La rivoluzione (nazionale) sciita contro il terrorismo (globale) sunnita

L’Arabia Saudita non esita nel perseguire orrendi massacri, prevalentemente anti-sciiti, assassinando, in queste ultime ore, ben 37 dissidenti politici; 36 decapitazioni ed una crocifissione. Gran parte di questi attivisti anti-wahabiti appartenevano alla comunità musulmano sciita, inoltre erano poco più che adolescenti come il giovanissimo Mujtaba Al-Sweikat. Certamente, Casa Saud rimane il principale interlocutore degli USA – non soltanto dell’amministrazione Trump, ma di tutti i governi statunitensi – e di Israele; la rimozione della natura politico-sociale del regime wahabita connota, prima ancora della sanguinaria famiglia reale, il cinismo dell’imperialismo ‘’democratico’’ ed americano-sionista. Le borghesie di Washington e Tel Aviv rispondono alla grande e con “coerenza”: tutto ciò che è disumano mi appartiene.

Le autorità saudite calpestano il diritto internazionale e l’etica islamica utilizzando la Sharia come pistola fumante contro la comunità sciita. Una sequela di massacri con tristi precedenti storici. Quando parliamo di genocidio armeno, molto spesso ci dimentichiamo del genocidio assiro, consumato dalle truppe islamiste ottomane. Di fronte alla furia islamista e proto-nazionalista perirono ben 250.000 assiri, un pogrom su larga scala commemorato dalle vittime col nome di Seyfo, la spada. L’ideologia islamista ottomana e quella wahabita hanno un nemico comune: il misticismo rivoluzionario sciita che ha preso corpo dopo la Rivoluzione iraniana del 1979.

Il pogrom anti-sciita in Arabia Saudita è il volto locale dell’offensiva (reazionaria) globale pianificata dagli stragisti sunniti; nello Sri Lanka le vittime cristiane dell’ISIS sono 359. Non dobbiamo parlare di guerra permanente fra modelli di civiltà e civilizzazione, ma di conflitto fra elite e, nell’ipotesi più radicale, organizzazioni economico-sociali connotate dall’egemonia di classi avversarie (es.: socialismo versus neoliberismo; patriottismo versus imperialismo ‘’cosmopolita’’; sciismo versus assolutismo religioso). Tanto il neonazismo anti-musulmano quanto il terrorismo wahabita sono alleati strategici degli imperialismi statunitense, britannico ed israeliano contro il pluralismo patriottico iraniano. Il fanatismo religioso, veicolato dalla politica corrotta, è una conseguenza della decomposizione capitalista; sopravvivono – contrariamente alle dicerie dei pennivendoli di regime – soltanto quelle poche nazioni ‘’indipendenti’’ esterne al mondo globalizzato. L’Iran è una sorta di “URSS musulmana”? Si tratta di una tesi ardita, ovviamente, e per alcuni aspetti fantasiosa, ma non del tutto campata per aria.

Uno studio condotto a quattro mani, Quentin Muller (giornalista) e Sabrine Lakhram (ricercatrice presso la Sorbona di Parigi), ha preso in esame l’attrazione dei musulmani sciiti per il socialismo, leggiamo: “Il successo del comunismo presso gli sciiti sta nella similitudine delle dottrine dal punto di vista ideologico. Le nozioni di eguaglianza, di lotta contro l’ingiustizia, d’opposizione al potere, di difesa dell’oppresso sono idee comuni allo sciismo e al comunismo” 1. Il misticismo iranico di derivazione zoroastriana trova interessanti analogie col marxismo eretico di Walter Benjamin oppure del socialista (antistalinista) cecoslovacco Karel Kosik malgrado il clero islamico, dopo il ’79, abbia optato per una alleanza con la borghesia del bazar non rinunciando e anzi inasprendo) la repressione anti-marxista. Nel 2019, l’Iran – fra diverse contraddizioni – rimane un baluardo nella lotta all’imperialismo americano-sionista seppur (colpevolmente) si ostina nel non dismettere il pregiudizio anti-comunista. Contrariamente, gli Hezbollah godono del supporto del Campo antimperialista globale (legato alla difesa delle Rivoluzioni cubana e venezuelana), un asse progressista fortemente indirizzato dalle organizzazioni neo-marxiste le quali, grazie alla globalizzazione della conflittualità sociale, potrebbero rovesciare l’equilibro inter-classista della solida, ma non omogenea, nazione persiana, baricentro dell’antimperialismo mediorientale.

La guerra fra il misticismo iranico e l’assolutismo religioso del Califfato corrisponde alle sagge parole dell’ Ayatollah Khamenei:

‘’ I capi del sistema egemonico sono preoccupati; le loro proposte generalmente implicano l’inganno, la frode e le menzogne. Oggi, la nazione iraniana, oltre al regime criminale degli Stati Uniti, considera un certo numero di governi europei come ingannevoli e inaffidabili. Il governo della Repubblica Islamica dell’Iran deve osservare prudentemente i propri ‘confini’ con loro, non dovrebbe retrocedere neanche di un passo dai suoi valori rivoluzionari e nazionali, né essere spaventato dalle loro vuote minacce, tenere in considerazione in ogni momento la dignità del paese e del suo popolo, e cercare saggiamente e prudentemente – ma naturalmente con un punto di vista rivoluzionario – di risolvere i problemi risolvibili che ha nelle relazioni con costoro. Nel caso degli Stati Uniti, non è immaginabile risolvere alcun problema, e negoziare con loro non porterà altro esito se non danni materiali e spirituali’’ 2.

Il Califfato trascende l’idea di nazione, il ruolo dello Stato e la missione delle classi sociali diventando funzionale al piano dei sionisti di Washington e Tel Aviv; la distruzione del mondo non allineato. Lo stesso discorso inquadra il nazionalismo etnico (Alt Right, neofascismo, nazionalismo indù, ecc …). Da questo punto di vista la lotta degli sciiti contro gli stragisti (anti)religiosi equivale al conflitto (non negoziabile) fra l’Islam iraniano ed il “Fronte dell’Arroganza” americano-sionista e wahabita. La lotta di classe nella variante teologica e, per chi vuole prendere le distanze dai fenomeni (al plurale) religiosi, teocratica.

L’Iran mantiene diversi ‘’punti deboli’’ come il rifiuto del marxismo  e del socialismo, ma dobbiamo sperare che la Rivoluzione islamica approfondisca le conquiste del 1979 aprendosi ad un modello di società realmente egualitario.

https://orientxxi.info/magazine/comment-le-communisme-a-faconne-le-chiisme-politique-irakien,3043?fbclid=IwAR3TccaKBYWjWtTzsplKHBsxntV36fEvdp8yj71D8gx3JLJiMVJfJY_nK-g

http://pergiustizia.com/rivoluzione-islamica-delliran-alla-radice-della-nuova-dicotomia-islam-fronte-dellarroganza/

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Fonte foto: nena-news.it (da Google)

 

1 commento per “La rivoluzione (nazionale) sciita contro il terrorismo (globale) sunnita

  1. Andrea
    29 Aprile 2019 at 19:33

    Abbastanza condivisibile, ma….qui l’autore sembra quasi auspicare la caduta della Repubblica islamica: “Contrariamente, gli Hezbollah godono del supporto del Campo antimperialista globale (legato alla difesa delle Rivoluzioni cubana e venezuelana), un asse progressista fortemente indirizzato dalle organizzazioni neo-marxiste le quali, grazie alla globalizzazione della conflittualità sociale, potrebbero rovesciare l’equilibro inter-classista della solida, ma non omogenea, nazione persiana, baricentro dell’antimperialismo mediorientale.”Inoltre, il termine progressista non c’azzecca proprio con Hezbollah; progresso e reazione? Mica siamo in occidente!

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