L’Iran in prima linea contro il terrorismo wahhabita

Il duplice attentato terroristico contro l’Iran che ha colpito il parlamento iraniano ed il mausoleo dell’imam Khomeini, è stato prontamente sventato dai Pasdaran e si è concluso con l’uccisione degli stragisti in meno di cinque ore. Un record.

L’Iran si conferma il paese Numero Uno nella lotta a Daesh. Uno Stato antimperialistico schierato proprio contro quel fondamentalismo sunnita il quale, attraverso l’eterodirezione dei servizi di intelligence deviati, sta insanguinando l’Europa per conto degli Usa. Il Maggiore Generale Mohsen Rezai ha dichiarato che ‘’Un duro castigo attende i capi del terrorismo. La nostra vendetta sarà terribile e indimenticabile’’. I guai per Casa Saud sono appena iniziati. Su quali campi di battaglia Iran ed Arabia Saudita regoleranno i conti? Siria, Irak, Palestina e soprattutto Yemen. Il copione è sempre lo stesso: gli sciiti rappresentano una forza progressista e, da un certo punto di vista, antimperialista, naturalmente all’interno della dialettica offerta dall’Islam politico, mentre i fondamentalisti sunniti ammazzano civili per conto degli Usa ed Israele. Non ci sono novità.

Una cosa è certa: la Repubblica Islamica dell’Iran ha annichilito nel giro di poche ore dei terroristi armati ed addestrati, criminali ben più pericolosi dei tossici che fanno impazzire gli ‘’apparati di sicurezza’’ ( buoni solo quando si tratta di massacrare i dissidenti politici ) occidentali.

Risultati immagini per attentato in Iran immagini

Forze speciali di sicurezza iraniana salvano un bambino dai terroristi di Daesh – Fonte foto: Il Post (da Google)

 

La monarchia wahhabita pochi giorni fa aveva minacciato, tramite il secondo principe ereditario saudita nonché ministro della Difesa del regno wahabita, Muhammad bin Salman, di “provocare conflitti all’interno dell’Iran” accusando Teheran di “cospirare” per “imporre la sua egemonia nel mondo islamico” 1. Una minaccia in stile mafioso che, in queste ore, si è concretizzata; Casa Saud è una vera e propria organizzazione criminale legalizzata dagli Stati Uniti ed armata dalle classi dirigenti imperialistiche europee ed israeliana.

Molti analisti parlano di un possibile avvicinamento del Qatar – in rotta di collisione con Casa Saud – all’Iran, ma sbagliano in modo grossolano. Vediamo, brevemente, le ragioni di questo errore di valutazione.

  1. L’Iran rivendica gli ideali della Rivolta antimperialista del 1979 quindi la monarchia del Qatar – alleata dei wahhabiti in Siria fino a qualche mese fa – rimane un bersaglio della cosiddetta rivoluzione degli oppressi lanciata dall’imam Khomeini. L’obiettivo del sultanato qatariota è di fare affari coi bazaristi ma la Repubblica Islamica ha una dialettica interna – tradizionalisti, riformisti, borghesia del bazar, antimperialisti – che renderà difficile la penetrazione di capitali provenienti dalle petro-monarchie.
  2. Su pressione israeliana il Qatar ha espulso i dirigenti di Hamas che avevano trovato ospitalità a Doha. Il dirigente ‘’laburista’’, il sionista Herzog, ha elogiato questa presa di posizione in continuità con la geopolitica imperiale di Netanyahu e Donald Trump.
  3. La Turchia ha inviato i suoi consulenti militari a Doha rinsaldando l’alleanza con questo regime monarchico filo-terroristico. Con tutta probabilità è in corso un conflitto geopolitico che vede contrapposto il neottomanesimo di Ankara al wahhabismo Il Qatar è una semplice pedina che cerca di sopravvivere economicamente; Casa Saud attacca Doha per non entrare direttamente in rotta di collisione con Ankara. Domanda: Trump vuole scaricare Erdogan e balcanizzare la Turchia? Non lo so, è ancora presto per dirlo.

L’Iran si colloca su un versante opposto; si contrappone al neottomanesimo antidemocratico e sta mandando avanti una lotta senza esclusioni di colpi contro il wahhabismo ed il sion-imperialismo. Può contrattare dei cessate il fuoco con Ankara e Doha ma la lotta con Israele – fino a quando questa non rinuncerà al sionismo ed all’imperialismo – ed a Casa Saud non vedrà tregue. Il mondo musulmano resta dominato dalla dicotomia resistenti/collaborazionisti; la geopolitica si sviluppa di conseguenza al conflitto di classe (sia pure con le peculiarità di ciascun contesto sociale e culturale) rimosso dagli analisti più moderati.

Trump vuole fiancheggiare Re Salman nella guerra sporca, anzi sporchissima, dichiarata al mondo sciita; forse è per questo che ha nominato Michael D’Andrea, mandante ed esecutore della “la campagna di colpi di droni americani che ha ucciso migliaia di militanti islamici e centinaia di civili” 2, responsabile delle operazioni CIA contro l’Iran? La mafia wahhabita chiama, il sionismo solidarizza e gli Usa rispondono; non cambia nulla e Trump si sta comportando proprio come Bush ed Obama. Un pupazzo di lobby talmente occulte di cui forse nemmeno lui sospetta l’esistenza.

Gli Usa sbagliano spesso valutazione e Teheran ha i mezzi necessari per neutralizzare la strategia della tensione pianificata dall’esterno.

http://islamshia.org/arabia-saudita-provocheremo-conflitti-allinterno-delliran/

http://www.maurizioblondet.it/spari-kamikaze-teheran-partita-loperazione-coperta-c

1 commento per “L’Iran in prima linea contro il terrorismo wahhabita

  1. Marcus
    18 Giugno 2017 at 17:19

    Stefano, che ne pensi del ruolo svolto dall’Iran in Iraq dopo l’aggressione imperialista del 2003?
    In particolare, quali sono le effettive responsabilità degli iraniani per le brutalità patite dai sunniti negli ultimi anni nelle zone controllate dagli sciiti?
    Siccome ne ho sentite di tutte i colori ma sono del tutto ignorante al riguardo apprezzerei conoscere la tua opinione, sempre gradita, su questo tema.

    Cordiali saluti

    M.

Rispondi a Marcus Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.