L’Internazionale dei neoconservatori e la mondializzazione del neofascismo

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Fonte foto: Korazym.org

 

La guerra di civiltà (‘’guerra d’ignoranze’’ come la chiamava Edward Said) riparte da Roma?

 

Il 4 febbraio, a Roma, si è concluso il convegno, “Dio, onore, nazione: il Presidente Ronald Reagan, il papa Giovanni Paolo II, e la libertà della nazioni. Una conferenza del nazional-conservatorismo”, sponsorizzato da Viktor Orban, Giorgia Meloni e  Marion Marèchal Le Pen. Vediamo chi ha organizzato la conferenza:  ‘’Nazione Futura (una protesi di Fratelli d’Italia), Bow Group (UK), Centro per il Rinnovamente Europeo (Olanda), Istituto Danubio (Ungheria), Istituto Herzl (Israele), International Reagan Thatcher Society (USA). Dietro a tutti c’è la potente americana Edmund Burke Foundation’’ 1.

I neoconservatori repubblicani hanno riassorbito l’Alt Right, creando la costola europea dell’Internazionale nera, un vecchio progetto della CIA istituzionalizzato soltanto di recente da Steve Bannon. La Lega Anticomunista Mondiale raccolse stragisti impresentabili politicamente, dal ‘’boia di Lione’’ Klaus Barbie a Stefano delle Chiaie, mercenari sempre utili nelle operazioni sporche dello stato profondo. Bannon, che non poteva disperdere la carica reazionaria del neonazismo tradizionale, ha cercato di renderlo presentabile trasformandolo in una componente del conservatorismo USA. La cerchia di Breitbart e Cambridge Analitica inquadrarono, fin da subito, il nemico principale: l’Iran in quanto ‘’nuovo Karl Marx’’.

La lobby sionista, promuovendo la fazione xeno-fascista dell’imperialismo euro-atlantico, ha egemonizzato l’evento. Nei dibattiti è stato presentato il libro del biblista israeliano Yoram Hazony intitolato Le virtù del nazionalismo, un testo pieno di sproloqui guerrafondai e deliri oscurantisti: “Le Frontiere le ha volute Dio e sono quindi sacre”. Quello israeliano non è nazionalismo, ma la negazione delle patrie altrui attraverso la proiezione teocratica del colonialismo nel ventunesimo secolo ed il disconoscimento del diritto internazionale. Lo stato israeliano è molto più vicino alla Scozia di Maria Stuarda ed alla Spagna di Francisco Franco che allo stato-entità laico immaginato dai laicisti degli anni ’60, il genocidio sacro (Libro di Giosuè) risuona giornalmente sulla bocca dei rappresentanti istituzionali dei coloni. La nipote del negazionista Jean-Marie Le Pen ci sta insegnando che, con buona pace degli incarcerati per reati d’opinione, si può benissimo essere, da antisemiti, lustrascarpe dello stato ‘’per soli ebrei’’. I paradossi del sionismo ed il sionismo dei paradossi.

 

Karol Wojtyla, il teocrate che globalizzò il fascismo

Nel 1978, il neo-eletto papa Karol Wojtyla lanciò una guerra senza quartiere alla Teologia della liberazione, appoggiando – sottobanco – neofascisti e narcotrafficanti e benedicendo l’assassinio politico di sacerdoti non allineati come Monsignor Oscar Romero. Il Vaticano si alleò con l’imperialismo della polvere bianca statunitense e la teocrazia rabbinica, smanioso di ritornare una potenza ‘’imperialista’’.

Wojtyla, anticomunista viscerale legato all’oligarchia clericale polacca, nel 1981 nominò Prefetto della Congregazione della Dottrina della fede, Ratzinger. La Chiesa prese di mira il progressismo latino-americano, trovando sponda negli evangelici anglofoni. Il giornalista Marc Vandepitte, su Mondialisation, ha analizzato la ‘’Restaurazione’’ fascio-clericale:

“Perché durante gli anni sessanta e settanta i paesi del Terzo Mondo fortificano la loro posizione nel mercato mondiale. Imposero prezzi più alti per le materie prime, elevando così il loro potere di acquisizione sul mercato mondiale. Questo raggiunge il suo punto culminante nella crisi dell’industria petrolifera del 1973. Nel 1975 il Vietnam infligge una sconfitta umiliante agli Stati Uniti. Poco tempo dopo la Casa Bianca dovette subire un’umiliazione prima per la rivoluzione sandinista nel suo patio interno e dopo per il dramma in Iran (1980). Assumendo il suo mandato Reagan si sentiva inoltre minacciato per un posizionamento economico troppo indipendente dei paesi importanti come Messico e Brasile.

La Casa Bianca non lasciò le cose così come erano messe, ma lancia una controffensiva su diversi fronti. È lì dove si colpisce la teologia della liberazione che era ritenuta una dei principali obiettivi da annientare. In realtà già alla fine degli anni sessanta la TDL, nonostante fosse nel suo momento embrionale, era qualificata come una minaccia davanti agli interessi geo-stratégici degli Stati Uniti, e di ciò ne è testimone la Relazione Rockefeller’’ 2

I centri di potere sono rimasti invariati (es. Fondazione Rockefeller); se negli anni ’70 l’obiettivo era rivitalizzare la decrepita Dottrina Monroe appoggiandosi agli evangelici, i neoconservatori di seconda generazione vogliono investire il loro patrimonio reazionario nell’edificazione del Grande Israele scatenando una aggressione para-terroristica contro la Repubblica Islamica dell’Iran. Un progetto cinico che, con tutta probabilità, provocherebbe la distruzione d’una porzione del pianeta.

L’amministrazione Reagan e Wojtyla intrapresero un percorso di ‘’sionizzazione’’ dell’occidente, distruggendo la teologia cristiano-europea (cattolica e protestante), gli stessi gruppi dirigenti vennero castrati e sostituiti da una nuova establishment, prevalentemente anglosassone, aderente alla Commissione Trilaterale ed alla linea di Samuel Huntington sulla guerra di civiltà. Il nazionalismo dei conservatori è sciovinismo; Ronald Reagan e Giovanni Paolo II, celebrati dall’Alt Right, verranno ricordati come i pianificatori del genocidio bianco, uno sterminio perpetrato con guerre neocoloniali e legge liberticide. Negli ’80, il mondo socialista e comunista ha incassato una pesante sconfitta, ma oggi paesi come Iran, Cuba, Cina e Venezuela hanno gli strumenti per resistere.

https://sollevazione.blogspot.com/2020/02/la-destra-sovranista-te-la-raccomando.html

https://www.mondialisation.ca/ratzinger-come-rottweiler-di-dio-diede-il-colpo-di-grazia-alla-chiesa-popolare-in-america-latina/5324092

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