Palestina, Siria, Bolivia: addio diritto internazionale

Esiste ancora il diritto internazionale ? Diciamo pure che esiste quando è funzionale all’Occidente imperiale che, tra l’altro lo usa in modo fraudolento, altrimenti lo si può eludere per ragioni superiori derivanti dalle necessità dell’accumulazione, del profitto, della difesa degli interessi di dominio geopolitico. Il diritto internazionale, di solito, viene sbandierato quando occorre intervenire contro uno stato disobbediente inventando, tramite ONG compiacenti, fake news che mettano in risalto supposti soprusi dittatoriali, massacri, torture che i media più o meno asserviti, megafoni del Potere, diffondono tra le masse affinché il livello di consapevolezza dei crimini degli apparati politico-finanziari occidentali rimanga oscurato, addebitato invece ai nemici di turno…

In questi ultimi due mesi, l’Occidente, Stati Uniti in primis, hanno esibito una violenza primordiale che, a mio giudizio, prepara esiti funesti per la “pace” mondiale, frantumando, con estrema arroganza, regole e diritti elementari del vivere civile.

Dopo l'”annessione” del Golan siriano e Gerusalemme Capitale, il Presidente degli Stati Uniti ha legittimato l’occupazione violenta dei coloni in Cisgiordania ( Pompeo, naturalmente, in puro stile sionista, ha precisato che ciò non darà adito a nuovi insediamenti), demolendo, di fatto, l’utopico obiettivo della fondazione di due stati, e soprattutto dando l’avvio alla conquista di tutta la Cisgiordania; non una colonizzazione ma ” un ritorno alla Giudea e alla Samaria”, per dirla con le parole di Netanyahu

Come è stato giustamente rilevato dalla redazione di Contropiano 1) la mossa di Donald Trump ha spiazzato la stessa Federica Mogherini che in qualità di “ministra degli esteri” UE, ha dovuto bofonchiare di non essere d’accordo, in quanto tale mossa si trova in contrasto con quanto precedentemente “sentenziato” dal Consiglio di Sicurezza.
Inutile presa di distanza. Solo retorica. La UE non farà nulla per opporsi o per lo meno per attenuare il colpo di mano di Trump. Ciò che è apparso chiaro soprattutto da parte di Pompeo è che la pace in Palestina si può avere solo con la forza delle armi, naturalmente israeliane.

Ma Trump, come ha asserito ironicamente Assad, è il Presidente migliore che abbiano avuto gli States perché è “trasparente”. E’ il dirigente di una società per azioni, governata dalle corporation ed obbedisce solo alle leggi che una tale congrega emana. Meglio perciò di Obama che parla di pace mentre ordina a tavolino chi deve essere ucciso.

Anche in Siria, Donald è stato trasparente. Voleva i ricchi giacimenti di petrolio controllati in precedenza dalla dirigenza curda e prima ancora da Daesh. Li voleva e se ne è impossessato con direttive esplicite alle truppe statunitensi perché li difendessero dagli attacchi dei legittimi proprietari. Senza far riferimento a diritti umani calpestati dal “tiranno” di Damasco. Servono agli Stati Uniti. Punto e basta.
Naturalmente l’esercito siriano e i suoi alleati sciiti non molleranno la presa. Quel petrolio, che Daesh vendeva alle multinazionali europee e al Sultano turco e che i secessionisti curdi vendevano ad Israele, è infatti di estrema importanza per la popolazione siriana, ricca di petrolio e sprovvista di energia negli ospedali, nei trasporti, nelle scuole…assolutamente necessario per la ricostruzione e per la bilancia commerciale

In una recente intervista, su un canale televisivo russo, Assad ha ribadito quanto sia indispensabile, per cacciare via gli yankee dalla patria, l’unità di tutto il popolo siriano, quell’unità che è mancata in questi otto anni e più di guerra.

Quell’unità che è venuta a mancare con chi ha collaborato con gli americani, il cui vero obiettivo (non quello apparente e mediatico) era la distruzione dello stato siriano o per lo meno il radicale ridimensionamento in una piccola realtà etnica.

L’integrazione delle forze armate curde nell’esercito regolare si colloca in questa dimensione di pacificazione nazionale che non sarà facilmente raggiunta come viene dimostrato dalle dichiarazioni del comandante curdo dell’SFD (Forze Democratiche Siriane), Masloum Abdi che ha voluto, con grande determinazione, riaffermare l’indipendenza delle forze democratiche 2), sia pure in quadro di lotta comune contro l’invasore turco.

Non è una soluzione che può essere accolta – se non in una prima fase di conflitto – perché le SDF sono sotto controllo Usa/Israele, cioè i nemici dichiarati della Siria. Che la situazione sia ancora lontano da una soluzione – almeno per quanto riguarda una parte dei dirigenti curdi, presumibilmente quelli più vicini allo strappo secessionista – è risultato evidente dal lancio non solo di pietre ma anche di molotov contro le truppe russe incaricate, secondo gli accordi di Sochi, di vigilare sulla fascia di territorio siriana di interposizione.

Tutto ciò fa il gioco del Sultano che ha così modo di sbraitare contro il pericolo terrorista e continuare in tal modo l’aggressione. L’azione delle bande turche va bene anche per gli States che in questo clima di disunione nazionale, hanno modo di perseguire i loro processi di destabilizzazione, alimentando il terrorismo e depredando il petrolio (la deputata democratica Tutsi Gabbard si è pronunciata esplicitamente contro il furto di petrolio perpetuato da Trump).

E intanto mentre l’esercito siriano è impegnato nell’area di Idlib, supportato dall’aviazione russa, Israele, con lanci missilistici, attacca Damasco (depositi di munizioni e quartieri residenziali:23 morti). Dal canto suo, Netanyahu esalta la futura annessione della valle del Giordano.

Se Assad è riuscito a resistere ai primi assalti terroristici della congrega degli “Amici della Siria”, ciò è dovuto al fatto che esercito, polizia e comandanti, per fortuna sua, non si erano addestrati negli States, presso la School of Americas non solo all’uso delle armi (mai contro gli States) ma anche al mantenimento dell’ordine imperiale, alla conservazione dei privilegi di classe, all’ideologia neoliberista…Evo Morales non è riuscito nell’impresa di conquistare cuore e mente dei suoi militari, impresa molto difficile, tra l’altro, nella speranza che la sua ineccepibile condotta presidenziale, la sua lungimiranza nel campo dell’economia, della ricerca, dell’elevazione sociale della popolazione, della sua accanita lotta contro la povertà potessero costituire una patente meritoria che favorisse la fedeltà dell’esercito e della polizia.

Non è andata così, Se Maduro riesce ancora a stare in sella, nonostante abbia dovuto subire assalti durissimi, ciò è dovuto al fatto che dispone di un apparato armato e repressivo ereditato da Chavez che gli ha permesso di resistere al terribile urto dei mercenari “made” in USA.

Evo non disponeva di tali strumenti di difesa e va detto che non li ha saputi costruire, cosicché davanti alle impetuose vittorie sul piano politico e sociale, davanti alla caduta di potere delle classi dirigenti nell’oppressione e nello sfruttamento della popolazione, innanzitutto india, era inevitabile l’uso spregiudicato della forza, della provocazione, delle azioni banditesche, del terrorismo.
Troppa indulgenza nei confronti di criminali come Luis Fernando Camacho (che risulterà uno dei protagonisti fondamentali del golpe), troppa indulgenza con i circoli razzisti e terroristici come quelli di Santa Cruz che già nel 2008…

La brutalità di queste bande si manifesta in diversi episodi eclatanti. Tal Gabriela Zapata davanti a media compiacenti “rivela” di essere amante 3) di Evo, da lei descritto come un furfante perverso, responsabile della morte di un suo fantomatico figlio. La donna verrà condannata a dieci anni di prigione. Ma il referendum che avrebbe dovuto consentire a Morales di candidarsi per la quarta volta alle Presidenziali, grazie alle fake news, è andato perso. Evo. ricorre al Tribunale Costituzionale…
Perché non ci potessero esserci sostituti non graditi per le dimissioni di Evo, viene rapito il fratello di Victor Borda, Presidente della Camera , naturale sostituto di un Presidente dimissionario e posto sotto ricatto con la minaccia di morte del fratello. Victor Borda si dimetterà aprendo “legalmente” la via alla presidenza per Jeanine Anez.

Spetterà alla più alta personalità militare Williams Kalima emettere la sentenza: Evo Morales deve dimettersi ed espatriare.
NOTE
1) Redazione Contropiano
2) Redazione Vietato parlare 9/11/19
3) Achille lollo “Bolivia, un golpe…” Contropiano

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