d’occhio e conculcare i movimenti di liberazione…. Turchia/Colombia/ Filippine/ Arabia Saudita e sceicchi associati..).Dall’altra paesi differenti fra loro sotto tutti i punti di vista che cercano di svincolarsi dalla presa mortifera, guidati dai Brics di cui la Russia e’ la colonna portante MILITARE. La contraddizione principale dell’epoca post- muro e’ fra queste entita’ e la lotta di classe con il conflitto capitale/lavoro, anche se aleggia sullo sfondo, rimane in questo dato periodo storico in secondo piano, pur rivestendo per noi comunisti una importanza cruciale.

    • Fabrizio Marchi
      14 ottobre 2014 at 21:50

      Vale anche per te, caro Erminio, quanto ho detto anche a Pietro Ancona. Ho parlato di egemonismo russo nell’area, non di imperialismo. La Russia non è oggettivamente imperialista, non è un opinione ma un dato. Il fatto però di non essere una potenza imperialista non modifica, per lo meno per quanto mi riguarda, il giudizio sulla natura del suo regime attuale che a mio parere è un sistema capitalista tout court, sia pure, come ho spiegato in diversi articoli, con le peculiarità del caso, cioè del contesto sociale e culturale russo che è diverso da quello europeo, americano, cinese, arabo, sudamericano e via discorrendo. Sono anche d’accordo sulla necessità, in questa fase storica, di sostenere i paesi del BRICS (e io aggiungo anche e soprattutto gli altri paesi latinoamericani e in particolare l’Ecuador, il Venezuela, la Bolivia e Cuba), tuttavia un conto è l’appoggio politico e un altro è l’analisi della natura reale di questi paesi e della loro realtà sociale e politica.
      Mi sembra che molti compagni e amici negli ultimi anni stiano confondendo un po’ troppo i due piani. Forse c’è anche una componente umana, sentimentale, se vogliamo, in questo atteggiamento. Si è portati in buona fede a cercare di individuare non dico dei modelli ma comunque dei punti di riferimento che in qualche modo possano se non corrispondere quanto meno avvicinarsi alla propria sensibilità politica e ideale (e ideologica).
      Mi dispiace fare la parte del guastafeste però credo che la pur necessaria esigenza di costruire un fronte comune in grado di contrastare lo strapotere americano sul mondo, non deve però fuorviarci. La Cina, la Russia e l’India non sono paesi socialisti, ma paesi capitalisti non imperialisti o non ancora imperialisti perché le condizioni oggettive, economiche, militari e geopolitiche non gli consentono di esserlo. Non è che l’imperialismo è prerogativa dei soli americani…L’imperialismo è una fase (suprema) del capitalismo che sfocia necessariamente appunto nel primo (ma non devo certo spiegare a te e a voi cosa sia l’imperialismo).
      Ora, che questi paesi, pur nelle loro rispettive differenze, debbano essere sostenuti in questa fase, lo condivido senz’altro, ma questo non mi fa perdere di vista la natura dei loro sistemi economici, sociale e politici. E strategicamente parlando, sul lungo o lunghissimo periodo (questo non posso prevederlo né posso prevedere quale sarà lo sviluppo di quei paesi), non c’è dubbio che, rimanendo invariate le cose, quei paesi restano in prospettiva degli avversari.
      Diverso invece il discorso sul Venezuela, su Cuba, sull’Ecuador e sulla Bolivia dove invece sono presenti degli elementi di socialismo, sia dal punto di vista economico e sociale che dal punto di vista politico e anche ideologico, in fondo. Lo stesso non può certo dirsi della Russia di Putin o dell’India e a mio parere -ma so che qui si apre una discussione interminabile (che possiamo anche fare anche perché ho intenzione di scrivere un articolo specifico sulla Cina) – anche della Cina che, al di là dell’iconografia ufficiale e dello stato-partito più confuciano nella sostanza che comunista, è a mio avviso un paese capitalista a tutto tondo.
      IL capitalismo è un sistema che ha dimostrato una grandissima flessibilità e una altrettanto grande capacità di “sposarsi” con qualsiasi contesto sociale, culturale e religioso. Il capitalismo convive alla grandissima con lo stato partito cinese e con la società liquida americana-europea, con le monarchie saudite a base coranica e con le peggiori dittature fasciste sudamericane e non solo. E’ questa la grande capacità e la grande intelligenza di questa sofisticatissima forma di dominio che è appunto l’attuale sistema capitalistico dominante a livello planetario.

  4. Alessandro Giuliani
    16 ottobre 2014 at 15:30

    Caro Fabrizio,

    non so a che ‘compagni’ tu ti riferisca, quanto a me, se devo fare una statistica (miserevole, sia chiaro, parlo di una ventina di amici miei) che si definiscono in
    qualche modo ‘compagni’ (vai poi a vedere cosa significhi, perà sono tutte persone
    che negli anni 70 andavano alle manifestazioni della sinistra estrema..insomma come facevamo noi). Bene questa ventina di reduci SONO TUTTI A FAVORE DI PUTIN o meglio, dicono che Putin non gli sta simpatico, ma che nel caso Ucraina ha super -ragione ! (Quanto a me concordo con loro e devo dire che a conti fatti il personaggio non mi sta neanche troppo antipatico)….
    Bè vorrà dire che frequentiamo ambienti variegati…d’altronde una delle cose belle di Roma è anche questa..

  5. armando
    17 ottobre 2014 at 9:51

    C’è una cosa che differenzia la Russia dai paesi arabi a cui faceva cenno Fabrizio. Mentre è evidente che le strutture economiche non sono certo di tipo socialista, tuttavia la Russia fa parte dell’Europa e, seppure paese cerniera, dell’Occidente. Gli altri paesi no. E nei sostentori di Hamas etc, al contempo oppositori del Donbass, c’è un evidente odio verso la propria civiltà e quello che ha prodotto nel passato in termini culturali. Ora, dopo il disastro del socialismo reale, in Russia sono immediatamente riapparsi fenomeni che si credevano “estirpati”. le tradizioni religiose, ad esempio, o più in generale concezioni antropologiche che quì da noi sono bollate come medievali e oscurantiste. E’ questo che è intollerabile nella Russia, ossia la dimostrazione che si tratta di qualcosa profondamente radicato nell’animo umano, la testimonianza vivente che l’ultracapitalismo antiborghese non riesce ad affermarsi completamente. D’altra parte esiste una simmetria rovesciata fra la sinistra sedicente antagonista, e certo cattolicesimo tradizionalista, il quale vede il pericolo per la civiltà occidentale nell’Islam. Anche quì c’è uno strabismo straordinario. Posto che non si può certo guardare all’Islam come ad un riferimento, posti tutti i giusti distinguo e le giuste critiche a certe concezioni integraliste islamiche (dico in generale, ben sapendo che andrebbero fatte molte distinzioni), certo tradizionalismo cattolico rifiuta di accorgersi che le concezioni antropologiche fatte proprie dall’Occidente sono ormai antitetiche a quelle che un cattolico tradizionalista dovrebbe avere a cuore, le quali, al contrario, sono ancora vive nel mondo islamico il cui sistema simbolico è ancora forte. Quello dell’occidente è crollato sotto i colpi della postmodernità o, si dica come si vuole, del capitale. La Russia sta tentando di ravvivarlo o farlo in qualche modo risorgere e non senza contraddizioni. Attribuire agli Usa, che sono la causa principale di quel crollo verticale, la missione di preservarlo contro l’Islam è un’illusione ottica terribile. Sarebbe come affidare all’omicida il compito di salvare la vita che lui stesso ha reciso.

  6. Alessandro
    18 ottobre 2014 at 19:38

    Articolo equilibrato. Decisamente più valido di quelli che liquidano la guerra in atto come uno scontro tra partigiani e nazisti, ovviamente una ricostruzione che fa ridere chiunque abbia una minima conoscenza diretta di quel che lì accade. Però Fabrizio tu commetti un errore nell’equiparare Palestina e Donbass. Nella Palestina c’è un intero popolo che combatte per avere un suo riconoscimento politico da decenni, del Donbass cosa noi sappiamo? Dove sono le grandi manifestazioni in sostegno dei separatisti? Quanti sono i separatisti del posto e quanti sono quelli che non sono della regione? Forse il referendum farsa di primavera ci offre dati attendibili? Non scherziamo 🙂
    Conosco tante persone di Donestk fuggite in altre città dell’Ucraina che non vogliono l’annessione alla Russia, perchè queste Repubbliche autoproclamate non vogliono l’indipendenza, come nel caso della Palestina,vogliono l’annessione alla Russia.
    Certamente nel Donbass, per ragioni storiche, la simpatia per la Russia è presente, ma pensare che sia maggioritaria, questo è tutto da dimostrare. I separatisti, in buona parte miliziani russi, ceceni…, faticano tantissimo a reclutare uomini in loco, come dichiarano i loro vertici.
    In ogni caso, ritengo sia arrivato il momento che Poroshenko si decida a mollare la presa sul Donbass; i separatistii non lo faranno mai, perchè della sorte dei civili non gliene una frega una mazza. Combattere contro chi si fa scudo dei civili sta portando solo morte e distruzione. La salvaguardia delle vite umane viene prima di qualsiasi altra cosa.

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