Tutto quello che dobbiamo alla Russia

Il Ministero della Difesa della Russia ha annunciato che il Califfo Al Bagdadi è rimasto ucciso in un bombardamento lo scorso 28 maggio. La notizia è ottima, gli Usa saranno in lutto e sconsolati per aver perso il loro migliore alleato e infatti hanno aumentato le sanzioni verso la Federazione russa. Gli Stati Uniti non si smentiscono mai, ha ragione Paul Craig Roberts: la verità è antiamericana.

La Russia sta cancellando Daesh, il comunicato è molto preciso ‘’L’intero “Consiglio Militare” dell’ISIS è stato cancellato da una squadriglia di Sukhoi-35 e Sukhoi-34’’ 1 ed elenca i nomi di noti tagliagole ‘’l’emiro di Raqqa, Abu al Khandri al Mysri; Ibrahim An-Naef al Khadzh; Es-Sukhne, capo della sicurezza dell’ISIS. E altri’’. I volenterosi carnefici di Hillary Clinton, bisognerebbe aggiungere.

La Russia – prima Urss – ha liberato il mondo dall’imperialismo nazifascista mentre le coorporation americane facevano affari con Hitler e la famiglia Rockefeller vendeva lo Ziklon B agli architetti del genocidio ebraico ma non solo ( dove mettiamo rom, slavi, popolazioni russe, ecc… ). Fu Lenin a strappare il paese alla prima carneficina imperialistica mondiale, circa dieci milioni di morti, mentre le potenze imperialistiche europee si scannavano per la ripartizione delle colonie. L’Urss non si limitò a lanciare al mondo un messaggio di pace, ma chiamò i popoli sottoposti a dominazione coloniale a rompere le catene della schiavitù, dando un duro colpo alla corona britannica, ai gangsters statunitensi e agli eredi del Kaiser. Senza la Rivoluzione d’Ottobre il mondo sarebbe stato dominato dal capitalismo; l’avvento del fascismo – a dispetto delle tesi errate di Nolte – fu un affare tutto occidentale. Giorgio Galli, nel suo libro In difesa del comunismo, ha dimostrato che non c’è nessuna relazione fra il bolscevismo ed il fascismo quindi è del tutto fuorviante, ai fini della ricerca storica, definire quest’ultimo come una ‘’controrivoluzione preventiva’’. Domanda: come mai, oggi, i due paesi più simili alla Germania nazista, almeno dal punto di vista delle strategie militari e ideologiche, sono gli Usa ed Israele? Questi ultimi – a differenza dei paesi europei – sono delle ideocrazie dove egemonia informativa e complesso militar-industriale camminano di pari passo. L’ideologia puritana ed il ‘’sionismo religioso’’ hanno messo due popoli interi in armi contro minacce totalmente inesistenti. Hitler fece la stessa identica cosa.

Lo stalinismo rinunciò all’internazionalismo proletario in nome della discutibile edificazione del ‘’socialismo in un paese solo’’ e Stalin commise numerosi errori tanto politici, pensiamo alla sottovalutazione dell’imperialismo israeliano, quanto militari. Fidel Castro osservò che se non fosse stato per la sua eccessiva realpolitik l’Armata Rossa avrebbe potuto aprire un secondo fronte di guerra contro l’imperialismo Usa e l’Europa, da lì a poco, non si sarebbe trasformata in una prostituta statunitense. Fidel, a mio parere, aveva ragione mentre lo stalinismo ha ripiegato su una sorta di pacifismo politico non del tutto antimperialista. Questo non toglie assolutamente nulla – contrariamente a quello che dicono i trotskisti – all’eroismo dell’Armata Rossa ed al ruolo, progressista ed antimperialista, dell’Urss. Lo stalinismo ( che prescinde dalla figura storica di Stalin ) e la repressione del dissenso ( Trotsky, Bucharin, Radek fra i più noti, e tanti altri ) non possono però cancellare una esperienza complessivamente e storicamente positiva che ha ispirato e consentito a tanti movimenti rivoluzionari ed anticolonialisti in tutto il mondo di crescere e di prevalere.

L’Urss intervenne in Afghanistan nel 1979 contribuendo ad edificare uno Stato laico e moderno, stante il contesto sociale e culturale di quel paese. Gli afghani, grazie ai sovietici, per la prima volta nella loro storia conobbero i diritti sociali. Gli Usa, al contrario, a chi si affidarono? Ai signori della guerra, ai narcotrafficanti, ai briganti islamisti come Massoud e Bin Laden. Michel Chossudovsky ha analizzato con attenzione la narcopolitica statunitense. Leggiamo:

‘’Nel 1979 è stata lanciata “la più grande operazione segreta nella storia della Cia” in risposta all’invasione sovietica dell’Afghanistan a sostegno del governo filo-comunista di Babrak Kamal: “Con l’incoraggiamento attivo della Cia e della pakistana Isi (Inter Services Intelligence), che volevano trasformare la jihad afghana in una guerra globale mossa da tutti gli stati musulmani contro l’Unione Sovietica, tra il 1982 e il 1992 si sono uniti alla lotta dell’Afghanistan circa 35.000 musulmani integralisti di 40 paesi islamici. Altre decine di migliaia di loro sono venuti a studiare nei madrasah del Pakistan.
Alla fine, più di 100.000 musulmani integralisti stranieri sono stati direttamente influenzati dalla jihad afghana”.
La jihad islamica è stata sostenuta dagli Stati uniti e dall’Arabia Saudita con una parte significativa del finanziamento generato dal traffico del Golden Crescent: “Nel marzo 1985, il presidente Reagan ha firmato la direttiva 166 della Decisione sulla Sicurezza Nazionale,… [che] autorizza[va] un aumento di aiuti militari segreti ai mujahideen, e chiariva che la guerra segreta afghana aveva un nuovo obiettivo: sconfiggere le truppe sovietiche in Afghanistan attraverso azioni occulte e incoraggiare il ritiro sovietico.
La nuova assistenza segreta da parte degli Usa cominciò con un aumento drammatico delle forniture di armi – una crescita stabile fino a 65.000 tonnellate all’anno nel 1987, … così come un flusso interminabile di specialisti della Cia e del Pentagono che si recarono nella sede segreta dell’Isi sulla strada principale presso Rawalpindi, in Pakistan. Lì gli specialisti della Cia incontravano i funzionari dell’intelligence pakistana per aiutarli a progettare operazioni per i ribelli afghani”.
Usando l’intelligence militare pakistana (Isi), la Cia ha giocato un ruolo chiave nell’addestramento dei mujahideen. A sua volta, l’addestramento alla guerriglia sponsorizzato dalla Cia è stato integrato con gli insegnamenti dell’Islam: “I temi predominanti erano che l’Islam era una ideologia socio-politica completa, che le truppe sovietiche atee stavano violando il santo Islam, e che il popolo islamico dell’Afghanistan doveva riaffermare la propria indipendenza rovesciando il sinistroide regime sostenuto da Mosca”.’’ 2

 

La storia oggi si ripete. La Federazione russa non è l’Urss, è uno stato capitalistico, ma in Siria sostiene un governo pluralista ed ispirato al ‘’socialismo arabo’’. Gli Usa hanno addestrato lo sceicco Al Bagdadi ed avrebbero voluto il califfato islamista di Al Qaeda. Quarant’anni fa l’Urss sostene la Resistenza vietnamita contro l’imperialismo americano; oggi la Federazione russa ha gelato Israele ricordandogli che Hamas e gli Hezbollah sono legittimi movimenti di liberazione nazionale. L’Islam sciita propone all’Europa una pacifica collaborazione nell’interesse dei popoli; Israele gli impone l’acquisto di armi, sbudellando i nostri, già provati, capitalismi straccioni. Lo slogan ‘’il nemico è in casa nostra’’ vale prima di tutto per l’area NATO e la lobby pro-Israele che spinge la nostra ‘’borghesia compradora’’ ad emanare leggi liberticide che hanno la finalità di indebolire sempre di più i lavoratori e distruggere ogni forma di stato sociale.

Putin è troppo morbido con gli oligarchi facendo compromessi, alquanto discutibili, con quelli “meno golpisti”; del resto è doveroso denunciare le strumentalizzazioni in chiave nazionalista del vecchio antifascismo (che era ideologicamente internazionalista) sovietico. Dall’altra parte, la posizione di Putin contro la lobby sionista e l’appoggio incondizionato al governo siriano di Bashar Al Assad costituiscono un elemento molto positivo e ci permettono di valutare in modo equilibrato la sua politica, che comunque resta all’interno dell’ordine sociale democratico-borghese.

Gli eserciti occidentali, compreso quello italiano, sono formati da professionisti (quindi, in buona sostanza, da truppe mercenarie) e spesso da elementi neofascisti che, privi di un barlume di coscienza, vanno ad uccidere innocenti per conto delle multinazionali Usa. Il neofascismo è l’ideologia del “soldatino” medio che in molti casi, indossando la divisa, evita di doversi “guadagnare da vivere” come picciotto della mafia. Domanda: quanti soldati italiani sarebbero potuti diventare uomini della ‘ndrangheta?

 

La Russia continua ad offrirci figure eroiche. Pensiamo ad Aleksandr Prokhorenko, il martire di Palmira. Queste sono le sue ultime parole:

’Prokhorenko: non posso lasciare la mia posizione. Mi hanno circondato e si avvicinano. Vi prego sbrigatevi.
Comandante: vai sulla linea verde, ripeto vai sulla linea verde.
Prokhorenko: sono qui, eseguite l’attacco aereo ora. Sbrigatevi, è la fine, dite alla mia famiglia che li amo e muoio combattendo per la Patria.
Comandante: negativo, torna sulla linea verde.

Prokhorenko: non posso. Comandante, sono circondato. Sono qui fuori. Non voglio che mi prendano. Conduca l’attacco aereo. Faranno strame di me e di questa uniforme. Voglio morire con dignità e che tutti questi bastardi muoiano con me. Vi prego è la mia ultima volontà,  ordini  l’attacco aereo. Comunque, mi uccideranno.
Comandante: confermate la vostra richiesta.
Prokhorenko: sono qui fuori, è la fine, comandante, la ringrazio. Dite alla mia famiglia e al mio Paese che gli voglio bene. Ditegli che sono stato coraggioso e che ho lottato fino alla fine. La prego si prenda cura della mia famiglia; vendicatemi, addio comandante, dite alla mia famiglia che le voglio bene.
Comandante: nessuna risposta, ordinato l’attacco aereo”’’ 3

 

Le forze speciali russe non sono autorizzate a farsi catturare vive. I soldati italiani hanno sparato a pescatori indifesi, in acque indiane, su mandato delle multinazionali del petrolio. Nessun giornalista, inoltre, ci ha raccontato che i marò fecevano parte del movimento neofascista con ‘’kapò’’ il camorrista Giancarlo Cito; mafiosi ed assassini. I soldati americani ed israeliani come agiscono? Ammazzano sotto l’effetto di droghe pesanti per poi prostituirsi nei locali gay di Tel Aviv.

La Russia ha molte contraddizioni ma il contributo russo alla lotta contro le dittature ed il neocolonialismo è innegabile. Sarebbe ora che gli antimperialisti rivalutassero l’intervento sovietico in Afghanistan dando ai soldati caduti la memoria che meritano. La russofobia è l’arma peggiore delle elite globaliste. La ‘’sinistra’’ lo capirà mai? Purtroppo ne dubito, ridotta com’è ad ancella del capitale.

Putin ha sbagliato a fidarsi degli Usa almeno fino al 2005 e dovrebbe essere molto più duro verso Israele. E’ un leader nazionalista borghese, quindi sostenitore del compromesso sociale, ma ha il merito d’aver dato una giusta lezione ad alcuni dei peggiori oligarchi neoliberisti. Può non bastare (e non basta) ma almeno è un inizio.

https://www.facebook.com/giuliettochiesa/?fref=nf

http://win.altrestorie.org/bin_laden_droga.htm

http://www.maurizioblondet.it/due-tipi-soldato-due-tipi-patrie/

Risultati immagini per bandiera sovietica sul Reichstag immagini

5 commenti per “Tutto quello che dobbiamo alla Russia

  1. Radek
    18 giugno 2017 at 19:00

    Conoscono 2 ufficiali italiani che sono stati in Iraq dopo il 2003.
    La loro opinione è questa: la massa dei soldati e dei graduati italiani fino ai marescialli, manifesta da anni una istintiva una preferenza politica Putiniana e la sensibilità per i valori “Nato” è infima.
    Il ritorno della Russia alla sua tradizione (nella quale nulla viene scartato o espunto ma storicamente ricollocato) costituisce per loro un esempio.
    Più che fascisti,sarebbero di tendenza patriottica con connotati rosso-bruni.
    Non dimentichiamo che non sono pochi gli ex soldati e gli “avventurieri” italiani in Donbass.
    Nonostante la narrazione mediatica sulla “comunità internazionale civile” la massa delle nostre forze armate si mantiene sui valori tradizionali – popolari, un tempo definiti di destra.
    Sostenere che il raffermato di Caserta o di Macerata sia un fascista è quanto meno azzardato.
    saluti Radek

  2. armando
    19 giugno 2017 at 0:34

    Nell’ambito di un apprezzamento complessivo dell’articolo, provo a fare alcune osservazioni, e considerazioni, la prima delle quali è l’ammissione da parte mia che ciò che è accaduto negli ultimi anni mi ha fatto cambiare idea sull’intervento sovietico in Afghanistan, che leggevo semplicemente come frutto dell’imperialismo aggressivo dell’Urss, parallelo a quello USA in Vietnam. Così non fu, o perlomeno non fu nei termini che pensavo. Il diritto all’aitodeterminazione dei popoli rimane ovviamente un punto cruciale, quale che sia il giudizio sui talebani, e vale anche per l’Afghanistan. Ma la guerriglia islamica era davvero tale? O non piuttosto l’ennesima guerra indotta dagli USA contro l’Urss strumentalizzando ai propri fini chiunque si prestasse, pronti poi a spazzare via quegli “strumenti” una volta che non si mostrassero abbastanza docili? Ciò che è accaduto poi, mi sembra corroborare largamente questa ipotesi.
    Fermo il fatto che le repressioni dell’opposizione furono feroci e tragiche, su Stalin e lo stalinismo credo occorra ormai, oggi, una riflessione scevra da elementi emozionali, che si potrebbe compendiare in una domanda. Cosa sarebbe accaduto dell’Urss se avessero prevalso le istanze radicali del trotskismo e dintorni? Riguardo alla teoria del socialismo in un paese solo, osservo che fu senza dubbio un ripiegamento difensivo, diciamo un frutto del realismo politico nell’impossibilità, che già allora si palesava, di una generalizzazione vittoriosa delle rivoluzioni proletarie nei paesi avanzati. Ma non c’è solo questo. Forse più importante ancora fu l’aspetto culturale della vicenda, con le relative ricadute politiche. L’estremismo culturale del trotskismo, la sua volontà di distruggere alla radice ogni istituto e ogni tradizione culturale della Russia prerivoluzionaria, dove avrebbe portato il paese se non ad una divaricazione totale fra il popolo e il partito? E se ciò fosse avvenuto, ci sarebbe stata poi quella enorme mobilitazione patriottica contro le truppe naziste? Occorre ricordare che Stalin, dopo gli iniziali provvedimenti postrivoluzionari a) rivalutò il concetto tradizionale di famiglia per frenare il pericolo di dissoluzione sociale, b)valorizzò le tradizionali espressione della cultura russa (che affondavano le radici nei secoli precedenti e certo non potevano essere definite espressioni del proletariato, e neanche della borghesia), c) oltre l’ateismo ufficiale consentì la sopravvivenza dei culti religiosi, coltivò relazioni col patriarca della Chiesa ortodossa, fino a rivalorizzare direttamente, durante la guerra alle armate naziste, le figure sacre di quella religione. Ci credesse o meno Stalin, poco conta. L’importante è che capì tre cose: Che il popolo non lo avrebbe seguito se ne avesse distrutto le tradizioni e la cultura (in qualsiasi modo la si valuti). Che la Chiesa Ortodossa poteva costituire il cemento sociale, il mezzo di trasmissione dei valori patriottici e in senso lato culturali della Russia , che il partito da solo non era in grado di perseguire. Un paese enorme qual’era l’Urss, multietnico e multinazionale, non poteva essere governato contro i sentimenti , contro lo spirito e la cultura tradizionale del popolo, ma solo accogliendone le istanze, qualsiasi cose se ne pensasse. E quindi mantenendone le forme, magari cercando di riempirle di contenuti diversi o di affiancare nuovi contenuti ai vecchi senza distruggerli. Ma questo è anche ciò che ha fatto, contro il dilagare dell’occidentlismo eltsiniano largamente fiinanziato dalle ONG made in Usa, Putin, che per di più non è “appesantito” dall’enorme e terribile faccenda dei gulag e delle sofferenze di tanti russi ad opera del regime comunista. Vale la stessa domanda: Cosa sarebbe oggi della Russia e degli equilibri geopolitici se avesse vinto l’entorurage politco e culturale eltsiniano ?
    Questo rimanda a un argomento già altre volte affiorato su questo giornale, ossia la natura capitalistico-borghese della Russia putiniana. Che sia un paese ad economia capitalistica non c’è dubbio, ma sono in ballo diverse questioni. 1) In Russia la politica, nel senso di guida e direzione dell’economia, e quindi suo limite anche forzoso, esiste eccome. Sinceramente, di quale altro paese si può dire cosa analoga? 2)Sul piano culturale la Russia si situa agli antipodi del capitalismo. Difende strenuamente valori e istituti oggi incompatibili col capitalismo dispiegato nella sua ferrea e necessitata logica distruttiva e di incessante rivoluzionamento di tutto ciò che è retaggio del passato. Questo deve essere distrutto per forgiare l’uomo nuovo che ne introietti la logica e la forma mentis, che consideri se stesso nient’altro che una particella di capitale, come dice Camatte. Questo fatto non può non introdurre anche una questione teorica sulla concezione marxiana dei rapporti fra struttura e sovrastruttura, che alla luce di quanto sta avvenendo dovrebbe essere quanto meno largamente rivisitata. E scusate se è poco!
    Infine, l’articolo ricorda in modo assolutamente opportuno e meritevole le parole di Alezander Prokorienko, mai troppo conosciute ed infatti largamente taciute dai media occidentali (si veda http://www.ilcovile.it/ n. 896 , dedicato “All’eroe di Palmira”). Parole d’altri tempi che evocano virtù virili dimenticate, disconosciute, ridicolizzate da un occidente satollo e falsamente femminilizzato. Un occidente non più in grado di far nascere quel tipo d’eroe. E questo dice tutto su una civiltà potentissima tecnologicamente ma debolissima spiritualmente.

    • Dante
      22 giugno 2017 at 1:26

      Bravo Armando,complimenti condivido ogni singola sillaba.
      Come disse non ricordo chi “E’ crollato il revisionismo non il Comunismo”

  3. ARMANDO
    21 luglio 2017 at 15:06

    Segnalo questa intervista su Putin di Don Ennio Innocenti, apparsa su Sputnik.it è ripresa da Il Covile, file:///C:/Users/Admin/Downloads/COVILE_960_Putin_don_Ennio_Innocenti.pdf .
    Ho avuto modo di conoscere personalmente don Innocenti e di leggere i suoi libri. E’ un vecchio, vitalissimo sacerdote con idee molto chiare, e che si discostano su questioni politicamente decisive da molta parte del tradizionalismo cattolico, quello che, per intendersi, crede di difendere i valori cristiani stando dalla parte dell’Occidente; commettendo con ciò il letale errore di identificarli proprio nel momento in cui massima appare la loro divaricazione. Se può interessare, segnalo a proposito questo mio scritto sempre su Il Covile https://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_841_Ermini_conservatori.pdf . Dell’intervista, oltre gli accenni alle questioni teologiche che non sono di mia competenza, credo sia importante sottolineare 1) la netta presa di distanza dal liberalismo e dalla concezione dello Stato che ne è figlia, secondo cui nulla esiste e può esistere oltre lo Stato stesso, con ciò disconoscendo l’esistenza di un “ordine naturale” che lo precede, del quale ordine fa parte in primo luogo la differenza sessuale sempre più considerata alla stregua di una scelta soggettiva in nessun rapporto col corpo. 2) dal punto di vista politico, va segnalata l’importanza attribuita alla Russia di Putin, in alleanza con Cina, India, etc., sullo scacchiere geopolitco mondiale, al fine di limitare e poi superare l’unipolarismo economico, politico, militare e culturale degli USA.

  4. mary nella
    26 marzo 2022 at 1:07

    Davvero un bel articolo, tra la tua ironia tagliente ma allo stesso tempo che evoca sentimenti tristi e l’esposizione ben articolata, arricchita con una vasta documentazione riesci a dare una panoramica completa ma snella, condivido !

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