Miseria e subordinazione della “sinistra imperiale”

La liberazione di Aleppo e Palmira ha visto la – taciuta da tutti i media di regime – partecipazione di diverse forze comuniste e socialiste rivoluzionarie schierate con la Siria baathista e le milizie sciite degli Hezbollah. Tutto ciò rappresenta una sconfitta per l’imperialismo Usa, il sionismo israeliano che vorrebbe dividire la Siria in tre piccoli Stati etnici, la sovversione islamista dei Fratelli Musulmani e per la Sinistra Imperiale occidentale –  ‘’trotskista’’ e ‘’libertaria’’ – la quale per anni ha sproloquiato di una inesistente ‘’rivoluzione democratica’’ contro l’ultimo Stato laico del Medio Oriente. Le organizzazione pseudomarxiste – Sinistra anticapitalista, PCL, Pdac  ed altri – scesi in piazza con attivisti pro-Al Nusra sono rimasti soli e screditati ( dopo aver perso i migliori quadri ) davanti alle loro grandi responsabilità politiche.

Un vecchio marxista di razza come James Petras ( fra l’altro proveniente dall’autentico trotskismo rivoluzionario ) aveva, fin da subito, criticato con efficacia l’approccio politico, a dir poco balordo, del ‘’trotskismo moderno’’:

‘’Il popolo siriano può anche criticare Bashar Al-Assad, forse vuole cambiamenti, ma non sulla base dell’intervento imperialista. 
Sono i siriani che devono decidere del proprio futuro in maniera democratica, pacifica ed indipendente.

Non vogliono passare dal governo di Assad a un dominio neocoloniale. Questo è molto chiaro, dobbiamo rispettarlo e prendere nettamente la distanza delle bande di #trotzkisti che hanno sostenuto questo intervento imperialista chiamandolo “rivoluzione democratica”.

L’approccio con il quale hanno affrontato la questione siriana rappresenta l’ennesima dimostrazione di come i trotzkisti confondano le illusioni con la realtà nel mondo’’ ( traduzione della pagina facebook Fronte del popolo ).

I trotskisti moderni, invece di riflettere sulle analisi marxiste di Petras oppure sugli articoli di attenti giornalisti come Michel Collon, Thierry Meyssan e Fulvio Grimaldi, hanno preferito lasciarsi trascinare dalla propaganda del Quarto Potere: i mass media al servizio del clan Clinton. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il ‘’trotskismo moderno’’ è rimasto solo, privo di validi quadri politici e del tutto screditato.

Le eccezioni fra i marxisti sono poche ma nobili. Una dichiarazione congiunta di diverse organizzazioni comuniste non ‘’staliniane’’ sottolinea il carattere antimperialistico della vittoria di Aleppo. Questi sono i partiti politici che l’hanno, con merito, firmata:

 

‘’Socialist Fight – Inghilterra
Workers Socialist League – USA
Tendência Militante Bolchevique – Argentina
Communist Revolutionary Action – Grecia
Frente Comunista dos Trabalhadores – Brasile
CEDS – Centro de Estudos e Debates Socialistas – Brasile
Ady Mutero, Revolutionary Internationalist League – Zimbabwe
Mohammad Basir Ul Haq Sinha, President, Inter Press Network, Dhaka – Bangladesh
Akhar Bandyopadhyay, Bhagat Singh’s Socialist – India
Frank Fitzmaurice, Liverpool – Inghilterra’’ 1

 

Il documento sottolinea che ‘’La liberazione finale di Aleppo, a metà dicembre 2016, è una sconfitta delle milizie jihadiste sponsorizzate dagli Stati Uniti e dai suoi alleati Turchia, Arabia Saudita, Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Libia, per citarne i più importanti. Una vittoria dell’imperialismo ad Aleppo avrebbe inflitto un enorme colpo alla classe operaia della Siria e del Medio Oriente’’. Un chiarimento è d’obbligo: ‘’Naturalmente, non si tratta di una vittoria socialista rivoluzionaria, ma rafforza la lotta della classe operaia della Siria contro l’imperialismo e quindi, in ultima analisi, contro la propria classe dirigente capitalista’’. La distinzione fra ‘’nazioni imperialiste’’ e ‘’nazioni oppresse’’ è uno dei punti centrali dell’analisi di Lenin e Trotsky per questa ragione viene rifiutata l’idea che Russia e Cina siano, anch’esse, nazioni imperialistiche. Questo passo è particolarmente importante e merita d’essere sottolineato. I lettori d’orientamento marxista ( soprattutto trotskista ) farebbero bene a rifletterci sopra senza assurde proiezioni ideologiche:

 

‘’Pertanto, rifiutiamo assolutamente la proposizione che il conflitto in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo sia un conflitto tra due imperialismi uguali e contrari; l’imperialismo occidentale dominato dagli Stati Uniti e l’imperialismo orientale dominato da Cina e Russia. Alcune organizzazioni trotskiste sostengono che l’URSS fosse un Paese dal capitalismo di Stato prima della caduta nel 1991. Abbiamo seguito la linea definita da Leon Trotskij che definiva l’URSS Stato dei lavoratori degenerato, e l’abbiamo fatto fino all’inizio del periodo Eltsin. Oggi, la Russia è uno Stato capitalista a tutti gli effetti, ma bisogna fare attenzione a caratterizzarlo come Paese imperialista, perché questo significa paragonarlo all’imperialismo di Stati Uniti ed europeo, dal ruolo aggressivo nel mondo di oggi. Non c’è uno scontro tra imperialismi. Le scuse fatte su un ritorno alla “guerra fredda” sono una strategia dell’imperialismo degli Stati Uniti per isolare la Russia, così come la Cina, e rafforzare ideologicamente i propri interessi. Alcune funzioni della Russia non vanno confuse, come l’importanza della sua economia industriale e del suo arsenale militare, che rimane potente e anche rinvigorito, quali manifestazioni di una politica imperialista. L’intervento militare della Russia in Siria, che ha messo fine ai bombardamenti di Stati Uniti e NATO contro il governo di Bashar al-Assad, e gli attacchi aerei russi contro SIIL e altri gruppi armati in Siria, sono dimostrazioni militari del nazionalismo russo, per preservarne la posizione nel Medio Oriente. Una parte della borghesia russa si identifica con questo nazionalismo e la politica internazionale del governo di Putin, che esprime i propri interessi di classe. Gazprom è il più grande esempio di questa associazione. Detenuta principalmente dal capitale dello Stato, è la maggiore compagnia russa e il maggiore esportatore mondiale di gas naturale, principalmente in Europa. Il nazionalismo russo, ereditato dallo zarismo e dallo Stato sovietico degenerato, resiste oggi e contrasta l’avanzata dell’imperialismo verso l’Europa orientale, l’Ucraina e la Siria, e in queste situazioni specifiche svolge un ruolo progressivo. Di fronte alle minacce espansionistiche della NATO e dell’imperialismo, la Russia va difesa senza condizioni da tutti i rivoluzionari’’.

Il super-imperialismo israelo-statunitense vorrebbe trasformare Russia e Cina in paesi coloniali disinnescando il comnflitto d di classe in quei paesi. Trotsky, consapevole della pericolosità dell’imperialismo britannico, sostenne il Brasile di Getulio Vargas contro una possibile aggressione imperialista inglese e condannò, già nel 1904, il reazionario movimento sionista. I ‘’trotskisti moderni’’, oggi, sono l’estrema sinistra dell’imperialismo Usa e addirittura della lobby sionista, vera erede del nazionalismo fascista. La loro prassi denigratoria verso le critiche da sinistra – chiunque non accetta i loro schemini viene bollato come ‘’stalinista’’ – ricorda, in piccolo, i tragici processi di staliniana memoria. Stalin liquidò la vecchia guardia bolscevica colpevole d’essersi opposta alla politica opportunistica dei Fronti popolari; il ‘’trotskismo moderno’’, con l’aiuto degli accademici neoliberisti e pro-Israele, vorrebbe silenziare gli antimperialisti bollandoli come ‘’stalinisti’’ e ‘’rossobruni’’. Il documento fa bene a ribadire che ‘’Bashar Hafiz al-Assad lotta per l’indipendenza della Siria dal 2011. La Siria ha spezzato le varie offensive del cambio di regime condotte dagli Stati Uniti, dalla dichiarazione della Guerra al Terrore del presidente degli Stati Uniti George W Bush, nel settembre 2011’’. Le congiunture storiche possono cambiare ma, in questo momento, Bashar Al Assad ed il leder degli Hezbollah, Nasrallah, hanno respinto una coalizione pan-imperialistica, talmente aggressiva, cinica ed ostinata, che avrebbe piegato qualsiasi altro Stato indipendente; il rispetto nei loro riguardi è doveroso.

Jean Bricmont ci ha spiegato il ruolo truffaldino degli ‘’intellettuali progressisti’’. Leggiamo:

’Il problema rispetto agli intellettuali è che amano fingere di essere critici del potere, mentre in realtà lo legittimano. Per esempio, si lamenteranno che i governanti occidentali non fanno abbastanza per promuovere i “nostri valori” (tramite interventi e sovversioni), il che naturalmente rafforza l’idea che la “nostra parte” o “i nostri governi” abbiano buone intenzioni, un’idea molto sospetta, come tento di spiegare nel mio libro.

Talvolta quegli intellettuali vengono criticati, ma da chi? In generale da personaggi marginali, credo. Essi dominano ancora i media e la sfera intellettuale’’ 2

I movimenti trotskisti e libertari – compresi diversi accademici stalinisti – si sono allontanati dalle masse popolari, in America Latina hanno tradito le guerriglie guevariste, assecondando le pulsioni ideologiche di studiosi socialisti a parole ma neoliberisti nei fatti. Il PCL si riempie la bocca con Trotsky ma il vero vate di questa organizzazione è Toni Negri comprese le sue strampalate teorie contenute inel suo libro Impero e moltitudini. Domanda: il gruppo dirigente di questo partito è consapevole di fare il gioco del gendarme imperialista nord-americano?

La Siria baathista non ha soltanto il merito d’aver resistito all’imperial-globalismo di Washington e della lobby sionista ma anche d’aver tracciato una linea di demarcazione fra l’antimperialismo radicale e la “Sinistra Imperiale”  camuffata con i volti di Bakunin, Trotsky e Mao che, nel mentre, si rivoltano nella tomba.

https://aurorasito.wordpress.com/2017/03/08/la-liberazione-di-aleppo-e-i-compiti-dei-socialisti-rivoluzionari-antimperialisti/

http://znetitaly.altervista.org/art/18892

 

4 commenti per “Miseria e subordinazione della “sinistra imperiale”

  1. 11 marzo 2017 at 10:33

    Sono stato simpatizzante della 4 internazionale per 30 anni. Con quello che hanno fatto e detto sulla siria con me hanno chiuso x sempre. Per assurdo mi ritrovo al fianco di uno stalinista come grimaldi a cui va la mia stima per il coraggio e l onesta che sta dimostrando

  2. Stefano Zecchinelli
    11 marzo 2017 at 16:09

    A chi lo dici? Ero nel PCL, quando scoppiò la ”primavera libica” feci di tutto per fargli capire che si stava consumando uno scontro fra il governo laico di Tripoli e gruppi wahhabiti provenienti dal Qatar, reazionari e filoimperialisti. Non lessero nessuna analisi decente sul tema e tennero diversi comportamenti, censori se non addirittura aggressivi, verso le dissidenze interne al partito. Ho preferito rompere i rapporti politici e mi pento di non averlo fatto prima.

  3. 19 marzo 2017 at 0:06

    Quello che non perdono agli attuali “dirigenti” (si fa per dire) della Quarta Internazionale nella quale ho militato per anni (prima GCR, poi Sinistra Critica) oltre all’abbandono di precise categorie del pensiero di Lev Trotsky quali, ad esempio, “Stato operaio degenerato” (che permetteva una corretta lettura della politica estera di stati come la Russia, Cuba o la Cina) è l’aver preso come Vangelo le peggiori bufale sulla Libia di Gheddafi o la Siria di Assad. Atteggiamento quest’ultimo dettato sostanzialmente da una plateale disonestà intellettuale.
    Francesco Santoianni

    Vedi anche qui:
    http://www.pecorarossa.it/2015/11/17/guerra-alla-siria-bastonare-il-cane-affogato-o-parlare-di-trotsky/
    http://www.pecorarossa.it/2016/11/14/trump-siria-delirio-dei-trotskisti/

  4. Stefano Zecchinelli
    19 marzo 2017 at 19:00

    Alla fine, Francesco Santoianni, il loro non è marxismo ma una forma di populismo un po’ più complesso perchè utilizza la protesi ideologica del marxismo compendiato nella frase ”ribellarsi è giusto”. Questo che gli manca è una corretta analisi di classe che parta dalla studio dei conflitti inter-imperialistici. Tutte cose da loro abbandonate: non capiscono come le classi sociali si riposizionano, non inquadrano il ruolo degli Stati nazionali, non capiscono che ci sono l’imperialismo ed il sionismo. I ”trotskisti moderni” vivono una ”metafisica parallela” della politica fino a non capirci più nulla ed a diventare, il più delle volte, reazionari.

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