Perchè concordo con Putin

Le ragioni di Putin sono esattamente speculari a quelle occidentali, nello specifico degli Usa. Provo ad andare con ordine. Il discorso che ha fatto ieri Putin richiamando la storia della Russia non fa una piega. L’ Ucraina è la culla della Russia. Kiev è stata la prima capitale di uno Stato che può essere definito russo. Come entità geo politica l’Ucraina non è mai esistita, è una invenzione dell’URSS. L’ area geografica occupata oggi dall’ Ucraina a partire dall’ invasione tartaro – mongola, per secoli, è stata divisa tra gli Stati che si sono succeduti dividendosi il territorio:la confederazione Polacco – Lituana, il Khanato tartaro di Crimea e l’Impero Ottomano. A partire dallo Zar Pietro I il grande, la Russia ha allargato i propri confini verso occidente alla ricerca di uno sbocco al mare. Questo processo che è durato per circa due secoli terminò a metà dell’800 con la guerra di Crimea alla quale partecipò anche il Regno di Sardegna. La fine dell’URSS ha creato un vuoto geopolitico e ideologico, che ha determinato l’emergere di istanze nazionaliste. Le spinte delle élite ucraine, sponsorizzate dagli Usa, hanno portato alla dichiarazione di indipendenza, ne più e ne meno di quanto successe in Jugoslavia. Le repubbliche secessioniste del Donbass rivendicano esattamente ciò che rivendica il resto dell’Ucraina e cioè l’indipendenza ed essendol’Ucraina uno Stato creato a tavolino non può rivendicare proprio nulla rispetto alle due repubbliche del Donbass. Per quanto riguarda la Russia, essa pone una questione di sicurezza nazionale. Domanda: cosa farebbero gli Usa se una qualche potenza interferisse nel “giardino di casa” secondo la dottrina Monroe? Sappiamo cosa è successo in passato! La cosa miserabile è il vuoto rappresentato dall’ UE.

La vittoria della Guerra fredda da parte degli Usa ha dimostrato una cosa molto semplice e cioè che il mondo è troppo grande anche per gli USA. Se all’ indomani della fine dell’URSS gli Stati Uniti sono riusciti in qualche modo a gestire la partita creando nemici ad arte secondo quanto teorizzato da Huntington in “scontro di civiltà”, questa operazione si è rivelata un boomerang. A partire dagli anni 90 gli USA utilizzano per disciplinare il mondo intero al credo yankee,tra gli altri,lo strumento culturale, il soft power, che ha nel politically correct e nella cancell culture i fondamenti. Gli USA operano, a livello globale per disgregare/destrutturare i modelli sociali, economici e culturali altri rispetto a quello rappresentato dal liberalcapitalismo anglosassone. Le élite “americanizzate”, per continuare ad essere egemoni, hanno bisogno di creare condizioni tali da dare l’impressione che il modello yankee sia un sistema aperto secondo la logica popperiana –hayekiana (i due si sono influenzati a vicenda data l’intensa relazione amicale). Il tentativo Usa ha retto per un ventennio, poi è saltato con la crisi dei fondi spazzatura. È andato in crisi in quel momento perché, con la successiva crisi dei debiti sovrani, ha imposto il ritorno del ruolo degli Stati rispetto alla gestione dei processi economici. In aggiunta alla crisi finanziaria di cui sopra il tentativo yankee di imporre il proprio modello culturale, per capirci il modello Netflix, c’è stata la reazione culturale da parte di sistemi culturali e politici che non hanno nessuna intenzione di rinunciare alla propria identità. Rispetto al tentavo egemone degli Stati Uniti molti Stati hanno reagito combattendo gli elementi destrutturanti interni. Tra questi il Venezuela, l’Iran, Cuba, la Cina, la Siria e così via. La più grande contraddizione presente nell’ occidente, Usa in particolare, è la pretesa di essere i portatori di una civiltà superiore. Questa presunzione trae origine dalla modernità che ha costruito l’occidente fondandola sul modello Yankee. La vicenda Ucraina, per come si sta sviluppando, ha a che fare con il fallimento delle politiche interne ed estere dell’amministrazione Biden. I sondaggi danno i Democratici  in calo nei sondaggi ed per questa ragione, in previsione delle elezioni politiche di medio termine, che Biden ha  bisogno di un  nemico esterno sul quale deviare l’attenzione dell’opinione pubblica. Questo è ciò che fece Bush figlio ai tempi della seconda Guerra del Golfo contro l’Iraq, con la differenza che la Russia è altra cosa e Putin non è Saddam. La ricerca del nemico esterno come strumento funzionale alla creazione della coesione interna  è ciò che fece a suo tempo anche Reagan alimentando il conflitto con l’allora URSS. Le politiche economiche messe in campo da Biden, al di là dei proclami, non hanno prodotto gli effetti sperati. Sul piano economico e finanziario la domanda alla quale Biden dovrà dare una risposta è chi paga il crescente debito pubblico accompagnato da una inflazione che supera il 4%.    A Ottobre dello scorso anno, secondo una rilevazione di Quinnipac University il consenso per Biden si attestava al 38%,  a febbraio era al 50%. Biden ha inaugurato una politica espansiva all’interno con l’aumento della spesa pubblica e all’estero rilanciando il modello ideologico americano, la realtà è che gli  USA  da diversi anni sono in pieno declino. Il contesto internazionale è mutato, nuove potenze economiche e militari sono emerse e data la scarsità di risorse queste non sono disposte ad avallare il modello americano perché esso presuppone che l’intero mondo debba essere funzionale ad esso. Gli USA faticano ad  entrare nella logica che il mondo si è, per così dire, ristretto. Gli Stati Uniti sono un sistema politico oligarchico, ne più e ne meno, come i sistemi politici che dichiarano di voler combattere, per cui non sono nemmeno più credibili come modello di Democrazia. La società americana, a causa della dominante cultura individualista e dell’esaltazione delle identità minoritarie, è fluida, liquida sempre più destrutturata e meno coesa. Quanto riportato, seppure  sinteticamente, sono  alcune delle ragioni  che mi spingono a pensare che il vero pericolo per la pace non sia  la Russia ma gli Stati Uniti i quali continuano a pensare di poter gestire le questioni internazionali in funzione del nazionalismo interno cosa questa, visto il contesto internazionale,   non più possibile.

Perché Putin non attaccherà l'Ucraina (checché ne dicano gli Usa).  L'analisi di Caracciolo (Limes) - Startmag

1 commento per “Perchè concordo con Putin

  1. Giuseppe Casamassima
    25 Febbraio 2022 at 12:38

    In linea generale, si può convenire con le tesi esposte nell’articolo.

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