La Resistenza del Donbass espelle i neofascisti

1. Un video pubblicato recentemente da VoXKomm – poi ripreso in Italia dai giornali online Pop Off e Contropiano – mostra la sostanziale irrilevanza delle organizzazioni neofasciste e nazionaliste di ultradestra all’interno della Resistenza del Donbass. Il giornalista Carlo Perigli ha correttamente parlato di impatto solo mediatico dei fascisti. (1)
Come mai, allora, i media premono così tanto su queste presenze risibili? L’obiettivo è forse quello di screditare un movimento di liberazione nazionale – quello del Donbass – che rivendica istanze sociali sacrosante, davanti ad una chiara offensiva imperialista americana contro la Russia ?
La realtà è ben diversa e sono gli stessi dati a confermala: nel Donbass l’area di estrema destra non conta più di 240 combattenti, ovvero lo 0,9 % dei guerriglieri in campo. Dopo l’abbandono del gruppo Rusich i mini gruppi impegnati nel conflitto sono: RNU, Varyag, Imperial Legion, Kornilovites, Legion of st. Istvan, Serbian Action, Falanga, Unknown, Novorossyan Fighters. Si tratta di forze irrilevanti militarmente e troppo spesso manipolabili (e soggette a infiltrazioni di vario genere); ciò nonostante sono estremamente attivi in rete e offrono una visione fasulla della Resistenza del Donbass nel suo insieme e nella sua complessità. La solidarietà e la propaganda della destra radicale europea poggia più sul folclore di tali gruppi – i quali si esibiscono in rete con saluti romani, mostrando tatuaggi e teste rasate – che sulla loro abilità nel combattimento. E’ forse un caso che nessun gruppo di destra ha mai preso parte ad azioni importanti contro l’occupante – quello sì anch’esso neonazista – di Kiev ?
In Italia vari gruppi hanno manifestato simpatia per i nazionalisti di destra del Donbass, snobbando volutamente il carattere antifascista e socialista di gran parte dei miliziani combattenti. Secondo Victor Shapinov, dirigente del movimento marxista Unione Borotba (Lotta) “naturalmente, la Repubblica popolare di Donetsk e Lugansk non sarà socialista” (2), molti oligarchi mireranno a riciclarsi come patrioti o nazionalisti moderati, eppure – ricorda il dirigente di Borotba – “la creazione di repubbliche popolari, l’esperienza della lotta di massa anti-fascista, antimperialista e anti-oligarchica, ha indubbiamente spostato a sinistra non solo l’Ucraina sud-orientale, ma l’intero spazio post-sovietico’.
Mentre a Maidan gruppi anarchici e socialdemocratici in esigua minoranza si sono accodati ai nazionalisti conservatori come Svoboda e neonazisti come Pravy Sektor nella distruzione delle statue di Lenin, nel Donbass i monumenti eretti in onore dei caduti dell’Armata Rossa vengono protetti. Borotba per questo motivo ritiene che “In questo senso c’è un profondo divario di classe. E se siete alla ricerca dei semi del socialismo da qualche parte in Ucraina, è ai movimenti del sud-est che dovete guardare”.
Chi combatte, dunque, nel Donbass? Si tratta sicuramente di un fronte popolare ampio ed eterogeneo che tiene uniti i lavoratori con settori piccolo borghesi legati ad ambienti religiosi ortodossi. La stessa bandiera della Novorossia incrocia i simboli della Comune di Parigi del 1871 con la Croce ad X di Sant’Andrea fondatore della sede episcopale di Bisanzio. Un movimento antimperialista in cui i comunisti e i socialisti cercano – bisogna essere obiettivi: a fatica – di ottenere la piena egemonia.
In altre parole, siamo di fronte ad una genuina lotta antimperialista, seppure non priva di contraddizioni al proprio interno, il cui sbocco, al di là dei giudizi ottimistici di taluni, non sarà necessariamente quello di una società pienamente socialista.
James Petras, ad esempio, non esclude la possibilità proprio di una Rivoluzione socialista. Leggiamo:
“L’incapacità della Giunta di Kiev di sviluppare una strategia economica, la violenta presa del potere e la repressione dei dissidenti pro-democrazia nell’est ha portato ad una situazione di “dualismo di potere”. In molti casi, le truppe inviate per reprimere i movimenti pro-democrazia hanno abbandonato le armi, hanno abbandonato la Giunta Kiev per unirsi ai movimenti di emancipazione nell’Est”.

[…] Segnali assolutamente chiari, la lotta in Ucraina non è tra gli Stati Uniti e la Russia, è tra una Giunta imposta dalla NATO, formata da oligarchi neo-liberalisti e fascisti da una parte e gli operai dell’industria e le loro milizie locali e consigli democratici dall’altra. I primi difendono e obbediscono al FMI e Washington; i secondi si basano nella capacità produttiva dell’industria locale e riflettono la maggioranza”. (3)
Può questo dualismo di potere (borghesia/proletariato; imperialismo/Stati indipendenti) volgere verso il socialismo? L’antifascismo può trasformarsi in un ben più radicale antimperialismo che spinga fino alla completa socializzazione dell’economia? Per ora, non si possono dare risposte certe in tal senso.
2. La propaganda occidentale sul conflitto in corso è del tutto fuorviante. Nella Novorossia, la vita per i neofascisti è molto dura. La Brigata Prizrak ha recentemente espulso l’Unità d’assalto Phoenix proprio per il suo orientamento politico ambiguo. A seguire il messaggio della DKO ovvero Unità dei Volontari Comunisti:
“Amici, i primi frutti del lavoro dei commissari della brigata:
Grazie al lavoro del Commissario della 1° Unità, Timur “Faust” è stata soppressa l’attività del gruppo politico neo-fascista “Unità d’assalto Phoenix” che stava attuando un lavoro di propaganda distruttiva tra i soldati della 1° Unità del 2° Battaglione della Brigata Prizrak.
Proprio durante questa settimana, il Commissario “Faust”, conversando con i soldati della 1° Unità ha dimostrato la nocività della posizione politica dei leader dell’organizzazione, e in occasione della riunione generale della 1° Unità, i combattenti hanno deciso all’unanimità di espellere dai propri ranghi tutti gli appartenenti al gruppo neonazista.
Quattro degli uomini, nel loro analfabetismo politico che facevano parte dell’organizzazione, realizzata la nocività del neonazismo, hanno rinunciato a queste idee e sono rimasti a servire la 1° Unità.
I tre leader del gruppo neo-nazista sono stati disarmati ed espulsi dalla Brigata, in base alla volontà dei combattenti e l’accordo del Comando.
Della loro sconfitta hanno parlato pubblicamente, nel loro gruppo Vkontakte, i leader dell'”Unità d’assalto Phoenix”,” Andrey Rodionov (“Viking”) e Andrey Afanasiev (“Czeslaw”).
I neo-nazisti si sono lamentati che, e cito: “…in relazione all’atmosfera sfavorevole nella Brigata Prizrak nei nostri confronti, l'”Unità d’assalto Phoenix”, composto da Rodnovers, patrioti nazionali russi, ha deciso di abbandonare la Brigata …”
Fonte: Comitato per il Donbass antinazista, pagina facebook
Non è accaduto solo questo, nel Donbass l’antifascismo interno è più che operativo. Il Commissariato Faust ha indagato ed identificato tre nazionalisti di destra al Posto di Blocco 31 – riportano gli amici del Comitato del Donbass antinazista – perché svolgevano propaganda fascista.
La disinformazione portata avanti in Italia, prontamente, da gente come la leghista Irina Osipova attivissima su facebook, non ha impedito la corretta circolazione delle notizie grazie anche al lavoro dei comitati antifascisti locali.
Per capire, invece, chi davvero combatte nell’est Ucraina contro l’imperialismo statunitense e i suoi fantocci di Kiev, è sufficiente leggere la testimonianza di un giovane comunista colombiano che si è unito ai combattenti del Donbass, così come altri giovani sudamericani e spagnoli, e che usa come nome di battaglia, Alfonzo Cano, in memoria del comandante delle FARC:
“Per me, Alfonso Cano rappresenta la lotta per il popolo. E’ un modo di dirlo alle Farc che non sono soli e che c’è gente in altri stati che cerca di contrastare le ingiustizie del mondo”. (4)
Questo giovane si trasferì in Spagna all’età di 10 anni ed è lì che cominciò ad avvicinarsi al marxismo:” “Fin da quando arrivai in Spagna cominciai a chiedermi il perché delle cose, e quindi cominciai a rendermi conto delle ingiustizie sociali e delle differenze di classe. Penso che sia stato da lì che ho iniziato ad avvicinarmi ai movimenti di sinistra e al comunismo”.
Cano è cresciuto come un immigrato a Madrid, Murcia e Saragoza. Ha studiato musica, ha trascorso del tempo nell’esercito spagnolo e fondato il Movimento dei Giovani Comunisti Murcianos. Quando la guerra è cominciata in Ucraina ha organizzato dalla Spagna manifestazioni a favore dei separatisti, ma sentiva che non era sufficiente, quindi ha viaggiato in Russia, dove ha illegalmente attraversato il confine con l’Ucraina e si è arruolato nella milizia comunista del Donbass dove già da alcuni mesi altri stranieri impugnano le armi.


(1)  http://popoffquotidiano.it/2015/07/26/video-limpatto-solo-mediatico-dei-fascisti-nel-donbass/
(2)  http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucee20-014524.htm
(3)  http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucee21-014528.htm
(4)  https://www.facebook.com/1464626327135220/photos/a.1464626383801881.1073741825.1464626327135220/1643708952560289/?type=1&theater

 

4 commenti per “La Resistenza del Donbass espelle i neofascisti

  1. armando
    6 Settembre 2015 at 18:41

    Facce di bronzo è il solo appellativo consono a chi intende rovesciare la verità. Gli ucronazi sono al governo a Kiev con l’appoggio della Nato e dell’Occidente, mediante un colpo di stato. Il popolo del Donbass li combatte e combatte per una vera indipendenza. Questa verità viene sistematicamente nascosta dai media occidentali.

    • armando
      7 Maggio 2016 at 13:43

      compagni il popolo proletario sta con voi..

  2. Johnministro
    22 Settembre 2015 at 22:53

    Non tutti i fascisti o denominati tali dalla sinistra sono visti male dalla popolazione del Donbas. Pensiamo a pensatori come Dugin che fanno del sincretismo politico il loro cavallo di battaglia. Bisogna smetterla di far la battaglia tra poveri!

    • Stachinskyi
      7 Maggio 2016 at 9:59

      allora bisogna smetterla coi fascisti.sono loro la testa di ponte delle classi dominanti nel proletariato.

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